Fantasmi del passato che tornano all'improvviso
Tutto iniziò sabato pomeriggio. Stavo bene fino ad allora, ero sicura di me, di quello che facevo, di quello che ero. Quella sera avevo un compleanno. Andò tutto a monte. Questo fatto BANALE mi aprì una voragine, che ancora si ostina a rimanere. Il bello è che a quel compleanno speravo proprio di avere un imprevisto, un qualcosa insomma, per non poter andare. Ma non riesco proprio a capire come mai questo fatto scatenò la mia attuale "crisi". Non sopportavo l'idea di rimanere a casa da sola, io che amavo la solitudine tanto quanto la compagnia, se non di più. All'improvviso cominciai a pensare che tutti mi avrebbero lasciata sola, che nessuno mi avrebbe più aiutata. Quando la mia parte razionale sa benissimo che non è così. Quando le due ragazze con cui sono più in intimità, quando gli dissi che quella sera ero nervosa e non sapevo perchè, hanno cercato di aiutarmi in tutti i modi.
Poi ho pensato: Da piccola avevo questa paura, che mi rimase fino a 2-3 anni fa. Quest'ossessione che tutti mi avrebbero abbandonata da un momento all'altro. Che sola sarei stata spacciata. Poi mi passò. Sono cresciuta ed avevo acquistato una grande sicurezza in me, stavo bene con me stessa e di conseguenza avevo buoni rapporti anche con altri. Rapporti appunto, non dipendenze. Non rapporti mirati solo al non rimanere sola. Ero sicura, non avevo paure! Aiutavo gli altri, rassicuravo ragazze che vedevo in difficoltà... quando ora mi sembra di essere regredita a 3 anni fa, senza un'apparente MOTIVO. Sono passati 5 giorni, a cui alterno momenti di ritrovata sicurezza a quest'angoscia immotivata che mi opprime.
Ho sempre avuto problemi di fiducia, ma non pensavo che questo potesse tramutarsi in questa fobia, fobia che pensavo di aver sconfitto.
Ho pensato che potesse essere la monotonia della mia stretta cerchia di amici, ma non è così. Ho cambiato persone e vedo che in me non cambia nulla. Non riesco a stare bene ne da sola, ne in compagnia.
Ultima cosa che mi viene in mente: ho la sensazione del stare sprecando del tempo. Di non aver visto abbastanza rispetto ad altri. Ma una persona non può conoscere e non può fare tutto! Le mie esperienze le ho fatte, ma sento di soffocare. Ho l'impressione che gli altri abbiano fatto più di me (e non mi ero mai creata il problema io e gli altri, ero io che facevo quello che mi andava, quando mi andava, senza pormi alcun pensiero), quando magari in realtà abbiamo fatto solo cose DIVERSE. Ho l'impressione di sentirmi insicura perché sto azzerando le mie esperienze e cose fatte in passato, per poter legittimare la mia insicurezza a divenire reale.
Voglio ritrovare la me che ero e che sono ancora. Aiutatemi.
Poi ho pensato: Da piccola avevo questa paura, che mi rimase fino a 2-3 anni fa. Quest'ossessione che tutti mi avrebbero abbandonata da un momento all'altro. Che sola sarei stata spacciata. Poi mi passò. Sono cresciuta ed avevo acquistato una grande sicurezza in me, stavo bene con me stessa e di conseguenza avevo buoni rapporti anche con altri. Rapporti appunto, non dipendenze. Non rapporti mirati solo al non rimanere sola. Ero sicura, non avevo paure! Aiutavo gli altri, rassicuravo ragazze che vedevo in difficoltà... quando ora mi sembra di essere regredita a 3 anni fa, senza un'apparente MOTIVO. Sono passati 5 giorni, a cui alterno momenti di ritrovata sicurezza a quest'angoscia immotivata che mi opprime.
Ho sempre avuto problemi di fiducia, ma non pensavo che questo potesse tramutarsi in questa fobia, fobia che pensavo di aver sconfitto.
Ho pensato che potesse essere la monotonia della mia stretta cerchia di amici, ma non è così. Ho cambiato persone e vedo che in me non cambia nulla. Non riesco a stare bene ne da sola, ne in compagnia.
