Colmare la mancanza di affetto e la depressione nel sentirsi diversi
Buongiorno, sono un ragazzo di 28 anni. Uno dei miei problemi è la depressione. Non continuativa ma per ora varia da giorno a giorno. Potrebbe diventare continuativa tra pochi giorni quando sarò disoccupato. I fattori che ho notato hanno portato giovamento a questo mio problema sono sicuramente il lavoro e la vita affettiva, però in mancanza cado verticalmente in depressione. Mi vorrei soffermare sulla vita affettiva.
Alla mia età sono sempre stato single, qualche interesse per qualche ragazza ma non sono stato corrisposto o comunque soltanto prese in giro che non mi hanno fatto condividere almeno una volta nella vita ciò che la maggior parte dei miei coetanei hanno provato. Questa situazione, a prescindere della mancanza di affetto nel presente, mi toglie serenità e spesso nascono in me situazioni di rabbia nei confronti di chi sta meglio di me pur non meritandoselo. Spesso quando sono fuori con gli amici, mi trovo in difficoltà perchè capita che parlino di sesso (quand'è l'ultima volta che hai fatto sesso, ecc..) o comunque si situazioni amorose e in quei momenti io non ho niente da dire. Quando capitano queste situazioni generalmente faccio presente che a me non va si parli di queste cose visto il passato negativo e l'estraneità nella discussione.
La mia problematica di solitudine e diversità mi porta a questa depressione e tristezza per il futuro perchè penso non avrò mai una famiglia (che rimane un mio sogno) e ogni giorno, settimana, anno che avanza la vedo come: 1) di non aver passato mai un periodo felice con un'altra persona (affettivamente) 2) la difficoltà a relazionarmi con gli altri (soprattuto con persone che non conosco) quando si parla di sesso o storie passate 3) molte persone vedono come strano e quindi motivo di esclusione (non di amicizia) queste mie difficoltà o comunque poca esperienza con altre donne 4) il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti..
Vorrei un parere a riguardo nel come togliermi questi problemi.
Grazie
Alla mia età sono sempre stato single, qualche interesse per qualche ragazza ma non sono stato corrisposto o comunque soltanto prese in giro che non mi hanno fatto condividere almeno una volta nella vita ciò che la maggior parte dei miei coetanei hanno provato. Questa situazione, a prescindere della mancanza di affetto nel presente, mi toglie serenità e spesso nascono in me situazioni di rabbia nei confronti di chi sta meglio di me pur non meritandoselo. Spesso quando sono fuori con gli amici, mi trovo in difficoltà perchè capita che parlino di sesso (quand'è l'ultima volta che hai fatto sesso, ecc..) o comunque si situazioni amorose e in quei momenti io non ho niente da dire. Quando capitano queste situazioni generalmente faccio presente che a me non va si parli di queste cose visto il passato negativo e l'estraneità nella discussione.
La mia problematica di solitudine e diversità mi porta a questa depressione e tristezza per il futuro perchè penso non avrò mai una famiglia (che rimane un mio sogno) e ogni giorno, settimana, anno che avanza la vedo come: 1) di non aver passato mai un periodo felice con un'altra persona (affettivamente) 2) la difficoltà a relazionarmi con gli altri (soprattuto con persone che non conosco) quando si parla di sesso o storie passate 3) molte persone vedono come strano e quindi motivo di esclusione (non di amicizia) queste mie difficoltà o comunque poca esperienza con altre donne 4) il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti..
Vorrei un parere a riguardo nel come togliermi questi problemi.
Grazie
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, lei ci sta raccontando una storia in cui si intrecciano difficoltà relazionali con l'altro sesso, con i propri coetanei, ed un momento difficile per la possibile perdita del lavoro.
Sono tre tematiche importanti, che già singolarmente possono influenzare la serenità e la qualità di vita di una persona.
Le ci dice:
>>di non aver passato mai un periodo felice con un'altra persona (affettivamente)
Può aiutarmi a comprendere meglio? C'è mai stata una ragazza a cui si è dichiarato o che ha corteggiato? Qualcuna che le abbia mostrato interesse?
>>2) la difficoltà a relazionarmi con gli altri (soprattuto con persone che non conosco) quando si parla di sesso o storie passate
Vede, questa difficoltà potrebbe avere a che fare con le parole che le passano in mente nel momento in cui le persone parlano di questi argomenti di fronte a lei. Cosa pensa in questi momenti? Cosa prova dentro?
>>3) molte persone vedono come strano e quindi motivo di esclusione (non di amicizia) queste mie difficoltà o comunque poca esperienza con altre donne
Di per sè, avere o non avere la ragazza non è "strano". E' un problema se una persona non sa come approcciare le donne, quali scegliere e quali no, come corteggiarle etc. Forse, queste (ipotetiche) difficoltà possono essere più limitanti di quello che lei può notare, e magari gli altri se ne accorgono.
>>4) il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti
Questo succede quando, in conseguenza all'umore che va giù, anche il nostro comportamento comincia a "ritirarsi", e magari "tentiamo" sempre meno. In questi casi, è comprensibile che i sogni sfuggano, perchè per cercare di avverarli di solito servono fatica, un pizzico di fortuna e pazienza.
Ha mai effettuato una valutazione o un percorso di tipo psicologico/psicoterapeutico?
Sono tre tematiche importanti, che già singolarmente possono influenzare la serenità e la qualità di vita di una persona.
Le ci dice:
>>di non aver passato mai un periodo felice con un'altra persona (affettivamente)
Può aiutarmi a comprendere meglio? C'è mai stata una ragazza a cui si è dichiarato o che ha corteggiato? Qualcuna che le abbia mostrato interesse?
>>2) la difficoltà a relazionarmi con gli altri (soprattuto con persone che non conosco) quando si parla di sesso o storie passate
Vede, questa difficoltà potrebbe avere a che fare con le parole che le passano in mente nel momento in cui le persone parlano di questi argomenti di fronte a lei. Cosa pensa in questi momenti? Cosa prova dentro?
>>3) molte persone vedono come strano e quindi motivo di esclusione (non di amicizia) queste mie difficoltà o comunque poca esperienza con altre donne
Di per sè, avere o non avere la ragazza non è "strano". E' un problema se una persona non sa come approcciare le donne, quali scegliere e quali no, come corteggiarle etc. Forse, queste (ipotetiche) difficoltà possono essere più limitanti di quello che lei può notare, e magari gli altri se ne accorgono.
>>4) il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti
Questo succede quando, in conseguenza all'umore che va giù, anche il nostro comportamento comincia a "ritirarsi", e magari "tentiamo" sempre meno. In questi casi, è comprensibile che i sogni sfuggano, perchè per cercare di avverarli di solito servono fatica, un pizzico di fortuna e pazienza.
Ha mai effettuato una valutazione o un percorso di tipo psicologico/psicoterapeutico?
[#2]
Caro ragazzo,
quanto scoraggiamento nelle sue parole...
E' comprensibile il suo malessere e il suo timore per il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti; tuttavia credo sia giunta l'ora di cominciare a prendersi cura di se stesso.
Il fatto di averci scritto dimostra già la sua voglia di affrontare questo disagio; mi sembra un buon punto di partenza.
Forse lei è davvero stanco di questa solitudine e questa deve essere ma molla decisiva per una richiesta di aiuto concreta.
Noi da qui possiamo accogliere il suo sfogo e condividerlo empaticamente ma non abbiamo strumenti per prenderci cura, come meriterebbe, del suo malessere.
Chieda un consulto ad uno psicologo della sua zona.
Sappia che ne esistono di preparati anche all'interno delle strutture pubbliche; può chiedere informazioni al riguardo alla sua a.s.l.
Un caro saluto e... coraggio!
quanto scoraggiamento nelle sue parole...
E' comprensibile il suo malessere e il suo timore per il tempo che passa e i sogni che si spostano sempre più avanti; tuttavia credo sia giunta l'ora di cominciare a prendersi cura di se stesso.
Il fatto di averci scritto dimostra già la sua voglia di affrontare questo disagio; mi sembra un buon punto di partenza.
Forse lei è davvero stanco di questa solitudine e questa deve essere ma molla decisiva per una richiesta di aiuto concreta.
Noi da qui possiamo accogliere il suo sfogo e condividerlo empaticamente ma non abbiamo strumenti per prenderci cura, come meriterebbe, del suo malessere.
Chieda un consulto ad uno psicologo della sua zona.
Sappia che ne esistono di preparati anche all'interno delle strutture pubbliche; può chiedere informazioni al riguardo alla sua a.s.l.
Un caro saluto e... coraggio!
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#3]
Utente
"C'è mai stata una ragazza a cui si è dichiarato o che ha corteggiato?"
Si, dichiarato, corteggiato no.
"Qualcuna che le abbia mostrato interesse?"
Di quelle alle quali mi sono dichiarato, no.
"Vede, questa difficoltà potrebbe avere a che fare con le parole che le passano in mente nel momento in cui le persone parlano di questi argomenti di fronte a lei. Cosa pensa in questi momenti? Cosa prova dentro?"
