Come dare valore a se stessi?

Sono una ragazza di 25 e ho sempre avuto una forte tendenza all'introspezione e alla riflessione. Fin da bambina ho sofferto fortemente di ansia e penso sia dovuto al fatto di essere vissuta in una famiglia in cui il clima era irrespirabili,per continue liti tra i miei,genitori ansiosi e immaturi(anche se non sono cattive persone),un padre spesso verbalmente violento anche verso di me,assente e che spesso mi ridicolizzava.Mi sembra di essere stata invisibile.ho un rapporto irrisolto con i miei perché oscillo tra la rabbia e la compassione.quando prevale quest'ultima mi sento serena ma purtroppo non e' sempre così.e soprattutto provo una grandissima rabbia verso me stessa per non aver compreso prima la situazione che c'era nella mia famiglia e non essermene allontanata come di solito fanno i ragazzi.invece sono stata un'adolescente chiusa in se, di timidezza patologica. Credo lo sia diventata proprio per l'ansia,l'insicurezza e l'instabilità che ho sempre respirato e per dei problemi di salute che ho avuto da bambina e da ragazzina. Sempre avuto difficoltà nelle relazioni,mai avuto un ragazzo e questo mi pesa.ho desiderato a lungo essere un'altra.Oggi ho fatto qualche passo avanti nell'uscire dal guscio ma ancora tante cose mi legano.abbiamo gravi problemi economici,i miei ora sono separati ma in casa c'è una situazione assurda,respiro sempre negatività e questo mi sta portando via tutte le energie normali alla mia eta'. Vivo in un piccolo paese in cui e' impossibile coltivare le mie passioni,la gente e' sempre quella,e non mi trovo bene,le amiche sono andate via,la situazione in casa e' impossibile,e io mi spengo sempre di più.mi sento vuota,ho paura di perdere me stessa,vedo questo processo avanzare e ho paura. So di avere le qualità x uscirne,ma mi sembra impossibile.vengo lodata x la mia bravura negli studi e a scrivere e so che dovrei seguire questo.Mi dico:scrivi, fai la tua palestra, x qualche giorno ci riesco ma poi ricado di nuovo nel vuoto,nella mancanza di considerazione e di rilievo che sento in me.Mi sento in colpa perché so cosa sarebbe meglio fare, perché ho visto cosa significa stare male e mi sento ingrata. Vado sempre contro me stessa...credo di sperimentare sensazioni di spersonalizzazione. Mi ritorna in mente quella bimba che mandava segnali che non venivano mai colti...e' come se fossi un peso per me stessa,mi do noia. Delusioni da parte di tutti mi hanno minata. Come si da a non perdere se stessi? A resistere al senso di vuoto? A darsi valore? A mantenersi saldi nei propri propositi quando tutto rema contro,anche da noi? Da un po' non riesco neanche a studiare e ho problemi col sonno,e disturbi dell'umore con tendenza a pensieri depressivi. Tanto da dire, da dare, ma mai nessuno...provo dolore per come l'essere umano da importanza a ciò che non ha valore, e viceversa. Vorrei volare senza catene, senza il peso delle preoccupazioni che derivano dalla mia situazione familiare e dal mio vissuto. Grazie dell'attenzione.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

non è ben chiara quale sia la sua richiesta o forse è semplicemente troppo complessa per trovare una risposta on line, a distanza, senza conoscerla personalmente e senza conoscere la sua storia di vita.

Lei ci fornisce alcuni elementi ma sono davvero pochi per poterle dare risposte precise e puntuali.

<<Mi sento in colpa perché so cosa sarebbe meglio fare,>>
Se lo sa, provi a dirci cosa sarebbe meglio fare?
Potrebbe essere un punto di partenza per comprendere cosa si aspetta, cosa desidera, come si muoverebbe verso il cambiamento...

<<sperimentare sensazioni di spersonalizzazione>>
Cosa intende quanto parla di sensazioni di spersonalizzazione?

Le amiche sono andate tutte via? Non ha nessuno della sua età con cui confrontarsi?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile dott.Callina, la ringrazio molto della sua risposta. In effetti, penso che ci siano varie questioni intrecciate nella mia situazione e quindi comprendo sia difficoltoso dare una risposta su tutto.

Rispondendo alle sue domande...credo che la cosa piu giusta da fare sarebbe mettermi di fronte a me stessa e quindi andare ad abitare in un'altra città, dove poter inseguire e toccare con mano le mie passioni, ma per ora la cosa e' impraticabile per me. Ho anche paura che fatto questo mi troverei ancora a sentirmi così e il senso di vuoto mi fagociterebbe, e la mia parte buia vincerebbe...e mi sembra di non avere la forza...

Mi sento come se non avessi il pieno controllo di me, come se mi vedessi da lontano, o meglio come se non riuscissi ad accettarmi come sono e dunque prenderne atto e cominciare a costruire a partire da queste basi...ho pensato potesse trattarsi di episodi di spersonalizzazione (ma ovviamente magari mi sbaglio)

Purtroppo si, vicino a me non ho amici o persone con cu cui confrontarmi. Purtroppo non ho potuto frequentare l'università perché non e' nella mia città e da allora e' iniziata questa sensazione.