Ultima cosa che mi viene in mente: ho la sensazione del stare sprecando del tempo. Di non aver visto abbastanza rispetto ad altri. Ma una persona non può conoscere e non può fare tutto! Le mie esperienze le ho fatte, ma sento di soffocare. Ho l'impressione che gli altri abbiano fatto più di me (e non mi ero mai creata il problema io e gli altri, ero io che facevo quello che mi andava, quando mi andava, senza pormi alcun pensiero), quando magari in realtà abbiamo fatto solo cose DIVERSE. Ho l'impressione di sentirmi insicura perché sto azzerando le mie esperienze e cose fatte in passato, per poter legittimare la mia insicurezza a divenire reale.
Voglio ritrovare la me che ero e che sono ancora. Aiutatemi.
[#1]
Gentile Utente,
la sua storia è abbastanza sfaccettata, credo che la paura della solitudine abbia radice più lontane, del suo sabato pomeriggio .
Da quello che scrive sembra che lei non riesca a stare bene nè con se stessa, nè in compagnia.
Inoltre le angoscie, qualunque esse siano, andrebbero ascoltate, mai banalizzate.
Valuti l'ipotesi di una consulenza psicologica de visu.
la sua storia è abbastanza sfaccettata, credo che la paura della solitudine abbia radice più lontane, del suo sabato pomeriggio .
Da quello che scrive sembra che lei non riesca a stare bene nè con se stessa, nè in compagnia.
Inoltre le angoscie, qualunque esse siano, andrebbero ascoltate, mai banalizzate.
Valuti l'ipotesi di una consulenza psicologica de visu.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Cara ragazza,
quanta sofferenza nelle sue parole...
Non credo che la ragione di questo suo malessere possa essere riconducibile all'evento che ci racconta.
Lei stessa parla di una sensazione di solitudine e di paura dell'abbandono che l'hanno accompagnata costantemente fino a qualche anno fa.
Evidentemente qualcosa si è rotto nell'apparente equilibrio che aveva trovato negli ultimi anni e ha fatto riemergere paure che hanno radici ben più profonde.
Difficile dire da qui quale possa essere stato l'evento scatenante; difficile anche darle consigli, non conoscendo nulla della sua storia, della sua vita, della sua famiglia...
C'è qualcuno con cui riesce a parlare apertamente tra la sua cerchia di amici? Che tipo di rapporti ha con i suoi genitori?
Una consulenza di persona sarebbe consigliabile per cominciare a prendersi cura del suo disagio, per ascoltarlo, per dargli voce...
Se nel frattempo potesse darci qualche maggiore informazione sul tipo di relazioni che instaura con amici/familiari, potremo forse darle qualche indicazione più precisa.
Un caro saluto
quanta sofferenza nelle sue parole...
Non credo che la ragione di questo suo malessere possa essere riconducibile all'evento che ci racconta.
Lei stessa parla di una sensazione di solitudine e di paura dell'abbandono che l'hanno accompagnata costantemente fino a qualche anno fa.
Evidentemente qualcosa si è rotto nell'apparente equilibrio che aveva trovato negli ultimi anni e ha fatto riemergere paure che hanno radici ben più profonde.
Difficile dire da qui quale possa essere stato l'evento scatenante; difficile anche darle consigli, non conoscendo nulla della sua storia, della sua vita, della sua famiglia...
C'è qualcuno con cui riesce a parlare apertamente tra la sua cerchia di amici? Che tipo di rapporti ha con i suoi genitori?
Una consulenza di persona sarebbe consigliabile per cominciare a prendersi cura del suo disagio, per ascoltarlo, per dargli voce...
Se nel frattempo potesse darci qualche maggiore informazione sul tipo di relazioni che instaura con amici/familiari, potremo forse darle qualche indicazione più precisa.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#3]
Ex utente
Ho postato la domanda questo pomeriggio, ora mi sento già "diversa". Meno peso sulle spalle, ancora una volta: senza un motivo apparente. Ho parlato con un amico, del più e del meno ovviamente, è riuscito a distrarmi ed ora sto meglio.
Mi sento quasi come prima, quasi come se questi ultimi giorni fossero stati solo un brutto incubo.