In quei momenti provo tristezza per i momenti belli che non ho mai passato. E la solitudine nel comprenderli.
"E' un problema se una persona non sa come approcciare le donne, quali scegliere e quali no, come corteggiarle etc. Forse, queste (ipotetiche) difficoltà possono essere più limitanti di quello che lei può notare, e magari gli altri se ne accorgono."
Certo, probabilmente avendo sempre ricevuto "no", mi sorge ogni dubbio sul mio approccio e quindi se sono bravo o meno non lo so, di certo non sono sempre simpatico e di buon umore..ma questo non lo vorrei come discriminante, i momenti di difficoltà potrei averli in qualsiasi momento della mia vita, non vedo perchè escludere una persona perchè ha delle serate no. Io con una ragazza non lo farei e cercherei di essere comprensivo.
"Ha mai effettuato una valutazione o un percorso di tipo psicologico/psicoterapeutico?"
Si, vado dalla psicologa da circa 1 anno e prendo 1 pastiglia di Efexor da 75mg al giorno, però mi basta uscire con gli amici e vedere che a loro le cose vanno bene per far scendere il mio morale a terra.
Si, dichiarato, corteggiato no.
"Qualcuna che le abbia mostrato interesse?"
Di quelle alle quali mi sono dichiarato, no.
"Vede, questa difficoltà potrebbe avere a che fare con le parole che le passano in mente nel momento in cui le persone parlano di questi argomenti di fronte a lei. Cosa pensa in questi momenti? Cosa prova dentro?"
In quei momenti provo tristezza per i momenti belli che non ho mai passato. E la solitudine nel comprenderli.
"E' un problema se una persona non sa come approcciare le donne, quali scegliere e quali no, come corteggiarle etc. Forse, queste (ipotetiche) difficoltà possono essere più limitanti di quello che lei può notare, e magari gli altri se ne accorgono."
Certo, probabilmente avendo sempre ricevuto "no", mi sorge ogni dubbio sul mio approccio e quindi se sono bravo o meno non lo so, di certo non sono sempre simpatico e di buon umore..ma questo non lo vorrei come discriminante, i momenti di difficoltà potrei averli in qualsiasi momento della mia vita, non vedo perchè escludere una persona perchè ha delle serate no. Io con una ragazza non lo farei e cercherei di essere comprensivo.
"Ha mai effettuato una valutazione o un percorso di tipo psicologico/psicoterapeutico?"
Si, vado dalla psicologa da circa 1 anno e prendo 1 pastiglia di Efexor da 75mg al giorno, però mi basta uscire con gli amici e vedere che a loro le cose vanno bene per far scendere il mio morale a terra.
[#4]
Gentile Ragazzo,
Per affrontare le difficolta' ed i disagi, ci vuole tempo ed un buon lavoro psicoterapico.
Leggo che sta effettuando una terapia combinata: farmacoterapia e psicoterapia, che orientamento ha la psicologa che la segue?
Per affrontare le difficolta' ed i disagi, ci vuole tempo ed un buon lavoro psicoterapico.
Leggo che sta effettuando una terapia combinata: farmacoterapia e psicoterapia, che orientamento ha la psicologa che la segue?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Utente
C'erano dei mesi in cui stavo meglio, ora invece causa anche la prossima perdita del lavoro rischio di soffermarmi maggiormente sui miei problemi. La mia psicologa ha sempre detto che il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento. Infatti trovo difficoltà anche in questo. Trovo difficoltà ad esempio ad iscrivermi a dei corsi di formazione in solitudine ma necessito dell'aiuto di qualcuno, nel senso che andrei timoroso, perchè alla fine ho poco interesse a imparare ma andrei solo per conoscere persone. Il mio umore e il fatto di essere diretto non mi mette a mio agio anche nei lavori di front office o comunque a contatto con le persone. Quindi la maggior parte delle mie conoscenze deriva dagli amici.
[#6]
Caro ragazzo,
non ci dice che tipo di orientamento ha la sua psicologa.
Su che cosa state lavorando rispetto al problema che lei evidenzia:
<<La mia psicologa ha sempre detto che il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento>> ?
Un caro saluto
non ci dice che tipo di orientamento ha la sua psicologa.
Su che cosa state lavorando rispetto al problema che lei evidenzia:
<<La mia psicologa ha sempre detto che il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento>> ?
Un caro saluto
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Si, dichiarato, corteggiato no.
Beh, forse in alcuni casi ha saltato qualche "passaggio"...
>>In quei momenti provo tristezza per i momenti belli che non ho mai passato. E la solitudine nel comprenderli.
E come reagisce a questa tristezza? Si chiude, si isola, cerca di reagire, fa finta di nulla?
>>i momenti di difficoltà potrei averli in qualsiasi momento della mia vita, non vedo perchè escludere una persona perchè ha delle serate no
I momenti "no" capitano davvero a tutti. Ma non per questo gli altri sono tenuti a ricevere il nostro cattivo umore, o ad essere comprensivi o empatici.
E' bello quando è così, ma non possiamo pretenderlo...
>>vado dalla psicologa da circa 1 anno
Sa se sta facendo psicoterapia? La sua psicologa è anche psicoterapeuta? Se sì, sa a che orientamento teorico fa riferimento?
>>ora invece causa anche la prossima perdita del lavoro rischio di soffermarmi maggiormente sui miei problemi.
Succede abbastanza frequentemente che eventi di per sè potenzialmente negativi vengano vissuti ancora peggio se il tono dell'umore è "giù". Se questo è il suo caso, allora potrebbe essere tentato di rinunciare a mettere in campo tutte quelle strategie e quelle risorse che servono ad affrontare un momento difficile.
>>il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento. Infatti trovo difficoltà anche in questo.
Queste informazioni aggiungono un tassello importante: forse le sue difficoltà nel "corteggiare" una ragazza si potrebbero inserire in un quadro più generale di difficoltà nello stabilire e gestire i rapporti interpersonali:
>>Il mio umore e il fatto di essere diretto non mi mette a mio agio anche nei lavori di front office o comunque a contatto con le persone
Esistono delle metodologie specifiche per l'apprendimento e/o il consolidamento delle abilità sociali necessarie a risolvere i "problemi interpersonali" in cui ci si imbatte ogni giorno, a contatto con gli altri.
Che obiettivi vi siete posti con la sua psicologa?
Beh, forse in alcuni casi ha saltato qualche "passaggio"...
>>In quei momenti provo tristezza per i momenti belli che non ho mai passato. E la solitudine nel comprenderli.
E come reagisce a questa tristezza? Si chiude, si isola, cerca di reagire, fa finta di nulla?
>>i momenti di difficoltà potrei averli in qualsiasi momento della mia vita, non vedo perchè escludere una persona perchè ha delle serate no
I momenti "no" capitano davvero a tutti. Ma non per questo gli altri sono tenuti a ricevere il nostro cattivo umore, o ad essere comprensivi o empatici.
E' bello quando è così, ma non possiamo pretenderlo...
>>vado dalla psicologa da circa 1 anno
Sa se sta facendo psicoterapia? La sua psicologa è anche psicoterapeuta? Se sì, sa a che orientamento teorico fa riferimento?
>>ora invece causa anche la prossima perdita del lavoro rischio di soffermarmi maggiormente sui miei problemi.
Succede abbastanza frequentemente che eventi di per sè potenzialmente negativi vengano vissuti ancora peggio se il tono dell'umore è "giù". Se questo è il suo caso, allora potrebbe essere tentato di rinunciare a mettere in campo tutte quelle strategie e quelle risorse che servono ad affrontare un momento difficile.
>>il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento. Infatti trovo difficoltà anche in questo.
Queste informazioni aggiungono un tassello importante: forse le sue difficoltà nel "corteggiare" una ragazza si potrebbero inserire in un quadro più generale di difficoltà nello stabilire e gestire i rapporti interpersonali:
>>Il mio umore e il fatto di essere diretto non mi mette a mio agio anche nei lavori di front office o comunque a contatto con le persone
Esistono delle metodologie specifiche per l'apprendimento e/o il consolidamento delle abilità sociali necessarie a risolvere i "problemi interpersonali" in cui ci si imbatte ogni giorno, a contatto con gli altri.
Che obiettivi vi siete posti con la sua psicologa?
[#8]
Utente
"E come reagisce a questa tristezza? Si chiude, si isola, cerca di reagire, fa finta di nulla?"
In quei momenti è capitato che non avessi aperto bocca per molto tempo e a fine serata magari piangevo tornando a casa.
Nel caso in cui qualche "amico" continua a parlare di quei argomenti nonostante la mia difficoltà e nonostante abbia detto chiaramente di non farlo, mi allontano da quelle persone, nel senso che di persone egoiste non ne voglio accanto.
"I momenti "no" capitano davvero a tutti. Ma non per questo gli altri sono tenuti a ricevere il nostro cattivo umore, o ad essere comprensivi o empatici."
