Cosa c'è in me di sbagliato?
Cosa c'è in me di sbagliato?
Sono una persona "trasparente", nel senso che sembra che la gente non mi noti. E non parlo di gente qualsiasi... parlo della mia famiglia, e delle mie amicizie... Sono una fallita, una persona che non riesce a combinare nulla di buono.
Per la mia famiglia (intesa in senso generale: zii, cugini, ecc) io non esisto! Quando ci riuniamo in occasioni particolari, non mi rivolgono la parola, non mi fanno nessuna domanda. Mai che mi chiedessero come procede l'università, cosa sto facendo di bello....nulla! Lo scorso natale, mentre tutti si divertivano, parlavano, mangiavano, io sono stata tutto il tempo in un angolo, sola...e per l'intera serata avrò detto solo una parola. Non sanno nulla di me, non mi chiedono nulla. Mi considerano una nullità.
Non è così per mio fratello e per la sua fidanzata. Vengono trattati dalla famiglia benissimo. Mio fratello per loro è un vero nipote, lo chiamano spesso, gli chiedono consigli, gli propongono di andare in vacanza col loro (a me non hanno mai proposto di fare una vacanza con loro)...vogliono un gran bene a mio fratello...
Vorrei dimostrare loro che esisto anch'io, ma non ci riesco. Anche volendo, non avrei nulla da dire per iniziare un discorso, ne con gli zii, ne con i cugini (che tra l'altro hanno tutti la mia età).
Per quanto riguarda le "amicizie"...ne ho poche, pochissime...e il più delle volte le persone che sembravano volermi bene, si allontanano da me senza darmi una spiegazione....
Sono l'unica in famiglia a non avere un compagno. In realtà una persona c'è....ed è una storia che va avanti da 2 anni...ma è una storia priva di sentimenti (lui non mi ama), e nonostante mi abbia detto più di una volte che "non mi vede come possibile compagna" e che "non devo aspettarmi nulla da questa storia perchè tra noi non può esserci nulla di serio", ogni volta che mi chiama io corro da lui...ci sto male, molto male, ma non posso farci nulla...è l'unica persona che, in alcuni momenti, mi fa sentire felice..ed a modo suo sa ascoltarmi...anche se, sono più le volte in cui piango per i suoi comportamenti, che quelli in cui sono felice. Dovrei chiudere con lui. Soffro molto. Me lo dico spesso. Ma non ci riesco.
Ho sempre paura di avere malattie incurabili. Vado in paranoia per ogni cosa. Anche uno starnuto mi mette ansia.
Vorrei cambiare la mia vita. Dimostrare a tutti che io valgo, che io esisto. Ma cosa fare? Mi considerano una nullità, e forse hanno ragione....
Sono una persona "trasparente", nel senso che sembra che la gente non mi noti. E non parlo di gente qualsiasi... parlo della mia famiglia, e delle mie amicizie... Sono una fallita, una persona che non riesce a combinare nulla di buono.
Per la mia famiglia (intesa in senso generale: zii, cugini, ecc) io non esisto! Quando ci riuniamo in occasioni particolari, non mi rivolgono la parola, non mi fanno nessuna domanda. Mai che mi chiedessero come procede l'università, cosa sto facendo di bello....nulla! Lo scorso natale, mentre tutti si divertivano, parlavano, mangiavano, io sono stata tutto il tempo in un angolo, sola...e per l'intera serata avrò detto solo una parola. Non sanno nulla di me, non mi chiedono nulla. Mi considerano una nullità.
Non è così per mio fratello e per la sua fidanzata. Vengono trattati dalla famiglia benissimo. Mio fratello per loro è un vero nipote, lo chiamano spesso, gli chiedono consigli, gli propongono di andare in vacanza col loro (a me non hanno mai proposto di fare una vacanza con loro)...vogliono un gran bene a mio fratello...
Vorrei dimostrare loro che esisto anch'io, ma non ci riesco. Anche volendo, non avrei nulla da dire per iniziare un discorso, ne con gli zii, ne con i cugini (che tra l'altro hanno tutti la mia età).
Per quanto riguarda le "amicizie"...ne ho poche, pochissime...e il più delle volte le persone che sembravano volermi bene, si allontanano da me senza darmi una spiegazione....
