Subisco violenza psicologica/fisica?

Gentili psicologi di Medicitalia,

Da nove anni convivo col mio partner, due anni fa è nata nostra figlia.
Da fuori sembriamo una famiglia perfetta.
All'inizio lui mi sembrava un uomo stupendo e pieno di attenzioni. Tutti ancora pensano che sia stata molto fortunata ad incontrarlo. È gentile, fa regali a tutti, ed è pronto a correre per aiutare chiunque nella mia famiglia. Tutti lo adorano.
Questa è stata anche la mia percezione della realtà almeno fino a due anni fa. Credo di aver ignorato i campanelli d'allarme e lui è stato bravo a farmi credere che mi sbagliavo e che mal interpretavo le sue parole e i suoi gesti.
Già dal'inizio criticava i miei vestiti, mia madre, la mia educazione, il mio lavoro, il suo era mille volte meglio e più retribuito (da un mese è lui che è senza lavoro, io ho una famiglia benestante alle spalle oltre che il mio lavoro). Ora ha sempre da ridire su come cresco nostra figlia.
(Ho ridotto le ore di lavoro a 12 settimanali, l'ho allattata per 20 mesi, mi dedico a lei ogni giorno, portandola in giro e facendole incontrare altri bambini). Lui dedica alla bambina un 2% del suo tempo, ma va bene così.
Quello che mi preoccupa non sono solo i suoi insulti ma i suoi scatti d'ira quando lo contraddico. Può arrivare a spintonarmi, tirarmi acqua in faccia, sbattermi la porta in faccia, sbattere oggetti, mettermi le mani su naso e bocca e soffocarmi fino a che non mi dimeno per liberarmi (è successo per la seconda volta quando ero incinta).
Urlare e sbattere le cose sono azioni avvenute anche davanti alla bambina. Due volte ci ha intimato di andarcene entrambe. Lo farei subito.

Perché sono ancora qui?
Perché temo che un tribunale possa affidargliela anche solo per qualche giorno alla settimana senza la mia presenza. La settimana scorsa ha perso la pazienza perché la bimba piangeva e gli ha schiacciato la bocca con le mani.

Ho deciso di stare con lui fino a quando sono sicura di avere abbastanza prove contro di lui. Sto registrando i suoi insulti, i suoi episodi d'ira e sono riuscita a registrarlo mentre ammette di avermi messo la mano in bocca e sul naso quando ero incinta.

Ci sono momenti che è ancora un angelo pieno di premure. Ma basta poco per farlo arrabbiare (lui dice che di innervosisce per la mia stupidità).

Quanto altro devo sopportare e registrare per essere sicura di potermene andare con la bambina e tenerla lontano da tutto questo 'legalmente'? Ha già superato il limite, considerato tale anche dai giudici che eventualmente decideranno per l'affidamento?

Grazie in anticipo per la vostra risposta.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, la questione che pone, ridotta ai minimi termini, è:

"Quanto tempo devo stare accanto ad una persona che affermo che commetta violenze di tipo verbale e fisico su di me e sulla mia bambina di poco più di due anni?".

Se il suo partner perde così facilmente la calma, ed arriva ad essere così violento nei vostri confronti, allora sarebbe suo dovere di madre porre prima possibile in sicurezza prima la sua bambina, e poi lei.

Bisogna anche valutare se le registrazioni da lei effettuate, in un'eventuale sede legale, possono rappresentare effettivamente una prova nei confronti del suo partner o no.

Ma queste domande, più che a degli psicologi, mi sembra che vadano rivolte a degli avvocati ed eventualmente alle Forze dell'Ordine.

Come mai si rivolge a degli psicologi, in una situazione che descrive come "realmente pericolosa", e non soltanto di sopraffazione psicologica?
[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
premesso che è abbastanza raro che nel nostro Paese il figlio sia affidato al padre in caso di divorzio, l'attuale condizione di disoccupato non depone certamente a favore del suo compagno, mi chiedo se ci sia da parte sua una sorta di ambivalenza nei confronti del suo compagno, che la induce a rinviare la scelta della separazione.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Utente
Utente
Grazie per le risposte.