Grazie ancora
Buona serata
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Cara ragazza, triste, sola, lontana..le consiglio di pensare se c'è un lavoro concreto , artigianale che le piacerebbe fare o imparare, poi potrebbe proporsi di scrivere racconti, e sognare di diventare scrittrice, potrebbe leggere romanzi, romanzi classici di ottimi autori, che l'aiutino a crearsi un "mondo interno", con altri pensieri, altre atmosfere..Cerchi di uscire così da questa impasse che la fa sentire bloccata e inutile..
Anche avvicinarsi al mondo del volontariato e così conoscere gente con un progetto condiviso è stata un'idea che ha aiutato molte mie pazienti. Importante è provare, anche sbagliare , ma uscire dal solito mondo, dai soliti pensieri e ruoli. E anche guardare la gente , ragazzi e ragazze, sapesse quanti sono lì che aspettano uno sguardo , una parola.
Ci sono certamente psicologi psicoterapeuti nella sua città anche in strutture pubbliche , on line non è possibile trasmetterle lo sguardo e il calore di cui lei , per prima cosa ha bisogno.
Auguri per una vita coraggiosa e più serena

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

<<vengo lodata x la mia bravura negli studi>>
avevo inteso da questa frase, vista la sua età, che frequentasse l'università.

Cosa fa quindi? Ha un lavoro?

Perché dice che per lei la strada sarebbe impraticabile?
Sembra che non riesca a trovare dentro di sè le risorse per poter prendere delle decisioni che potrebbero farla stare meglio, eppure è lei stessa a riconoscere di avere delle qualità per uscirne...

Anche la sensazione che descrive di "vedersi da lontano" sembra richiamare la sua incapacità di divenire protagonista della sua vita.

E' come se si fosse adagiata in una situazione che non le piace quasi per pigrizia o, forse, per il timore di sbagliare; forse per una responsabilità che sente nei confronti della sua famiglia; come se allontanarsi da loro possa significare abbandonarli.

Ha fratelli o sorelle che vivono in casa con lei?

I problemi economici di cui parla possono certamente avere un peso ma, da soli, non possono giustificare il suo "sacrificio".
E' giusto che lei riprenda in mano le redini della sua vita, cominci a pensare al suo futuro, faccia dei progetti, cominci a "guardarsi da vicino" rinunciando al ruolo di spettatore della sua vita che sembra aver preso il sopravvento.

L'aiuto di uno psicologo di persona, in questi casi, potrebbe aiutarla ad uscire da questo senso di immobilità e a ricominciare a progettare la sua vita come è giusto che una ragazza della sua età faccia.

Nella sua zona ci sono senz'altro delle strutture pubbliche in cui potrà trovare dei bravi professionisti che possono dare voce e ascolto al suo disagio e donarle di nuovo una speranza che, in lei, sembra sopita.

Un caro saluto
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Utente
Utente
Grazie di cuore delle vostre risposte. Pur non trovandoci faccia a faccia, le vostre parole mi sono davvero preziose e utili.

Gentile dottoressa Muscarà Fregonese, le sue parole mi hanno molto colpito perchè ha toccato molti punti centrali nel mio modo di essere: devo dirle che ho sempre adorato leggere (e scrivere) e col senno di poi mi sembra di aver vissuto la mia adolescenza troppo nella lettura e nell'immaginazione, a scapito della realtà (un po' per il mio carattere timido e introverso, un po' per via del fatto che non trovavo molte persone con cui condividere i miei interessi) Adesso mi sono data più alla musica e questo lo sento come un fatto positivo perchè sta aiutando a tirar fuori la mia parte orientata all'esterno.
Se mi ha fatto orientare più verso l'interno d'altra parte però leggere mi ha dato una certa ricchezza interiore. E proprio a proposito di questo, di quanto diceva, mi viene in mente qualcosa che pensavo proprio in questo periodo: credo che nella mia adolescenza (e anche nell'infanzia) non ero soffocata dalla situazione in famiglia (anche?) perchè riuscivo a fuggire nel mio mondodi fantasia, nella lettura e nella scrittura. Io leggevo, scrivevo, ed ero felice e appagata, immaginando un futuro migliore, di felicità. Adesso invece mi riesce difficile anche trovare appagamento in quel mondo; da una parte penso sia normale perchè l'appagamento bisogna cercarlo nel mondo reale, quello non può essere un sostituto. Io già coltivo il sogno di essere scrittrice, scrivo dei racconti e poesie e a volte mi hanno dato anche delle belle soddisfazioni :) solo che ultimamente non riesco a trovare concentrazione per scrivere, e penso anche che è difficile farsi una posizione e guadagnare in quel campo. Tornando al discorso di prima, forse la chiave di tutto è il futuro: prima ero felice immaginandolo, ora mi rendo conto che quel futuro è il presente.Poi sono occorsi dei fatti che hanno minato la mia fiducia. Perchè anche al di là dello scrivere, io ho sempre avuto quel mondo interno, in cui trovare riparo e refrigerio, ma adesso non è più un rifugio saldo come un tempo e questo mi spaventa, e anche per questo motivo mi sembra di stare perdendo me stessa.Forse è dato dal fatto che ho fatto l'università da non frequentante e quindi vedo ciò che amo come lontano e rarefatto. Ho bisogno di bellezza ma attorno a me vedo solo delusione e bruttura. Da sempre ho pensato anche al volontariato, devo dire, ma non ho mai concretizzato. A questo proposito, aggiungo che tutta la mia adolescenza è stata caratterizzata da un fortissimo bisogno di aiutare...forse era un modo inconscio perchè capissi di dover aiutare me stessa? A proposito dello scrivere vorrei chiederle (a lei e a chiunque di voi dottori volesse rispondere, ovviamente): quindi secondo lei in questa fase faccio bene a scrivere e leggere, o rischio di perdere il contatto con il mondo reale?(come mi è sembrato di aver fatto in passato) O avrei proprio bisogno di perdermi al di là del mondo per poter scrivere(bene)? La ringrazio di cuore dei suoi preziosi consigli di cui farò tesoro.

