Feticismo femminile e paura della relazione
Buongiorno,
vi ringrazio del tempo che vorrete dedicarmi, non ho mai parlato a nessuno del mio problema: la rete certamente offre un valido aiuto per un primo approccio anonimo.
Sono una ragazza di 22 anni, matura, brillante nello studio, e un disastro nella sessualità. Sono ancora vergine, ho avuto un ragazzo che non mi piaceva ma con cui mi sono scambiata varie effusioni solo per vedere com'era. Poi sono stata corteggiata solo da cinquantenni o da ragazzi verso cui non provavo niente. Morale della favola: nessun sentimento, nessun calore, nessun amore se non un'infatuazione platonica avuta nella preadolescenza per un uomo sposato. Ho paura di uscire coi ragazzi, mi irrigidisco quando mi dicono che gli piaccio e che sono carina e mi disgusta pensare a un rapporto con uno di loro. Mi disgustano anche i pensieri erotici "tradizionali" verso le parti intime maschili. Ho pensato di essere frigida, o anche omosessuale, ma per le donne provo la stessa freddezza che provo verso il genere maschile.
In tutto ciò, sin da quando ero bambina, e credo di essere una delle pochissime donne che soffrono di questa parafilia, perchè in rete trovo solo maschi, ho sempre provato attrazione verso i piedi e ho passato gli anni dell'adolescenza ad avere fantasie erotiche correlate, soprattutto sul trampling e crush fetish. Queste fantasie hanno carattere ossessivo, ci penso spesso e quasi tutte le volte talmente intensamente da raggiungere un piacevole orgasmo.
Capite quanto il tema sia delicato e perchè non ne abbia mai parlato nemmeno al mio psicologo, sono confusa e rattristata, mi sento come se fossi rimasta un'eterna ragazzina che fugge davanti al sesso e si consola nella propria camera, con fantasie perverse che il mio lato conscio rifiuta, eppure che il corpo sembra gradire tanto...mi sono anche iscritta a siti web del settore, ma come ho detto trovo solo uomini e molto spesso maniaci...e la cosa mi fa pensare...sono anch'io malata, sono anch'io maniaca? Questo è l'unico lato della mia vita che non funziona, per il resto sono molto soddisfatta di me e di quel che sono. Ma su questo punto continuo a scervellarmi, a cercare di capire perchè sono così, leggo, cerco di informarmi, ma non ho ancora nessuan risposta valida.
Vorrei chiedervi quale tipo di terapia ritenete adatto per il mio caso, e se conoscete dei precedenti, in letteratura medica o la vostra esperienza con qualche paziente, che possano aiutarmi. Immagino che chiedere quali siano le cause di una parafilia sia troppo generico in un consulto on-line...
Vi saluto cordialmente e vi ringrazio per le risposte
vi ringrazio del tempo che vorrete dedicarmi, non ho mai parlato a nessuno del mio problema: la rete certamente offre un valido aiuto per un primo approccio anonimo.
Sono una ragazza di 22 anni, matura, brillante nello studio, e un disastro nella sessualità. Sono ancora vergine, ho avuto un ragazzo che non mi piaceva ma con cui mi sono scambiata varie effusioni solo per vedere com'era. Poi sono stata corteggiata solo da cinquantenni o da ragazzi verso cui non provavo niente. Morale della favola: nessun sentimento, nessun calore, nessun amore se non un'infatuazione platonica avuta nella preadolescenza per un uomo sposato. Ho paura di uscire coi ragazzi, mi irrigidisco quando mi dicono che gli piaccio e che sono carina e mi disgusta pensare a un rapporto con uno di loro. Mi disgustano anche i pensieri erotici "tradizionali" verso le parti intime maschili. Ho pensato di essere frigida, o anche omosessuale, ma per le donne provo la stessa freddezza che provo verso il genere maschile.
In tutto ciò, sin da quando ero bambina, e credo di essere una delle pochissime donne che soffrono di questa parafilia, perchè in rete trovo solo maschi, ho sempre provato attrazione verso i piedi e ho passato gli anni dell'adolescenza ad avere fantasie erotiche correlate, soprattutto sul trampling e crush fetish. Queste fantasie hanno carattere ossessivo, ci penso spesso e quasi tutte le volte talmente intensamente da raggiungere un piacevole orgasmo.
