Questi sintomi e questo comportamento puo essere provocato dagli attacchi di panico
Buonasera,scrivo qui perche ho bisogno di aiuto...Il mio ragazzo(21 anni) da qualche giorno circa una settimana,prova delle sensazioni tipo tachicardia e affanno a respirare inizialmente solo dopo aver fatto attività fisica...mentre da qualche giorno che questi "attacchi" gli prendono una volta al giorno anche solo uscendo tranquillamente,oppure andando al lavoro..precisamente mercoledì e andato al pronto soccorso,ha fatto l'elettrocardiogramma e le analisi del sangue,ed era tutto apposto...quindi io ho pensato che questi sintomi potevo collegarli ad attacchi di panico legati allo stress (lavoro,calcio,palestra),anche perche la cosa strana e che lui appena inizia a pensarci gli vengono davvero...piu ci pensa e peggio e'..un ultima cosa,si tranquillizza oppure non ci pensa quando e' in casa e con i suoi genitori,forse perche la casa e i suoi genitori gli danno sicurezza e lui pensa che non possa succedergli niente...la mia domanda e:questi sintomi e questo comportamento puo essere provocato dagli attacchi di panico?Grazie anticipatamente..
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Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, i sintomi che descrive sono compatibili con l'ipotesi di problematiche ansiose (come ad esempio gli attacchi di panico).
Se questa ipotesi fosse verificata (ad esempio, attraverso una valutazione psicologica), allora avrebbe senso anche il comportamento del suo ragazzo.
Secondo un approccio cognitivo-comportamentale, rimanere in casa con i propri genitori potrebbe essere un "comportamento protettivo", cioè volto ad evitare l'ansia e la "paura di avere un attacco".
A breve termine fa abbassare l'ansia, ma a lungo termine mantiene il problema attivo.
Sarebbe opportuno innanzitutto che fosse il suo ragazzo a scriverci, e poi che prendesse in considerazione l'idea di effettuare una valutazione accurata.
Cordiali saluti
Se questa ipotesi fosse verificata (ad esempio, attraverso una valutazione psicologica), allora avrebbe senso anche il comportamento del suo ragazzo.
Secondo un approccio cognitivo-comportamentale, rimanere in casa con i propri genitori potrebbe essere un "comportamento protettivo", cioè volto ad evitare l'ansia e la "paura di avere un attacco".
A breve termine fa abbassare l'ansia, ma a lungo termine mantiene il problema attivo.
Sarebbe opportuno innanzitutto che fosse il suo ragazzo a scriverci, e poi che prendesse in considerazione l'idea di effettuare una valutazione accurata.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 03/06/2012.
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