Non vivo in Italia e il mio compagno non è italiano. Nel paese in cui vivo le registrazioni sono illegali se avvengono senza che l'altra persona sia informata durante la registrazione.
Ho contattato agenzie contro la violenza e mi hanno detto che non è detto che il giudice le prenda in considerazione.
I padri sono molto tutelati e spesso l'affidamento è disposto per il 50%.
Non ho lividi sulla pelle e altri segni della violenza.
Lui è adorato da tutti e conosciuto come una persona gentile e disponibile con tutti:
"Non la volevo soffocare, ma calmare, perché strillava e si agitava troppo e temevo potesse sbattere contro il muro" questa sarebbe la sua versione.
Chi proteggerebbe nostra figlia nei giorni in cui gli verrebbe assegnata? Non so come muovermi...se torno in Italia, posso essere denunciata per sottrazione di minore.
Nessuna sorta di ambivalenza.
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
mi perdoni ma ho erroneamente dato per scontato che fosse italiana,
credo che debba consultare un legale esperto in diritto di famiglia, è una situazione molto delicata e ogni scelta va accuratamente ponderata. Contestualmente sarebbe utile che lei avesse un sostegno psicologico che le consenta di affrontare questa vicenda più serenamente possibile.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Nel paese in cui vivo le registrazioni sono illegali se avvengono senza che l'altra persona sia informata durante la registrazione.

Era esattamente quello a cui mi riferivo prima. Non è detto che le registrazioni siano accolte come "prove".

La mia sensazione è che lei stia chiedendo "aiuto" per sapere come procedere "per colpa".

Se la mia ipotesi è corretta (ma mi aiuti lei a definirla meglio), comprendo bene che dev'essere davvero disperata, e che forse non vede una via di uscita semplice da questa vicenda.

Come possiamo aiutarla?

>>Ho contattato agenzie contro la violenza e mi hanno detto che non è detto che il giudice le prenda in considerazione.

Cosa le hanno consigliato di fare?
[#6]
Utente
Utente
No, scusate, colpa mia. Ho omesso informazioni importanti come quella che vivo all'estero.

Abbiamo cominciato una terapia di coppia, dietro mia richiesta.
Purtroppo per la prima seduta la psicologa ha richiesto la presenza di nostra figlia "per capire le dinamiche di coppia". In quell'occasione lui ha elencato tutte le cose che non vanno bene ed io ho preferito non rispondere, per evitare di creare tensione di fronte alla bambina.
La seconda seduta sarà solo il 12 giugno. Vedremo.

Cosa mi hanno consigliato di fare le agenzie? Separarmi. Il mio problema sarebbe comunque ancora lì. Ora contattero' un legale e vedremo che dice.

La terapia di coppia l'ho voluta perché dimostrare che lui ha un problema sarebbe d'aiuto. Se lui lo dovesse riconoscere, nostra figlia ne gioverebbe, soprattutto se si mettesse in discussione. Altrimenti sarebbe solo una prova da portare in giudizio.

Cos'altro potrei fare?Ho chiesto un consulto perché volevo solo sapere se quello che subisco è veramente serio. Sembra strano, ma quando si sta dentro, ci si illude che non lo sia.
[#7]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
in questa situazione non credo sia consigliabile coinvolgere sua figlia nelle sedute, d'altro canto non credo che la terapia di coppia possa essere considerata una prova delle responsabilità da addebitare al suo compagno.
Credo che dovrebbe in primo luogo fare chiarezza dentro di sé e la sua domanda conclusiva sembra confermare la sua confusione.
[#8]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>No, scusate, colpa mia. Ho omesso informazioni importanti come quella che vivo all'estero.

Nessun problema, è che Internet è trans-nazionale, e questo a volte lo dimentichiamo...

>>Abbiamo cominciato una terapia di coppia, dietro mia richiesta.

>>La terapia di coppia l'ho voluta perché dimostrare che lui ha un problema sarebbe d'aiuto. Se lui lo dovesse riconoscere, nostra figlia ne gioverebbe, soprattutto se si mettesse in discussione. Altrimenti sarebbe solo una prova da portare in giudizio.

Gentile signora, se ho ben capito o il suo compagno cambia o lei potrà usare questa cosa contro di lui.

