Omosessualità e solitudine.

Sono un ragazzo omosessuale di 25 anni, nè ho preso coscienza da almeno 4, ma di queste cose nessuna delle persone che mi conosce sa o immagina nulla, nè io ho la benchè minima intenzione di parlarne con qualcuno di loro. Penso che pochi potrebbero capire e comunque penso che nessuno ha gli strumenti per aiutarmi. Tramite internet da circa 2 anni scambio mail e chatto (in forma anonima) con dei ragazzi con problemi simili, qualcuno lo considero anche amico. Specie all'inizio questo mi ha aiutato molto, è un modo per sentire meno il forte senso di solitudine, ma ora dopo molto tempo mi sembra che parlare su internet abbia l'effetto opposto. Parlare tramite pc solo con persone che non vedrò mai mi fa sentire ancora più anormale e solo. Per ovvi motivi con i miei familiari o con chi lavora con me devo sempre nascondere di essere triste. Parlare in chat o tramite mail anonime con dei ragazzi, all'inizio era un modo per sfogarmi, invece adesso mi rendo conto che mi comporto anche con loro allo stesso modo: non ho il coraggio di dire che spesso mi sento profondamente infelice. Soprattutto mi sento molto solo: ogni anno spero che ci sarà se non una svolta almeno un miglioramento ma poi non è mai così e inizio a perdere le speranze. Anche nel lavoro, che ho sempre amato molto, ultimamente mi sento demotivato e questo segnale mi spaventa non poco. Mi manca moltissimo l'amore di ragazzo, è difficile ammettere una cosa del genere, soprattutto mi fa male la consapevolezza che le possibilità di realizzare questo desiderio sono quasi nulle e che probabilmente dovrò restare tutta la vita solo. Uno dei ragazzi con cui parlavo in chat aveva anche mostrato interesse per me, io ne ero entusiasta, provavo una felicità mai provata prima, poi quando dopo un mese lui ha iniziato a cambiare idea, è stato anche peggio, mi manca, questa cosa mi rende ancora più triste. In questo sito a volte viene consigliato di frequentare locali o associazioni a tema omosessuale, per aumentare le probabilità di conoscere qualcuno. Anche nel caso che si tratti di luoghi di inontro serissimi posso dirvi che la maggior parte dei ragazzi omosessuali non andrebbero mai in posti del genere. Andarci equivale a correre il rischio di essere scoperti. Trovare un ragazzo omosessuale nella vita di tutti i giorni è molto difficile, ecco perchè l'unica possibilità mi sembrava cercare tramite la rete, dove si è protetti dall'anonimato. Ormai però sono sfiduciato. Innamorarsi penso sia un evento raro anche per chi è etero, nel mio caso le possibilità di poter trovare un ragazzo sono pressocchè nulle. Non so cosa devo fare. Ho paura che non ci siano possibilità, che dovrò stare sempre da solo. Inoltre mi sento brutto, ridicolo e insignificante e temo che nessuno vorrebbe stare con me. So che tramite questo sito si possono dare solo indicazioni generali, ma non posso consultare uno specialista di persona perchè vivo con i miei e poi ho paura che lo psicologo possa riferire di me ad altri. Grazie a tutti.
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

penso che sarebbe davvero il caso che lei decidesse di farsi aiutare di persona da uno psicologo: questi non potrebbe riferire alcunchè nè ai suoi nè ad altri, perchè siamo tenuti a mantenere il segreto sia sui contenuti sia sull'identità di chi si rivolge a noi.

Il problema che lei ci sottopone ha sicuramente una base concreta, nel senso che incontrare altri ragazzi omosessuali senza correre il rischio di rivelarsi come tale è decisamente difficile.

Mi sembra però di cogliere dalle sue parole che sta vivendo un disagio che potrebbe configurare un disturbo di natura depressiva, e per questo motivo è meglio che lei si rivolga di persona ad un professionista che possa valutare la sua situazione e aiutarla a cambiarla.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>non posso consultare uno specialista di persona perchè vivo con i miei e poi ho paura che lo psicologo possa riferire di me ad altri

Gentile ragazzo "sfiduciato", gli psicologi sono tenuti al segreto professionale. Non possono divulgare informazioni relative alle persone con cui lavorano, neppure ai genitori, se si tratta di maggiorenni (come nel suo caso).

La tristezza e la perdita di speranza sono messaggi chiari, che meritano attenzione da parte sua ed un aiuto specialistico. Non è la prima persona ad incontrare difficoltà nel vivere serenamente la propria vita di relazione, nè a pensare di essere senza speranza.

Ha provato a contattare l'Arcigay o associazioni che aiutano ad affrontare difficoltà simili a quelle che lei ci descrive?
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> penso che nessuno ha gli strumenti per aiutarmi
>>>

