Tradimento e dipendenza
Salve a tutti. E' difficile sintetizzare la mia situazione in poche parole. Ho 28 anni e da 6 vivo una relazione con un mio coetaneo. Il mio attuale ragazzo è stato il primo e l'unico che abbia mai amato. I primi 4 anni della nostra storia sono stati molto belli. Tra noi c'era complicità, supporto reciproco, desiderio di rendere l'altro felice. Ho sempre creduto in lui e l'ho supportato nella realizzazione professionale, anche se ciò ha comportato da subito delle rinunce da parte di entrambi (ad esempio, non vedersi per settimane). Nel tempo è riuscito a raggiungere obiettivi che inizialmente sembravano irrealizzabili e ne ho gioito insieme a lui. Poco più di due anni fa le cose tra noi hanno iniziato a prendere una piega diversa. E' successo in concomitanza di un'importante opportunità lavorativa che lo ha riguardato. In poco tempo è diventato molto ansioso, ossessionato dalla forma fisica e dal rendimento lavorativo (così come giudicato dagli altri), poco incline a condividere con me eventuali paure o problemi. Al distacco emotivo è seguito un distacco nella sfera sessuale. Dopo poco tempo mi ha tradita con una ragazza appena conosciuta. Quando ho scoperto il tradimento, lo ha negato e poi, di fronte alla mia necessità di chiarire le cose, ha detto di non amarmi più e di sentire il bisogno di stare con altre persone. Dopo qualche mese è ritornato sui suoi passi dichiarandosi pentito, innamorato e desideroso di ricostruire il rapporto. C'è voluto del tempo prima che decidessi di riavvicinarmi a lui, che si mostrava più responsabile e maturo. In un secondo tempo lui ha iniziato una nuova attività lavorativa, che lo ha portato lontano per alcuni mesi. Quando eravamo ormai in procinto di rivederci, ho scoperto il secondo tradimento, più doloroso del primo per via del coinvolgimento affettivo che lui sembrava aver provato nei confronti di questa terza persona. La persona in questione era a sua volta impegnata in una relazione e ci ha messo poco a districarsi dal triangolo. Nonostante le sue omissioni, avevo intuito tutto l'ho lasciato..libero di scegliere. Non so se abbia scelto più sé stesso o ciò che lei rappresentava, ma di sicuro non ha scelto me. Ho sofferto atrocemente per mesi, e per tutto il tempo, nonostante la sua dichiarata confusione, non ha mai smesso di cercarmi. Ci siamo rivisti dopo 8 mesi e pian piano, nella paura e nella confusione di entrambi, ci siamo riavvicinati. Oggi il rapporto non è più lo stesso. Non mi fido, temo che nell'apparente tranquillità possa succedere di nuovo che lui si invaghisca di un'altra. Temo che possa vedermi come una "madre" dalla quale distaccarsi per ritrovare libertà, come un porto sicuro da cui salpare per lanciarsi in nuove avventure. Lui afferma di essere cambiato, ma non vedo in lui la predisposizione al dialogo, quel coinvolgimento che vorrei, la voglia di pensare seriamente al nostro futuro. Mi chiedo se sia immaturità o mancanza di sentimento o dipendenza affettiva, sua e probabilmente anche mia
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Gentile Utente,
la invito a rileggere queste sue parole "Lui afferma di essere cambiato, ma non vedo in lui la predisposizione al dialogo, quel coinvolgimento che vorrei, la voglia di pensare seriamente al nostro futuro. " in queste parole e nel suo stesso sentire dovrebbe riuscire a trovare la risposta alla sua domanda.
Ma prima di trovare la risposta dovrebbe riuscire farsi una chiara domanda a se stessa.
Lei si chiede a cosa sia dovuto il suo comportamento (non concentrandosi invece su cosa lei stessa vuole) e si pone delle alternative : immaturità, mancanza di sentimento o dipendenza affettiva ; io Le propongo di riflettere su queste alternative che lei stessa si è data e che probabilmente avverte come le più valide nella sua storia e se e come in ognuna di queste alternative possa progredire la sua storia.
la invito a rileggere queste sue parole "Lui afferma di essere cambiato, ma non vedo in lui la predisposizione al dialogo, quel coinvolgimento che vorrei, la voglia di pensare seriamente al nostro futuro. " in queste parole e nel suo stesso sentire dovrebbe riuscire a trovare la risposta alla sua domanda.
Ma prima di trovare la risposta dovrebbe riuscire farsi una chiara domanda a se stessa.
