Disturbi sessuali
Gentili dottori, vi scrivo perchè spero possa essere il mio primo passo per aiutarmi.
Ad essere sincera non saprei definire con esattezza la mia storia. Quello che so è che come forse è anche normale alla mia età, sono piena di dubbi e di incertezze, che mi logorano fino ad ossessionarmi.
Quando avevo dodici anni ho subito un tipo di molestia\abuso sessuale. Ero in vacanza con i miei genitori, lui era il mio maestro di sci. All'inizio della settimana m'appariva solo come un uomo affettuoso, e visto che sono sempre stata una "bambina" alla ricerca di affetto era ok. Poi con il passare dei giorni quell'affetto ha iniziato ad essere sempre più contorto, e lui sempre più vicino. Non so come sia successo, ma i discorsi che mi faceva sono degenerati, lui è arrivato a toccarmi e a baciarmi. Ora che vi scrivo riesco a malapena a sentire con la punta dei miei ricordi le emozioni indescrivibilmente orribili che ho provato in quegli istanti. Ma so che la vergogna e il senso di umiliazione mi hanno portata a reprimere tutto per quattro anni. Fin quando 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza. I miei genitori non sanno niente, e sono giorni che ho deciso di raccontare loro tutto, ma mi manca il coraggio, non trovo le parole per "distruggere" anche loro.
Sono una ragazza in sovrappeso, e credo di soffrire di disturbi alimentari, non riesco a seguire una dieta da circa 3 anni quando ho iniziato a provare a dimagrire, non riesco a impegnarmi seriamente, come se mi assicurassi di rimanere così orribilmente grassa, in modo da non essere pericolosamente (ma anche vogliosamente) piacente, e non rischiare di essere violata una seconda volta.
A tutto questo si aggiunge un'altro fatto. Un ossessione, un terrore. Quello di essere lesbica. Io ammetto di essere sempre un pò dipesa dagli altri, e da quando ero piccola ho sempre cercato un'amica che potesse essere la più cara che avessi e che potesse volermi bene e mettermi al "1° posto" so di averlo fatto perchè ho sempre dato agli altri l'affetto e le premure che ho invece sempre negato a me stessa. Ma l'ossessione di poter essere lesbica mi logora. Bisessuale lo accetterei, ma lesbica no. E non per razzismo, ma perchè soprattutto da quando il ragazzo che mi piace mi ha confessato di essere gay solo a me, ho il terrore di dover rinunciare ad una figura maschile che possa smentire l'unico esempio che ho dfironte agli occhi, quello dell'uomo nero di cui non ho avuto abbastanza paura sei anni fa. L'idea di essere lesbica mi provoca angoscia, perchè la relaziono ad un senso di anormalità e inadeguatezza che mi porto dietro da sempre, è un pò come se questa insoddisfacente e terrificante risposta (l'essere lesbica) fosse la soluzione a tutta l'incertezza, al poco coraggio di vivere la mia femminilità e strutturarmi in modo asessuato, e all'angoscia che provo quando la mano di un uomo mi sfiora, e mi ricorda quel passato assurdo.
Grazie mille
Ad essere sincera non saprei definire con esattezza la mia storia. Quello che so è che come forse è anche normale alla mia età, sono piena di dubbi e di incertezze, che mi logorano fino ad ossessionarmi.
Quando avevo dodici anni ho subito un tipo di molestia\abuso sessuale. Ero in vacanza con i miei genitori, lui era il mio maestro di sci. All'inizio della settimana m'appariva solo come un uomo affettuoso, e visto che sono sempre stata una "bambina" alla ricerca di affetto era ok. Poi con il passare dei giorni quell'affetto ha iniziato ad essere sempre più contorto, e lui sempre più vicino. Non so come sia successo, ma i discorsi che mi faceva sono degenerati, lui è arrivato a toccarmi e a baciarmi. Ora che vi scrivo riesco a malapena a sentire con la punta dei miei ricordi le emozioni indescrivibilmente orribili che ho provato in quegli istanti. Ma so che la vergogna e il senso di umiliazione mi hanno portata a reprimere tutto per quattro anni. Fin quando 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza. I miei genitori non sanno niente, e sono giorni che ho deciso di raccontare loro tutto, ma mi manca il coraggio, non trovo le parole per "distruggere" anche loro.