Se ne è davvero convinto, qual è il senso della sua richiesta a noi?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Attivo dal 2012 al 2014
Ex utente
Innanzitutto vi ringrazio delle rapide risposte.
Rispondo al dottor Calì che conosco indirettamente l'associazione avendone parlato con alcuni ragazzi che ci sono iscritti. Le impressioni che mi sono state riferite sono positive, salvo qualche eccezione; in ogni caso non penso faccia per me. Tenga conto che sono una netta minoranza i ragazzi che sono iscritti e di solito sono coloro che sono apertamente omosessuali. L'associazione è orientata verso coloro i cui parenti e amici sono già informati dell'omosessualità, che appunto sono molto pochi rispetto al numero complessivo di ragazzi omosessuali.
Rispondo al dottor Santocito che quella frase che ha riportato non era riferita agli psicologi di questo sito. Anzi: sarebbe quasi offensivo se avessi scritto una cosa del genere. La frase serviva per argomentare il perchè ritengo sia inutile oltre che molto dannoso dire della mia omosessualità alle persone che mi conoscono: nessuno se lo aspetta, mi vergogno, molti non capirebbero o forse sarebbero addirittura disgustati da me e e anche se capissero non potrebbero far nulla.
La sua obiezione è però giusta: rileggendo il testo ammetto che la frase non era chiara. Avevo scritto un documento in world che poi ho incollato qui, ma ho dovuto cancellare alcune frasi per il limite dei 3000 caratteri. Inoltre, è ovvio che se scrivo qui è perchè vorrei sentirmi dire che ho almeno parzialmente torto, che qualche possibilità c'è e che ho ingigantito i problemi. Di certo non voglio illusioni, malgrado potrei aver esagerato, la sensazione che i problemi ci siano davvero è forte e penso che gli ostacoli che vedo siano reali e concreti e specie in questo periodo non sto affatto bene.
Alla dottoressa Massaro e al dottor Calì rispondo che purtroppo non è la prima volta che mi capita di sentire di psicologi che hanno informato i genitori dell'omosessualità dei figli (sia maggiorenni che non). Immagino siano casi rari, posso assicurarvi però che se lo psicologo facesse una cosa del genere oltre che controproducente sarebbe devastante.
Uno dei miei problemi è che non vedo soluzioni, ogni cosa che potrei fare mi sembra sbagliata o rischiosa. Poi però lascio passare i mesi senza far nulla con l'effetto di star peggio. Ho scritto qui proprio per iniziare a valutare, per quello che è possibilie in rete, che decisioni prendere e come agire.
Inoltre avevo proprio bisogno di scrivere, anche ammettere di stare male aiuta non poco. Grazie ancora tutti e tre i dottori che hanno risposto.
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> purtroppo non è la prima volta che mi capita di sentire di psicologi che hanno informato i genitori dell'omosessualità dei figli (sia maggiorenni che non). Immagino siano casi rari, posso assicurarvi però che se lo psicologo facesse una cosa del genere oltre che controproducente sarebbe devastante
>>>

Questo potrebbe succedere, semmai e con tutte le riserve del caso, se il ragazzo fosse minorenne. Diversamente lo psicologo è tenuto al segreto professionale anche verso i genitori, come qualunque altro professionista.

Quindi ciò che ha sentito è falso, oppure andrebbe meglio circostanziato.
[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"purtroppo non è la prima volta che mi capita di sentire di psicologi che hanno informato i genitori dell'omosessualità dei figli"

Se è davvero al corrente di casi simili, sulla cui veridicità non nutre il minimo dubbio, può tranquillamente far presente a chi è stato vittima di una grave violazione della privacy che può denunciare lo psicologo o il medico psichiatra che hanno riferito a terzi informazioni sul loro orientamento sessuale senza espressa autorizzazione.

Non vorrei davvero che lei scambiasse dei casi di comportamento scorretto per la normalità di ciò che avviene, che è ovviamente un'altra.

"Uno dei miei problemi è che non vedo soluzioni, ogni cosa che potrei fare mi sembra sbagliata o rischiosa"

Dal momento che si rende conto di non vivere serenamente la situazione, e che non può nemmeno escludere di essere colpito da un disturbo ansioso e/o depressivo, scegliendo di fidarsi e di lasciarsi aiutare prenderà sicuramente la decisione giusta.

Se vi sono dei rischi, infatti, questi risiedono nel non agire e nel lasciar passare altro tempo inutilmente, il che farebbe presumibilmente solo peggiorare la situazione.
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>L'associazione è orientata verso coloro i cui parenti e amici sono già informati dell'omosessualità, che appunto sono molto pochi rispetto al numero complessivo di ragazzi omosessuali

Ed ha provato a contattarli, magari anonimamente, per chiedere loro come hanno fatto le altre persone che avevano difficoltà a comunicare ai loro genitori la loro omosessualità?

L'impressione che ho io è che debba essere per primo lei ad accettare la sua omosessualità, e che per qualche motivo lei la consideri un aspetto di sè di cui vergognarsi.
[#8]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro ragazzo,

il suo vissuto è simile (anche se ogni sensazione è assolutamente soggettiva) a molti altri ragazzi omosessuali; non credo che questo possa giovarle visto l'alto grado di scoraggiamento che sta attraversando.

Tuttavia il nodo cruciale da affrontare in questo momento non è quello di dichiarare la propria omosessualità ai suoi genitori o alle persone che conosce.
Cerchiamo di andare per gradi. A me sembra che il problema principale sia che lei per primo non accetta la sua omosessualità.

<<Ho paura che non ci siano possibilità, che dovrò stare sempre da solo>>
Partire da questo assunto non può che far aumentare il suo scoraggiamento; le assicuro, invece, che le possibilità ci sono; si tratta solo di cominciare a guardare la situazione da prospettive diverse.

Credo che il suo vivere questa normale condizione "come se" fosse una condizione "anormale" si intrecci con l'immagine che lei ha di se stesso (<<Inoltre mi sento brutto, ridicolo e insignificante e temo che nessuno vorrebbe stare con me>>) che conferma una sfiducia di base sulla quale è necessario cominciare a lavorare.

Concordo con il colleghi nel tranquillizzarla che nessuno psicologo possa rivelare informazioni riservate emerse nel corso del colloquio a genitori di persone maggiorenni; ed è per questo che credo che si debba affidare ad un professionista di persona che possa aiutarla ad eleborare i suoi vissuti.