Capite quanto il tema sia delicato e perchè non ne abbia mai parlato nemmeno al mio psicologo, sono confusa e rattristata, mi sento come se fossi rimasta un'eterna ragazzina che fugge davanti al sesso e si consola nella propria camera, con fantasie perverse che il mio lato conscio rifiuta, eppure che il corpo sembra gradire tanto...mi sono anche iscritta a siti web del settore, ma come ho detto trovo solo uomini e molto spesso maniaci...e la cosa mi fa pensare...sono anch'io malata, sono anch'io maniaca? Questo è l'unico lato della mia vita che non funziona, per il resto sono molto soddisfatta di me e di quel che sono. Ma su questo punto continuo a scervellarmi, a cercare di capire perchè sono così, leggo, cerco di informarmi, ma non ho ancora nessuan risposta valida.
Vorrei chiedervi quale tipo di terapia ritenete adatto per il mio caso, e se conoscete dei precedenti, in letteratura medica o la vostra esperienza con qualche paziente, che possano aiutarmi. Immagino che chiedere quali siano le cause di una parafilia sia troppo generico in un consulto on-line...
Vi saluto cordialmente e vi ringrazio per le risposte
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Capite quanto il tema sia delicato e perchè non ne abbia mai parlato nemmeno al mio psicologo
Gentile ragazza, mi sembra che lei viva una condizione di disagio "complicata". Infatti, vive con difficoltà sia la sessualità che la vita di relazione; si valuta negativamente rispetto a questa condizione, con un imbarazzo che le rende difficile parlarne persino con il suo psicologo.
Come mai si è rivolta ad uno psicologo? Da quanto tempo vi incontrate? State facendo una terapia? Se sì, di che orientamento?
Gentile ragazza, mi sembra che lei viva una condizione di disagio "complicata". Infatti, vive con difficoltà sia la sessualità che la vita di relazione; si valuta negativamente rispetto a questa condizione, con un imbarazzo che le rende difficile parlarne persino con il suo psicologo.
Come mai si è rivolta ad uno psicologo? Da quanto tempo vi incontrate? State facendo una terapia? Se sì, di che orientamento?
[#2]
Cara ragazza,
ci dici di essere attualmente seguita da uno psicologo e quindi ti chiedo per quale motivo, se hai ricevuto una diagnosi e che tipo di lavoro state facendo.
E' sicuramente opportuno che tu parli anche in seduta di quello che hai detto oggi a noi: se vuoi che lo psicologo ti possa capire fino in fondo e aiutare non è utile nascondergli un aspetto di te così importante.
Cercare una risposta su Internet non ti aiuterà a risolvere il problema: potrei dirti che dal punto di vista psicoanalitico il piede è un sostituto fallico, e che quindi forse il disgusto che provi all'idea di avere un rapporto completo con un ragazzo è correlato al fatto che sei attratta da un'altra parte del corpo che inconsciamente ha la stessa valenza, ma questo non cambierebbe nulla perchè il lavoro che devi fare per comprendere meglio te stessa rappresenta un cammino unico rispetto a quello degli altri pazienti, e unica sarà anche la soluzione.
ci dici di essere attualmente seguita da uno psicologo e quindi ti chiedo per quale motivo, se hai ricevuto una diagnosi e che tipo di lavoro state facendo.
E' sicuramente opportuno che tu parli anche in seduta di quello che hai detto oggi a noi: se vuoi che lo psicologo ti possa capire fino in fondo e aiutare non è utile nascondergli un aspetto di te così importante.
Cercare una risposta su Internet non ti aiuterà a risolvere il problema: potrei dirti che dal punto di vista psicoanalitico il piede è un sostituto fallico, e che quindi forse il disgusto che provi all'idea di avere un rapporto completo con un ragazzo è correlato al fatto che sei attratta da un'altra parte del corpo che inconsciamente ha la stessa valenza, ma questo non cambierebbe nulla perchè il lavoro che devi fare per comprendere meglio te stessa rappresenta un cammino unico rispetto a quello degli altri pazienti, e unica sarà anche la soluzione.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Gentile Ragazza,
Cosa le impedisce di parlare con il suo psicologo?
Cosa le impedisce di parlare con il suo psicologo?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Ex utente
Buongiorno, grazie per le gentili risposte. Il motivo per cui non ne parlo col mio psicologo è che non sono più in terapia. Ho svolto un percorso con uno psicoterapeuta a orientamento junghiano finalizzato a risolvere una situazione di forte disagio in famiglia e di disagio sociale. Dopo alcune scelte familiari abbastanza drastiche e dopo il percorso svolto sono diventata più stabile e la vita scolastica, lavorativa e quotidiana è migliorata notevolmente, così abbiamo deciso di interrompere la terapia. Forse sbaglio, ma credo che per la mia problematica affettiva-sessuale dovrei rivolgermi a un terapeuta di altro orientamento?
[#5]
Cara ragazza,
ho letto attentamente la sua storia e non credo che i problemi che l'hanno portata in passato a prendere contatto con uno psicologo siano molto slegati dalla richiesta di aiuto precedente <<finalizzata a risolvere una situazione di forte disagio in famiglia e di disagio sociale.>>.