Lei si chiede a cosa sia dovuto il suo comportamento (non concentrandosi invece su cosa lei stessa vuole) e si pone delle alternative : immaturità, mancanza di sentimento o dipendenza affettiva ; io Le propongo di riflettere su queste alternative che lei stessa si è data e che probabilmente avverte come le più valide nella sua storia e se e come in ognuna di queste alternative possa progredire la sua storia.
Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692
[#2]
"temo che possa vedermi come una madre.. come un porto sicuro da cui salpare per lanciarsi in nuove avventure...." non vedo in lui quel coinvolgimento che vorrei.."
Cara ragazza, quello che lei sente è allarmante e su questo sarà bene riflettere, perchè il coinvolgimento emotivo , affettivo, anche sessuale ci vuole, chiarisca con lui e con sè stessa questo aspetto della vostra relazione.
Una storia d'amore deve dare gioia innanzitutto..ci pensi..
Con molti auguri
Cara ragazza, quello che lei sente è allarmante e su questo sarà bene riflettere, perchè il coinvolgimento emotivo , affettivo, anche sessuale ci vuole, chiarisca con lui e con sè stessa questo aspetto della vostra relazione.
Una storia d'amore deve dare gioia innanzitutto..ci pensi..
Con molti auguri
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Utente
Gentili dott.sse,
vi ringrazio anzitutto per la celere risposta. Concordo con quanto affermato da entrambe riguardo la necessità di porre attenzione su me stessa e sulla reale natura del nostro legame. Mi sono fatta trascinare nell'altalena delle sue incertezze e ad ognuna di esse ho tentato di dare un senso, mentre per lui la ricerca di senso sembra essere, oggi, un pericolo da evitare accuratamente. Mi sembra che cerchi di allontanarsi da sé stesso per paura di scegliere, prendersi le proprie responsabilità, dunque, rischiare di fallire (crollerebbe la sua autostima); non solo nel rapporto con me, ma nella vita in generale. Ciò che io desidero (quel coinvolgimento, quel rapporto alla pari, il desiderio di condividere le nostre vite) è legato alla passata immagine che ho di lui (e del nostro rapporto) e si scontra col suo nuovo volto (e con l'attuale rapporto); entrambi sono presenti. Ho necessità di risposte e sento che in questo momento non è consapevole di ciò che gli accade e non sarebbe in grado di darmele. Fuggirebbe, ed è per questo che non insisto, che attendo, da una parte fiduciosa, dall'altra terrorizzata. Lui pensa che io sia più forte di lui, ma in fondo, forse anche la mia è una fuga. Quando ci siamo lasciati sono caduta in una spirale distruttiva; sopravvivevo grazie alla speranza di un suo ritorno. Non provavo rabbia, ero delusa, ma sentivo che il sentimento che ci lega sarebbe stato più forte di tutto. Non mi sono rialzata con le mie forze, lui è tornato prima. L'unica esperienza che ho è quella di un dolore lancinante e ho paura di riviverlo. Per questo non so cosa fare, vivo un conflitto perenne dentro di me.
vi ringrazio anzitutto per la celere risposta. Concordo con quanto affermato da entrambe riguardo la necessità di porre attenzione su me stessa e sulla reale natura del nostro legame. Mi sono fatta trascinare nell'altalena delle sue incertezze e ad ognuna di esse ho tentato di dare un senso, mentre per lui la ricerca di senso sembra essere, oggi, un pericolo da evitare accuratamente. Mi sembra che cerchi di allontanarsi da sé stesso per paura di scegliere, prendersi le proprie responsabilità, dunque, rischiare di fallire (crollerebbe la sua autostima); non solo nel rapporto con me, ma nella vita in generale. Ciò che io desidero (quel coinvolgimento, quel rapporto alla pari, il desiderio di condividere le nostre vite) è legato alla passata immagine che ho di lui (e del nostro rapporto) e si scontra col suo nuovo volto (e con l'attuale rapporto); entrambi sono presenti. Ho necessità di risposte e sento che in questo momento non è consapevole di ciò che gli accade e non sarebbe in grado di darmele. Fuggirebbe, ed è per questo che non insisto, che attendo, da una parte fiduciosa, dall'altra terrorizzata. Lui pensa che io sia più forte di lui, ma in fondo, forse anche la mia è una fuga. Quando ci siamo lasciati sono caduta in una spirale distruttiva; sopravvivevo grazie alla speranza di un suo ritorno. Non provavo rabbia, ero delusa, ma sentivo che il sentimento che ci lega sarebbe stato più forte di tutto. Non mi sono rialzata con le mie forze, lui è tornato prima. L'unica esperienza che ho è quella di un dolore lancinante e ho paura di riviverlo. Per questo non so cosa fare, vivo un conflitto perenne dentro di me.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.4k visite dal 29/06/2012.
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