Ha mai avuto esperienze dal vivo?
Parla dei luoghi di incontro omosessuali come se già sapesse esattamente di cosa si tratta. Ma ne ha mai conosciuto qualcuno?

Non sarò certo io a dirle che il pregiudizio nei confronti di persone omosessuali sia morto. Non è così. Ma le cose stanno cambiando e molta gente, soprattutto nelle grandi città, ha vedute molto più ampie rispetto a quello che lei sembra immaginare.

Provi a dare un'occhiata agli ultimi dati rilevati dall'istat al riguardo:

http://www.gaypsicologia.com/2012/05/la-popolazione-omosessuale-nella.html


Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#9]
Attivo dal 2012 al 2014
Ex utente
Vi ringrazio molto, mi ha fatto piacere ricevere altre 4 risposte.
Mi tranquillizza che abbiate sottolineato più volte il fatto che nessuno psicologo può rivelare dell'omosessualità di un maggiorenne ai genitori. Come scrive il Dottor Santocito, dovrei spiegare meglio ciò che mi era stato riferito al riguardo. Un ragazzo maggiorenne omosessuale con cui ero in contatto anonimo tramite internet, mi diceva che su pressione dei genitori lo psicologo amico di famiglia si era lasciato sfuggire dell'omosessualità del figlio. E' proprio per questo motivo che se dovessi decidere di parlare con uno specialista di persona (come ha suggerito la Dottoressa Massaro) dovrei farei in modo che i miei genitori non ne sappiano nulla anche se non sarebbe facile dato che come avevo scritto nel primo messaggio vivo con loro e in genere vogliono sapere tutto quello che faccio.
I Dottori Calì e Callina hanno scritto entrambi che probabilmente sono io stesso a non accettare l'omosessualità. Dipende da cosa si intende per accettare. Se per accettazione si intende la consapevolezza che non ci sia nulla di sbagliato o di patologico o di immorale nel desiderare l'affetto di un altro ragazzo credo di essermi pienamente accettato. Questo però non toglie che provo un fortissimo senso di vergogna e di imbarazzo all'idea che qualcuno che mi conosce possa sapere che io sono omosessuale. Quello davvero non sono per nulla pronto ad accettarlo. E' l'idea che gli altri sappiano che mi fa paura. Inoltre come dicevo sopra anche parlare qui di alcune cose non è stato facilissimo e anche con gli altri ragazzi omosessuali con cui ho parlato ho difficoltà ad ammettere di sentirmi molto solo e che mi manca un ragazzo. Dire poi una cosa del genere in famiglia o agli amici o al lavoro dove perfortuna nessuno minimamente immagina è a dir poco impensabile.
Rispondo infine al Dottor Callina che non ho mai avuto esperienze dal vivo. Ho parlato con molti ragazzi omosessuali tramite internet ma non ho mai incontrato nessuno.
Se è vero come scrive lei che il modo di pensare sta cambiando in meglio (molto interessanti i dati istat che ha linkato) è anche vero che l'omofobia è ancora profondamente radicata.
Le informazioni che ho sono indirette ma nel mio caso non potrebbe essere altrimenti. Una cosa che ho capito nel tempo, ma del resto è abbastanza ovvio che sia così, è che per quanto riguarda associazioni, siti internet, luoghi di incontro a tema omosessuale si può trovare di tutto, sia cose serissime che mediocri o peggio pericolose.
Ecco perchè prima di parlare con qualcuno dal vivo, voglio esserne sicuro. In questo periodo soprattutto ci sono giorni in cui passo tutto il tempo a deprimermi anche per il fatto che devo affrontare tutto questo da solo e che la situazione dura da troppo tempo e le speranze si stanno assottigliando.
Ancora grazie, l'altro giorno prima di inviare la mail stavo davvero male, oggi anche per aver letto le vostre risposte, sto un po' meglio.
[#10]
Dr.ssa Rosanna Di Cosmo Psicologo, Psicoterapeuta 22 2
Caro ragazzo,
Ho letto con molta attenzione tutto ciò che ha scritto, da cui trapela la sua sofferenza, il suo vivere in ombra, in una grande solitudine, senza mostrarsi per come ... si sente di essere, di essere se' stesso! Immagino quanto questo le possa far vivere una "vita a metà" Mettendo da parte una parte importante di sé che non svela, ma tiene nascosta, la mette a tacere, la reprime...
Non puó continuare a stare cosi, si sta chiudendo in un 'bozzolo', ed é questo ciò che desidera per sé? Credo che sia davvero giunto il momento in cui poter dare voce a ciò che sente, vive, in cui può svelarsi, in cui può iniziare a togliersi pian piano questi abiti cosí scomodi, stretti per lei; ha bisogno e diritto di prendersi dei respiri e non rimanere solo a 'sospirare'; può incominciare proprio con una persona che per etica e professionalità non può svelare quello che lei racconta, non sia sfiduciato e prevenuto, ma piuttosto cerchi di vedere e capire ciò che va bene per lei, valuti un po' e poi faccia il primo passo; ha bisogno di un aiuto e di un sostegno, non rimanga ... sos-peso!
Si faccia questo dono d'amore!
Aguri di cuore!

