Comportamento
Buongiorno egregi Doc,
ho un figlio dell'età di 11, bel bambino dal fisico prorompente e dotato di viva intelligenza.
Il punto è che manca di autostima, pensa sempre di non essere all'altezza delle situazioni che affronta nonostante gli facciamo delle "iniezioni" di fiducia e tranquillità senza mai farlo sentire in competizione (es. siccome fa Judo, quando deve fare le gare ha sempre paura del risultato nonostante, sia noi che il maestro, gli si dica che è puro divertimento che si vinca o si perda); inoltre quando una cosa non gli riesce come vorrebbe (che sia ludica o scolastica) assume un atteggiamento da frustrato irritandosi particolarmente fino ad avere reazioni quasi scomposte.
Quando poi cerco di giocare con lui, raramente accetta ma altre è come se non volesse e si chiudesse nel suo mondo rifiutando la mia offerta, anche quando cerco di coinvolgerlo nelle mie cose (tanto per dargli importanza) da quelle più semplici a quelle più complesse come di solito si fa con i figlioli, contrariamente agli altri bambini, quasi sistematicamente rifiuta il coinvolgimento.
Ciò che però mi "preoccupa" è che mi sembra essere "dipendente" dagli amici più svegli cioè, probabilmente non essendo per carattere uno che primeggia, si relega al ruolo di gregario subendone la personalità.
Ci provo in tutti i modi a fare qualcosa, a volte ho anche provato rivolgendomi a lui in maniera più cruda, ma non riesco ad ottenere risultati significativi. Potreste darmi una mano a capire e aiutarlo ammesso che ne abbia bisogno?
Grazie.
un papà in difficoltà.
ho un figlio dell'età di 11, bel bambino dal fisico prorompente e dotato di viva intelligenza.
Il punto è che manca di autostima, pensa sempre di non essere all'altezza delle situazioni che affronta nonostante gli facciamo delle "iniezioni" di fiducia e tranquillità senza mai farlo sentire in competizione (es. siccome fa Judo, quando deve fare le gare ha sempre paura del risultato nonostante, sia noi che il maestro, gli si dica che è puro divertimento che si vinca o si perda); inoltre quando una cosa non gli riesce come vorrebbe (che sia ludica o scolastica) assume un atteggiamento da frustrato irritandosi particolarmente fino ad avere reazioni quasi scomposte.
Quando poi cerco di giocare con lui, raramente accetta ma altre è come se non volesse e si chiudesse nel suo mondo rifiutando la mia offerta, anche quando cerco di coinvolgerlo nelle mie cose (tanto per dargli importanza) da quelle più semplici a quelle più complesse come di solito si fa con i figlioli, contrariamente agli altri bambini, quasi sistematicamente rifiuta il coinvolgimento.
Ciò che però mi "preoccupa" è che mi sembra essere "dipendente" dagli amici più svegli cioè, probabilmente non essendo per carattere uno che primeggia, si relega al ruolo di gregario subendone la personalità.
Ci provo in tutti i modi a fare qualcosa, a volte ho anche provato rivolgendomi a lui in maniera più cruda, ma non riesco ad ottenere risultati significativi. Potreste darmi una mano a capire e aiutarlo ammesso che ne abbia bisogno?
Grazie.
un papà in difficoltà.
[#1]
Tutto ciò che le si può dire da qui è che probabilmente si tratta di un bambino tranquillo, a suo modo equilibrato ma che non sente il bisogno di primeggiare a tutti i costi. Questo non significa che non riuscirà ad avere successo nelle aree in cui s'impegnerà, da grande, ma solo che per il momento forse non sente questo bisogno.
Perciò spingerlo con la forza potrebbe rivelarsi controproducente.
Già sta facendo judo, uno sport di combattimento è ottimo per accrescere la sicurezza in se stessi. Lasciate però che si esprima liberamente, senza cercare di costringerlo a essere ciò che forse non è. Almeno non ora. In adolescenza a volte si assiste a cambiamenti spettacolari nella personalità dei ragazzi.
Se questa situazione però la angustia più del dovuto le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo di persona, senza portarci inizialmente il ragazzo.
Perciò spingerlo con la forza potrebbe rivelarsi controproducente.
Già sta facendo judo, uno sport di combattimento è ottimo per accrescere la sicurezza in se stessi. Lasciate però che si esprima liberamente, senza cercare di costringerlo a essere ciò che forse non è. Almeno non ora. In adolescenza a volte si assiste a cambiamenti spettacolari nella personalità dei ragazzi.
Se questa situazione però la angustia più del dovuto le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo di persona, senza portarci inizialmente il ragazzo.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Grazie dottore per questa cortese e rapida risposta. Cosa mi dice per quanto riguarda il fatto di non interagire con me, nei modi in cui spiegavo nella mia richiesta, come dovrebbe essere classico della sua età? forse sbaglio qualcosa nell'approccio? e per quanto riguarda le spesso ingiustificate iper-reazioni di frustrazione talvolta scomposte come devo comportarmi?
Grazie.
Grazie.
[#3]
Potrebbe dipendere da diversi fattori, difficili da capire a distanza.
Il ragazzo potrebbe rifiutare il coinvolgimento con lei anche nei momenti che dovrebbero essere giocosi perché forse interpreta anche quelli come competitivi.
Quanto alla frustrazione e ai comportamenti scomposti del bambino quando non riesce a fare qualcosa, anche quelli potrebbero dipendere dall'aver interiorizzato il suo "credo", cioè che se non si è "all'altezza della situazione" si vale poco. E siccome non sempre si può essere all'altezza della situazione, quando suo figlio non riesce a esserlo, sente di valere poco. E sentire di valere poco non piace a nessuno, neanche ai bambini.
Il ragazzo potrebbe rifiutare il coinvolgimento con lei anche nei momenti che dovrebbero essere giocosi perché forse interpreta anche quelli come competitivi.
Quanto alla frustrazione e ai comportamenti scomposti del bambino quando non riesce a fare qualcosa, anche quelli potrebbero dipendere dall'aver interiorizzato il suo "credo", cioè che se non si è "all'altezza della situazione" si vale poco. E siccome non sempre si può essere all'altezza della situazione, quando suo figlio non riesce a esserlo, sente di valere poco. E sentire di valere poco non piace a nessuno, neanche ai bambini.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 07/06/2012.
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