Sono una ragazza in sovrappeso, e credo di soffrire di disturbi alimentari, non riesco a seguire una dieta da circa 3 anni quando ho iniziato a provare a dimagrire, non riesco a impegnarmi seriamente, come se mi assicurassi di rimanere così orribilmente grassa, in modo da non essere pericolosamente (ma anche vogliosamente) piacente, e non rischiare di essere violata una seconda volta.
A tutto questo si aggiunge un'altro fatto. Un ossessione, un terrore. Quello di essere lesbica. Io ammetto di essere sempre un pò dipesa dagli altri, e da quando ero piccola ho sempre cercato un'amica che potesse essere la più cara che avessi e che potesse volermi bene e mettermi al "1° posto" so di averlo fatto perchè ho sempre dato agli altri l'affetto e le premure che ho invece sempre negato a me stessa. Ma l'ossessione di poter essere lesbica mi logora. Bisessuale lo accetterei, ma lesbica no. E non per razzismo, ma perchè soprattutto da quando il ragazzo che mi piace mi ha confessato di essere gay solo a me, ho il terrore di dover rinunciare ad una figura maschile che possa smentire l'unico esempio che ho dfironte agli occhi, quello dell'uomo nero di cui non ho avuto abbastanza paura sei anni fa. L'idea di essere lesbica mi provoca angoscia, perchè la relaziono ad un senso di anormalità e inadeguatezza che mi porto dietro da sempre, è un pò come se questa insoddisfacente e terrificante risposta (l'essere lesbica) fosse la soluzione a tutta l'incertezza, al poco coraggio di vivere la mia femminilità e strutturarmi in modo asessuato, e all'angoscia che provo quando la mano di un uomo mi sfiora, e mi ricorda quel passato assurdo.
Grazie mille
[#1]
cara Ragazza,
la non adeguata elaborazione di quanto subito, lascia strascichi importanti, come nel suo caso.
I disturbi della sfera oro-alimentare, le oscillazioni ponderali, la paura dell'omosessualità e dell'affettività, ecc.
Perchè ha interrotto il percorso terapeutico, dopo 18 mesi?
Spesso dietro la paura dell'omosessualità, si nascondono importanti quote d'ansia, che nulla hanno a che fare con l'orientamento sessuale , ma rallentano la possibilità di una relazione vera ed autentica con l'altro sesso ed ovviamente con se stessa.
la non adeguata elaborazione di quanto subito, lascia strascichi importanti, come nel suo caso.
I disturbi della sfera oro-alimentare, le oscillazioni ponderali, la paura dell'omosessualità e dell'affettività, ecc.
Perchè ha interrotto il percorso terapeutico, dopo 18 mesi?
Spesso dietro la paura dell'omosessualità, si nascondono importanti quote d'ansia, che nulla hanno a che fare con l'orientamento sessuale , ma rallentano la possibilità di una relazione vera ed autentica con l'altro sesso ed ovviamente con se stessa.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Mi rendo conto io stessa ragionando senza ansia o terrore che questa paura ossessiva, può essere più un disturbo d'ansia, che una riflessione reale sulla mia sessualità. Infatti spesso mi dico "so di essere etero" e la frase che ne segue è "ma quest'ossessione si ripete". Perchè è così, ormai mi spingo a guardare donne in tv o per strada solo per chiedermi cosa sto pensando vedendole, come se cercassi di mettermi alla prova in qualche modo, è come se sto sempre li sul chi va la per cercare di capire se questo terrore sarà realtà, rivelando la realizzazione dell'infelicità.
Ho interrotto a terapia per due motivi. Uno "Reale" e l'altro "ufficiale". Ufficialmente dopo le vacanze non ho ripreso contatti con la mia terapista che pensava il mio percorso fosse "quasi" finito. Realmente io non ero ancora pronta, al contrario di adesso, di parlare di quella terrificante esperienza che lede la mia personalità, e di conseguenza lascia segni sul corpo che mi appartiene ma sto distruggendo.
Come posso parlarne con i miei genitori, senza impedire che mi soffochino l'esistenza, o mi privino di un autonomia che sto cercando di strappar loro?
Ho interrotto a terapia per due motivi. Uno "Reale" e l'altro "ufficiale". Ufficialmente dopo le vacanze non ho ripreso contatti con la mia terapista che pensava il mio percorso fosse "quasi" finito. Realmente io non ero ancora pronta, al contrario di adesso, di parlare di quella terrificante esperienza che lede la mia personalità, e di conseguenza lascia segni sul corpo che mi appartiene ma sto distruggendo.