Esatto, quindi buona parte delle persone è diversa da me in questo.
"Sa se sta facendo psicoterapia? La sua psicologa è anche psicoterapeuta? Se sì, sa a che orientamento teorico fa riferimento?"
Questo non lo so.
"forse le sue difficoltà nel "corteggiare" una ragazza si potrebbero inserire in un quadro più generale di difficoltà nello stabilire e gestire i rapporti interpersonali"
Non ne ho idea perchè una cosa che noto di me è l'assoluto non bisogno di avere mille amici, me ne basta uno e cerco di dare il massimo per lui e sono contento di questo. Poi frequento anche altre persone ma sono distaccato perchè comuque abbastanza egoisti o diversi da me.
"Esistono delle metodologie specifiche per l'apprendimento e/o il consolidamento delle abilità sociali necessarie a risolvere i "problemi interpersonali" in cui ci si imbatte ogni giorno, a contatto con gli altri."
Di quali metodologie parla?
"Che obiettivi vi siete posti con la sua psicologa?"
Di migliorare l'umore, e rispetto a un anno fa è migliorato, però adesso noto che sta peggiorando e già ieri sono uscito con gli amici e facevo fatica a sorridere o ad essere sereno.
Su che cosa state lavorando rispetto al problema che lei evidenzia:
<<La mia psicologa ha sempre detto che il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento>> ?
L'orientamento non lo so.
Lei mi dice di iscrivermi a dei corsi o di uscire con persone diverse. Però dirmi le cose non mi è servito a superare le difficoltà, è più che altro l'appoggio di una psicologa a darmi la forza non la terapia in se, ma questo è anche dovuto dal fatto che ci vado una volta al mese perchè non posso permettermi economicamente di andarci più spesso.
E anche dal fatto che fino a poche settimane fa magari riuscivo meglio ad arginare la mia solitudine avendo anche amici single, ora non lo sono, tranne uno (per fortuna).
Sono andato anche dallo psichiatra che mi ha dato l'Efexor, ma non sento l'effetto.
In quei momenti è capitato che non avessi aperto bocca per molto tempo e a fine serata magari piangevo tornando a casa.
Nel caso in cui qualche "amico" continua a parlare di quei argomenti nonostante la mia difficoltà e nonostante abbia detto chiaramente di non farlo, mi allontano da quelle persone, nel senso che di persone egoiste non ne voglio accanto.
"I momenti "no" capitano davvero a tutti. Ma non per questo gli altri sono tenuti a ricevere il nostro cattivo umore, o ad essere comprensivi o empatici."
Esatto, quindi buona parte delle persone è diversa da me in questo.
"Sa se sta facendo psicoterapia? La sua psicologa è anche psicoterapeuta? Se sì, sa a che orientamento teorico fa riferimento?"
Questo non lo so.
"forse le sue difficoltà nel "corteggiare" una ragazza si potrebbero inserire in un quadro più generale di difficoltà nello stabilire e gestire i rapporti interpersonali"
Non ne ho idea perchè una cosa che noto di me è l'assoluto non bisogno di avere mille amici, me ne basta uno e cerco di dare il massimo per lui e sono contento di questo. Poi frequento anche altre persone ma sono distaccato perchè comuque abbastanza egoisti o diversi da me.
"Esistono delle metodologie specifiche per l'apprendimento e/o il consolidamento delle abilità sociali necessarie a risolvere i "problemi interpersonali" in cui ci si imbatte ogni giorno, a contatto con gli altri."
Di quali metodologie parla?
"Che obiettivi vi siete posti con la sua psicologa?"
Di migliorare l'umore, e rispetto a un anno fa è migliorato, però adesso noto che sta peggiorando e già ieri sono uscito con gli amici e facevo fatica a sorridere o ad essere sereno.
Su che cosa state lavorando rispetto al problema che lei evidenzia:
<<La mia psicologa ha sempre detto che il problema mio principale è di conoscere ragazze, nel senso che non ne frequento>> ?
L'orientamento non lo so.
Lei mi dice di iscrivermi a dei corsi o di uscire con persone diverse. Però dirmi le cose non mi è servito a superare le difficoltà, è più che altro l'appoggio di una psicologa a darmi la forza non la terapia in se, ma questo è anche dovuto dal fatto che ci vado una volta al mese perchè non posso permettermi economicamente di andarci più spesso.
E anche dal fatto che fino a poche settimane fa magari riuscivo meglio ad arginare la mia solitudine avendo anche amici single, ora non lo sono, tranne uno (per fortuna).
Sono andato anche dallo psichiatra che mi ha dato l'Efexor, ma non sento l'effetto.
[#9]
Utente
Gran parte della "terapia" da un anno a questa parte comunque si è focalizzata sul mio rapporto con i genitori ed è migliorato (anche se adesso incomincio ad essere più con un umore scontroso) e sull'elaborazione in parte di un lutto (suicidio di mio fratello) anche se è avvenuto parecchi anni fa.
[#10]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>di persone egoiste non ne voglio accanto.
Mi sembra di capire che se i suoi amici non sono "sintonizzati" sui suoi bisogni li considera egoisti.
>>Esatto, quindi buona parte delle persone è diversa da me in questo
Quindi, buona parte delle persone non accetta di farsi carico dei problemi degli altri, e vive più serenamente. Se lei potesse scegliere, cosa sceglierebbe?
>>Non ne ho idea perchè una cosa che noto di me è l'assoluto non bisogno di avere mille amici, me ne basta uno e cerco di dare il massimo per lui e sono contento di questo. Poi frequento anche altre persone ma sono distaccato perchè comuque abbastanza egoisti o diversi da me
Il fatto che "le basti" un amico, e lei cerca di dare il massimo per lui, potrebbe essere un segnale di una tendenza generale ad impegnarsi "al massimo" in relazioni "esclusive".
Parafrasando una famosa legge della fisica potremmo affermare che "ad ogni illusione corrisponde una delusione uguale e contraria". Illudersi di essere dentro un rapporto dove si dà il massimo per un amico esclusivo spesso sfocia in grandi delusioni e grande senso di solitudine...
>>Di quali metodologie parla?
Parlo di percorsi di "apprendimento", spesso in gruppo, in cui ci si allena ad allentare le proprie rigidità, a migliorare le proprie abilità comunicative e di ascolto, ad esprimere il proprio punto di vista, a stare dentro dei rapporti mantenendo una distanza intermedia tra le distanze siderali tra le costellazioni ed il contatto adesivo del tuca-tuca...
>>L'orientamento non lo so.
Informarsi è un primo passo per un percorso più consapevole. La sua psicologa è anche psicoterapeuta?
>>è più che altro l'appoggio di una psicologa a darmi la forza non la terapia in se
Gentile ragazzo, i percorsi psicologici non sono "stampelle". Possono svolgere a volte questa funzione, per brevi periodi, ma l'obiettivo principale di ogni psicologo è quello di salutare le persone con cui lavora, e guardarle andare per la loro strada, sulle loro gambe
>> anche dal fatto che fino a poche settimane fa magari riuscivo meglio ad arginare la mia solitudine avendo anche amici single, ora non lo sono, tranne uno (per fortuna).
Mi sembra che lei tenda ad "appoggiarsi" ai suoi amici come alla psicologa. E' comprensibile, ma forse sarebbe ora di cominciare a chiedersi se lei vuole rimanere una persona solitaria, introversa, che dà tutto per gli amici e fa un pò lo scontroso quando è di cattivo umore, o se vuole comportarsi in modo più costruttivo per sè stesso.
Consideri che un percorso a cadenza mensile, a meno che non sia una scelta "terapeutica", potrebbe somigliare più ad uno "sfogatoio" che ad un percorso di cambiamento.
Ha parlato di questo con la psicologa che la segue?
Mi sembra di capire che se i suoi amici non sono "sintonizzati" sui suoi bisogni li considera egoisti.
>>Esatto, quindi buona parte delle persone è diversa da me in questo
Quindi, buona parte delle persone non accetta di farsi carico dei problemi degli altri, e vive più serenamente. Se lei potesse scegliere, cosa sceglierebbe?
>>Non ne ho idea perchè una cosa che noto di me è l'assoluto non bisogno di avere mille amici, me ne basta uno e cerco di dare il massimo per lui e sono contento di questo. Poi frequento anche altre persone ma sono distaccato perchè comuque abbastanza egoisti o diversi da me
Il fatto che "le basti" un amico, e lei cerca di dare il massimo per lui, potrebbe essere un segnale di una tendenza generale ad impegnarsi "al massimo" in relazioni "esclusive".
Parafrasando una famosa legge della fisica potremmo affermare che "ad ogni illusione corrisponde una delusione uguale e contraria". Illudersi di essere dentro un rapporto dove si dà il massimo per un amico esclusivo spesso sfocia in grandi delusioni e grande senso di solitudine...
>>Di quali metodologie parla?