Dr.ssa Rosanna Di Cosmo

[#11]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Caro Ragazzo,
ogni colloquio psicologico o seduta di psicoterapia è sigillata da segretezza, calore umano, empatia ed assoluta assenza di giudizio.
Credo che sarebbe il caso di approfondire il suo sentire e vissuto, ricordandosi che l'omosessualità non è una malattia, nè una perversione.
A volte crea delle conflittualità interne, che possono sfociare in ambivalenza, solitudine, angoscia e malessere.
Un buon rapporto con se stesso e con la sua sessualità, qualunque orientamento lei abbia, è la base per una vibrante ed appagante vita emozionale e sessuale.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> lo psicologo amico di famiglia si era lasciato sfuggire dell'omosessualità del figlio
>>>

Se le cose fossero andate davvero così si tratterebbe di una doppia scorrettezza: innanzitutto perché non esiste una cosa chiamata "lo psicologo di famiglia". Il medico di famiglia esiste, lo psicologo di famiglia no.

Lo psicologo, per obbligo deontologico, NON può prestare assistenza a familiari, parenti e amici.

Secondariamente, lo psicologo avrebbe agito scorrettamente nel rivelare dettagli sulla vita privata di un suo paziente.

Mi permetta di dubitare sulla veridicità dell'accaduto. Se tuttavia corrispondesse al vero, il ragazzo potrebbe rivolgersi all'Ordine degli Psicologi competente e denunciare l'accaduto.
[#13]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Questo però non toglie che provo un fortissimo senso di vergogna e di imbarazzo all'idea che qualcuno che mi conosce possa sapere che io sono omosessuale. Quello davvero non sono per nulla pronto ad accettarlo

Gentile ragazzo, se qualcuno che la conosce venisse a sapere che lei è omosessuale, cosa pensa che accadrebbe? Che cosa di questa eventualità la spaventa maggiormente?

>>è anche vero che l'omofobia è ancora profondamente radicata

Condivido questa sua affermazione, esistono molte persone che vivono ancor oggi arroccate su posizioni fortemente omofobiche o comunque discriminative, e lo esprimono in molti modi, dagli atti aggressivi alle presunte terapie riparative dell'omosessualità.

Questi comportamenti attecchiscono meglio su terreni fatti di solitudine, mentre far gruppo, contare sulla rete familiare, degli amici, dell'associazionismo può rappresentare un fattore protettivo.

Forse lei ha accettato il fatto di nutrire sentimenti di tenerezza, affetto, attrazione nei confronti di altri ragazzi. Ma il senso di vergogna ed imbarazzo che prova meritano forse un ulteriore approfondimento, perchè potrebbero motivarla a ritenere possibile una vita "sotto copertura".

Riguardo all'amico di famiglia psicologo che si è "fatto sfuggire" una informazione riservata, sottoscrivo appieno le considerazioni del dott. Santonocito. Le allego il link del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, e la invito a leggere con particolare attenzione gli artt. 11, 12 e 28:

https://www.medicitalia.it/codice-deontologico-psicologi/

Un eventuale percorso psicologico riguarda lei e lei solo. E forse potrebbe trarne qualche beneficio, perchè allo stato attuale mi sembra un pò "incartato".

Valuti lei, e se vuole ci aggiorni.

Cordiali saluti
[#14]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazzo,

<<Questo però non toglie che provo un fortissimo senso di vergogna e di imbarazzo all'idea che qualcuno che mi conosce possa sapere che io sono omosessuale.>>

Questo è quanto intendevo dicendo che non credo ci sia una serena accettazione della sua omosessualità.

Ho inteso, infatti, che nel suo intimo lei si è accettato; questo è un primo passaggio importante ma, da solo, non sufficiente; l'uomo è un animale sociale e non è "predisposto" per vivere isolato.

L'isolamento non è solo la condizione oggettiva dell'uomo che vive da eremita; l'isolamento è rappresentato, talvolta, dalle barriere che noi stessi mettiamo tra noi e l'altro; si tratta spesso di barriere protettive, di barriere che siamo convinti ci possano servire a vivere meglio, che ci fanno sentire più al sicuro.

Ma qual'è, poi, l'effetto di queste barriere? E' il senso di solitudine di cui lei ci parla... ed è questo che lei ha tutto il diritto di combattere.

<<è anche vero che l'omofobia è ancora profondamente radicata. >>
Su questo punto sfonda una porta aperta; sono anch'io fortemente convinto di questo; ma ciò non la legittima a chiudersi a riccio su se stesso e a rinunciare a tutte le opportunità che la vita le vorrà mettere davanti.

A volte basta solo un po' di coraggio...

Le auguro davvero di trovare dentro di sè la voglia di provare a vedere con nuovi occhi.

Un caro saluto
[#15]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
Caro utente,

concordo con i colleghi sulla sofferenza che trapela da quanto lei scrive.
Ad ogni modo non aggiungo nulla a quanto detto dai miei colleghi, solo di non vedere il futuro nero. Lei è giovane e con un aiuto e un sostegno riuscirà ad affrontare le sue paure. Non abbia fretta. Affronti una cosa per volta.