Come posso parlarne con i miei genitori, senza impedire che mi soffochino l'esistenza, o mi privino di un autonomia che sto cercando di strappar loro?
[#3]
Non è dicendosi che è etero, che i pensieri ossessivi possono passare, ma facendo un lavoro di tipo psicoterapico.
Non so cosa dirle, non conosco i suoi genitori, ma valuti comunque di ritornare dalla sua terapeuta, prpoprio perchè adesso si sente pronta ad affrontare questo problema.
Non so cosa dirle, non conosco i suoi genitori, ma valuti comunque di ritornare dalla sua terapeuta, prpoprio perchè adesso si sente pronta ad affrontare questo problema.
[#6]
Chi ha paura di essere omosessuale spesso ha un problema d'ansia, non di altro tipo. La tua paura potrebbe derivare dal tuo negarti di risultare attraente per l'altro sesso, mediante il grasso di cui ti ricopri, come abbastanza lucidamente riconosci. Un ragionamento inconsapevole che può aver luogo - ma sbagliato - è questo: "Sento desiderio sessuale. Ma se ai ragazzi mi nego, allora forse vuol dire che sono lesbica".
Leggi questo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
>>> Fin quando 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza
>>>
Vuoi dire che prima di allora te ne saresti completamente dimenticata, e che il ricordo è emerso solo durante la terapia?
Leggi questo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
>>> Fin quando 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza
>>>
Vuoi dire che prima di allora te ne saresti completamente dimenticata, e che il ricordo è emerso solo durante la terapia?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
(..)Fin quando 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza(..)
gentile ragazza mi associo alla domanda del collega,
(..)Vuoi dire che prima di allora te ne saresti completamente dimenticata, e che il ricordo è emerso solo durante la terapia?(..)
e aggiungo
che tipo d terapia ha effettuato? come siete giunti a queste conclusioni?
gentile ragazza mi associo alla domanda del collega,
(..)Vuoi dire che prima di allora te ne saresti completamente dimenticata, e che il ricordo è emerso solo durante la terapia?(..)
e aggiungo
che tipo d terapia ha effettuato? come siete giunti a queste conclusioni?
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#8]
Utente
Esatto, prima avevo completamente rimosso. L'unica cosa che si "sapeva" ovvero che mia madre sapeva e ha raccontato a mio padre, è che quell'uomo provò a darmi un bacio, una bugia. Comunuque si, fino ad allora avevo schiacciato questo ricordo fino a comportarmi quasi come se non esistesse, e non ne ricordavo niente coscentemente. Dopo due mesi dall'inizio della mia psicoterapia, il giorno dopo una seduta a scuola, non ricordo neanche di cosa stesse parlando il mio professore, ho iniziato ad avere dei flashback e ho ricordato tutto. Da quel giorno ho cercato di ricostruire sempre più precisamente, Ed eccomi qui.
Non so bene che tipo di terapia, una normale psicoterapia.
Non so bene che tipo di terapia, una normale psicoterapia.
[#9]
>>> L'unica cosa che si "sapeva" ovvero che mia madre sapeva e ha raccontato a mio padre, è che quell'uomo provò a darmi un bacio, una bugia.
>>>
Una bugia? Potrebbe spiegarci meglio?
Come faceva sua madre a saperlo? Ha visto quell'uomo mentre tentava di baciarla o l'ha saputo per altre vie?
>>>
Una bugia? Potrebbe spiegarci meglio?
Come faceva sua madre a saperlo? Ha visto quell'uomo mentre tentava di baciarla o l'ha saputo per altre vie?
[#10]
Gentile ragazza,
mi trovo d'accordo con i colleghi precedenti, ovvero, talvolta la paura di essere gay è relativa ad una situazione ansiosa. Così come un pensiero ossessivo non ha altro scopo che divergere l'attenzione altrove. Troverei molto utile che lei iniziasse un percorso terapeutico, ci provi, le sarebbe di grande aiuto.
Le auguro una serena giornata,
saluti
Antonio Raia
www.psicologibenevento.it
329.80.29.784
mi trovo d'accordo con i colleghi precedenti, ovvero, talvolta la paura di essere gay è relativa ad una situazione ansiosa. Così come un pensiero ossessivo non ha altro scopo che divergere l'attenzione altrove. Troverei molto utile che lei iniziasse un percorso terapeutico, ci provi, le sarebbe di grande aiuto.
