Come comportarsi con un ex

Salve a tutti. Sono un ragazzo di 29 anni. Penso di avere varie problematiche psicologiche da risolvere per le quali fra un mese farò un consulto con il servizio psicologico dell'asl, nel mentre vorrei avere qualche consiglio da voi esperti così disponibili, consapevole dei limiti di un consulto online. Tra i vari motivi del mio malessere mi concentrerò su uno. Circa 4 anni fa ho iniziato la mia prima storia con un ragazzo, ci siamo conosciuti in chat e poi dopo un paio di mesi ci siamo incontrati dal vivo. Da lì abbiamo cominciato a stare insieme, tra molte difficoltà quali ad es. la distanza (100km), difficoltà nell'ospitarsi reciprocamente (io vivo coi miei e lui con coinquilini che non sanno di lui), le mie paranoie ossessive sul non farmi mai vedere in giro da conoscenti insieme a lui, il non volergli rivelare dettagli della mia vita per paura di espormi, il tacere ai miei familiari e amici con chi mi stavo frequentando, il vivere costantemente una condizione di "amanti", di clandestinità, che se a volte ci ha fatto sentire uniti in una sorta di "noi contro tutti", alla lunga ha sicuramente logorato il rapporto. Il tutto condito da mie continue paranoie sul futuro della nostra storia, in quanto mi sentivo in una sorta di trappola in cui le alternative erano: 1) un giorno ci lasceremo e non dovrò affrontare le difficoltà del coming out, però starò da cani senza di lui. 2) staremo insieme per sempre, però come farò a gestire la cosa coi familiari e amici, quando sentiremo l'esigenza di andare a vivere insieme?
Spesso mi sembrava che comunque la guardassi non avessi via di uscita, ne parlavamo insieme di queste paure, e ogni volta decidevamo che non aveva senso imparanoiarsi troppo guardando troppo in là, che insieme stavamo bene e che conveniva viversi il presente che poi magari molte cose sarebbero state più facili da gestire di quanto non ci saremmo aspettati. Qualche mese se n'è uscito dicendomi di avere dei dubbi verso di noi, che non riesce a vedere una prospettiva perchè sente che non avrei mai il coraggio di andare oltre a certi miei blocchi, che non sarò mai in grado di andare a vivere insieme a lui perchè significherebbe dirlo ai miei... Ho cercato di tranquillizarlo, dicendogli di affrontare le cose un passo alla volta, e la cosa pareva rientrata. Un mese fa invece, eccolo che ritorna con quei discorsi, e stavolta decidiamo che forse è il caso di prenderci una pausa. Lipperlì ci rimango male, ma non avevo ben realizzato, fino a quando due settimane dopo mi dice di aver cominciato a uscire con un altro, che ci si trova bene, e da lì sono entrato in un tunnel da cui non riesco a uscire. Non faccio che pensare a loro due insieme, a lui che fa con l'altro quello che prima faceva con me, lo chiamo tutti i giorni per chiedergli cosa hanno fatto, se è meglio di me, gli chiedo dettagli intimi di quello che fanno a letto, sono ossessionato, non dormo più...
Nell'attesa del consulto all'asl, cosa mi consigliate di fare?
grazie mille
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 340 11
Gentile utente,
la fine di una storia di coppia rappresenta quasi sempre un momento difficile da rielaborare, perchè implica il mettersi in gioco per trovare una nuova collocazione di sè nel mondo.

A maggior ragione nel suo caso, dove la storia con quel ragazzo non significava per lei "soltanto" avere una relazione con qualcuno, ma cominciare a pensare di poter mettere in gioco tutta la sua vita, dichiarandosi omosessuale alla sua famiglia e agli amici. Questo passaggio può essere difficile, per tanti motivi... spesso legati alle possibili reazioni di parenti e amici, ma innanzitutto dipendenti dal proprio livello di elaborazione personale di quanto sta succedendo.

Quindi il mio consiglio è di stringere i denti ancora un po', e aspettare di poter parlare vis-a-vis con un professionista, perchè credo che le questioni in discussioni la riguardino profondamente, innanzitutto come uomo, prima anora che come partner.

