Succube della pressione sociale di trovare marito prima possibile

Buonasera, cerco un parere per un altro mio assillante problema.

Ho 23 anni e durante l'adolescenza sono cresciuta libera dal pensarmi per forza assieme ad un uomo, cogliendo l'occasione di avere dei genitori all'antica, di quelli che ai loro tempi trovavano vergognoso che un'adolescente facesse eventualmente "da nave scuola" ai coetanei maschi.

Purtroppo dall'esatto giorno in cui sono andata a vedere il voto della maturità a scuola, salutando quella fase della mia vita, è iniziato in casa mia un sottile ma terribilmente doloroso atteggiamento: farmi capire che ero una donna e che ero destinata "a cercare marito".

Riportare frasi cattive e mortificanti sarebbe inutile, dico solo che ho cominciato letteralmente a tremare, perché non ho mai nemmeno dato un bacio in vita mia e a 23 anni so bene che in futuro non cambierà niente tranne che se accadesse un miracolo, quindi è probabile che io stia da sola ancora a lungo (o per sempre, a meno che non esca ad implorare qualsiasi ragazzo di "prendermi").

Ma come posso fare a sopravvivere alla mia famiglia e al popolino qui intorno dato che abito in un paese del sud arretratissimo?
Le cose che più mi fanno male sono le seguenti, su cui vi chiedo di esprimere dei pareri:
- Loro mi hanno spiegato che quelle che non si sposano sono le uniche "sceme del villaggio" che non hanno fatto la corsa a trovarsi un uomo (dato che "trovare marito" è una cosa irrinunciabile, lo scopo della vita, e tutte le altre "che sono furbe, non come te" pensano solo a quello)
- Mi hanno anche detto che se anche scappassi in una città più evoluta non cambierebbe niente, perché le persone sono le stesse ovunque ed io sarò sempre guardata come l'unica poverina che non è stata nemmeno capace di trovarsi un uomo (parole testuali)
- Poiché sono molto timida e ho poche relazioni sociali, e purtroppo invece di tenermi tutto dentro ho parlato loro dei miei problemi per chiedergli aiuto tempo fa, mio padre si è convinto che una ragazza come me è una perdente totale, una fallita nata (e me lo dice costantemente), che le persone che ce la faranno in futuro hanno oggi un vissuto completamente diverso dal mio (nel senso che hanno tanti amici e hanno un partner), e mi insulta e sminuisce quasi ogni giorno. Mia mamma non lo fa ma mi ha fatto capire che dopo la laurea devo solo pensare "a trovare un uomo"

Io in tutto questo che cosa posso fare? Innanzitutto non voglio più stare male sentendo queste sentenze terribili ("non servirai mai a niente", detto da un padre...è terribile...anche perché in tutta la vita ha solo avuto motivi di vantarsi di me, sono stata una studente e una ragazzina modello amata da tutti, eppure non mi ha mai considerata e adesso mi considera solo perché finalmente può insultarmi), e poi perché ho paura per il mio futuro, non vorrei mai arrivare a 27/28 anni, perché cosa sarò? Come farò? Dato che ogni donna è costretta a sposarsi e se non si sposa vuol dire che ha fallito tutto? Non ce la faccio più, vorrei non esistere!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza Lei mi sembra vittima di una serie di stereotipi culturali messi uno in fila ad un altro. E quel che e' peggio e' che Lei li prenda per oro colato e se ne senta mortificata!.
Lo stereotipo della "donna senza un uomo" e' diffuso. E la cultura maschilista e' ben organizzata per il suo mantenimento. Deriva dalla situazione in cui versavano le donne fino al secolo scorso. Poiche' non vi era per loro possibilita' di mantenersi autonomamente (oggi invece c'e! ') dovevano passare dall'essere "a carico del padre" all'essere "a carico di un marito" (quanti "matrimoni di convenienza si organizzavano per trovare "un buon partito"!) . E se questo non accadeva era un disastro (a tale proposito le ricordo la storia della Monaca di Monza nei Promessi Sposi! Perche' si' c'era anche l'_usanza che le figlie femmine di famiglie ricche per non sottrarrre beni ai fratelli fossero convinte a farsi suore) Come puo' capire cii sono anche convenienze economiche che una ragazza esca dalla sua famiglia e lasci il. Patrimonio ai maschi.....
Ha provato a guardare le cose da questo punto di vista?
Si trovi un lavoro magari in un'altra citta' e vedra' che il marito non "servira'" più!!
Si faccia coraggio! E lotti per la Sua liberta'!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Carissima,