Però mi rendo anche conto che una cosa del genere non è normale, del fatto che non è il compleanno rimandato ad aver causato il tutto. Ma non saprei davvero dove andare a trovare la causa... ero riuscita ad accettare la mia vita passata, i miei problemi, ho perdonato e amato gli errori che ho fatto e che ho subito soprattutto, tutto. Ero riuscita ad accettarmi e stare bene con me stessa. E non sapete il lavoro interiore che ho dovuto fare... giorno dopo giorno. Più che paura sono sinceramente terrorizzata dal fatto che tutto possa andare in fumo da un momento all'altro. Io ero convinta che quest'equilibrio, che credevo fosse frutto di "un'evoluzione", quest'equilibrio fosse reale e permanente! E allora come mai ha ceduto all'improvviso, senza ragione?
Mi sento come punita senza giusta causa, io ero convinta del fatto che alcuni episodi alla fine fossero riusciti a farmi diventare quella che sono, che abbiano avuto comunque uno scopo dopotutto. Non può essere stato tutto inutile. Non posso e non voglio crederci. Ero fiera di quello che ero, non posso ricadere così.
Beh, forse avrete capito che in passato non ho avuto proprio delle situazioni facili con cui fare i conti. A partire dalla famiglia, dal rapporto PASSATO con mia madre e con mio padre, dal suo atteggiamento quasi isterico e apparentemente cattivo, in confronto all'indifferenza di mio padre. Poi ho capito che un genitore non può essere perfetto... insomma potrei quasi scriverci un libro se comincio a scavare, ma la sintesi è: io amo mia madre come persona, come donna, come amica. Ora stiamo bene insieme. Chi è la madre delle due? Non importa, ci alterniamo. Perché dovrei colpevolizzarla? L'ho già fatto in passato, ho imparato a capirla e ad aiutarla. In questo modo posso continuare ad amarla.
Mi sento quasi come prima, quasi come se questi ultimi giorni fossero stati solo un brutto incubo.
Però mi rendo anche conto che una cosa del genere non è normale, del fatto che non è il compleanno rimandato ad aver causato il tutto. Ma non saprei davvero dove andare a trovare la causa... ero riuscita ad accettare la mia vita passata, i miei problemi, ho perdonato e amato gli errori che ho fatto e che ho subito soprattutto, tutto. Ero riuscita ad accettarmi e stare bene con me stessa. E non sapete il lavoro interiore che ho dovuto fare... giorno dopo giorno. Più che paura sono sinceramente terrorizzata dal fatto che tutto possa andare in fumo da un momento all'altro. Io ero convinta che quest'equilibrio, che credevo fosse frutto di "un'evoluzione", quest'equilibrio fosse reale e permanente! E allora come mai ha ceduto all'improvviso, senza ragione?
Mi sento come punita senza giusta causa, io ero convinta del fatto che alcuni episodi alla fine fossero riusciti a farmi diventare quella che sono, che abbiano avuto comunque uno scopo dopotutto. Non può essere stato tutto inutile. Non posso e non voglio crederci. Ero fiera di quello che ero, non posso ricadere così.
Beh, forse avrete capito che in passato non ho avuto proprio delle situazioni facili con cui fare i conti. A partire dalla famiglia, dal rapporto PASSATO con mia madre e con mio padre, dal suo atteggiamento quasi isterico e apparentemente cattivo, in confronto all'indifferenza di mio padre. Poi ho capito che un genitore non può essere perfetto... insomma potrei quasi scriverci un libro se comincio a scavare, ma la sintesi è: io amo mia madre come persona, come donna, come amica. Ora stiamo bene insieme. Chi è la madre delle due? Non importa, ci alterniamo. Perché dovrei colpevolizzarla? L'ho già fatto in passato, ho imparato a capirla e ad aiutarla. In questo modo posso continuare ad amarla.
[#4]
Ex utente
Ora vi aggiungo solo un'altra cosa (successa sempre questo pomeriggi): Ho parlato con mia madre. Le ho detto che dopo un anno continuavo ad amare ancora lui, e che alla fine non riesco mai a concludere (anche nel senso di una semplice uscita) con altri ragazzi, non ne ho la motivazione. E lei mi disse che (dopo una sua iniziale sorpresa per la "confessione") comunque il nostro era un amore malato, e che non saremo mai potuti stare assieme. Era una relazione "sbagliata". La corressi: difficile. Difficile soprattutto da accettare (per gli altri). Ma se solo potessi io degli altri che ci additano, dei commenti provocatori, di tutto quello che volete, ne potrei solo ridere. Non mi toccherebbe... ed è così. E' così difficile da credere per lei... lei che vede come priorità il pensiero degli altri. Io nemmeno li vedo gli occhi altrui alle volte.