Un caro saluto

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#16]
Attivo dal 2012 al 2014
Ex utente
Non lo dico per retorica, sono commosso per tutte le risposte che ho ricevuto, davvero non me lo aspettavo.
Ringrazio il Dottor Calì per aver linkato il codice deontologico, ammetto che è la prima volta in assoluto che lo leggo e anche alla luce degli articoli 11, 12 e 28 che lei ha indicato non posso che concordare con il Dottor Santonocito sul fatto che è completamente assurdo che non solo uno psicologo abbia fra i suoi pazienti il figlio di amici, ma che addirittura divulghi con tanta leggerezza informazioni delicate e confidenziali.
Può darsi che questo ragazzo abbia chiamato psicologo una persona che in realtà non è iscritta all'Ordine, può darsi che io abbia frainteso, può darsi che purtroppo ciò che mi ha riferito sia accaduto realmente, ma indipendentemente dal fatto che il racconto sia vero, falso o parzialmente vero, adesso dopo le vostre spiegazioni mi sento decisamente più tranquillo al riguardo.
Come hanno suggerito i Dottori Santonocito e Massaro cercherò di rimmettermi in contatto con questo ragazzo e lo informerò della possibilità di denunciare un comportamento del genere.
Mi tranquillizza inoltre ciò che ha detto la Dottoressa Randone quando ha scritto che ogni colloquio psicologico è caratterizzato dall'assoluta assenza di giudizio.
E' infatti proprio il giudizio degli altri che mi preoccupa. Come hanno confermato anche i Dottori Calì e Callina, è ancora diffusa la concezione dell'omosessualità come colpa da cui bisogna redimersi o come devianza da curare. Una cosa che mi fa sempre male e a cui non mi sono ancora abituato è di sentire persone che per altri aspetti reputo intelligenti e colte e/o a cui sono legato che hanno convinzioni molto negative sull'omosessualità. In questo la televisione, la politica e i leaders religiosi non aiutano affatto, anzi spesso diffondono ignoranza, ma non voglio parlare di queste cose dato che questi argomenti esulano dai temi del sito e del consulto.
Ciò che voglio dire è che spesso sento di vivere in un mondo ostile e sento delle pressioni esterne molto forti.
La paura di essere scoperto non è però solo per le presunte reazioni negative. C'è anche un altro aspetto importante. Se si dice di essere omosessuali, gli altri, indipendentemente da cosa pensino dell'omosessualità, focalizzeranno la loro attenzione solo su questo aspetto. L'ho notato più volte nella vita di tutti i giorni: l'omosessualità attira la curiosità altrui, spersonalizza, ed è come se mettesse in ombra tutti gli altri aspetti di una persona, come se la sua identità si riducesse solo al fatto di essere omosessuale. La Dottoressa Di Cosmo (che ha dato una bellissima risposta) scrive giustamente che reprimo una parte di me e che non posso essere me stesso. Il paradosso è che mi sembra che anche se dicessi la verità a qualcuno che mi conosce non potrei essere me stesso comunque: perchè molti mi attribuirebbero acriticamente tutti i pregiudizi e i luoghi comuni sull'omosessualità e in questo modo avrebbero un'immagine di me che non corrisponde affatto al vero.
Non so se mi sono spiegato bene. La cosa assurda è che ho la sensazione che se rivelassi la mia omosessualità, gli altri mi conoscerebbero ancora di meno di ora.
Mi è piaciuto molto ciò che ha scritto il Dottor Callina che esprime benissimo quello che sento. Le barriere che ho innalzato per proteggermi alla lunga stano dando l'effetto opposto, cioè di isolarmi e il senso di solitudine e il desiderio di poter stare con un ragazzo urlano sempre più forte e non trovano mai una valvola di sfogo.
Un ragazzo lo desidero tantissimo anche perchè con lui non avrei paura di non essere capito, ma anzi, tutte le varie cose che mi spaventano e angosciano, diventerebbero un aspetto che abbiamo in comune, qualcosa che posso condividere con qualcuno e non più da affrontare da solo.
Ci sono giorni tristi in cui penso che è del tutto impossibile nelle mie condizioni realizzare questo desiderio, dato che in 4 anni non ho mai fatto nessun piccolo passo avanti in tal senso.
Ringrazio infine la Dottoressa Mirona per l'ulteriore incoraggiamento.
Una mezza idea di vedere uno psicologo di persona la avevo già prima di pubblicare il consulto, parlandone con tutti i gentilissimi Dottori di questo sito questa convinzione si è rafforzata, non sarà facile e ci vorrà un po' di tempo ma ora devo cercare di prendere coraggio e farlo davvero.
[#17]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Trovato il coraggio di farlo, sarà lo psicologo, che avrà la capacità di farla sentire a suo agio, capiti, ascoltato, non giudicato , in un clima empatico ed accogliente, oltre ogni possibile giudizio .
[#18]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Se si dice di essere omosessuali, gli altri, indipendentemente da cosa pensino dell'omosessualità, focalizzeranno la loro attenzione solo su questo aspetto.

La sua considerazione è molto lucida, ma un pò "generalizzata". Può essere vero che l'omosessualità "perturbi", ed a molti non piace sentirsi perturbati.

Ma forse non vale per tutti. Forse esistono persone che non si lasciano distrarre soltanto dall'orientamento sessuale di una persona, ma guardano a quella persona indipendentemente dal sesso delle persone che la attirano.

Lo noto sopratutto nelle nuove generazioni, anche in ragazzi suoi coetanei: si preoccupano meno di steccati e barriere (non sempre, non tutti, ma molti sì), e spesso hanno amicizie variegate, non lasciandosi ingabbiare da alcuni stereotipi che irrigidivano (e possono irrigidire ancora oggi) generazioni meno "fluide".

Potrà incontrare persone che proveranno a discriminarla, o saranno deluse o addirittura disgustate dal suo orientamento sessuale. Problemi loro.

O potrà scoprire che la nostra intimità non è "bianco o nero": ci sono gradi di confidenza e prossimità a cui lasciamo che gli altri si avvicinino. E non siamo tenuti a lasciare che tutti entrino nelle nostre stanze più intime: ci sono persone che vanno lasciate fuori, altre cui possiamo concedere di arrivare fino ad una certa distanza, altre più vicino, e così via.