Cordialità,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it

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Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile Utente,
la fine di una storia è sempre un momento estremamente difficile da affrontare, soprattutto se non si ha chiare le ragioni che hanno portato alla fine o si continua ad amare l'altra persona. Ancora più difficile è affrontare il momento in cui si scopre che l'ex ha un'altra storia.
La cosa da fare in questi casi è cercare di non torturarsi chiedendo informazioni, dettagli o addirittura confronti tra sè e l'altro. Turro questo non può fare che male!
Per quale ragione ha chiesto consulto all'ASL?

Dr.ssa Maria Luisa Abbinante
Psicologa Psicoterapeuta
www.psico-milano.org

[#3]
Utente
Utente
Ho chiesto consulto all'asl poichè non posso permettermi uno psicologo privato. In realtà ho parlato col mio ex ragazzo del perchè mi ha lasciato, e mi ha elencato tutta una serie di motivi, e devo ammettere che molti dei motivi per cui mi ha lasciato riconosco essere giusti, diciamo che l'inerzia del rapporto mi aveva portato ad adagiarmi un po', a non coltivarlo più come all'inizio, a non affrontare di petto certi miei difetti che all'inizio lui accettava ma che alla lunga gli erano diventati pesanti. Il fatto è che adesso che è finita mi accorgo dei miei errori, e sarei pronto a correggerli, non per fare contento lui, ma per migliorare me stesso. Resterebbero però alcune difficoltà che continuano a farmi stare male poichè non vedo una soluzione nemmeno in prospettiva, e cioè quella di un giorno trasferirsi nella stessa casa, che comporterebbe la difficoltà di trovare lavoro nella stessa città, e soprattutto quella di dover dire ai miei che vado a vivere con lui.
Una delle cose che mi ha fatto stare male è il fatto che mi ha lasciato subito dopo essersi trasferito in una casa nuova, con un coinquilino a cui aveva detto di noi e che è a sua volta gay, e quindi proprio ora che potevo andare a casa sua tutti i weekend senza fingermi un "amico", mi fa male pensare a tutti i sacrifici che abbiamo fatto per vederci, essere lasciato proprio ora che le cose sarebbero decisamente migliorate... In più, mi rode che col suo attuale ragazzo stiano a pochi km di distanza, si vedono tutti i giorni, e ora che può ospitare senza problemi lo invita a dormire praticamente tutte le notti, mentre noi dovevamo sempre inventarci mille soluzioni... mi fa rosicare vedere che per loro le cose sono molto più semplici di come lo erano per noi...
quando penso a loro due insieme mi sento squarciare lo stomaco, continuo a pensare a cosa fanno, anche sessualmente, sono settimane che non riesco più a eccitarmi neppure da solo perchè ogni volta che ci provo mi viene in mente l'immagine di loro due che fanno sesso, e mi si piegano le gambe dal dispiacere... poi quando parlo col mio ex finisco col chiedergli dettagli anche comparativi sulle prestazioni sessuali, so che poi ci sto male, ma se non glielo chiedo mi arrovello la testa a pensare a chissà cosa hanno fatto, quindi non so cosa è pggio...
secondo voi che dovrei fare, continuare a sentirlo tutti i giorni come adesso, oppure allentare un po' la presa, oppure chiudere del tutto? Il fatto è che il mio ex è stato un po' tante cose per me, un amico, un amante, un confidente, un tifoso, ad es. l'unico appoggio che avevo per discutere delle problematiche connesse all'essere omosessuale era lui, ogni volta che andavo in paranoia riguardo all'argomento ci sostenevamo a vicenda. In più penso che smettere di sentirci equivarrebbe a una resa, e non riesco ancora a rassegnarmi.
Ripeto, conosco i limiti dei consulti online, vi chiedo un consiglio e un parere spassionato nell'attesa di un consulto reale.
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Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
gentile Utente,
ovviamente non possiamo dirle noi cosa fare proprio a causa dei limiti imposti da un consulto on line, come riconosce anche lei.
Quello che scrive è la reazione naturale alla fine di un rapporto e nel suo caso, mi rendo conto che il suo ex era anche l'unica persona con cui condivideva il tema dell'omosessualità.... e questo rende la situazione ancora più dolorosa!
Per tutte queste ragioni, però, non posso che sottoscrivere anch'io l'invito a stringere i denti fino al consulto all'asl........ solo in uno spazio come quello potrà parlare di tutti i temi che la fanno così tanto soffrire in questo momento!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo, come le hanno gia' detto le colleghe la Sua e' la reazione purtroppo classica di chi ha perso un amore. Nello stato d'animo che connota tale triste evento ci sono tutte le nostre debolezze, le paure che ci portiamo dentro dall'infanzia.
Con il tempo, cercando di tollerare I momenti peggiori ci si riprende, ci si rende conto che si puo' ricomincIare a percorrere la propria strada sulla quale si incontreranno altre persone che ameremo.
Tollerare I momenti peggiori pero' comporta l'accettazione della mancanza. Rifletta su questo.
Parlare con il suo ex chiedendogli I particolari dei suoi incontri attuali non mi sembra che vada in questa direzione, ma in quella contraria.
Il mio suggerimento e' quindi cercare di raggiungere l'accettazione . Certamente non e' facile ma e' il vero punto di partenza della sua serenita'
I migliori auguri di prontissima ripresa.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> poi quando parlo col mio ex finisco col chiedergli dettagli anche comparativi sulle prestazioni sessuali, so che poi ci sto male, ma se non glielo chiedo mi arrovello la testa a pensare a chissà cosa hanno fatto, quindi non so cosa è pggio
>>>