Parlo di percorsi di "apprendimento", spesso in gruppo, in cui ci si allena ad allentare le proprie rigidità, a migliorare le proprie abilità comunicative e di ascolto, ad esprimere il proprio punto di vista, a stare dentro dei rapporti mantenendo una distanza intermedia tra le distanze siderali tra le costellazioni ed il contatto adesivo del tuca-tuca...
>>L'orientamento non lo so.
Informarsi è un primo passo per un percorso più consapevole. La sua psicologa è anche psicoterapeuta?
>>è più che altro l'appoggio di una psicologa a darmi la forza non la terapia in se
Gentile ragazzo, i percorsi psicologici non sono "stampelle". Possono svolgere a volte questa funzione, per brevi periodi, ma l'obiettivo principale di ogni psicologo è quello di salutare le persone con cui lavora, e guardarle andare per la loro strada, sulle loro gambe
>> anche dal fatto che fino a poche settimane fa magari riuscivo meglio ad arginare la mia solitudine avendo anche amici single, ora non lo sono, tranne uno (per fortuna).
Mi sembra che lei tenda ad "appoggiarsi" ai suoi amici come alla psicologa. E' comprensibile, ma forse sarebbe ora di cominciare a chiedersi se lei vuole rimanere una persona solitaria, introversa, che dà tutto per gli amici e fa un pò lo scontroso quando è di cattivo umore, o se vuole comportarsi in modo più costruttivo per sè stesso.
Consideri che un percorso a cadenza mensile, a meno che non sia una scelta "terapeutica", potrebbe somigliare più ad uno "sfogatoio" che ad un percorso di cambiamento.
Ha parlato di questo con la psicologa che la segue?
[#11]
Utente
"Mi sembra di capire che se i suoi amici non sono "sintonizzati" sui suoi bisogni li considera egoisti."
Se a un mio amico da fastidio che si parli di un certo argomento eviterò di farlo. Altrimenti sarò consapevoe di aver pensato a me stesso e non al fatto di farlo star male. Quindi si, li considero egoisti in quei frangenti, e mi tendo a staccare, visto la poca importanza che ho.
"Quindi, buona parte delle persone non accetta di farsi carico dei problemi degli altri, e vive più serenamente. Se lei potesse scegliere, cosa sceglierebbe?"
Io no parlo di farsi carico, parlo esclusivamente del fatto che se una persona passa una brutta serata non tenderò ad escludera in alcuna maniera dalla mia conoscenza anzi sarò più motivato a farlo perchè anch'io non ho maschere quando sono fuori, se sto male piango anche fuori.
"Parafrasando una famosa legge della fisica potremmo affermare che "ad ogni illusione corrisponde una delusione uguale e contraria". Illudersi di essere dentro un rapporto dove si dà il massimo per un amico esclusivo spesso sfocia in grandi delusioni e grande senso di solitudine..."
Esatto, lo penso anch'io, però mi piace aiutarlo se è in difficoltà. Da una decina d'anni non ho avuto delusioni da lui.
"Parlo di percorsi di "apprendimento""
Ma dove si possono svolgere? Hanno un nome preciso?
"La sua psicologa è anche psicoterapeuta?"
Non lo so, mi è stata affidata dalla mia dottoressa.
"Gentile ragazzo, i percorsi psicologici non sono "stampelle". Possono svolgere a volte questa funzione, per brevi periodi, ma l'obiettivo principale di ogni psicologo è quello di salutare le persone con cui lavora, e guardarle andare per la loro strada, sulle loro gambe"
Lo credo anch'io però il problema della solitudine per qualche mese non ce l'ho avuto pur essendo stato sempre single. Ho dovuto affrontare altri problemi come il lutto e il rapporto con i miei genitori.
"Mi sembra che lei tenda ad "appoggiarsi" ai suoi amici come alla psicologa. E' comprensibile, ma forse sarebbe ora di cominciare a chiedersi se lei vuole rimanere una persona solitaria, introversa, che dà tutto per gli amici e fa un pò lo scontroso quando è di cattivo umore, o se vuole comportarsi in modo più costruttivo per sè stesso."
Io voglio ma non so in che modo muovermi, ho scritto apposta qui per chiedere aiuto.
"Consideri che un percorso a cadenza mensile, a meno che non sia una scelta "terapeutica", potrebbe somigliare più ad uno "sfogatoio" che ad un percorso di cambiamento."
Ogni quanto mi consiglia di andare? Per certi periodi andavo 2 volte al mese, ma avendo la paga di 400€ e ora sarò disoccupato trovo delle difficoltà economiche.
Se a un mio amico da fastidio che si parli di un certo argomento eviterò di farlo. Altrimenti sarò consapevoe di aver pensato a me stesso e non al fatto di farlo star male. Quindi si, li considero egoisti in quei frangenti, e mi tendo a staccare, visto la poca importanza che ho.
"Quindi, buona parte delle persone non accetta di farsi carico dei problemi degli altri, e vive più serenamente. Se lei potesse scegliere, cosa sceglierebbe?"
Io no parlo di farsi carico, parlo esclusivamente del fatto che se una persona passa una brutta serata non tenderò ad escludera in alcuna maniera dalla mia conoscenza anzi sarò più motivato a farlo perchè anch'io non ho maschere quando sono fuori, se sto male piango anche fuori.
"Parafrasando una famosa legge della fisica potremmo affermare che "ad ogni illusione corrisponde una delusione uguale e contraria". Illudersi di essere dentro un rapporto dove si dà il massimo per un amico esclusivo spesso sfocia in grandi delusioni e grande senso di solitudine..."
Esatto, lo penso anch'io, però mi piace aiutarlo se è in difficoltà. Da una decina d'anni non ho avuto delusioni da lui.
"Parlo di percorsi di "apprendimento""
Ma dove si possono svolgere? Hanno un nome preciso?
"La sua psicologa è anche psicoterapeuta?"
Non lo so, mi è stata affidata dalla mia dottoressa.
"Gentile ragazzo, i percorsi psicologici non sono "stampelle". Possono svolgere a volte questa funzione, per brevi periodi, ma l'obiettivo principale di ogni psicologo è quello di salutare le persone con cui lavora, e guardarle andare per la loro strada, sulle loro gambe"
Lo credo anch'io però il problema della solitudine per qualche mese non ce l'ho avuto pur essendo stato sempre single. Ho dovuto affrontare altri problemi come il lutto e il rapporto con i miei genitori.
"Mi sembra che lei tenda ad "appoggiarsi" ai suoi amici come alla psicologa. E' comprensibile, ma forse sarebbe ora di cominciare a chiedersi se lei vuole rimanere una persona solitaria, introversa, che dà tutto per gli amici e fa un pò lo scontroso quando è di cattivo umore, o se vuole comportarsi in modo più costruttivo per sè stesso."
Io voglio ma non so in che modo muovermi, ho scritto apposta qui per chiedere aiuto.
"Consideri che un percorso a cadenza mensile, a meno che non sia una scelta "terapeutica", potrebbe somigliare più ad uno "sfogatoio" che ad un percorso di cambiamento."
Ogni quanto mi consiglia di andare? Per certi periodi andavo 2 volte al mese, ma avendo la paga di 400€ e ora sarò disoccupato trovo delle difficoltà economiche.
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta
Lei scambia dei diritti con delle preferenze. E' suo diritto, ad esempio, che gli altri non minaccino la sua integrità fisica. Non è suo diritto che modifichino gli argomenti di discussione in base ai suoi problemi.
E questo non è egoismo; sarebbe egoistico il punto di vista contrario, ovvero "Se un argomento a me dà fastidio perchè ho difficoltà in quel campo, allora non se ne deve parlare".
Inoltre, lei scambia questo comportamento per una sua presunta "poca importanza": ritiene che per avere una certa importanza gli altri devono tener conto dei suoi bisogni, seppur irrazionali?
Le dico queste cose, gentile ragazzo, perchè avere a che fare con gli altri non è certo un giro di giostra: è cercare compromessi possibili, trovando un equilibrio tra rispetto dei propri valori e flessibilità rispetto agli altri.
Forse lei potrebbe trovarsi in un momento di difficoltà in cui chiede aiuto, ma aiutarla non sempre vuol dire fare da stampella alle sue fragilità. Altrimenti, rischia di rimanere fragile a vita...
>>Ma dove si possono svolgere? Hanno un nome preciso?
Ad esempio, esistono i "Social Skills Training", i Training di Assertività, etc.
Sono tutti percorsi "sociali", nel senso che puntano sul rapporto con gli altri. Ma può chiedere maggiori informazioni anche alla sua psicologa.
Lei inoltre riferisce di non sapere se la sua psicologa è anche psicoterapeuta, o di che orientamento teorico sia. L'informazione è una parte importante di un consenso informato ad un qualsiasi trattamento, per cui le allego alcuni link informativi a riguardo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
>>Io voglio ma non so in che modo muovermi, ho scritto apposta qui per chiedere aiuto.
Bene, quello che lei sta facendo è importante. Ma questo obiettivo di solito lo si persegue all'interno dei percorsi di psicoterapia (se si riscontra un problema psicopatologico) o di counseling psicologico (nel caso di difficoltà transitorie e circoscritte).