Forse ha bisogno di un pò di tempo per accettare l'idea di farsi aiutare. E che quindi lei PUO' aiutarsi.

In bocca al lupo
[#19]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> La cosa assurda è che ho la sensazione che se rivelassi la mia omosessualità, gli altri mi conoscerebbero ancora di meno di ora.
>>>

Per alcuni sarà certamente così, è vero. Messi di fronte a una realtà che non vorranno accettare chiuderanno entrambi gli occhi, precludendosi la possibilità di conoscerla meglio.

La domanda perciò diventa: ma lei è proprio sicuro di dover piacere a tutti, di dover essere accettato da tutti? Perché questa è una trappola in cui molti esseri umani cadono, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Sentono di dover piacere a tutti, e così finiscono per non piacere innanzitutto a se stessi.
[#20]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
<<Se si dice di essere omosessuali, gli altri, indipendentemente da cosa pensino dell'omosessualità, focalizzeranno la loro attenzione solo su questo aspetto. L'ho notato più volte nella vita di tutti i giorni: l'omosessualità attira la curiosità altrui, spersonalizza, ed è come se mettesse in ombra tutti gli altri aspetti di una persona, come se la sua identità si riducesse solo al fatto di essere omosessuale.>>

Lei ha una capacità di analisi molto marcata e ciò non si evince solo dalla sua frase che ho riportato; in merito alla stessa la invito tuttavia a riflettere sul fatto che, spesso, molto spesso, le persone ci vedono per come noi "decidiamo" di farci vedere.
Non parlo di "decisioni" consapevoli, o almeno non del tutto.

Seppur vero, anche se non in termini assoluti, che l'omosessualità possa attirare curiosità, non è altrettanto vero che spersonalizzi laddove noi decidiamo di avere una nostra individualità, di non farci spersonalizzare, di avere una nostra identità che include il nostro orientamento sessuale ma non è solo quello.

Anche questo è ciò che intendevo riferendomi al processo di accettazione a tutto tondo; una piena accettazione della propria omosessualità deve passare attraverso un processo di costruzione identitaria ben definita e salda, in cui l'orientamento sessuale diventa solo un aspetto della stessa identità.

E' solo in questo modo che possiamo trasmettere all'altro chi siamo e non "cosa facciamo nella nostra intimità".

Sono contento che stia cominciando a pensare di contattare un collega di persona e sono certo che ne trarrà grandi benefici, anche grazie alla sue sensibilità e capacità introspettive che traspaiono dai suoi scritti.

Un caro saluto
[#21]
Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117
Gentile utente,
E' vero che esiste il pregiudizio sull' omosessualità, ma e' così per molte altre cose come: l essere straniero, una donna molto bella assunta in una posizione importante, essere bassi, essere calvi, ricchi , poveri, anziani, siamo pieni di pregiudizi e spesso solo chi si e' battuto in prima persona contro di essi si e' riuscito a ritagliare uno spazio di vita adeguato in armonia con i propri cari.
Mi stupisce poi che non abbia mai pensato che tra i suoi amici o cari nessuno abbia avuto il sentore che non le piacciano le donne ? Magari quello che lei pensa sia un terribile segreto in realtà si tratta di qualcosa che le persone che le stanno in torno intuiscono e rispettano senza essere invadenti con domande imbarazzanti.
Inoltre mi incuriosiva il fatto che intrattenga rapporti solo sulla chat e via email, mi chiedevo se abbia mai avuto un rapporto sessuale completo, e un dialogo faccia faccia con altri uomini.
Mi chiedevo se a spaventarla non fosse piu' avere un rapporto pieno e completo con un uomo che la sua stessa omosessualità. Non e' che si sta nascondendo dietro la sua omosessualità per non affrontare una possibile di relazione che la spaventa?

Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692

[#22]
Attivo dal 2012 al 2014
Ex utente
Parto dalle osservazioni del Dottor Callina. Mi fa piacere che scriva che ho una capacità di analisi marcata, fra l'altro proprio in questi giorni mi sto rendendo conto che scrivere in questo sito è un ottimo esrcizio, perchè una cosa è sentire di essere tristi in astratto, altro è rifletterci e cercare di capire il perchè: magari ci si rende conto di aver sovrastimato alcuni problemi e magari come dice il Dottor Calì sono troppo pessimista sulle reazioni delle altre persone.
Sono poi d'accordo sul fatto che certamente cerco di frami vedere dagli altri come io desidero mostrarmi (penso che sia così per tutti). Se dicessi di essere omosessuale, o peggio, se qualcuno lo scoprisse, non avrei più questa possibilità, molti avrebbero di me un'immagine deformata e irreale che non mi corrisponde per nulla e che io non voglio che abbiano di me.
Ci sono tanti luoghi comuni abbastanza diffusi. Tanto per dire le prime banalità che mi vengono in mente: alcuni non sono nè positivi nè negativi come il fatto che gli omosessuali sono effeminati o che sono appassionati di arte e di moda; altri fortemente negativi come il fatto che gli omosessuali sono persone perverse, superficiali o immorali.
Questa descrizione sterotipata non mi corrisponde affatto, ma se gli altri sapessero che sono omosessuale parecchi mi vedrebbero in quel modo e io non voglio assolutamente che gli altri pensino quelle cose di me.
Sento di avere affinità molto più forti con i miei amici etero che non con i personaggi omosessuali stereotipati che la tv propone: anzi, non c'è proprio possibilità di paragone.
Ho parlato con molti ragazzi omosessuali, e mi rendo conto di un elemento tipico: spesso, soprattutto coloro che stanno iniziando ad accettarsi e parlare con altri ragazzi, si sentono anomali e strani, ma non tanto rispetto agli etero, quando piuttosto rispetto agli altri omosessuali, o meglio all'immagine contraffatta che hanno degli altri omosessuali.
Ecco cosa intendevo dicendo che l'omosessualtià spersonalizza.
Ho trovato molti interessanti le osservazioni della Dottoressa Rotondi. Il fatto che le persone che mi conoscono potrebbero già sospettare (anche se perfortuna non sembrerebbe proprio) è uno dei pensieri che mi angoscia da tempo.
Mi chiedo sempre quanto agli occhi degli altri può essere verosimile che un ragazzo etero di 25 anni non abbia mai avuto una ragazza. C'è il fatto che perfortuna il mio lavoro quasi esclusivamente maschile che mi impegna tutto il giorno è comunque una buona scusa. Poi sono sempre in forte disagio quando un amico o i miei genitori parlando di ragazze ecc... Fra l'altro devo sempre nascondere l'imbarazzo e far finta di parlarne come se nulla fosse perchè temo che se mi mostrassi infastidito o in difficoltà potrei alimentare sospetti.
Certamente come dice il dottor Santonocito non si può piacere a tutti: certamente non pretendo una cosa del genere, di persone a cui adesso non piaccio ce ne sono diverse nè devo dire che la cosa mi turba tantissimo, in fondo è nell'ordine normale delle cose. Ma l'omosessualità metterebbe in discussione i rapporti con tutte le persone che mi interessano, a cui ci tengo, che mi importano, che non voglio perdere.
Perfortuna non tutti si lasciano influenzare dai pregiudizi, ma temo che anche con le persone di mentalità più aperta i rapporti che hanno come me si incrinerebbero lo stesso dopo aver saputo la verità.
Per esempio sono relativamente tranquillo sul fatto che mio padre e mia madre, dai discorsi che fanno, non hanno grandi pergiudizi in fatto di omosessualità. Ma indipendentemente da questo, se gli dicessi la verità penso che starebbero tutto il giorno a pensare solo a quella, a chiedersi perchè non se ne sono accorti prima, a cercare di rileggere in questa nuova ottica episodi del passato e forse avrebbero la bruttissima sensazione di non avermi mai conosciuto davvero.
Cadrebbe un velo di imbarazzo e di incomunicabilità, ciascuno penserebbe che l'altro sta pensando a quello, ma facendo finta di nulla.
Rispondo infine alla Dottoressa Rotondi che non ho mai avuti rapporti sessuali, ho parlato anche di temi esplicitamente sessuali con altri ragazzi tramite mail anonime, non ne ho voluto palare qui un po' perchè è un argomento che mi mette un po' a disagio e poi perchè non lo ritenevo importante ai fini di questa discussione.
Non mi sento di escludere (nè però di confermare) quello che scrive alla fine ovvero che forse inconsciamente potrei adagiarmi dietro queste paure e pensare "tanto non ci sono possibilità di avere un ragazzo" perchè magari non sono pronto per una cosa del genere. E' una cosa che io da solo non avrei pensato, però visto che oltre a lei me l'hanno detta anche altri ragazzi, non posso escludere che ci sia un fondo di verità.
Questo consulto è ormai ben più lungo della media, per me è utile e mi fa piacere rispondere e ancor più leggere le vostre osservazioni, ma non voglio farvi perdere troppo tempo.
Ringrazio la dottoressa Randone per aver ribadito che se mi rivolgerò ad uno psicologo di persona avrà la capicità di farmi sentire capito e non giudicato in un clima accogliente ed empatico. Ormai ne sono convinto: del resto ne ho avuto ampie conferme proprio scrivendo qui su Medicitalia.
[#23]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,
se i tuoi genitori non hanno grandi pregiudizi riguardo all'omosessualità forse per loro sarà più semplice accettare di avere un figlio omosessuale, un percorso psicologico potrà essere un'opportunità per imparare ad accettarti e a farti accettare dalle persone che hanno una relazione significativa con te.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#24]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
<<Questa descrizione sterotipata non mi corrisponde affatto, ma se gli altri sapessero che sono omosessuale parecchi mi vedrebbero in quel modo e io non voglio assolutamente che gli altri pensino quelle cose di me. >>

Crede davvero che anni di conoscenza diretta possano essere cancellati dallo stereotipo e far vedere, di colpo, ai suoi amici una persona completamente diversa da quella che conoscono?
Non pensa che tutte le qualità che le persone che conosce le riconoscono oggi non potrebbero essere cancellate in un batter di ciglia da una rivelazione sul suo orientamento sessuale?
Io penso di no.

<<Ma indipendentemente da questo, se gli dicessi la verità penso che starebbero tutto il giorno a pensare solo a quella, a chiedersi perchè non se ne sono accorti prima, a cercare di rileggere in questa nuova ottica episodi del passato e forse avrebbero la bruttissima sensazione di non avermi mai conosciuto davvero.>>

Le stesse considerazioni valgono per i suoi genitori. Davvero pensa che non avrebbero la capacità di superare l'inevitabile sorpresa iniziale solo grazie all'amore che provano per lei?
Anche in questo caso io penso di no.

Ma è comunque un problema assolutamente prematuro. Come le dicevo credo che sia necessario un lavoro su se stesso non tanto finalizzato, da subito, ad un "coming out", quanto a una completa accettazione di se stesso; ad una integrazione funzionale del suo orientamento sessuale nella sua individualità.