Sono l'unica in famiglia a non avere un compagno. In realtà una persona c'è....ed è una storia che va avanti da 2 anni...ma è una storia priva di sentimenti (lui non mi ama), e nonostante mi abbia detto più di una volte che "non mi vede come possibile compagna" e che "non devo aspettarmi nulla da questa storia perchè tra noi non può esserci nulla di serio", ogni volta che mi chiama io corro da lui...ci sto male, molto male, ma non posso farci nulla...è l'unica persona che, in alcuni momenti, mi fa sentire felice..ed a modo suo sa ascoltarmi...anche se, sono più le volte in cui piango per i suoi comportamenti, che quelli in cui sono felice. Dovrei chiudere con lui. Soffro molto. Me lo dico spesso. Ma non ci riesco.
Ho sempre paura di avere malattie incurabili. Vado in paranoia per ogni cosa. Anche uno starnuto mi mette ansia.
Vorrei cambiare la mia vita. Dimostrare a tutti che io valgo, che io esisto. Ma cosa fare? Mi considerano una nullità, e forse hanno ragione....
[#1]
Cara ragazza,
cominciando dal fondo del suo post, quando lei dice:
<<Ho sempre paura di avere malattie incurabili. Vado in paranoia per ogni cosa. Anche uno starnuto mi mette ansia.>> sembra ci sia un nucleo di natura ansiosa che andrebbe attenzionato a livello clinico.
Non possiamo sapere quanto questo suo stato ansioso possa avere influenza negli altri aspetti della sua vita di natura più relazionale ma, certamente, è giusto che se ne prenda cura.
Per quanto riguarda l'aspetto relazionale, ci può intanto dire come sono i rapporti con i suoi genitori? Anche con loro sente questo "distacco" e questa differenza di trattamento rispetto a suo fratello?
<<Dovrei chiudere con lui. Soffro molto. Me lo dico spesso. Ma non ci riesco.>>
Cosa la tiene legata a qeusta storia che le offre così poco?
Un caro saluto
cominciando dal fondo del suo post, quando lei dice:
<<Ho sempre paura di avere malattie incurabili. Vado in paranoia per ogni cosa. Anche uno starnuto mi mette ansia.>> sembra ci sia un nucleo di natura ansiosa che andrebbe attenzionato a livello clinico.
Non possiamo sapere quanto questo suo stato ansioso possa avere influenza negli altri aspetti della sua vita di natura più relazionale ma, certamente, è giusto che se ne prenda cura.
Per quanto riguarda l'aspetto relazionale, ci può intanto dire come sono i rapporti con i suoi genitori? Anche con loro sente questo "distacco" e questa differenza di trattamento rispetto a suo fratello?
<<Dovrei chiudere con lui. Soffro molto. Me lo dico spesso. Ma non ci riesco.>>
Cosa la tiene legata a qeusta storia che le offre così poco?
Un caro saluto
[#2]
Gentile ragazza,
da ciò che scrive, più che avere qualcosa di sbagliato, mi sembra che lei si senta molto sola. Non si sente considerata da nessuno, in particolare dai suoi cari. Io le domando: lei cosa pensa di sè? Perché dice che non combina nulla di buono, addirittura si definisce una fallita? Se lei ha questa idea di se stessa, probabilmente si pone rispetto agli altri come una persona che non merita alcuna attenzione. E' un pò un circolo vizioso e non si capisce quale sia l'origine, ma a questo punto neanche interessa. Quello che conta è che lei dice di essersi stancata.
Probabilmente la relazione che sta vivendo si inserisce bene in questo suo sentire: lei crede di non valere molto e quindi si accontenta delle "briciole" di affetto che quest'uomo le dà.
Sicuramente avrà le sue ragioni per sentirsi così: quello che ha vissuto e vive in famiglia, esperienze personali...però l'importate è non fossilizzarsi in un atteggiamento vittimistico. Lei desidera diventare più protagonista della sua vita, e ne ha tutto il diritto. Però non può aspettare che siano gli altri a riconoscerle il valore che certamente lei ha. Deve impegnarsi ad uscire dal suo bozzolo, a capire come è arrivata fino a questo punto, a vivere pienamente la sua vita.
Ha mai pensato di rivolgersi personalmente ad uno psicologo?