La mia indicazione è di chiarirsi le idee (sto facendo sostegno o terapia? la mia psicologa è anche psicoterapeuta? se sì, di che orientamento teorico?) e poi valutare con serenità le opzioni a sua disposizione.
E questo non è egoismo; sarebbe egoistico il punto di vista contrario, ovvero "Se un argomento a me dà fastidio perchè ho difficoltà in quel campo, allora non se ne deve parlare".
Inoltre, lei scambia questo comportamento per una sua presunta "poca importanza": ritiene che per avere una certa importanza gli altri devono tener conto dei suoi bisogni, seppur irrazionali?
Le dico queste cose, gentile ragazzo, perchè avere a che fare con gli altri non è certo un giro di giostra: è cercare compromessi possibili, trovando un equilibrio tra rispetto dei propri valori e flessibilità rispetto agli altri.
Forse lei potrebbe trovarsi in un momento di difficoltà in cui chiede aiuto, ma aiutarla non sempre vuol dire fare da stampella alle sue fragilità. Altrimenti, rischia di rimanere fragile a vita...
>>Ma dove si possono svolgere? Hanno un nome preciso?
Ad esempio, esistono i "Social Skills Training", i Training di Assertività, etc.
Sono tutti percorsi "sociali", nel senso che puntano sul rapporto con gli altri. Ma può chiedere maggiori informazioni anche alla sua psicologa.
Lei inoltre riferisce di non sapere se la sua psicologa è anche psicoterapeuta, o di che orientamento teorico sia. L'informazione è una parte importante di un consenso informato ad un qualsiasi trattamento, per cui le allego alcuni link informativi a riguardo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
>>Io voglio ma non so in che modo muovermi, ho scritto apposta qui per chiedere aiuto.
Bene, quello che lei sta facendo è importante. Ma questo obiettivo di solito lo si persegue all'interno dei percorsi di psicoterapia (se si riscontra un problema psicopatologico) o di counseling psicologico (nel caso di difficoltà transitorie e circoscritte).
La mia indicazione è di chiarirsi le idee (sto facendo sostegno o terapia? la mia psicologa è anche psicoterapeuta? se sì, di che orientamento teorico?) e poi valutare con serenità le opzioni a sua disposizione.
[#13]
Utente
"E questo non è egoismo; sarebbe egoistico il punto di vista contrario, ovvero "Se un argomento a me dà fastidio perchè ho difficoltà in quel campo, allora non se ne deve parlare""
Io invece non la penso così, parlo ovviamente nell'ambito dell'amicizia e quando gli amici sanno delle mie difficoltà, vedermi stare male e non fare nulla è qualcosa di grave. Non è che lo pretendo, è solo che lo vedo come normalità nell'ambito dell'amicizia. Sarà sbagliato il termine, forse è poco rispetto. Se un mio amico mi vede star male e continua a parlare di quand'è che avete fatto l'ultima volta sesso, certo è sicuramente poca importanza.
Poi se parliamo di persone che non conosco o conosco per la prima volta è un altro discorso ed è chiaro che sono d'accordo con lei.
"Forse lei potrebbe trovarsi in un momento di difficoltà in cui chiede aiuto, ma aiutarla non sempre vuol dire fare da stampella alle sue fragilità. Altrimenti, rischia di rimanere fragile a vita..."
Questo lo comprendo, però la mia fragilità è solo su questo ambito, sono una persona che parla di tutto senza alcun problema. Questo argomento, avendo solo episodi negativi, dove ho pianto molto, non riesco ad avere un qualchè minimo pensiero positivo. Soprattutto quando gli altri ne parlano con felicità, semplicità e qualcosa di bello.
"La mia indicazione è di chiarirsi le idee (sto facendo sostegno o terapia? la mia psicologa è anche psicoterapeuta? se sì, di che orientamento teorico?) e poi valutare con serenità le opzioni a sua disposizione."
Si, posso solo dirle che sono in trattamento con una psicologa e uno psichiatra nel momento in cui si è scelto per un aiuto farmacologico.
Esistono psicoterapeuti gratuiti?
Io invece non la penso così, parlo ovviamente nell'ambito dell'amicizia e quando gli amici sanno delle mie difficoltà, vedermi stare male e non fare nulla è qualcosa di grave. Non è che lo pretendo, è solo che lo vedo come normalità nell'ambito dell'amicizia. Sarà sbagliato il termine, forse è poco rispetto. Se un mio amico mi vede star male e continua a parlare di quand'è che avete fatto l'ultima volta sesso, certo è sicuramente poca importanza.
Poi se parliamo di persone che non conosco o conosco per la prima volta è un altro discorso ed è chiaro che sono d'accordo con lei.
"Forse lei potrebbe trovarsi in un momento di difficoltà in cui chiede aiuto, ma aiutarla non sempre vuol dire fare da stampella alle sue fragilità. Altrimenti, rischia di rimanere fragile a vita..."
Questo lo comprendo, però la mia fragilità è solo su questo ambito, sono una persona che parla di tutto senza alcun problema. Questo argomento, avendo solo episodi negativi, dove ho pianto molto, non riesco ad avere un qualchè minimo pensiero positivo. Soprattutto quando gli altri ne parlano con felicità, semplicità e qualcosa di bello.
"La mia indicazione è di chiarirsi le idee (sto facendo sostegno o terapia? la mia psicologa è anche psicoterapeuta? se sì, di che orientamento teorico?) e poi valutare con serenità le opzioni a sua disposizione."
Si, posso solo dirle che sono in trattamento con una psicologa e uno psichiatra nel momento in cui si è scelto per un aiuto farmacologico.
Esistono psicoterapeuti gratuiti?
[#14]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Io invece non la penso così, parlo ovviamente nell'ambito dell'amicizia e quando gli amici sanno delle mie difficoltà, vedermi stare male e non fare nulla è qualcosa di grave.
Rispetto il suo punto di vista. La invito comunque a considerarne le conseguenze *su sè stesso*: la aiuta a vivere serenamente il pensare che, poichè lei incontra difficoltà in campo sentimentale, allora gli altri , per rispettarla, non devono esternare la loro felicità in sua presenza? Come la aiuterebbe questo a risolvere le sue difficoltà?
>>Esistono psicoterapeuti gratuiti?
Esiste la psicoterapia erogata presso le ASL ed i consultori, può informarsi col suo medico di famiglia.
Rispetto il suo punto di vista. La invito comunque a considerarne le conseguenze *su sè stesso*: la aiuta a vivere serenamente il pensare che, poichè lei incontra difficoltà in campo sentimentale, allora gli altri , per rispettarla, non devono esternare la loro felicità in sua presenza? Come la aiuterebbe questo a risolvere le sue difficoltà?
>>Esistono psicoterapeuti gratuiti?
Esiste la psicoterapia erogata presso le ASL ed i consultori, può informarsi col suo medico di famiglia.
[#15]
Utente
"Rispetto il suo punto di vista. La invito comunque a considerarne le conseguenze *su sè stesso*: la aiuta a vivere serenamente il pensare che, poichè lei incontra difficoltà in campo sentimentale, allora gli altri , per rispettarla, non devono esternare la loro felicità in sua presenza? Come la aiuterebbe questo a risolvere le sue difficoltà?"
Infatti probabilmente anche vista la sua risposta, mi fa sembrare diverso dagli altri, vedere star male qualcuno che ho vicino perchè devo esternare la mia felicità non fa parte di me..io in quei momenti piango..e se io so che una persona soffre per qualcosa che io ho, faccio di tutto per non mettere il dito nella piaga.
E' chiaro che questo non aiuta a risolvere le mie difficoltà, è solo una forma di rispetto nei miei confronti.
Infatti probabilmente anche vista la sua risposta, mi fa sembrare diverso dagli altri, vedere star male qualcuno che ho vicino perchè devo esternare la mia felicità non fa parte di me..io in quei momenti piango..e se io so che una persona soffre per qualcosa che io ho, faccio di tutto per non mettere il dito nella piaga.
E' chiaro che questo non aiuta a risolvere le mie difficoltà, è solo una forma di rispetto nei miei confronti.
[#17]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Infatti probabilmente anche vista la sua risposta, mi fa sembrare diverso dagli altri, vedere star male qualcuno che ho vicino perchè devo esternare la mia felicità non fa parte di me..
Gentile ragazzo, forse lei non sta male perchè gli altri esternano la loro felicità. Altrimenti, starebbe bene quando gli altri non lo fanno, e mi pare di capire che non sia così.
Forse, lei sta male perchè ha aspettative molto negative sul suo futuro, sugli altri, su sè stesso; forse soffre perchè scambia il fatto che gli altri non mettono i suoi bisogni al centro della loro attenzione per egoismo e mancanza di rispetto, e pensa che quindi lei non vale abbastanza.
Sono tutti nuclei che in una psicoterapia possono trovare accoglienza, e meritano attenzione e rispetto. Ma non pacchette sulle spalle: se lei lo desidera, è il cambiamento un buon obiettivo, non la comprensione incondizionata.