È peggio chiedere. Almeno questo glielo possiamo dire. Finché continuerà morbosamente a voler sapere della vita del suo ex anche dopo essere stato lasciato, starà solo rallentando nella sua mente il processo di separazione. È questo che la sta facendo soffrire di più, il non voler prendere atto che le cose sono cambiate.

Non occorre che ci riesca subito, le separazioni sono come dei lutti e necessitano tempo per essere elaborate.

Nel frattempo però cerchi di accettare ciò che è avvenuto e per il resto si affidi al collega che la vedrà.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie a tutti i dottori che gentilmente mi hanno dato un consiglio/parere. E' vero quello che dite, che non voglio accettare la fine di questa storia, ma la mia domanda è: come si arriva all'accettazione di una cosa del genere? Voglio dire, mi sembra giusto il paragone con il lutto, però per quanto sia doloroso penso sia più facile da accettare e al quale rassegnarsi poichè da quello non c'è via di ritorno. Per quanto uno ci possa stare male, nessuno al mondo (quindi neppure noi stessi) potremo mai far tornare la persona che si è perso. In un rapporto che finisce invece è facile che in testa rimanga il tarlo che magari ci possa essere ancora speranza, che magari c'è modo di rimediare, o di ricominciare su basi diverse. Io non voglio accettare che il mio ex stia con un altro perchè so che accettare significa arrendermi, e se mi arrendo allora è finita per davvero. Io non riesco a rassegnarmi perchè non voglio rassegnarmi. E' come se avessi un parente in coma irreversibile, e mi rifiutassi di staccare la spina perchè credo ci sia ancora una piccolissima possibilità in futuro, mentre tutti mi dicono che non c'è più niente da fare e che sto solo prolungando un'agonìa inutile. Secondo voi ha senso questo ragionamento? Secondo voi qual è la chiave con cui posso leggere la situazione in modo corretto e quindi uscire da questa forma mentis?
ultimo consiglio se potete: premesso che seguirò il consiglio di non chiedere al mio ex a proposito della sua attuale storia, secondo voi è il caso di continuare a sentirci per attutire e diluire lo strappo del distacco (per parlare di argomenti tipo lavoro, svago, tempo libero, in pratica sentirci in amicizia), oppure è meglio chiudere del tutto in modo da velocizzare il processo di elaborazione?
Grazie mille a tutti!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gent.mo ragazzo,
La chiave di tutto Ii' problema che ci ripropone e' la non accettazione: anche il proposito di restare "come amico" accanto al suo ex e' dovuto a questo; non accettare, continuare a tentare.
Personalmente ritengo che questo non le giovi e non vada nel verso della sua ripresa, ma la scelta spetta solo a Lei. Nessuno puo' dirle di fare o non fare un qualcosa che lei ha gia' deciso.
Navighi a vista. Se si rendera' conto di ricevere da questo accanimento solo dolore forse ci ripensera' . Esiste una sorta di sistema immunitario psichico che interviene quando noi stiamo facendo del male a noi stessi. Almeno oltre un certo limite!
Le faccio I migliori auguri.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> mi sembra giusto il paragone con il lutto, però per quanto sia doloroso penso sia più facile da accettare e al quale rassegnarsi poichè da quello non c'è via di ritorno
>>>