Le auguro una serena giornata,
saluti
Antonio Raia
www.psicologibenevento.it
329.80.29.784
Dr. Antonio Raia
329.80.29.784
www.centropsicologicodelsannio.it
[#11]
(...) 2anni fa nel mio primo ed unico percorso terapeutico durato 18 mesi, ho ricordato di aver subito quest'esperienza(..) fino ad allora avevo schiacciato questo ricordo fino a comportarmi quasi come se non esistesse, e non ne ricordavo niente coscentemente. Dopo due mesi dall'inizio della mia psicoterapia, (...) ho iniziato ad avere dei flashback e ho ricordato tutto. Da quel giorno ho cercato di ricostruire sempre più precisamente,(...)
Gentile ragazza sento la necessità di evidenziarle che, in mancanza di reali riscontri oggettivi, se un ricordo emerge esclusivamente durante una ricostruzione avvenuta a distanza di tempo, c'è la PROBABILITA' che il ricordo ricostruito non sia esattamente sovrapponibile alla reale esperienza effettuata e che questi possa essere l'espressione di un FALSO RICORDO. il problema è che esso, essendo così disturbante, da la suggestione della sua "veridicità"
la letteratura scientifica sull'argomento e l'esperienza professionale confermano questa possiblità che, secondo il mio punto di vista, in queste occasione NON si dovrebbe scartare.
Lei ha scritto che prima del ricordo viveva come se la cosa non fosse accaduta, dopo di esso, invece, ha provato l'angoscia dell'evento. Questo significa che la psicoterapia da lei effettuata avrebbe portato una situazione di malessere che prima non c'era ( e questo non va bene) . Dovrebbe porsi il problema sul fatto che potrebbe averle stimolato un ricordo di un evento mai accaduto o per lo meno distorto.. Ci sono una infinità di casi in cui si è creata un'angoscia dopo la ricostruzione di un ricordo di un fatto che, in realtà, non è mai avenuto.
Basti citarle un dato: in USA ci sono stati 7000 processi di denunce di abusi ricostruiti durante un trattamento che, poi, si sono rivelati, MAI successi.
il mio consiglio è quello di confrontarsi con uno psicoterapeuta con un orientamento attivo e focalizzato quale uno strategico-breve o cognitivo-comportamentale rimandando l'approfondimento di quanto le ho scritto
ad alcune letture sull'argomento.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Falsi_ricordi
Gentile ragazza sento la necessità di evidenziarle che, in mancanza di reali riscontri oggettivi, se un ricordo emerge esclusivamente durante una ricostruzione avvenuta a distanza di tempo, c'è la PROBABILITA' che il ricordo ricostruito non sia esattamente sovrapponibile alla reale esperienza effettuata e che questi possa essere l'espressione di un FALSO RICORDO. il problema è che esso, essendo così disturbante, da la suggestione della sua "veridicità"
la letteratura scientifica sull'argomento e l'esperienza professionale confermano questa possiblità che, secondo il mio punto di vista, in queste occasione NON si dovrebbe scartare.
Lei ha scritto che prima del ricordo viveva come se la cosa non fosse accaduta, dopo di esso, invece, ha provato l'angoscia dell'evento. Questo significa che la psicoterapia da lei effettuata avrebbe portato una situazione di malessere che prima non c'era ( e questo non va bene) . Dovrebbe porsi il problema sul fatto che potrebbe averle stimolato un ricordo di un evento mai accaduto o per lo meno distorto.. Ci sono una infinità di casi in cui si è creata un'angoscia dopo la ricostruzione di un ricordo di un fatto che, in realtà, non è mai avenuto.
Basti citarle un dato: in USA ci sono stati 7000 processi di denunce di abusi ricostruiti durante un trattamento che, poi, si sono rivelati, MAI successi.
il mio consiglio è quello di confrontarsi con uno psicoterapeuta con un orientamento attivo e focalizzato quale uno strategico-breve o cognitivo-comportamentale rimandando l'approfondimento di quanto le ho scritto
ad alcune letture sull'argomento.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Falsi_ricordi
[#12]
Utente
Io stessa stavo cercando di raccontare tutto a mia madre dopo poco tempo, meno di un giorno s'intende.. Ma mentre parlavo il coraggio mi e' mancato e decisi di smorzare il racconto a quello.