>>io in quei momenti piango..e se io so che una persona soffre per qualcosa che io ho, faccio di tutto per non mettere il dito nella piaga.
Bene, ma non mi sembra conveniente soffrire perchè gli altri non lo fanno. Anche perchè il mondo non può girare intorno alla sua sofferenza, nemmeno quello dei suoi amici.
Diceva Epitteto:
"quando incontriamo delle difficoltà o siamo turbati o tristi, non attribuiamone la responsabilità agli altri, ma a noi stessi, cioè ai nostri giudizi: è proprio di chi non è ancora stato educato attribuire agli altri la responsabilità dei suoi mali; è proprio di chi è all'inizio della propria educazione attribuirne la responsabilità a se stesso; è proprio di chi ha completato la propria educazione non attribuirne la responsabilità né ad altri né a se stesso"
Assumersi le sue responsabilità vuol dire imparare a dire "Io", prima che "Tu", cioè dire "Io soffro quando mi confronto con la felicità degli altri, perchè non mi sento in grado di raggiungerla io stesso", non "Gli altri sono egoisti e cattivi perchè parlano della loro felicità davanti a me".
Altrimenti, per cambiare il suo stato dovrebbero cambiare gli altri, non lei!
Tutti questi temi possono essere affrontati efficacemente nel corso della sua terapia, se lei ne sta facendo una. E' molto importante che metta al corrente la sua psicologa delle difficoltà che sta incontrando, ma anche che cominci a guardarle con occhi più adulti.
Il che spesso è doloroso, ma è anche l'unico modo per iniziare a cambiare le cose...
Cordiali saluti
Gentile ragazzo, forse lei non sta male perchè gli altri esternano la loro felicità. Altrimenti, starebbe bene quando gli altri non lo fanno, e mi pare di capire che non sia così.
Forse, lei sta male perchè ha aspettative molto negative sul suo futuro, sugli altri, su sè stesso; forse soffre perchè scambia il fatto che gli altri non mettono i suoi bisogni al centro della loro attenzione per egoismo e mancanza di rispetto, e pensa che quindi lei non vale abbastanza.
Sono tutti nuclei che in una psicoterapia possono trovare accoglienza, e meritano attenzione e rispetto. Ma non pacchette sulle spalle: se lei lo desidera, è il cambiamento un buon obiettivo, non la comprensione incondizionata.
>>io in quei momenti piango..e se io so che una persona soffre per qualcosa che io ho, faccio di tutto per non mettere il dito nella piaga.
Bene, ma non mi sembra conveniente soffrire perchè gli altri non lo fanno. Anche perchè il mondo non può girare intorno alla sua sofferenza, nemmeno quello dei suoi amici.
Diceva Epitteto:
"quando incontriamo delle difficoltà o siamo turbati o tristi, non attribuiamone la responsabilità agli altri, ma a noi stessi, cioè ai nostri giudizi: è proprio di chi non è ancora stato educato attribuire agli altri la responsabilità dei suoi mali; è proprio di chi è all'inizio della propria educazione attribuirne la responsabilità a se stesso; è proprio di chi ha completato la propria educazione non attribuirne la responsabilità né ad altri né a se stesso"
Assumersi le sue responsabilità vuol dire imparare a dire "Io", prima che "Tu", cioè dire "Io soffro quando mi confronto con la felicità degli altri, perchè non mi sento in grado di raggiungerla io stesso", non "Gli altri sono egoisti e cattivi perchè parlano della loro felicità davanti a me".
Altrimenti, per cambiare il suo stato dovrebbero cambiare gli altri, non lei!
Tutti questi temi possono essere affrontati efficacemente nel corso della sua terapia, se lei ne sta facendo una. E' molto importante che metta al corrente la sua psicologa delle difficoltà che sta incontrando, ma anche che cominci a guardarle con occhi più adulti.
Il che spesso è doloroso, ma è anche l'unico modo per iniziare a cambiare le cose...
Cordiali saluti
[#18]
Utente
"Gentile ragazzo, forse lei non sta male perchè gli altri esternano la loro felicità. Altrimenti, starebbe bene quando gli altri non lo fanno, e mi pare di capire che non sia così."
Su questo sono d'accordissimo, io sto male a prescindere se gli altri stanno bene, è solo che in certe situazioni, quando si è messi a confronto con situazioni più positive delle mie non mi trovo a mio agio.
"Forse, lei sta male perchè ha aspettative molto negative sul suo futuro, sugli altri, su sè stesso; forse soffre perchè scambia il fatto che gli altri non mettono i suoi bisogni al centro della loro attenzione per egoismo e mancanza di rispetto, e pensa che quindi lei non vale abbastanza."
Sono negativo sul mio futuro, questo sicuramente, sul fatto di non valere abbastanza invece no, credo di avere una buonissima autostima e le persone accanto a me sanno quanto valgo.
"Anche perchè il mondo non può girare intorno alla sua sofferenza, nemmeno quello dei suoi amici."
Su questo punto mi sembra di essere su marte, non è che tutte le volte che esco sto male e sono un peso. A volte passo dei periodi negativi ed essere compreso dagli amici mi sembra una cosa naturalissima. Il mio amico quando si è lasciato con la sua ragazza stava malissimo e ci vedevamo quasi ogni giorno per supportare quel periodo negativo, non era un peso ne un obbligo, era vedere il mio amico ritornare a sorridere a stare bene che contava.
"Assumersi le sue responsabilità vuol dire imparare a dire "Io", prima che "Tu", cioè dire "Io soffro quando mi confronto con la felicità degli altri, perchè non mi sento in grado di raggiungerla io stesso", non "Gli altri sono egoisti e cattivi perchè parlano della loro felicità davanti a me"."
Ma forse non mi sono spiegato bene, la responsabilità è esclusivamente mia se non ho mai avuto una storia con una ragazza. Il fatto di non piacere è naturale.
Certo che secondo me l'amico, considerato tale, se ci tiene a me, starà attento a non vedermi piangere, perchè un conto è dire: "ho trovato la ragazza, sono felicissimo", altro è stare in un tavolo tutti quanti seduti e chiedere "quand'è stata l'ultima volta che l'avete fatto".
"Tutti questi temi possono essere affrontati efficacemente nel corso della sua terapia, se lei ne sta facendo una. E' molto importante che metta al corrente la sua psicologa delle difficoltà che sta incontrando, ma anche che lei comincia a guardarle con occhi più adulti."
Cosa significa guardare con occhi più adulti? Io lavoro su di me, sulla mia solitudine e sul fatto che avendo avuto solo episodi negativi in un certo ambito della vita trovo difficoltà nel prendere serenamente un rapporto con l'altro sesso. Se avessi avuto qualche episodio positivo magari riuscirei a focalizzarmi su quello.
Faccio un esempio un pò stupido. Se uno in 10 anni non ha mai trovato lavoro nonostante decine e decine di colloqui, è comprensibile che mese dopo mese, anno dopo anno, vada al prossimo colloquio con minor serenità rispetto al primo..
Su questo sono d'accordissimo, io sto male a prescindere se gli altri stanno bene, è solo che in certe situazioni, quando si è messi a confronto con situazioni più positive delle mie non mi trovo a mio agio.
"Forse, lei sta male perchè ha aspettative molto negative sul suo futuro, sugli altri, su sè stesso; forse soffre perchè scambia il fatto che gli altri non mettono i suoi bisogni al centro della loro attenzione per egoismo e mancanza di rispetto, e pensa che quindi lei non vale abbastanza."
Sono negativo sul mio futuro, questo sicuramente, sul fatto di non valere abbastanza invece no, credo di avere una buonissima autostima e le persone accanto a me sanno quanto valgo.
"Anche perchè il mondo non può girare intorno alla sua sofferenza, nemmeno quello dei suoi amici."
Su questo punto mi sembra di essere su marte, non è che tutte le volte che esco sto male e sono un peso. A volte passo dei periodi negativi ed essere compreso dagli amici mi sembra una cosa naturalissima. Il mio amico quando si è lasciato con la sua ragazza stava malissimo e ci vedevamo quasi ogni giorno per supportare quel periodo negativo, non era un peso ne un obbligo, era vedere il mio amico ritornare a sorridere a stare bene che contava.
"Assumersi le sue responsabilità vuol dire imparare a dire "Io", prima che "Tu", cioè dire "Io soffro quando mi confronto con la felicità degli altri, perchè non mi sento in grado di raggiungerla io stesso", non "Gli altri sono egoisti e cattivi perchè parlano della loro felicità davanti a me"."
Ma forse non mi sono spiegato bene, la responsabilità è esclusivamente mia se non ho mai avuto una storia con una ragazza. Il fatto di non piacere è naturale.
Certo che secondo me l'amico, considerato tale, se ci tiene a me, starà attento a non vedermi piangere, perchè un conto è dire: "ho trovato la ragazza, sono felicissimo", altro è stare in un tavolo tutti quanti seduti e chiedere "quand'è stata l'ultima volta che l'avete fatto".