Un caro saluto,
da ciò che scrive, più che avere qualcosa di sbagliato, mi sembra che lei si senta molto sola. Non si sente considerata da nessuno, in particolare dai suoi cari. Io le domando: lei cosa pensa di sè? Perché dice che non combina nulla di buono, addirittura si definisce una fallita? Se lei ha questa idea di se stessa, probabilmente si pone rispetto agli altri come una persona che non merita alcuna attenzione. E' un pò un circolo vizioso e non si capisce quale sia l'origine, ma a questo punto neanche interessa. Quello che conta è che lei dice di essersi stancata.
Probabilmente la relazione che sta vivendo si inserisce bene in questo suo sentire: lei crede di non valere molto e quindi si accontenta delle "briciole" di affetto che quest'uomo le dà.
Sicuramente avrà le sue ragioni per sentirsi così: quello che ha vissuto e vive in famiglia, esperienze personali...però l'importate è non fossilizzarsi in un atteggiamento vittimistico. Lei desidera diventare più protagonista della sua vita, e ne ha tutto il diritto. Però non può aspettare che siano gli altri a riconoscerle il valore che certamente lei ha. Deve impegnarsi ad uscire dal suo bozzolo, a capire come è arrivata fino a questo punto, a vivere pienamente la sua vita.
Ha mai pensato di rivolgersi personalmente ad uno psicologo?
Un caro saluto,
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
[#3]
Ex utente
per il Dottor Callina:
il rapporto con i miei genitori si basa sullo scambio di poche parole. Anche con loro non parlo molto di me stessa, e la cosa più assurda e che loro non si accorgono che io mi sento vuota. Mio padre ha spesso da ridire su quello che faccio, quando dico qualcosa viene sempre fraintesa. Vengo a sapere le cose importanti sempre per ultima (a volta vengo a saperle non perchè mi vengono dette, ma perchè le scopro da sola).
Mio fratello è sempre informato su tutto, gli viene concesso tutto, può parlare con i miei genitori di qualunque cosa. Ho provato, in alcuni casi, a parlare con i miei genitori di questo mio disagio, a dirgli che volevo essere più partecipe... ma loro non mi capiscono...
:Riguardo la mia storia con la persona di cui ho parlato, non riesco a chiuderla. Come ho già scritto, nonostante io soffra molto, lui per me è un punto di riferimento..e soprattutto l'unica persona con cui riesco a parlare di me stessa, a sfogarmi, a cacciare fuori ciò che mi opprime. E in questi momenti lui appare comprensivo...ma sono momenti che durano molto poco. Lui, sparisce...poi ritorna...poi va via di nuovo...e con le sue parole e i suoi atteggiamenti sa farmi sentire fango....
per la Dottoressa Ferretti:
Lei mi ha chiesto "Perché dice che non combina nulla di buono, addirittura si definisce una fallita? Se lei ha questa idea di se stessa, probabilmente si pone rispetto agli altri come una persona che non merita alcuna attenzione." Non è così...per molto tempo ho "finto" agli occhi degli altri che la mia vita fosse fantastica! Ho finto di essere felice, ho finto di stare bene, ho finto di essere migliore di quello che sono... non ha funzionato, perchè npn si può vivere per un lungo periodo indossando una maschera...si finisce col non sapere più nemmeno chi si è veramente..E come si fa ad uscire dal bozzolo?
Io ho voglia di sentirmi viva...e adesso mi sento solo vuota e soprattutto persa...
il rapporto con i miei genitori si basa sullo scambio di poche parole. Anche con loro non parlo molto di me stessa, e la cosa più assurda e che loro non si accorgono che io mi sento vuota. Mio padre ha spesso da ridire su quello che faccio, quando dico qualcosa viene sempre fraintesa. Vengo a sapere le cose importanti sempre per ultima (a volta vengo a saperle non perchè mi vengono dette, ma perchè le scopro da sola).
Mio fratello è sempre informato su tutto, gli viene concesso tutto, può parlare con i miei genitori di qualunque cosa. Ho provato, in alcuni casi, a parlare con i miei genitori di questo mio disagio, a dirgli che volevo essere più partecipe... ma loro non mi capiscono...