In entrambi i casi mi permetto di farle notare che lei starebbe dando un'adesione superficiale ad una terapia di coppia: nel primo caso, ha portato l'auto a riparare, nel secondo caso gli starebbe tendendo una trappola.

Comprendo benissimo la sua confusione, ma così forse sta usando male la terapia...
[#9]
Utente
Utente
Gentile Dr. Cali,

Il nostro medico di base mi ha fatto notare che il mio compagno potrebbe essere affetto da ADHD. Questo spiegherebbe molte cose e se fosse così lo si potrebbe anche (dopo la terapia con uno psicologo) aiutare con una terapia farmacologica.
Mia figlia avrà sempre a che fare con suo padre, ma almeno avrà a che fare con un padre consapevole dei suoi limiti.

Con la prova da portare in giudizio intendo dire che il fatto che ci sia stata una terapia, significa che qualche problema c'era. Il mio compagno mi ha minacciato di portarmi via mia figlia se volessi separarmi e di essere disposto a mettere in mezzo 'testimoni'per provare la mia 'instabilità mentale' e le sue ottime responsabilità di padre.

Si, sono un po' disperata e confusa.

Dr.ssa Camplone, lei come riuscirebbe a rilassarsi sapendo che sua figlia di due anni si trova con il padre da sola e non può piangere altrimenti questo si irrita e la mena?
[#10]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
considerata la situazione credo che sia alquanto improbabile che il suo compagno si sottoponga ad una valutazione diagnostica ed eventualmente accetti una terapia farmacologica, al contrario non escluderei che abbia accettato di partecipare alle sedute di coppia per utilizzarle contro di lei, se ci sarà una battaglia legale per l'affidamento di vostra figlia.
In questi casi il rischio è che il minore non venga tutelato ma si ritrovi "in mezzo a due fuochi", per questo è importante che lei abbia un legale che possa tutelare sua figlia e lei e si affidi ad uno Psicologo Psicoterapeuta che l'aiuti ad affrontare questa situazione così complessa e delicata attraverso un percorso individuale.
[#11]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Questo spiegherebbe molte cose e se fosse così lo si potrebbe anche (dopo la terapia con uno psicologo) aiutare con una terapia farmacologica.

Questo implica che la soluzione dei suoi problemi passa attraverso il cambiamento del suo compagno, il che la mette in una situazione di stallo.

>>il fatto che ci sia stata una terapia, significa che qualche problema c'era

Non necessariamente. Specie se siete in terapia di coppia, questo non implica che il suo compagno soffra di una qualche forma di psicopatologia, ma che la vostra coppia ha un problema e voi decidete di affrontarlo.

Ma se il suo obiettivo è raccogliere prove o cambiare il suo compagno, forse sta cercando nel posto sbagliato.

Comprendo la sua confusione, ma forse rivolgersi ad un'associazione che si occupi di violenza intrafamiliare è un passaggio più costruttivo che portare il suo compagno a "fare il tagliando", anche perchè presupposto di ogni percorso di cambiamento è l'assunzione di responsabilità da parte dell'utente, che riconosce di avere un problema e decide di affrontarlo.

Cordialmente
[#12]
Utente
Utente
Non ho vie d'uscita. Agire d'impulso significherebbe mettere nei guai mia figlia, lasciata sola col padre nei giorni assegnati.
Le agenzie non sono state di grande aiuto. Mi hanno solo detto che le registrazioni sono illegali e che posso solo denunciarlo. Ma senza segni visibili di questa violenza e straniera in un paese straniero con un compagno locale 'affascinante, educato' la battaglia è già persa. Se mi prendesse a pugni sarebbe più facile, per assurdo.
Stallo? Prendo tempo. Per motivi finanziari potremmo cambiare paese e allora il passaporto italiano di nostra figlia acquisterebbe valore.
La terapia di coppia è anche un modo come un altro per non tenere tutto dentro e rendere noto a qualcun altro il disagio in cui viviamo.
Lui è già infastidito dal fatto che 'paghiamo' qualcuno perché 'io non so comunicare'.
La terapista, non mi sembra ingenua. Ha già chiesto l'autorizzazione a contattare la precedente terapista del padre di nostra figlia e della sua ex moglie (già in terapia di coppia prima del divorzio).
Dr.ssa Camplone non vedo come possa usare le sedute di coppia contro di me, non credo di avere scheletri nell'armadio. Cosa intende esattamente?
[#13]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
intendo dire che potrebbe affermare che ha accettato di partecipare alla terapia di coppia per aiutarla perché quella che ha problemi è Lei.
Attualmente quali sono i rapporti con il suo compagno? Secondo Lei si è reso conto che Lei considera il vostro rapporto definitivamente compromesso?
[#14]
Utente
Utente
Attualmente quali sono i rapporti con il mio compagno?