Sicuro? E delle convinzioni di una vita dopo la morte, dei riti funebri, dei parenti che portano fiori ai propri parenti defunti, che cosa ne dice? Quante persone evitano di avere a che fare con l'idea di "staccare la spina"?

L'essere umano riesce a razionalizzare anche ciò che non può essere razionalizzato. È insieme la sua virtù e la sua maledizione.

>>> Io non voglio accettare che il mio ex stia con un altro perchè so che accettare significa arrendermi, e se mi arrendo allora è finita per davvero
>>>

Lei non vuole accettare che sia finita perché letteralmente non riesce a vedere un futuro, non riesce a immaginare un'altra storia con un'altra persona. Il suo mondo interiore in questo momento di prostrazione si è ristretto al punto che non vede null'altro all'infuori di esso.

>>> secondo voi è il caso di continuare a sentirci per attutire e diluire lo strappo del distacco (per parlare di argomenti tipo lavoro, svago, tempo libero, in pratica sentirci in amicizia), oppure è meglio chiudere del tutto in modo da velocizzare il processo di elaborazione?
>>>

È il caso di smettere anche questo, secondo me. È lei che è stato lasciato, quindi ne prenda atto ed eviti di elemosinare affetto, attenzioni e piccole cose.

Le persone dotate di amor proprio non corrono troppo dietro a chi le lascia.

Infatti il problema potrebbe stare proprio qui, cioè che lei non ha autostima sufficiente per poter essere autosufficiente, almeno da qui a quando uscirà del tunnel.

Tutti siamo soggetti ai lutti, l'unica soluzione consiste nell'attraversarli finché non se ne esce. Ma se non riesce a farlo da solo può rivolgersi a uno psicologo, di persona.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro ragazzo,

sinceramente non ho capito qual'è stata la molla che le ha fatto decidere di fissare l'appuntamento con lo psicologo dell'asl? E' una decisione maturata dopo essere stato lasciato o ha a che fare con le sue "varie problematiche psicologiche" cui accenna?

Condivido con i colleghi il fatto che il punto focale sia la non accettazione della sua omosessualità.
La vicenda che ci descrive, a mio parere, oltre ad essere connotata dalla inevitabile elaborazione della perdita, è aggravata dal fatto che il suo ex era, ed è, l'unica persona con cui riusciva a condividere parte della sua identità.
Essere omosessuale fa parte del suo essere e non avere la possibilità di confrontarsi con persone con cui poter condividere questa sua "differente normalità" è un po' come automutilare una parte della sua individualità.

La mia sensazione è che le sue "problematiche psicologiche", come lei le chiama, possano prendere vita da questa condizione di automutilazione.

In merito alle domande che ci pone, non posso che condividere con i colleghi che mi hanno preceduto il fatto che, premesso il suo libero arbitrio, forse non è "salutare" per lei continuare a chiedere dettagli sulle pratiche sessuali del suo ex, così come non lo è continuare ad elemosinare attenzioni che, evidentemente, il suo ex compagno non è più disposto a darle.

Cerchi di farsi una ragione del fatto che questa storia è finita e che il lavoro che sarebbe opportuno fare dev'essere fatto a prescindere da questa fine.

Per tutto il resto, un confronto di persona con lo psicologo sarà senza dubbio più utile a chiarirle le idee.

Un caro saluto e in bocca al lupo.