"Tutti questi temi possono essere affrontati efficacemente nel corso della sua terapia, se lei ne sta facendo una. E' molto importante che metta al corrente la sua psicologa delle difficoltà che sta incontrando, ma anche che lei comincia a guardarle con occhi più adulti."
Cosa significa guardare con occhi più adulti? Io lavoro su di me, sulla mia solitudine e sul fatto che avendo avuto solo episodi negativi in un certo ambito della vita trovo difficoltà nel prendere serenamente un rapporto con l'altro sesso. Se avessi avuto qualche episodio positivo magari riuscirei a focalizzarmi su quello.
Faccio un esempio un pò stupido. Se uno in 10 anni non ha mai trovato lavoro nonostante decine e decine di colloqui, è comprensibile che mese dopo mese, anno dopo anno, vada al prossimo colloquio con minor serenità rispetto al primo..
[#19]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>quando si è messi a confronto con situazioni più positive delle mie non mi trovo a mio agio
Comprendo, ma lei descrive una reazione emotiva che non si spiega con il semplice "non essere messi a proprio agio"
>>ed essere compreso dagli amici mi sembra una cosa naturalissima
"Compreso" non significa che solo per il fatto che lei ha difficoltà in un ambito della sua vita i suoi amici non possano parlarne in termini positivi.
>>Certo che secondo me l'amico, considerato tale, se ci tiene a me, starà attento a non vedermi piangere
E' questo genere di convinzioni che le sta creando problemi. Se lei piange, il problema è solo suo, mica del suo amico. Ed era questo che intendevo con "guardare le cose con occhi più adulti".
Non è responsabilità dei suoi amici evitare certi argomenti: è responsabilità sua curare il suo benessere.
>>Cosa significa guardare con occhi più adulti?
Vuol dire riconoscere semplicemente che il nostro malessere non deriva dal comportamento degli altri (a meno che non mettano a repentaglio la nostra incolumità fisica!), ma dalle pretese che abbiamo. Ed il fatto che lei si aspetti certe cose, altrimenti non si è amici, è una pretesa, perlopiù che le sta creando difficoltà nello stare con gli altri.
>>Se uno in 10 anni non ha mai trovato lavoro nonostante decine e decine di colloqui, è comprensibile che mese dopo mese, anno dopo anno, vada al prossimo colloquio con minor serenità rispetto al primo
Il suo è un buon esempio. Ma forse saprà che ai colloqui ci si va sbarbati, pettinati, con alcune competenze e con le idee più o meno chiare. E che bisogna "lavorarsi" il suo interlocutore, perchè bisogna convincerlo che lei è più adatto di altri per quel posto.
Rimanendo in metafora, potrei dirle che forse (ma sottolineo il "forse", si tratta di un consulto online ed ho ben presente che non l'ho mai incontrata di persona!) potrebbe giovarle un buon "corso per presentarsi ai colloqui!
Comprendo, ma lei descrive una reazione emotiva che non si spiega con il semplice "non essere messi a proprio agio"
>>ed essere compreso dagli amici mi sembra una cosa naturalissima
"Compreso" non significa che solo per il fatto che lei ha difficoltà in un ambito della sua vita i suoi amici non possano parlarne in termini positivi.
>>Certo che secondo me l'amico, considerato tale, se ci tiene a me, starà attento a non vedermi piangere
E' questo genere di convinzioni che le sta creando problemi. Se lei piange, il problema è solo suo, mica del suo amico. Ed era questo che intendevo con "guardare le cose con occhi più adulti".
Non è responsabilità dei suoi amici evitare certi argomenti: è responsabilità sua curare il suo benessere.
>>Cosa significa guardare con occhi più adulti?
Vuol dire riconoscere semplicemente che il nostro malessere non deriva dal comportamento degli altri (a meno che non mettano a repentaglio la nostra incolumità fisica!), ma dalle pretese che abbiamo. Ed il fatto che lei si aspetti certe cose, altrimenti non si è amici, è una pretesa, perlopiù che le sta creando difficoltà nello stare con gli altri.
>>Se uno in 10 anni non ha mai trovato lavoro nonostante decine e decine di colloqui, è comprensibile che mese dopo mese, anno dopo anno, vada al prossimo colloquio con minor serenità rispetto al primo
Il suo è un buon esempio. Ma forse saprà che ai colloqui ci si va sbarbati, pettinati, con alcune competenze e con le idee più o meno chiare. E che bisogna "lavorarsi" il suo interlocutore, perchè bisogna convincerlo che lei è più adatto di altri per quel posto.
Rimanendo in metafora, potrei dirle che forse (ma sottolineo il "forse", si tratta di un consulto online ed ho ben presente che non l'ho mai incontrata di persona!) potrebbe giovarle un buon "corso per presentarsi ai colloqui!
[#20]
Utente
"Comprendo, ma lei descrive una reazione emotiva che non si spiega con il semplice "non essere messi a proprio agio""
Questo perchè ho sempre avuto episodi negativi.
""Compreso" non significa che solo per il fatto che lei ha difficoltà in un ambito della sua vita i suoi amici non possano parlarne in termini positivi."
Esatto nessuno glielo vieta, ma se sono consapevoli di farmi star male con certe domande, io le eviterei, tutto qua. (E' ovvio che il problema sono io e non loro!)
"Ed il fatto che lei si aspetti certe cose, altrimenti non si è amici, è una pretesa, perlopiù che le sta creando difficoltà nello stare con gli altri."
E' una pretesa che può essere esaudita nell'amicizia secondo me. Non costa nulla evitare certi argomenti in mie presenza, se come conseguenza si ha una mia depressione. (per colpa mia)
"Il suo è un buon esempio. Ma forse saprà che ai colloqui ci si va sbarbati, pettinati, con alcune competenze e con le idee più o meno chiare. E che bisogna "lavorarsi" il suo interlocutore, perchè bisogna convincerlo che lei è più adatto di altri per quel posto.
Rimanendo in metafora, potrei dirle che forse (ma sottolineo il "forse", si tratta di un consulto online ed ho ben presente che non l'ho mai incontrata di persona!) potrebbe giovarle un buon "corso per presentarsi ai colloqui!"
Qui sono d'accordo, credo sia un mio punto debole. Io non riesco a "lavorare" le persone, e anzi, mi sento distaccato da questo atteggiamento, il problema è che sono contento di come sono, e non riesco a mettere una maschera davanti. Se da domani perdo il lavoro e dovrei corteggiare una ragazza non so con quanto buon umore ci andrei, a meno che non ci sia un interesse da parte sua (ma questo non è mai successo). Stessa cosa vale se mi ritornano in mente tutti gli episodi negativi avuti in passato.
Potrei fare un percorso di serenità nell'avvicinarmi a persone che non conosco. Più una spinta nel creare situazioni per conoscerle. Non so se la psicoterapia è in grado di soddisfare questo. Non so se bastano le parole.
Questo perchè ho sempre avuto episodi negativi.
""Compreso" non significa che solo per il fatto che lei ha difficoltà in un ambito della sua vita i suoi amici non possano parlarne in termini positivi."
Esatto nessuno glielo vieta, ma se sono consapevoli di farmi star male con certe domande, io le eviterei, tutto qua. (E' ovvio che il problema sono io e non loro!)
"Ed il fatto che lei si aspetti certe cose, altrimenti non si è amici, è una pretesa, perlopiù che le sta creando difficoltà nello stare con gli altri."
E' una pretesa che può essere esaudita nell'amicizia secondo me. Non costa nulla evitare certi argomenti in mie presenza, se come conseguenza si ha una mia depressione. (per colpa mia)
"Il suo è un buon esempio. Ma forse saprà che ai colloqui ci si va sbarbati, pettinati, con alcune competenze e con le idee più o meno chiare. E che bisogna "lavorarsi" il suo interlocutore, perchè bisogna convincerlo che lei è più adatto di altri per quel posto.
Rimanendo in metafora, potrei dirle che forse (ma sottolineo il "forse", si tratta di un consulto online ed ho ben presente che non l'ho mai incontrata di persona!) potrebbe giovarle un buon "corso per presentarsi ai colloqui!"
Qui sono d'accordo, credo sia un mio punto debole. Io non riesco a "lavorare" le persone, e anzi, mi sento distaccato da questo atteggiamento, il problema è che sono contento di come sono, e non riesco a mettere una maschera davanti. Se da domani perdo il lavoro e dovrei corteggiare una ragazza non so con quanto buon umore ci andrei, a meno che non ci sia un interesse da parte sua (ma questo non è mai successo). Stessa cosa vale se mi ritornano in mente tutti gli episodi negativi avuti in passato.
Potrei fare un percorso di serenità nell'avvicinarmi a persone che non conosco. Più una spinta nel creare situazioni per conoscerle. Non so se la psicoterapia è in grado di soddisfare questo. Non so se bastano le parole.