Secondo Lei si è reso conto che Lei considera il vostro rapporto definitivamente compromesso?

Strano. Due domande a cui potrei dare 3 risposte.

Abbiamo due modi completamente diversi di percepire la realtà, ma forse io mi ci avvicino di più.
Lui vive nella finzione. Viene da una famiglia matriarcale in cui quello che viene fatto credere agli altri è quello che conta e che è (nessuno dei suoi famigliari condivide i problemi con gli altri, l'unica ad aver rotto questo muro di finzione è stata la figlia di suo fratello che ora ha 21 anni che si è fatta ricoverare a 18 anni per anoressia nervosa contro il parere dei suoi stessi genitori che hanno negato l'evidenza e non ne hanno visto la necessità per 5 anni neppure quando pesava 30 chili per 1,60 di altezza).

Viviamo sotto lo stesso tetto e questo gli basta per affermare che siamo una coppia.
Per me invece siamo separati in casa.

Secondo Lei si è reso conto che Lei considera il vostro rapporto definitivamente compromesso? No. Ne ho avuto la prova proprio ieri. Quando in macchina ha ricominciato a denigrare me (fallita nella società perché ho ricevuto l'educazione sbagliata) e il mio lavoro meno remunerato del suo ex lavoro. Gli ho detto che il suo comportamento mi offende e mi fa stare male e che per questo non sono felice con lui. E lui mi ha chiesto perché allora ancora non l'ho ancora lasciato.

Il fatto che mi chieda questo è perché pensa che in fondo sia ancora innamorata (lui non può immaginare che non lo si possa amare...appare stupendo a tutti) e non sospetta che la mia principale paura è che gli affidino la figlia anche solo per un week-end ogni due.

Ha ragione Dr Camplone a dire : Potrebbe affermare che ha accettato di partecipare alla terapia di coppia per aiutarla perché quella che ha problemi è Lei.
Lo fa già.

La terapista ci ha chiesto di scrivere quali sono i nostri obbiettivi per queste sedute in segreto e consegnarle il foglio.

Ne ho uno solo: aiutarci a fare in modo che lui diventi inoffensivo per nostra figlia, sia agendo su di me, che su di lui.

Nessuna trappola per il padre di mia figlia, Dr Calì. Ma forse, avete ragione: queste sedute non serviranno a niente.





[#15]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Ne ho uno solo: aiutarci a fare in modo che lui diventi inoffensivo per nostra figlia, sia agendo su di me, che su di lui.

Purtroppo questo obiettivo è difficilmente perseguibile all'interno di una terapia. Le terapie non servono a rendere inoffensive le persone.

Per questo ho usato lo sgradevole termine "trappola": le terapie servono ad aiutare persone consenzienti, ma il suo obiettivo (comprensibilmente) è rendere inoffensivo il suo partner. Vede la contraddizione?

[#16]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
concordo con le osservazioni del collega, credo che si sia creata una dinamica di manipolazione reciproca che non aiuta nessuno, tanto meno tutela sua figlia.
Forse la terapia di coppia potrebbe essere utilizzata per aiutare il suo compagno a prendere consapevolezza del disagio che state attraversando e della necessità di non coinvolgere vostra figlia, nonché aiutare lei a "ridimensionare" la soggezione nei confronti del suo compagno.
[#17]
Utente
Utente
Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

Le ultime domande: Se le sedute di coppia sono inutili in questo caso, allora cosa dovrei fare? Non c'è via d'uscita? Aspettare e sperare che dagli insulti passi alle mani seriamente così posso denunciarlo con uno straccio di prova (nelle migliori delle ipotesi: un livido, un occhio nero, un dito fratturato)?
Le registrazioni non sono prova perché ledono la privacy dell'aggressore.
Se ci separiamo ora, chi difende nostra figlia quando si troverà da sola con lui?