:Riguardo la mia storia con la persona di cui ho parlato, non riesco a chiuderla. Come ho già scritto, nonostante io soffra molto, lui per me è un punto di riferimento..e soprattutto l'unica persona con cui riesco a parlare di me stessa, a sfogarmi, a cacciare fuori ciò che mi opprime. E in questi momenti lui appare comprensivo...ma sono momenti che durano molto poco. Lui, sparisce...poi ritorna...poi va via di nuovo...e con le sue parole e i suoi atteggiamenti sa farmi sentire fango....
per la Dottoressa Ferretti:
Lei mi ha chiesto "Perché dice che non combina nulla di buono, addirittura si definisce una fallita? Se lei ha questa idea di se stessa, probabilmente si pone rispetto agli altri come una persona che non merita alcuna attenzione." Non è così...per molto tempo ho "finto" agli occhi degli altri che la mia vita fosse fantastica! Ho finto di essere felice, ho finto di stare bene, ho finto di essere migliore di quello che sono... non ha funzionato, perchè npn si può vivere per un lungo periodo indossando una maschera...si finisce col non sapere più nemmeno chi si è veramente..E come si fa ad uscire dal bozzolo?
Io ho voglia di sentirmi viva...e adesso mi sento solo vuota e soprattutto persa...
[#4]
Cara ragazza,
è comprensibile che lei non riesca a chiudere questa storia con il suo "compagno" anche se consapevole di raccongliere solo briciole; del resto se neppure tra le mura domestiche, con i suoi genitori, riesce ad ottenere qualche soddisfazione...
Tuttavia non credo, ma questo lo sa anche lei, che questa sia la strategia migliore per farla stare bene. La soddisfazione che ottiene nel frequentare questo ragazzo è di natura effimera e, infatti, non ne trae un vero giovamento. Sembra più una compensazione; è come se, in una certa misura e in maniera in parte inconsapevole, lei dicesse a se stessa: "più di questo non posso permettermi e quindi, piuttosto che niente, mi accontento".
Immagino però che questo la porti a sentirsi "usata" (<<Lui, sparisce...poi ritorna...poi va via di nuovo...e con le sue parole e i suoi atteggiamenti sa farmi sentire fango....>>). In fondo sembra essere lui quello che decide; e lei si adegua alle sue richieste; ma questo tipo di relazione assolutamente sbilanciata non può che accrescere il suo malessere.
Questo sentirsi, in una certa misura, "usata" alla lunga non può che minare ulteriormente la sua bassa autostima e innescare un circolo vizioso in cui lei si sente sempre peggio e non trova la forza di apprezzarsi come donna.
Perché, in fondo, l'apprezzamento deve partire proprio da lei; se lei, per prima, non si vuole bene, diventa difficile farsi voler bene dagli altri.
E non si tratta di "fingere"; lei scrive che ha provato a fingere in passato e non ha ottenuto nessun risultato apprezzabile... certo!!! Non è indossando una maschera che possiamo convincere gli altri, ma prima ancora noi stessi, che siamo diversi da quello che realmente siamo.
E' da dentro che deve partire il cambiamento e, per questo, un aiuto con uno psicologo psicoterapeuta della sua zona potrebbe esserle molto utile. Ci ha mai pensato?
Un caro saluto
è comprensibile che lei non riesca a chiudere questa storia con il suo "compagno" anche se consapevole di raccongliere solo briciole; del resto se neppure tra le mura domestiche, con i suoi genitori, riesce ad ottenere qualche soddisfazione...
Tuttavia non credo, ma questo lo sa anche lei, che questa sia la strategia migliore per farla stare bene. La soddisfazione che ottiene nel frequentare questo ragazzo è di natura effimera e, infatti, non ne trae un vero giovamento. Sembra più una compensazione; è come se, in una certa misura e in maniera in parte inconsapevole, lei dicesse a se stessa: "più di questo non posso permettermi e quindi, piuttosto che niente, mi accontento".
Immagino però che questo la porti a sentirsi "usata" (<<Lui, sparisce...poi ritorna...poi va via di nuovo...e con le sue parole e i suoi atteggiamenti sa farmi sentire fango....>>). In fondo sembra essere lui quello che decide; e lei si adegua alle sue richieste; ma questo tipo di relazione assolutamente sbilanciata non può che accrescere il suo malessere.
Questo sentirsi, in una certa misura, "usata" alla lunga non può che minare ulteriormente la sua bassa autostima e innescare un circolo vizioso in cui lei si sente sempre peggio e non trova la forza di apprezzarsi come donna.
Perché, in fondo, l'apprezzamento deve partire proprio da lei; se lei, per prima, non si vuole bene, diventa difficile farsi voler bene dagli altri.