Non può considerarsi un errore quello di doversi trovare a stare con lui ed il suo bambino. Io lo amo quel bambino, io che per la mia età ancora è meglio se non avessi, colmerei quel vuoto con lui. Forse sento l'esigenza di riscattarmi con un bambino. Proteggerlo da quello che ho dovuto passare. Amarlo. Non ho la presunzione di dire che non commetterò errori con lui, sono umana come tutti, ma partire con questi presupposti secondo me aiuta. E vedere dei bambini giocare per strada, sorridere, a me da gioia.
Ora mi sto divulgando troppo su questo argomento. Alla fine di tutto il discorso sono riandata a parare sulla mia mancanza di fiducia quasi patologica in tutto ed in tutti. Lei si sentì come toccata, ferita. Cercò di giustificarsi, la vidi in crisi. Me ne dispiacque. Sentì di esserne la causa. Io non sono sicura che sia solo lei, io nemmeno ricordo di aver mai avuto fiducia in qualcosa/qualcuno, non mi conosco diversamente da così... sono stanca, per questa sera smetto qui.
Ringrazio per le risposte, spero non vi annoiate troppo a leggere la mia soprattutto.
Non può considerarsi un errore quello di doversi trovare a stare con lui ed il suo bambino. Io lo amo quel bambino, io che per la mia età ancora è meglio se non avessi, colmerei quel vuoto con lui. Forse sento l'esigenza di riscattarmi con un bambino. Proteggerlo da quello che ho dovuto passare. Amarlo. Non ho la presunzione di dire che non commetterò errori con lui, sono umana come tutti, ma partire con questi presupposti secondo me aiuta. E vedere dei bambini giocare per strada, sorridere, a me da gioia.
Ora mi sto divulgando troppo su questo argomento. Alla fine di tutto il discorso sono riandata a parare sulla mia mancanza di fiducia quasi patologica in tutto ed in tutti. Lei si sentì come toccata, ferita. Cercò di giustificarsi, la vidi in crisi. Me ne dispiacque. Sentì di esserne la causa. Io non sono sicura che sia solo lei, io nemmeno ricordo di aver mai avuto fiducia in qualcosa/qualcuno, non mi conosco diversamente da così... sono stanca, per questa sera smetto qui.
Ringrazio per le risposte, spero non vi annoiate troppo a leggere la mia soprattutto.
[#5]
Cara Ragazza, oltre a condividere il consiglio dei colleghi su una possibile consulenza, riporto alcuni sui passi che mi hanno colpito: “Io ero convinta che quest'equilibrio, che credevo fosse frutto di "un'evoluzione", quest'equilibrio fosse reale e permanente! E allora come mai ha ceduto all'improvviso, senza ragione?” Mi piace molto il termine che ha usato “evoluzione” perché è proprio quello che sta vivendo, una vera e propria evoluzione, che possiamo anche chiamare crescita che soprattutto alla sua età sembra un quadro pieno di colori un po’ sgargianti e piacevoli e un po’ cupi e scuri che colorano quell’insieme di esperienze che chiamiamo vita. Poi mi ha colpito la sua frase relativa a sua madre “io amo mia madre come persona, come donna, come amica. Ora stiamo bene insieme. Perché dovrei colpevolizzarla? L'ho già fatto in passato, ho imparato a capirla e ad aiutarla. In questo modo posso continuare ad amarla.” Lei ha ben capito che non è possibile essere perfetti, ma che nonostante ciò si può amare lo stesso una persona.
Saluti
Saluti
Dr. Alberto Migliore
Psicologo - Psicoterapeuta
Torino - Chieri
www.migliorepsicologia.com
[#6]
Ex utente
Forse uno dei problemi è che mi sono innamorata di chi non mi dovevo innamorare. Di lui e di tutto quello che lo circonda, che è suo, che lui ha creato. Compreso suo figlio. Forse amo quel bambino quasi quanto lui. Riesco a vederlo in quel sorriso, lo rivedo e cerco di rubargli un po' della sua infanzia, un po' della sua giovinezza in cui io ancora non esistevo. Ma non potremo mai stare insieme. La sua paura è ancora più grande rispetto al suo amore. E passano i mesi...
[#7]
Cara ragazza,
forse sarebbe ora di creare qualcosa di suo, cominciando proprio da se stessa, dalla sua insicurezza, dalla sua sfiducia, dal suo senso di imperfezione...