L'errore di creare una figlia con quest'uomo l'ho fatto io, non è giusto che paghi lei. Preferirei pagare io.

Cordiali Saluti
[#18]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
credo che alle domande che ci rivolge possa rispondere un avvocato esperto in diritto di famiglia, tenga presente che porsi come obiettivo l'allontanamento definitivo di sua figlia dal suo compagno può essere fuorviante, in quanto potrebbe indurla correre dei rischi inutili.
La delicatezza della situazione impone cautela e scelte ponderate.
Al tempo stesso sarebbe importante che Lei avesse uno Psicologo che possa accompagnarla in questo difficile percorso.
[#19]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, le allego l'indirizzo di una rete di centri antiviolenza segnalatomi dal dr. Alessandro Scuotto:

http://www.antiviolenzadonna.it/index.php?page=menu_servizio/link/donne

Mi associo all'indicazione della dott.ssa Camplone, a volte per "prevenire" dei problemi se ne possono creare altri, specie se si agisce in solitudine e senza una guida.

Una consulenza psicologica potrebbe aiutare lei a sentirsi meno in colpa, confusa, e forse arrabbiata, mentre la strada per gestire la sua situazione di coppia forse ormai è giudiziaria, se lei ha deciso di interrompere questo rapporto.

Cordiali saluti e, se le va, ci tenga aggiornati
[#20]
Utente
Utente
Grazie per il link e grazie per le risposte e la disponibilità. Scrivere qui è stato già di aiuto. Senso di colpa si, rabbia si, un po', ma per quanto riguarda la confusione, credo di essere sulla buona strada.

Cordiali Saluti, si vi tengo aggiornati, ma non vi tormenterò con le domande, tanto voi psicologi siete come dei muri di gomma, le domande tornano sempre indietro :-)

[#21]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>tanto voi psicologi siete come dei muri di gomma, le domande tornano sempre indietro :-)

Solo le domande gommose... ;-)

Cordiali saluti
[#22]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Signora,

gli psicologi sono "gommosi" perchè sono qualcosa di molto diverso da un *guru che deve indicare la via*, ma devono semplicemente aiutare la persona a farsi delle domande e trovarsi le risposte che si adattano alla propria vita.
Certo, fornendole delle spiegazioni su come funziona la loro mente e su come possono utilizzare diversamente le proprie capacità di pensiero e di organizzazione mentale

Ed anche quando *indichiamo la via*, di fondo ricordiamo alla persona che deve scegliere lei come percorrere quella via e che è libera di fare quello che vuole, anche di scegliere una via più tortuosa.

Se una persona chiede come raggiungere la vetta di una montagna, lo psicologo può *suggerire* di prendere la funivia, ma se la persona vuole scalare la parete, è libera di farlo.

Ma lo psicologo fa tante domande perchè sà che la realtà non è sempre 2+2=4 ma è spesso 2[3+4]*(5/6) etc etc. Più complessa è al realtà, più ha bisogno di fare tante domande, perchè non legge nel pensiero (almeno io non ne son capace)! ;)

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#23]
Utente
Utente
Gentile Dr Bellizzi,

Concordo pienamente con Lei. Scherzavo sui 'muri di gomma'. La mia non era una critica anzi: è davanti al muro dello squash che ci si fa più esercizio. Se lo psicologo non fosse così caro, io ci andrei tutti i giorni e lo raccomanderei al 99,9 % delle persone che conosco. Anzi dovrebbe essere obbligatorio in periodo adolescenziale.

In realtà scrivendo qui una risposta importante l'ho avuta. Quello che vivo non è normale e devo assolutamente trovare il modo di tirare fuori mia figlia da questa situazione. Le domande arrivano ora: come farlo nel modo meno pericoloso per lei.

Come dice Lei, la funivia non è necessariamente la scelta che il paziente decide di fare, magari sceglie la parete rocciosa perché ha più fiducia nelle sue capacità, nelle sue mani e nelle sue gambe mentre teme che i cavi possano spezzarsi o che possa incontrare qualche pilota spericolato.

Forse questo è anche il mio caso.

Grazie anche a Lei. Cordiali Saluti




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