In entrambi i casi il disagio si situa nella sfera relazionale. Quindi è a partire dalle dinamiche relazionali che, a mio parere, il problema va affrontato.
Personalmente non ritengo che ci siano terapie elettive per il suo disturbo e credo che, se ha fatto un primo percorso con lo psicoterapeuta che l'ha seguita, la cosa più semplice sia rivolgersi di nuovo a lui che già conosce la sua storia.
Il consiglio è valido se lei ha un ricordo positivo dell'esperienza e se si reputa soddisfatta dei risultati ottenuti. In questo caso, perché cercare altrove?
Quanto è durato il percorso precedente?
Un caro saluto
ho letto attentamente la sua storia e non credo che i problemi che l'hanno portata in passato a prendere contatto con uno psicologo siano molto slegati dalla richiesta di aiuto precedente <<finalizzata a risolvere una situazione di forte disagio in famiglia e di disagio sociale.>>.
In entrambi i casi il disagio si situa nella sfera relazionale. Quindi è a partire dalle dinamiche relazionali che, a mio parere, il problema va affrontato.
Personalmente non ritengo che ci siano terapie elettive per il suo disturbo e credo che, se ha fatto un primo percorso con lo psicoterapeuta che l'ha seguita, la cosa più semplice sia rivolgersi di nuovo a lui che già conosce la sua storia.
Il consiglio è valido se lei ha un ricordo positivo dell'esperienza e se si reputa soddisfatta dei risultati ottenuti. In questo caso, perché cercare altrove?
Quanto è durato il percorso precedente?
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta
Condivido l'indicazione del dott. Callina: se in passato ha stabilito una buona relazione collaborativa con il suo terapeuta e siete riusciti a raggiungere gli obiettivi che vi eravate prefissati, allora potrebbe essere per lei più facile aprirsi con una persona che già conosce.
Anche se può non essere facile riferire qualcosa che aveva taciuto prima, magari anche per timore del giudizio.
Le allego comunque un paio di link relativi ai principali orientamenti teorici attualmente più diffusi ed accreditati, giusto per completezza di informazione:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Anche se può non essere facile riferire qualcosa che aveva taciuto prima, magari anche per timore del giudizio.
Le allego comunque un paio di link relativi ai principali orientamenti teorici attualmente più diffusi ed accreditati, giusto per completezza di informazione:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
[#7]
Cara Ragazza,
Oltre alla formazione del clinico, importante di sicuro, credo che dovrebbe decidere di volere affrontare il suo disagio.
I forum, i siti , ecc....non fanno altro che ghettizzare il suo sentire e la sua sessualita' .
Le parafilie dovrebbero essere integrate all' interno della sessualita' per essere vissute senza colpa e senza che danneggino la coppia in cui abitano.
Le allego qualche articolo in merito.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1869-perversioni-sessuali-o-giochi-erotici-terapia-si-terapia-no.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1486-sessualita-malata-le-parafilie-o-perversioni-sessuali.html
Nel mio blog e sito, trovera' moltissimo materiale in merito.
Oltre alla formazione del clinico, importante di sicuro, credo che dovrebbe decidere di volere affrontare il suo disagio.
I forum, i siti , ecc....non fanno altro che ghettizzare il suo sentire e la sua sessualita' .
Le parafilie dovrebbero essere integrate all' interno della sessualita' per essere vissute senza colpa e senza che danneggino la coppia in cui abitano.
Le allego qualche articolo in merito.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1869-perversioni-sessuali-o-giochi-erotici-terapia-si-terapia-no.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1486-sessualita-malata-le-parafilie-o-perversioni-sessuali.html
Nel mio blog e sito, trovera' moltissimo materiale in merito.
[#8]
Ex utente
Grazie dottoressa Randone, ho trovato i suoi articoli molto interessanti, in effetti descrivono in tutto e per tutto quello che capita a me. E' vero, forse il problema è che trovo difficile affrontare il disagio faccia a faccia con un terapeuta, ma è indispensabile farlo perchè non voglio continuare a vivere così, voglio una relazione normale (il normale lo intendo nel suo significato più ampio di "almeno non patologica") con un altro essere umano e non solo con me stessa. Sto anche cercando di abbandonare i siti e i forum, anche se è difficile perchè è diventata una droga ed è complicato negarsi una cosa che provoca così tanto piacere...un'ultima domanda: lei dice che anche la formazione del clinico è importante, pensa che ci sia un ramo più adatto della psicologia a trattare il mio problema o condivide il parere del suo collega "non ritengo che ci siano terapie elettive"?
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 18.8k visite dal 29/05/2012.
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