Tutto noi viviamo un individuale e soggettivo sentimento di inferiorità, è qualcosa di intrinseco nel genere umano; ma è proprio da quello che dobbiamo partire per elevare le nostre mete di sicurezza verso qualcosa che possa farci stare bene.
Il senso di inferiorità deve essere una molla per compensazioni che arricchiscono la nostra vita fino a trovare la nostra giusta strada.
Forse l'uomo di cui parla, il suo bambino, l'infanzia che vorrebbe rubargli, la sua giovinezza che lei sente di non aver vissuto appieno, sono tutti elementi su cui dovrebbe fare qualche riflessione più profonda.
Si affidi a un collega psicologo psicoterapeuta della sua zona per provare a dare un senso agli eventi che la stanno turbando e per trovare il coraggio di ricominciare a vivere una vita serena.
Le auguro che possa trovare presto la sua strada.
Un caro saluto
forse sarebbe ora di creare qualcosa di suo, cominciando proprio da se stessa, dalla sua insicurezza, dalla sua sfiducia, dal suo senso di imperfezione...
Tutto noi viviamo un individuale e soggettivo sentimento di inferiorità, è qualcosa di intrinseco nel genere umano; ma è proprio da quello che dobbiamo partire per elevare le nostre mete di sicurezza verso qualcosa che possa farci stare bene.
Il senso di inferiorità deve essere una molla per compensazioni che arricchiscono la nostra vita fino a trovare la nostra giusta strada.
Forse l'uomo di cui parla, il suo bambino, l'infanzia che vorrebbe rubargli, la sua giovinezza che lei sente di non aver vissuto appieno, sono tutti elementi su cui dovrebbe fare qualche riflessione più profonda.
Si affidi a un collega psicologo psicoterapeuta della sua zona per provare a dare un senso agli eventi che la stanno turbando e per trovare il coraggio di ricominciare a vivere una vita serena.
Le auguro che possa trovare presto la sua strada.
Un caro saluto
[#8]
Ex utente
Sono d'accordo su quello che ha detto. Probabilmente è ora che cominci a muovermi per poter parlare con qualche psicologo che mi aiuti a far chiarezza. Però, rileggendo la sua risposta mi è sorto un dubbio: più che rubare l'infanzia di quel bambino, con quelle frasi (forse un po' confusionarie) intendevo dire conoscere l'infanzia di quell'uomo, anche attraverso il suo bambino. Ormai credo di conoscerlo abbastanza bene ma io sento l'esigenza di conoscere tutto di lui, rendendomi conto che comunque ci saranno sempre piccoli lati oscuri all'interno di una persona. La mia è proprio un'esigenza: vorrei rivedere lui e la sua fanciullezza, lui e tutto quello che l'ha portato ad essere quello che è ora.
Per poi rivedere me, rifare lo stesso percorso e provare a vedere i buchi neri in comune.
Basta, la finisco qui. Ho scritto di getto e mi scuso in anticipo se alcuni concetti non saranno molto chiari.
Per poi rivedere me, rifare lo stesso percorso e provare a vedere i buchi neri in comune.
Basta, la finisco qui. Ho scritto di getto e mi scuso in anticipo se alcuni concetti non saranno molto chiari.
[#9]
Cara ragazza,
<<ma io sento l'esigenza di conoscere tutto di lui, rendendomi conto che comunque ci saranno sempre piccoli lati oscuri all'interno di una persona>>
mi sembra di capire, dal suo racconto frammentario, che la storia con quest'uomo sia ormai terminata. Perchè allora accanirsi a voler conoscere tutto di lui, della sua infanzia?
Provi a concentrarsi di se stessa, sul suo malessere, sulle sue sensazioni, senza guardarsi troppo indietro.
Spero che farà la cosa giusta.
Un caro saluto
<<ma io sento l'esigenza di conoscere tutto di lui, rendendomi conto che comunque ci saranno sempre piccoli lati oscuri all'interno di una persona>>
mi sembra di capire, dal suo racconto frammentario, che la storia con quest'uomo sia ormai terminata. Perchè allora accanirsi a voler conoscere tutto di lui, della sua infanzia?
Provi a concentrarsi di se stessa, sul suo malessere, sulle sue sensazioni, senza guardarsi troppo indietro.
Spero che farà la cosa giusta.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 6.1k visite dal 22/05/2012.
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