è plausibile che il forte sentimento di disvalore che alberga in te, accompagnato dalla rabbia incontenibile che hai ben descritto nel precedente consulto, ti potrebbe accompagnare ovunque tu andassi.
In questo senso concordo con quanto ti è stato detto ("Mi hanno anche detto che se anche scappassi in una città più evoluta non cambierebbe niente, perché le persone sono le stesse ovunque ed io sarò sempre guardata come l'unica poverina che non è stata nemmeno capace di trovarsi un uomo") non tanto perchè le persone sono le stesse ovunque, il che è un'indebita generalizzazione, ma perchè tu saresti la stessa ovunque ti trovassi.

Quando il problema è "dentro" e non "fuori", infatti, cambiare aria non serve di solito a nulla - o quanto meno non ha effetti sufficienti a modificare significativamente la qualità della vita di una persona.

Rispetto a quanto già detto giorni fa hai aggiunto un particolare importante:

"non servirai mai a niente", detto da un padre...è terribile...anche perché in tutta la vita ha solo avuto motivi di vantarsi di me, sono stata una studente e una ragazzina modello amata da tutti, eppure non mi ha mai considerata e adesso mi considera solo perché finalmente può insultarmi".

Non sono quindi solo i ragazzi a insultarti/rifiutarti per il tuo (presunto) non gradevole aspetto fisico, ma è anche e soprattutto tuo padre ad averti in precedenza considerata solo per il rendimento scolastico e adesso ad infierire pesantemente con i commenti che ci riferisci.

Alla luce di questo ritengo ancor più utile che tu ti rivolga di persona ad uno psicologo, perchè le tue difficoltà di rapporto con gli uomini e l'odio che senti di provare verso di loro provengono con tutta probabilità dal rapporto molto infelice che hai con tuo padre, e su questo hai bisogno sicuramente di lavorare per cominciare a recuperare un po' di serenità.

Pensaci!
[#3]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile ragazza,

> Dato che ogni donna è costretta a sposarsi e se non si sposa vuol dire che ha fallito tutto?

Questa frase le spiega la non complicità materna, dato che risponde al modello che ha scelto la Sua mamma.

>Non ce la faccio più, vorrei non esistere!

Forse la soluzione non è la non esistenza, ma esistere secondo il modello che più si adatta a Lei ed alle Sue esigenze.
E finora le Sue esigenze non sembrano emergere, ma solo quelle degli altri ed emergono solo i suoi NO.
Poi, sicuramente la vita è sacrificio e bisogna lavorare e lottare per ottenere i propri obiettivi e realizzare i propri desideri.

La natura ha creato le specie migratorie, le quali, quando l'ambiente intorno non è favorevole, si spostano laddove ci sono le condizioni favorevoli.

E di solito i figli lasciano il nido per poter esprimere il proprio sogno, laddove l'ambiente familiare non aiuta. Sa, in fin dei conti cosa ha da perdere? Tanto i genitori son già delusi (leggendo quel che scrive) da Lei, per cui peggio di così non può fare, no? ;? [la frase è volutamente provocatoria]
Sa, se i metodi motivazionali dei suoi genitori non sono quelli a Lei adeguati, sta a Lei trovare la motivazione giusta.

"Va dove ti porta il cuore" scrive una famosa autrice!

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#4]
Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117
Gentile ragazza,
spostarsi da una città ad un altra può essere di aiuto, ma il vero viaggio e cambiamento è dentro di noi;
se ci sentiamo brutte, è difficile che riusciamo ad accorgerci di quanto belle siamo per qualcuno; se ci sentiamo brutte è difficile che trasmettiamo una sensazione di bellezza.
I passi verso la sua tanto desiderata bellezza si chiamano : sicurezza, autostima e non possono che passare per la strada della rabbia di non essere stata, probabilmente da quello che scrive, apprezzata e riconosciuta da suo padre.
Ma sotto la rabbia c'è il dolore e questo può viverlo in un contesto protetto come quello di un incontro con una psicologa; provi ad informarsi sui consultori della sua zona. Richieda l' aiuto di una psicologa.

Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692