Gentile dottore la ringrazio per avermi fatto presente di questa possibilita' da me gia' presa in considerazione a causa della mia tendendza a dubitare di tutto cio che vivo o penso. Penso pero' che non sia questo il caso, perche' se e' sicuro che per quattro anni mi sono svegliata e sono andata a dormire senza pensare che avevo subito una violenza, non mi sono mai sentita a mio agio con le relazioni umane. Dai semplici rapporti affettivi, alle relazioni amorose. Anche con il mio corpo iniziai ad avere ed ho tutt ora un rapporto di poca cura, quasi a volermi imprigionare per sicurezza in un corpo bruto abbastanza, come gia detto. Inoltre non e' per questo che non conservo un ottimo ricordo della terapia da me effettuata, anzi, quando ricordai dopo due mesi, sebbene mi sentii molto imbarazzata nel parlarne con la mia psicologa, mi sentii quasi liberata per aver trovato finalmente una risposta a molti interrogativi sui miei comportamenti chiusi e strani, sebbene non mi ritenessi pronta a parlarne.. decisione che mi ha portato a scegliere a quel tempo di non continuare la terapia.
Il terrore di essere gay inoltre, marcia sui miei insuccessi amorosi, sulla mia scarsa voglia pratica ed effettiva di far bene al mio corpo, e sul mio modo di fare goffo e imbranato, aspetti che sembrano combattere contro un ideale di femminilti' che ora mi sembra ben lonTANO.
Gentile dottore la ringrazio per avermi fatto presente di questa possibilita' da me gia' presa in considerazione a causa della mia tendendza a dubitare di tutto cio che vivo o penso. Penso pero' che non sia questo il caso, perche' se e' sicuro che per quattro anni mi sono svegliata e sono andata a dormire senza pensare che avevo subito una violenza, non mi sono mai sentita a mio agio con le relazioni umane. Dai semplici rapporti affettivi, alle relazioni amorose. Anche con il mio corpo iniziai ad avere ed ho tutt ora un rapporto di poca cura, quasi a volermi imprigionare per sicurezza in un corpo bruto abbastanza, come gia detto. Inoltre non e' per questo che non conservo un ottimo ricordo della terapia da me effettuata, anzi, quando ricordai dopo due mesi, sebbene mi sentii molto imbarazzata nel parlarne con la mia psicologa, mi sentii quasi liberata per aver trovato finalmente una risposta a molti interrogativi sui miei comportamenti chiusi e strani, sebbene non mi ritenessi pronta a parlarne.. decisione che mi ha portato a scegliere a quel tempo di non continuare la terapia.
Il terrore di essere gay inoltre, marcia sui miei insuccessi amorosi, sulla mia scarsa voglia pratica ed effettiva di far bene al mio corpo, e sul mio modo di fare goffo e imbranato, aspetti che sembrano combattere contro un ideale di femminilti' che ora mi sembra ben lonTANO.
[#13]
(..) Penso pero' che non sia questo il caso, perche' se e' sicuro che per quattro anni mi sono svegliata e sono andata a dormire senza pensare che avevo subito una violenza, non mi sono mai sentita a mio agio con le relazioni umane(..)
gentile ragazza il fatto di non essersi sentita a suo agio nelle relazioni umane non è prova di quell'esperienza ne un sintomo. Dal mio punto di vista insistere sulla possibilità di un abuso ricordato a distanza di anni crea più problemi di quanti se ne possano risolvere con questo ricordo (sentirsi sollevata per un fatto del quale non c'è certezza non le ha certo risolto i suoi problemi) anzi..
è stato mio dovere professionale dirle quanto sotto l'aspetto pratico e scientifico si possa dire, la scelta di continuare su questa strada (dal mio punto di vista scorretta) sarà poi la sua ma, si spera, con maggiore consapevolezza.
saluti
gentile ragazza il fatto di non essersi sentita a suo agio nelle relazioni umane non è prova di quell'esperienza ne un sintomo. Dal mio punto di vista insistere sulla possibilità di un abuso ricordato a distanza di anni crea più problemi di quanti se ne possano risolvere con questo ricordo (sentirsi sollevata per un fatto del quale non c'è certezza non le ha certo risolto i suoi problemi) anzi..
è stato mio dovere professionale dirle quanto sotto l'aspetto pratico e scientifico si possa dire, la scelta di continuare su questa strada (dal mio punto di vista scorretta) sarà poi la sua ma, si spera, con maggiore consapevolezza.
saluti
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 2.4k visite dal 02/06/2012.
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