E non si tratta di "fingere"; lei scrive che ha provato a fingere in passato e non ha ottenuto nessun risultato apprezzabile... certo!!! Non è indossando una maschera che possiamo convincere gli altri, ma prima ancora noi stessi, che siamo diversi da quello che realmente siamo.
E' da dentro che deve partire il cambiamento e, per questo, un aiuto con uno psicologo psicoterapeuta della sua zona potrebbe esserle molto utile. Ci ha mai pensato?
Un caro saluto
[#5]
<per molto tempo ho "finto" agli occhi degli altri che la mia vita fosse fantastica! Ho finto di essere felice, ho finto di stare bene, ho finto di essere migliore di quello che sono... non ha funzionato>
Indossare una maschera per non mostrare la propria vulnerabilità , non aiuta a costruire relazioni autentiche e a rimanere meno soli. Come lei stessa dice non ha funzionato.
Davanti al suo senso di solitudine, alla stima carente che ha di se stessa, alle difficoltà a relazionarsi con modalità più funzionali al suo benessere, sarebbe opportuno l'aiuto diretto di un collega.
Consideri questa opportunità e assecondi la sua voglia di sentirsi viva, una motivazione senza dubbio importante affinché lei possa imboccare la strada che la può condurre fuori da un "bozzolo" che la costringe e la fa soffrire.
Cari auguri
Indossare una maschera per non mostrare la propria vulnerabilità , non aiuta a costruire relazioni autentiche e a rimanere meno soli. Come lei stessa dice non ha funzionato.
Davanti al suo senso di solitudine, alla stima carente che ha di se stessa, alle difficoltà a relazionarsi con modalità più funzionali al suo benessere, sarebbe opportuno l'aiuto diretto di un collega.
Consideri questa opportunità e assecondi la sua voglia di sentirsi viva, una motivazione senza dubbio importante affinché lei possa imboccare la strada che la può condurre fuori da un "bozzolo" che la costringe e la fa soffrire.
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#6]
Cara ragazza, perchè mai deve pagare così salata questa bruttacopia dell'amore."?Lui sparisce, poi ritorna.. sa farmi sentire fango ".
Da qui deve ripartire, e non andarci da questo presuntuoso, maschilista che la fa star male e basta.
Meglio un cinema anche da sola, o un nuovo libro, o un giro dal parrucchiere..
Cerchi un contatto con uno psicoterapeuta privato o pubblico, per avere aiuto e comprensione e non sentirsi così sola....
Il rapporto con la mamma com'è?
Non si metta in angolo anche da sola e cerchi di valorizzarsi.. anche i suoi studi l'aiuteranno perchè alla fine avrà più strumenti, e più " parole per dirlo.".
E degli zii.. ? pazienza .. il suo cambiamento li farà tornare.
Un caro saluto
Da qui deve ripartire, e non andarci da questo presuntuoso, maschilista che la fa star male e basta.
Meglio un cinema anche da sola, o un nuovo libro, o un giro dal parrucchiere..
Cerchi un contatto con uno psicoterapeuta privato o pubblico, per avere aiuto e comprensione e non sentirsi così sola....
Il rapporto con la mamma com'è?
Non si metta in angolo anche da sola e cerchi di valorizzarsi.. anche i suoi studi l'aiuteranno perchè alla fine avrà più strumenti, e più " parole per dirlo.".
E degli zii.. ? pazienza .. il suo cambiamento li farà tornare.
Un caro saluto
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#7]
"mi sento vuota e persa"
Il vuoto spaventa e fa sentire proprio così, persi, ma solo se lo si guarda da un certo punto di vista. Da un'altra angolazione, il vuoto può essere può essere visto come un'opportunità per iniziare a costruirci intorno la propria vita, consapevolmente, attivamente.
Lei ci chiede come: intanto, non indugiando ulteriormente nella sindrome di Calimero, che non è una diagnosi, ma un modo di sentirsi, come dire: "sono piccola, sfortunata e tutti gli altri sono migliori di me".
Io e i miei colleghi non la conosciamo personalmente, ma sono assolutamente certa che lei ha le risorse per vivere una vita migliore. Tutti hanno un bagaglio di qualità positive. Tutto sta a riconoscerle ed a renderle operative. Così come chiunque ha le proprie inquietudini, anche chi sembra perfettamente inserito, e felice.
