La depressione sia

Buongiorno, sono un ragazzo di 19 anni, in cura da 3 anni dallo psicologo, seguito anche da una terapia farmacologica .Durante il mio ultimo colloquio con la psicologa è emerso una lettura nuova ,che mi ha davvero spiazzato, circa il mio stato d'animo decisamente triste,malinconico,depresso.Ovvero che questa mia situazione psicologica sia in qualche modo voluta,cercata,perfino desiderata da me per trarne alcuni vantaggi come l'essere al centro dell'attenzione in famiglia,limitare il mio impegno sociale proprio nel nome di essere depresso,non prendere l'iniziativa nelle relazioni affettive e scaricare tutto sull'altro,mantenere una certa empatia con le persone che soffrono,empatia della quale non mi voglio liberare.La mia depressione sta creando grande apprensione nei miei genitori,anche a causa del mio totale immobilismo che mi ha fatto perdere il mio primo anno di università, vissuto quasi sempre in casa in uno stato di perenne noia e mancanza di voglia di pianificare qualsiasi cosa.Ecco che io mi chiedo se davvero questa mia situazione sia solo voluta da me per ottenerne egoisticamente dei vantaggi,che tutto il disagio che ho creato in famiglia sia solo causato dal mio egocentrismo,che io abbia turbato le vite dei miei famigliari solo praticamente per un capriccio.Vi chiedo se in generale esistono casi in cui la depressione sia in qualche modo voluta dalla persona e che quasi si opponga a un suo trattamento o ad una guarigione proprio per conservare delle prerogative che ad una persona sana magari verrebbero negate.Questa eventualità mi agita molto, perchè da un giorno all'altro c'è la possibilità che io mi veda sotto una luce totalmente nuova e molto lontano dall'ideale di persona che vorrei essere.Soprattutto mi turba l'idea che io abbia condizionato negativamente la vita della mia famiglia per anni a causa di un disturbo da me cercato e voluto.Ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi e invio cordiali saluti.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile utente,

visto che Lei sta lavorando con la Sua psicologa, Le posso consigliare di stampare questo consulto e di parlarne direttamente con Lei?

Questo suo quesito è una riflessione che nasce all'interno del suo percorso con la collega. Solo la collega sa perchè Le ha detto questo in questa fase del suo percorso, ed è giusto che la collega sappia quali riflessioni ha suscitato.

Magari è difficile esprimerlo a voce, per cui la stampa la aiuta a riferire ciò che ha già scritto, e quindi espresso.

E la invito anche a non leggere eventuali altre risposte a questo quesito, dato che potrebbero fornirLe delle spiegazioni che non sarebbero Sue, ma di chi le scrive.

Se le vuole leggere, si ricordi però di stampare anche queste risposte, dato che sono sempre e comunque spunti di riflessione, ed ogni riflessione è qualcosa di nuovo, specialmente se quel pensiero non c'era prima!

Magari dopo che ne ha parlato con la collega, potrà riscirvere per vedere come è andata.

Ovviamente questo è il mio parere, la mia idea.

Buon percorso.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
gentile Utente,
qualunque vantaggio secondario datole dalla malattia, dovrebbe sempre e comunque discuterlo con la sua terapeuta, al fine di faree confusione, è lei che la ha in carico ed ha sicuramente più elementi di noi, per poter interpretare il suo malessere

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La questione potrebbe essere un po' più articolata dell'immagine di vantaggio secondario come capriccio egocentrico che lei si sta formando.

Dovrebbe parlarne con il suo terapeuta e farsi spiegare come stanno i termini della questione, nel suo caso.

La paura che ha lei in questo momento rimanda a un giudizio di valore, ovvero: "Se quello che mi ha detto il terapeuta è vero, allora io sono un mostro di egocentrismo", con colpevolizzazioni annesse ecc.

Ma le persone spesso non si comportano apposta in maniera "cattiva" o sconveniente: nella maggior parte delle volte c'è un'intenzione benevola dietro ciò che facciamo. Anche i suoi genitori potranno averla ferita qualche volta, ma probabilmente non l'avranno fatto apposta.

Quindi è possibile che il suo cercare appoggio attraverso il sintomo, ammesso che le cose siano andate così, abbia avuto un senso nell'economia generale del sistema-famiglia in cui è inserito.

Ne parli con il suo terapeuta e gli dica chiaramente che la restituzione che ha ricevuto l'ha turbato.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Ringrazio per le tempestive risposte, ne parlerò certamente con la psicologa che mi segue.Cordiali saluti.