[#21]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>E' una pretesa che può essere esaudita nell'amicizia secondo me. Non costa nulla evitare certi argomenti in mie presenza, se come conseguenza si ha una mia depressione. (per colpa mia)
Il fatto che non costi nulla non implica che gli altri glielo debbano. Al contrario, forse potrebbe essere importante che sia lei a non far pesare agli altri le sue difficoltà!
Vede, possiamo girarci intorno quanto ci pare. Ma fatto sta che è lei a soffrire, non i suoi amici. E quindi è lei ad avere un problema, non loro.
Ed il suo problema non è "ma perchè gli altri non evitano certi argomenti", ma "come faccio ad imparare a farmi avanti con le ragazze, ed eventualmente a non pretendere dagli altri appoggio ai miei problemi?".
E queste cose, gentile ragazzo, possono essere un ottimo obiettivo di terapia.
>>Se da domani perdo il lavoro e dovrei corteggiare una ragazza non so con quanto buon umore ci andrei, a meno che non ci sia un interesse da parte sua (ma questo non è mai successo)
"Non essere di buon umore"non implica necessariamente "comportarsi in modo depresso", anche se riconosco che spesso la tentazione può essere questa.
Insomma, mi pare che lei abbia davanti a sè delle belle sfide: come riuscire a superare il difficile momento della perdita del lavoro, come imparare a farsi avanti con le ragazze ed avere una visione meno ego-centrata dell'amicizia e dei "doveri" degli amici.
Si prenda un pò di tempo per rifletterci e poi affronti le sue difficoltà in terapia. Altrimenti, rischia di pensare che tramite un consulto online può risolvere difficoltà che di presenza non potrebbe affrontare adeguatamente!
Cordialmente
Il fatto che non costi nulla non implica che gli altri glielo debbano. Al contrario, forse potrebbe essere importante che sia lei a non far pesare agli altri le sue difficoltà!
Vede, possiamo girarci intorno quanto ci pare. Ma fatto sta che è lei a soffrire, non i suoi amici. E quindi è lei ad avere un problema, non loro.
Ed il suo problema non è "ma perchè gli altri non evitano certi argomenti", ma "come faccio ad imparare a farmi avanti con le ragazze, ed eventualmente a non pretendere dagli altri appoggio ai miei problemi?".
E queste cose, gentile ragazzo, possono essere un ottimo obiettivo di terapia.
>>Se da domani perdo il lavoro e dovrei corteggiare una ragazza non so con quanto buon umore ci andrei, a meno che non ci sia un interesse da parte sua (ma questo non è mai successo)
"Non essere di buon umore"non implica necessariamente "comportarsi in modo depresso", anche se riconosco che spesso la tentazione può essere questa.
Insomma, mi pare che lei abbia davanti a sè delle belle sfide: come riuscire a superare il difficile momento della perdita del lavoro, come imparare a farsi avanti con le ragazze ed avere una visione meno ego-centrata dell'amicizia e dei "doveri" degli amici.
Si prenda un pò di tempo per rifletterci e poi affronti le sue difficoltà in terapia. Altrimenti, rischia di pensare che tramite un consulto online può risolvere difficoltà che di presenza non potrebbe affrontare adeguatamente!
Cordialmente
[#22]
Utente
La ringrazio, anche se la visione meno ego centrata dell'amicizia non la vedo come un scalino da superare. Do un valore profondo all'amicizia e ai "doveri" di essa. Grazie a questa visione sono riuscito a far star meglio e accompagnare nel tempo un mio amico in una situazione depressiva. La solitudine e magari la non comprensione da parte mia perchè "non obbligato" a farlo lo poteva portare anche in situazioni peggiori. Forse do molta importanza a non sottovalutare la depressione perchè la causa della morte di mio fratello. Lo so che il problema era del mio amico, ma sarebbe stata incomprensibile tutta questa freddezza...non ci riesco ad entrare in quel pensiero..
Magari se ci entrerei lui ora starebbe ancora male.
Per l'aspetto delle relazioni e del lavoro credo che sia il centro di ciò che ho bisogno. Non so se saranno esclusivamente i risultati a farmi superare questi scogli o se dopo mesi di quiete e serenità il fatto di essere magari ancora single o senza lavoro non sarà di nuovo un peso come lo è ora.
Lo psichiatra un giorno mi disse che ci sono anche altre persone nella mia situazione, solo che non stanno così male perchè non ci pensano.
Non so se questa sia la risposta, perchè è quello che è successo in questi ultimi mesi dove appunto sembrava esserci un pò di sereno, ma poi, se il risultato non c'è, ricado..
Magari se ci entrerei lui ora starebbe ancora male.
Per l'aspetto delle relazioni e del lavoro credo che sia il centro di ciò che ho bisogno. Non so se saranno esclusivamente i risultati a farmi superare questi scogli o se dopo mesi di quiete e serenità il fatto di essere magari ancora single o senza lavoro non sarà di nuovo un peso come lo è ora.
Lo psichiatra un giorno mi disse che ci sono anche altre persone nella mia situazione, solo che non stanno così male perchè non ci pensano.
Non so se questa sia la risposta, perchè è quello che è successo in questi ultimi mesi dove appunto sembrava esserci un pò di sereno, ma poi, se il risultato non c'è, ricado..
[#23]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Lo so che il problema era del mio amico, ma sarebbe stata incomprensibile tutta questa freddezza...non ci riesco ad entrare in quel pensiero..
Questo perchè lei lo vede come "freddezza". E' proprio il contrario: mi lascia libero di stare accanto agli amici, se lo desidero, e di aiutarli, se posso. Ma lascia gli altri altrettanto liberi di parlare di quello che vogliono in mia presenza, senza che questo mi stravolga emotivamente.
>>Forse do molta importanza a non sottovalutare la depressione perchè la causa della morte di mio fratello.
Questo è comprensibile. Ma purtroppo poco realistico.
La depressione è una patologia insidiosa, e se a questa si accompagna il desiderio di morire c'è ben poco da fare. Se una persona sceglie, sceglie. E purtroppo non la si può fermare. Anche se questa consapevolezza fa male, sia ai familiari che (in modo diverso) agli operatori che lavorano come noi in questo settore.
>>Non so se saranno esclusivamente i risultati a farmi superare questi scogli o se dopo mesi di quiete e serenità il fatto di essere magari ancora single o senza lavoro non sarà di nuovo un peso come lo è ora.
Possono essere entrambi obiettivi realistici: imparare a non far dipendere il proprio benessere esclusivamente dagli altri o dal lavoro, ed impegnarsi seriamente per cambiare la propria situazione. L'una cosa non esclude l'altra, nè si può pretendere di essere felici se il lavoro per noi è importante e lo perdiamo. Ma forse neppure disperati...
>>poi, se il risultato non c'è, ricado..
E' umano. Ma allo stesso tempo, se lei non ha lavorato espressamente sulle sue abilità sociali e sulla ricerca attiva di un nuovo impegno, la ricaduta è un rischio concreto.
Valuti bene il nostro scambio, a me è sembrato interessante. Forse ne potrà trarre qualche ulteriore spunto di riflessione relativo al suo percorso psicologico ed alla sua responsabilità rispetto ai suoi stessi valori (che, come tutti i valori, sono importantissimi).
Cordiali saluti
Questo perchè lei lo vede come "freddezza". E' proprio il contrario: mi lascia libero di stare accanto agli amici, se lo desidero, e di aiutarli, se posso. Ma lascia gli altri altrettanto liberi di parlare di quello che vogliono in mia presenza, senza che questo mi stravolga emotivamente.
>>Forse do molta importanza a non sottovalutare la depressione perchè la causa della morte di mio fratello.
Questo è comprensibile. Ma purtroppo poco realistico.
La depressione è una patologia insidiosa, e se a questa si accompagna il desiderio di morire c'è ben poco da fare. Se una persona sceglie, sceglie. E purtroppo non la si può fermare. Anche se questa consapevolezza fa male, sia ai familiari che (in modo diverso) agli operatori che lavorano come noi in questo settore.
>>Non so se saranno esclusivamente i risultati a farmi superare questi scogli o se dopo mesi di quiete e serenità il fatto di essere magari ancora single o senza lavoro non sarà di nuovo un peso come lo è ora.
Possono essere entrambi obiettivi realistici: imparare a non far dipendere il proprio benessere esclusivamente dagli altri o dal lavoro, ed impegnarsi seriamente per cambiare la propria situazione. L'una cosa non esclude l'altra, nè si può pretendere di essere felici se il lavoro per noi è importante e lo perdiamo. Ma forse neppure disperati...
>>poi, se il risultato non c'è, ricado..
E' umano. Ma allo stesso tempo, se lei non ha lavorato espressamente sulle sue abilità sociali e sulla ricerca attiva di un nuovo impegno, la ricaduta è un rischio concreto.
Valuti bene il nostro scambio, a me è sembrato interessante. Forse ne potrà trarre qualche ulteriore spunto di riflessione relativo al suo percorso psicologico ed alla sua responsabilità rispetto ai suoi stessi valori (che, come tutti i valori, sono importantissimi).
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 23 risposte e 24k visite dal 28/05/2012.
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