Sta a lei decidere se restare ancorata ai meccanismi che l'hanno portata sin qui, oppure se guardarsi dentro e concedersi la possibilità di sentirsi, prima di tutto, soddisfatta di se stessa, ed in seguito, apprezzata dagli altri. Non trascuri la voglia di vivere che fa capolino!
Se non riesce da sola, effettui una consulenza dal vivo con uno psicologo. La aiuterà a porsi le domande giuste, ad individuare le sue risorse, a modificare certi meccanismi.
Le posso chiedere cos'è, in questo momento della sua vita, cos'è che la fa soffrire di più? Che cos'è che la fa interrogare di più su se stessa?
Il vuoto spaventa e fa sentire proprio così, persi, ma solo se lo si guarda da un certo punto di vista. Da un'altra angolazione, il vuoto può essere può essere visto come un'opportunità per iniziare a costruirci intorno la propria vita, consapevolmente, attivamente.
Lei ci chiede come: intanto, non indugiando ulteriormente nella sindrome di Calimero, che non è una diagnosi, ma un modo di sentirsi, come dire: "sono piccola, sfortunata e tutti gli altri sono migliori di me".
Io e i miei colleghi non la conosciamo personalmente, ma sono assolutamente certa che lei ha le risorse per vivere una vita migliore. Tutti hanno un bagaglio di qualità positive. Tutto sta a riconoscerle ed a renderle operative. Così come chiunque ha le proprie inquietudini, anche chi sembra perfettamente inserito, e felice.
Sta a lei decidere se restare ancorata ai meccanismi che l'hanno portata sin qui, oppure se guardarsi dentro e concedersi la possibilità di sentirsi, prima di tutto, soddisfatta di se stessa, ed in seguito, apprezzata dagli altri. Non trascuri la voglia di vivere che fa capolino!
Se non riesce da sola, effettui una consulenza dal vivo con uno psicologo. La aiuterà a porsi le domande giuste, ad individuare le sue risorse, a modificare certi meccanismi.
Le posso chiedere cos'è, in questo momento della sua vita, cos'è che la fa soffrire di più? Che cos'è che la fa interrogare di più su se stessa?
[#8]
Ex utente
<Le posso chiedere cos'è, in questo momento della sua vita, cos'è che la fa soffrire di più? Che cos'è che la fa interrogare di più su se stessa?>
non c'è una cosa in particolare. E' semplicemente tutto ciò che ho scritto fin ora che si accumula giorno per giorno e che all'improvviso mi scoppia dentro...
Ma prima non era così. Ricordo che un tempo sono stata una persona diversa, piena di vita. Chi mi incontrava mi chiedeva spesso "ma come mai sei sempre così felice? come mai hai sempre il sorriso sulle labbra?" Il mio sorriso...tutti parlavano del mio sorriso anni fa. Sarà che nel periodo delle scuole vivi senza preoccupazioni...è l'età della spensieratezza. Io andavo bene a scuola, ero molto intelligente. I miei erano felici e si aspettavano grandi cose da me...e il bello è che riuscivo a renderli fieri di me, sempre, qualunque cosa io facessi. Mia madre parlava bene di me a tutti.
Le cose sono cambiate negli ultimi anni del liceo. Ho iniziato ad andar male a scuola, e attualmente all'università non do grandi risultati. Non so cos'è scattato in me..ma ho cominciato a vedere tutto nero. Non è stata una cosa improvvisa...ma a poco per volta, invece di migliorare me stessa, sono peggiorata. Sono circa 6 anni che non sono più la stessa. 6 anni in cui ho conosciuto cos'è l'ansia, cos'è la paura, cos'è la solitudine. 6 anni che mi hanno resa prigioniera di me stessa. Una mia carissima amica una volta mi definì "sfuggente". Non avrebbe potuto descrivermi meglio. Io scappo. La mia è una continua corsa. Fuggo, scappo da non so cosa.
Tutto questo non ha nulla a che fare con la persona di cui le parlavo prima. L'ho conosciuta 2 anni fa. Per me è stata un'illuminazione. E' arrivato in un periodo in cui stavo molto male. Ed all'inizio sono stata veramente bene. Ma oggi, non è così. A volte lui mi dice "ci vediamo lunedì"..e io passo giornate intere ad aspettare che quel lunedì arrivi..per poi sentirmi dire "non ti avevo dato mica la certezza, ti avevo detto solo che c'era la possibilità di potersi vedere, ma ho da fare". Non avrei mai immaginato di poter provare tanto dolore. Ogni volta mi prometto di non cercarlo più, di non rispondergli più....ma poi ci ricasco sempre...sono una stupida...
non c'è una cosa in particolare. E' semplicemente tutto ciò che ho scritto fin ora che si accumula giorno per giorno e che all'improvviso mi scoppia dentro...