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#11]
Utente
Utente
grazie ancora a tutti i dottori che mi hanno risposto. Per rispondere al dottor Callina, onestamente quando gli altri suoi colleghi mi parlavano di accettazione io credo si riferissero all'accettazione della fine del rapporto in questione, piuttosto che all'accettazione della mia omosessualità. Ad ogni modo, facendo un po' il punto della situazione, sono arrivato alla conclusione di non chiedere più al mio ex niente di ciò che riguarda la sua attuale storia, cercherò di non contattarlo anche se non sempre sarò abbastanza forte da riuscirci, anche perchè a volte è lui stesso che mi scrive per chiedermi come sto... Detto questo, ho deciso di rivolgermi a uno psicologo poichè sento di avere un malessere da ormai troppo tempo e di aver bisogno di un aiuto di un esperto per riuscire a trovare la chiave giusta per stare meglio. La mia omosessualità non l'ho accettata sempre bene, però onestamente adesso sento di averla accettata quasi del tutto, nel senso che sono consapevole di non fare niente di sbagliato e che la mia è solo una questione di gusti in cui ricade una minoranza di persone. La cosa che mi fa star male al riguardo della mia omosessualità è il dover affrontare un sacco di difficoltà che non mi sembra giusto il dover affrontare. Da una parte ci sono delle cose che potrei affrontare, che per me sarebbero difficilissime come parlarne ai miei genitori, o ai miei familiari e amici più intimi. Non riesco a immaginare il modo in cui potrei dirglielo, ho paura della loro reazione, che possano cominciare a trattarmi in modo diverso, non ho solo paura che mi trattino male ma anche che mi trattino troppo bene, come se gli facessi pena, insomma ho paura che comincino a vedermi in modo diverso. In più, riguardo ai miei genitori, so che almeno all'inizio ci soffrirebbero parecchio, sono persone con un basso livello di istruzione, sempliciotte e cresciute a pane e chiesa cattolica, per farvi un esempio mio padre varie volte ha detto che se avesse un figlio gay si sentirebbe fallito come genitore... queste cose un po' mi fanno rabbia, però poi penso: è giusto che li faccia stare male per questa cosa?
Un altra cosa che mi fa vivere male la mia condizione di gay sono tutte quelle cose sulle quali non ho facoltà di cambiare le cose. Come ho detto, con familiari e amici la vedo come una cosa difficile, ma su cui posso avere uno spazio di intervento, nel senso che trovando il coraggio potrei dirglielo e col tempo magari sperare che la situazione prenda una piega positiva per tutti. Ma con il resto del mondo? Io non ce la faccio a lottare coi mulini a vento, come diceva einstein "è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio". So che ci saranno sempre cose brutte della vita nelle quali si hanno poche o nulle possibilità di intervenire, però questa è una di quelle cose che riguardano una parte della propria vita troppo importante, quella affettiva e sessuale, e non riesco a mettermi l'anima in pace...
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro ragazzo,

proprio per quello che scrive sarebbe importante una completa accettazione della sua omosessualità.
E' evidente che lei, consciamente, sa perfettamente che non sta facendo nulla di male ma tutti i risvolti familiari e sociali di cui parla sono fatti con cui prima o poi nella vita dovrà fare i conti; in questo senso intendo che i conti dovrà farli con se stesso e per se stesso, non tanto per i suoi genitori o per il resto del mondo.

Nonostante ci sia una maggiore accettazione sociale per i gay, non è il solo a vivere questa condizione di, mi passi il termine, "ambivalenza". Da una parte si sentirebbe libero di vivere la sua vita serenamente e in piena accettazione della sua sessualità, dall'altra, l'omofobia interiorizzata dai modelli culturali di riferimento, la fa sentire in una certa misura "fuori posto" nel mondo e in contrasto con esso.

E' perfettamente comprensibile il suo timore di fare coming out con la sua famiglia, così come è comprensibile il suo timore di tutte le difficoltà che dovrebbe affrontare nell'ambiente più ampio fuori dalla ristretta cerchia familiare.

Tuttavia, se può consolarla, molte persone prima di lei ci sono passate e hanno superato brillantemente le difficoltà cui lei si riferisce.

Ha fatto la scelta giusta a decidere di contattare uno psicologo che possa aiutarla a superare questo impasse evolutivo. Sono certo che ne trarrà benefici e ne sarà felice.

Un caro saluto, in bocca al lupo e, se crede, ci faccia sapere.