A me sembra, così come ho visto in molti altri ragazzi "in crescita", che sia lei il primo ad avere pregiudizi, ad essere ingabbiato in una rete di significati "ereditati" dall'inevitabile contesto socio-culturale in cui ha vissuto, in cui tutti viviamo...
L'omofobia che razionalmente lei condanna è in realtà qualcosa che gli omosessuali interiorizzano nell'infanzia e che diviene, con lo sviluppo sessuale, conflitto tra un "sentire" e un "dovere".

E questa "non piena accettazione" sarebbe confermata quando lei stesso, invitato a riflettere, afferma: <<perchè magari non sono pronto per una cosa del genere.>>

Credo davvero che le sue capacità introspettive le consentirebbero di fare un buon lavoro terapeutico con un professionista di persona.

Lei è ancora giovane ma credo sia arrivato il tempo di prendersi davvero cura del suo futuro.

Se ha voglia di approfondire può leggere qui:

http://www.gaypsicologia.com/p/teoria-in-pillole.html

Un caro saluto
[#25]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Ringrazio la dottoressa Randone per aver ribadito che se mi rivolgerò ad uno psicologo di persona avrà la capicità di farmi sentire capito e non giudicato in un clima accogliente ed empatico. Ormai ne sono convinto: del resto ne ho avuto ampie conferme proprio scrivendo qui su Medicitalia

E' un bel riconoscimento da parte sua.

Le relazioni di fiducia si costruiscono, per cui, quando deciderà di rivolgersi di persona ad uno psicologo, potrà accorgersi in prima persona se con il professionista con cui parlerà sarà in condizione di costruire quella relazione non giudicante a cui ogni persona che si rivolge ad uno psicologo ha diritto.

Se le va, ci tenga pure aggiornati. Omosessuale, eterosessuale, plurisessuale, che importa; forse è solo un ragazzo che cerca il suo equilibrio.
[#26]
Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117
"Non mi sento di escludere (nè però di confermare) quello che scrive alla fine ovvero che forse inconsciamente potrei adagiarmi dietro queste paure e pensare "tanto non ci sono possibilità di avere un ragazzo" perchè magari non sono pronto per una cosa del genere. E' una cosa che io da solo non avrei pensato, però visto che oltre a lei me l'hanno detta anche altri ragazzi, non posso escludere che ci sia un fondo di verità.
Questo consulto è ormai ben più lungo della media, per me è utile e mi fa piacere rispondere e ancor più leggere le vostre osservazioni, ma non voglio farvi perdere troppo tempo."

Gentile Utente,
vorrei farLe notare come da queste parole tende a concludere una conversazione che si protrae da tempo proprio come ci ha riferito fare in chat con i suoi amici. Anche in questo caso, da noi specialisti Le e' stato proposto di ricercare un rapporto faccia faccia con uno Psicologo, mi chiedo se ancora una volta come le succede in chat con i suoi amici, si tirerà indietro .......
Spero che trovi il coraggio e la forza di affrontare una relazione, contando sulle sue buone capacita' introspettive, che la guideranno nella scelta " qualora lo riterrà opportuno" di uno specialista; cosi come nella scelta di un ragazzo da incontrare.
[#27]
Attivo dal 2012 al 2014
Ex utente
Gentilissimo Dottor Callina, non può immaginare quanto sia per me rassicurante leggere le cose che ha scritto, specie quando dice che la rivelazione dell'omosessualità non potrebbe distruggere le qualità che gli altri mi riconoscono. Mi spiace davvero di non vivere a Milano... In ogni caso non ho mai pensato al coming out, mi ponevo quei problemi perchè temo sempre che potrei essere scoperto contro la mia volontà. Rispondo alla Dottoressa Rotondi che davvero non ho alcun problema nel continuare questa conversazione, anzi. Solo sono consapevole che il mio consulto ha impegnato diversi Dottori per un tempo decisamente più lungo della media, che ho scritto interventi lunghi e che sarebbe giusto concludere. Per quanto riguarda gli amici online, molti continuo a sentirli anche da mesi o anche da due anni, anche se di sicuro lei ha ragione nel dire che un rapporto faccia a faccia per me sarebbe difficile. Non le nascondo che la tentazione di abbandonare l'idea di contattare uno specialista di persona c'è, ma adesso anche grazie al vostro aiuto è altrattanto forte il desiderio di provare, anche perchè la posta in gioco è alta.
Sono pienamente d'accordo con il dottor Callina quando parla di omofobia interiorizzata e di conflitto fra sentire e dovere. E' vero che ho scritto che forse potrei non essere pronto per avere un ragazzo: sono però certo che è una cosa che desidero profondamente e che non mi tirerei indietro. C'era un amico in chat con cui parlavo quasi tutti i giorni e a cui ero affezionatissimo. Quando mi aveva scritto che poteva essere interessato ne ero stato così contento che tutto il giorno non pensavo ad altro, volevo solo poterlo incontrare e abbracciarlo e stare con lui; poi purtroppo ci ha ripensato e ne sono rimasto profondamente dispiaciuto e triste.
Comunque davvero: ho voluto aggiungere questo messaggio per fare delle precisazioni a cui tenevo, però possiamo concludere qui, so già che se vedrò delle nuove risposte non resisterò a replicare nuovamente e la cosa potrebbe andare avanti all'infinito mentre quello che sarebbe giusto facessi ora è cercare di organizzarmi per vedere uno psicologo di persona senza che i miei sappiano e rimettere in ordine le idee grazie all'aiuto degli innumerevoli spunti di riflessione che mi avete fornito.