Ma prima non era così. Ricordo che un tempo sono stata una persona diversa, piena di vita. Chi mi incontrava mi chiedeva spesso "ma come mai sei sempre così felice? come mai hai sempre il sorriso sulle labbra?" Il mio sorriso...tutti parlavano del mio sorriso anni fa. Sarà che nel periodo delle scuole vivi senza preoccupazioni...è l'età della spensieratezza. Io andavo bene a scuola, ero molto intelligente. I miei erano felici e si aspettavano grandi cose da me...e il bello è che riuscivo a renderli fieri di me, sempre, qualunque cosa io facessi. Mia madre parlava bene di me a tutti.
Le cose sono cambiate negli ultimi anni del liceo. Ho iniziato ad andar male a scuola, e attualmente all'università non do grandi risultati. Non so cos'è scattato in me..ma ho cominciato a vedere tutto nero. Non è stata una cosa improvvisa...ma a poco per volta, invece di migliorare me stessa, sono peggiorata. Sono circa 6 anni che non sono più la stessa. 6 anni in cui ho conosciuto cos'è l'ansia, cos'è la paura, cos'è la solitudine. 6 anni che mi hanno resa prigioniera di me stessa. Una mia carissima amica una volta mi definì "sfuggente". Non avrebbe potuto descrivermi meglio. Io scappo. La mia è una continua corsa. Fuggo, scappo da non so cosa.
Tutto questo non ha nulla a che fare con la persona di cui le parlavo prima. L'ho conosciuta 2 anni fa. Per me è stata un'illuminazione. E' arrivato in un periodo in cui stavo molto male. Ed all'inizio sono stata veramente bene. Ma oggi, non è così. A volte lui mi dice "ci vediamo lunedì"..e io passo giornate intere ad aspettare che quel lunedì arrivi..per poi sentirmi dire "non ti avevo dato mica la certezza, ti avevo detto solo che c'era la possibilità di potersi vedere, ma ho da fare". Non avrei mai immaginato di poter provare tanto dolore. Ogni volta mi prometto di non cercarlo più, di non rispondergli più....ma poi ci ricasco sempre...sono una stupida...
[#9]
Se riesce ad identificare un periodo di cambiamento ( lei dice 6 anni fa) probabilmente è accaduto qualcosa che ha dato il via a questo lento declino...
Talvolta succede di essere a lungo il gioiello di famiglia, aderire perfettamente alle aspettative dei propri genitori, sentire di avere un ruolo ben preciso. Poi accade che emergono desideri propri, magari diversi da quelli dei propri cari, oppure ci si domanda chi si è veramente e si ha paura di deludere la famiglia, si entra in crisi, non si sa decidere come mettere d'accordo i propri desideri e quelli dei genitori.........non si sa scegliere, e si resta immobili, e la vitalità se ne va.
Non so se questo è il suo caso.
Spero che le abbiamo dato degli spunti di riflessione che potrà sviluppare meglio in un setting adeguato.
Un caro saluto,
Talvolta succede di essere a lungo il gioiello di famiglia, aderire perfettamente alle aspettative dei propri genitori, sentire di avere un ruolo ben preciso. Poi accade che emergono desideri propri, magari diversi da quelli dei propri cari, oppure ci si domanda chi si è veramente e si ha paura di deludere la famiglia, si entra in crisi, non si sa decidere come mettere d'accordo i propri desideri e quelli dei genitori.........non si sa scegliere, e si resta immobili, e la vitalità se ne va.
Non so se questo è il suo caso.
Spero che le abbiamo dato degli spunti di riflessione che potrà sviluppare meglio in un setting adeguato.
Un caro saluto,
[#11]
Le sue domande sono lecite e comuni, tanto che con i colleghi del sito abbiamo stilato una mini guida: legga qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Ricordi che non c'è un orientamento migliore di un altro, e non importa se lo psicologo è uomo o donna: ciò che più conta è lei si faccia un'idea su qualche psicologo,informandosi dal vivo, o su internet: molti di noi hanno dei siti, o delle schede di presentazione. Scelga in base a chi le ispira più fiducia. Una volta effettuato il primo colloquio, valuti se si trova a suo agio. E' fondamentale che si crei un clima di fiducia, che è alla base di ogni terapia, indipendentemente dalla tecnica.