Gentile dott.Callina, grazie ancora. Anche le sue parole mi hanno colpito e le ho trovate molto mirate. Ha visto giusto, io sono all'università,ma purtroppo da non frequentante.Sono figlia unica. Esattamente, è proprio così, non riesco a trovare in me quelle risorse...o meglio, quando le trovo, poi le vedo sfumare, e questo è terribile...non trovo la forza necessaria per prendere possesso di me e della mia vita. Esatto, già da adolescente ricordo che scrivevo sul blog che mi sentivo spettatrice della mia vita, e ahimè la maggior parte del tempo e delle occasioni è ancora così...a cosa può essere dovuto?
Penso che lei abbia toccato un tasto importante, la responsabilità verso i miei genitori...so che il mio atteggiamento è sbagliato e improduttivo perchè volendo essere utile, potrei esserlo di più progettando il mio futuro in vista del lavoro. Loro hanno entrambi problemi di lavoro ed economici, li vedo fragili e non realizzati e questo mi pesa. La mia non è una famiglia regolare, spesso penso che se l'avessi il 90% dei miei problemi non ci sarebbe. Intanto non sopporto l'idea di essere ingrata nei confronti della vita lamentandomi...eppure mi sento così. Forse ho nei miei confronti un atteggiamento giudicante sbagliato. Mi sembra di essere in una situazione tale che non so come raccapezzarmi, che non guarirà mai, ma in effetti certe cose non possono cambiare, vanno accettate per forza...il fatto di non avere una famiglia felice,non dipende da me e non posso cambiarlo...grazie ancora.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

non ha responsabilità per la famiglia che le è capitata. Nessuno di noi può scegliere dove nascere ma ognuno di noi ha il diritto di decidere cosa fare della propria vita.

Mi rendo conto del suo stato d'animo, delle responsabilità che sente nei confronti di una famiglia che comunque le vuole bene, che la sta mantenendo agli studi nonostante i problemi economici. E' tutto legittimo e condivisibile...

In tutto questo mi sembra, sempre più, che lei si stia relegando nello sfondo, non prendendosi cura di se stessa, della sua felicità. della sua serenità.

Non so da cosa possa dipendere il fatto che si sia sempre sentita spettatrice della sua vita. Per comprendere queste dinamiche, e per risolverle, un consulto on line è davvero limitato e non consente una visione completa e la cura che lei meriterebbe.

Le consiglio davvero di rivolgersi ad uno psicologo di persona.

Nel frattempo coltivare il suo hobby per la scrittura non può certo farle male, può, anzi, essere catarchico e favorire l'abreazione delle emozioni negative che accompagnano il suo malessere.
L'importante è che non divenga la sua unica attività... un contatto con il mondo reale resta fondamentale per il suo benessere psicofisico.

Le auguro di poter trovare presto la sua strada.

Un caro saluto.
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Utente
Utente
Grazie mille ancora dott. Callina. Volevo chiedere, che tipo di psicologo (approccio psicologico) potrebbe essere più indicato nel mio caso?
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

quello che io dico sempre è che è più importante la persona che l'orientamento psicologico.
Ciò che conta è che con il professionista scelto si riesca ad instaurare un rapporto di fiducia, di empatia, di simpatia... insomma, in poche parole, la persona che sceglierà dovrà piacerle, farla sentire a proprio agio.

Sul tipo di approccio, personalmente, nonostante possa apparire di parte, sarei più propenso per uno di tipo psicodinamico.

La invito comunque a farsi un'idea delle figure professionali che lavorano in ambito PSI leggendo il seguente articolo, in cui troverà anche due link che rimandano ad una panoramica dei più diffusi orientamenti psicologici.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html


Un caro saluto