Dia un'occhiata agli psicologi iscritti a medicitalia, vicini al suo luogo di residenza o di studio, oppure consulti l'albo degli psicologi della sua regione.
A volte nelle Università è presente un servizio di ascolto psicologico.
Ci tenga informati se crede!
Cordialmente,
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Ricordi che non c'è un orientamento migliore di un altro, e non importa se lo psicologo è uomo o donna: ciò che più conta è lei si faccia un'idea su qualche psicologo,informandosi dal vivo, o su internet: molti di noi hanno dei siti, o delle schede di presentazione. Scelga in base a chi le ispira più fiducia. Una volta effettuato il primo colloquio, valuti se si trova a suo agio. E' fondamentale che si crei un clima di fiducia, che è alla base di ogni terapia, indipendentemente dalla tecnica.
Dia un'occhiata agli psicologi iscritti a medicitalia, vicini al suo luogo di residenza o di studio, oppure consulti l'albo degli psicologi della sua regione.
A volte nelle Università è presente un servizio di ascolto psicologico.
Ci tenga informati se crede!
Cordialmente,
[#12]
Cara ragazza,
non esistono regole auree per la scelta dello psicologo; il consiglio è che sia uno psicologo psicoterapeuta.
Può trovarne su questo stesso sito
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/
oppure sul sito dell'Ordine degli Psicologi della sua Regione.
http://www.psicamp.it/index.asp
La scelta del professionista è del tutto personale. Uomo o donna? Dipende esclusivamente da lei. Si sentirebbe più a suo agio a confrontarsi con un uomo o con una donna? Preferirebbe una persona giovane o più matura?
Il consiglio che spesso mi sento di dare è di conoscere la persona prima di decidere se possa essere il professionista giusto per sè; un primo colloquio è, di solito, sufficiente per "sentire a pelle" se ci può essere una buona intesa emotiva, prerequisito per il buon esito di una qualsiasi terapia.
Se non sente le giuste "vibrazioni emotive" non si accontenti e bussi ad altre porte.
E' fondamentale che il professionista scelto le piaccia, le ispiri fiducia, le faccia sentire che può fidarsi di lui/lei...
Un caro saluto e In bocca al lupo per il suo percorso.
non esistono regole auree per la scelta dello psicologo; il consiglio è che sia uno psicologo psicoterapeuta.
Può trovarne su questo stesso sito
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/
oppure sul sito dell'Ordine degli Psicologi della sua Regione.
http://www.psicamp.it/index.asp
La scelta del professionista è del tutto personale. Uomo o donna? Dipende esclusivamente da lei. Si sentirebbe più a suo agio a confrontarsi con un uomo o con una donna? Preferirebbe una persona giovane o più matura?
Il consiglio che spesso mi sento di dare è di conoscere la persona prima di decidere se possa essere il professionista giusto per sè; un primo colloquio è, di solito, sufficiente per "sentire a pelle" se ci può essere una buona intesa emotiva, prerequisito per il buon esito di una qualsiasi terapia.
Se non sente le giuste "vibrazioni emotive" non si accontenti e bussi ad altre porte.
E' fondamentale che il professionista scelto le piaccia, le ispiri fiducia, le faccia sentire che può fidarsi di lui/lei...
Un caro saluto e In bocca al lupo per il suo percorso.
[#13]
Cara Ragazza,
Per essere visti e non essere trasparenti , il primo passo e' vedersi, " essere visibili a se stessi" .
Accontentarsi di briciole di affetto , contribuisce a compromettere la sua autostima e deflettere il suo umore.
Con uno psicologo, potrebbe affrontare tutto quanto contribuisce a danneggiare e compromettere la sua qualita' di vita, incluse le paure delle malattie.
Per essere visti e non essere trasparenti , il primo passo e' vedersi, " essere visibili a se stessi" .
Accontentarsi di briciole di affetto , contribuisce a compromettere la sua autostima e deflettere il suo umore.
Con uno psicologo, potrebbe affrontare tutto quanto contribuisce a danneggiare e compromettere la sua qualita' di vita, incluse le paure delle malattie.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 25.9k visite dal 20/05/2012.
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