Senso di vuoto assenza di desideri e slanci fatica

buonasera,ho 54 anni,ho sempre svolto proffessioni d'aiuto,in linea con ciò che mi è stato insegnato fin da molto piccola e questa finisce x essere sempre la modalità prevalente in cui mi relaziono agli altri,mi pare garantendomi così una posizione di controllo e di riparo dall'intimità che però è ciò che desidererei di più e nello stesso tempo evidentemente mi terrorrizza.Le mie relazioni sentimentali con gli uomini e affettive con la mia famiglia d'origine sono sempre state complicate,oscillano tra fasi di idillio eccessivo in cui sviluppo una forte dipendenza che mi spaventa e mi fa sentire fragilissima,e fasi di distacco in cui impedisco all'altro di raggiungermi sembro glaciale e distaccata e mi sento forte e sicura,ma emotivamente morta.
Le sole relazioni che invece scorrono dinamicamente e reggono nel tempo sono quelle con i miei 2 figli,di 21 e 30 anni,da poco fuori casa ma che vedo quotidianamente e le mie amiche,di lunga data,affidabili per me con alcuni momenti sempre più rari di intimità.
Due anni fa è morto mio padre mentre ero lontana con mia madre,era un fortissimo legame di amore/odio e ora che è morto rimane solo l'amore e il dolore che non riesco ancora a guardare davvero,e la sensazione penosa che alla fine fosse un amore a senso unico il mio(da alcune cose dette a mio fratello unico presente)
Da 6 mesi mio figlio maggiore con cui ancora vivevo(e con cui ho vissuto la più lunga parte della mia vita condivisa!) è andato a stare da solo e il nostro rapporto è naturalmente cambiato anche se ci vediamo a pranzo ogni giorno.
Da 6 mesi abito,temporaneamente, dal mio compagno in attesa della mia nuova casa che doveva/poteva essere la nostra ma lui non riesce ad affrancarsi da una collosa situazione con sua madre che vive accanto a lui e non è autonoma,situazione oggettivamente di difficile soluzione,comunque alla fine le sue scelte,o non-scelte,si ripercuotono su di me e l'idea di andare da sola in una casa che non avrei scelto con questa prospettiva mi spaventa e mi riempie di rancore nei suoi confronti.
Da diverso tempo passo da fasi relativamente positive con qualche idea buona su di me ed il mio valore a fasi sempre più lunghe in cui invece il bilancio è di perdita di senso di svalutazione e di continue critiche(contro cui non possono nulla le opinioni molteplici di stima e affetto che ricevo)
Ho intrapreso dall'età di 27 anni diverse psicoterapie di varia scuola(psicodinamica,analisi transazionale,yunghiana e da ultimo emdr) per diversi anni,le prime 2 concluse di comune accordo col terapeuta le ultime 2 interrotte in modo unilaterale da me.Nel corso della mia precedente relazione ho anche intrapreso un percorso psicoterapico di coppia che,direi,non ha avuto gran risultato
Questo solo perchè sappiate che ho provato a farmi aiutare..
Un anno fa la mia dott mi ha prescritto cipralex in dosi 20g che mi ha interrotto dopo 3 mesi x assoluta inefficacia a parte i primi 15gg
che posso fare x la mia,azzardo,depressione?grazie
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora, il medico che Le ha prescritto il cipralex ha già posto diagnosi di depressione o Lei sta domandando a noi di fare una diagnosi qui?

Come stava dopo aver interrotto, d'accordo con il terapeuta, le psicoterapie?
Come mai ne ha iniziate altre e poi chiuse?

Adesso qual è il Suo bisogno?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Cara Signora,
la frase che mi ha colpito di più e su cui rifletterei con lei è:
"Le mie relazioni sentimentali con gli uomini e affettive con la mia famiglia d'origine sono sempre state complicate,oscillano tra fasi di idillio eccessivo in cui sviluppo una forte dipendenza che mi spaventa e mi fa sentire fragilissima,e fasi di distacco in cui impedisco all'altro di raggiungermi sembro glaciale e distaccata e mi sento forte e sicura,ma emotivamente morta"

Sembra che nel tempo lei non abbia instaurato una relazione sana, improntata alla vicinanza emozionale, ma alla sana distanza di sicurezza, indispensabile per far vivere e germogliare le relazioni.
Spesso questo copione disfunzionale poi tende ariproporsi nel tempo e nelle relazioni.
Forse adesso che ha sperimentato la depressione, almeno così credo di capire dalla prescrizione farmacologica, potrà adoperarla per leggersi meglio con occhi e sguardi nuovi.
Sebrerà paradossale, ma stare male aiuta!
Provi a cercare un terapeuta che possa aiutarla a capire, anche qualche colloquio di sostegno psicologico, potrebbe bastare, non obbligatoriemente un lungo percorso terapeutico.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Certo con 4 psicoterapie alle spalle, di cui due portate a termine, non è digiuna di riflessioni su di sè e sulle sue modalità relazionali.

Parla di professioni d'aiuto perchè così le è stato insegnato ad essere. Cosa siglifica?

Posso immaginare che ci siano dei momenti in cui lei si sente maggiormente soddisfatta di se stessa, arrivano conferme che aumentano l'autostima, si sente sicura e si lascia andare alla condivisione con il suo partner e alla possibilità di delegare aspetti sia affettivi che pratici, magari mollando un po' le redini del bisogno di controllo.
Poi, ci possono essere momenti di minore fiducia in sè e quello che è un normale fare affidamento sull'altro diventa la paura di essere dipendente da lui. Allora subentra la reazione opposta, per dimostrare a sè stessa che non ha bisogno di nessuno, che è forte.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
È possibile che la depressione non sia la causa del suo disagio, ma una conseguenza di lunga data, ovvero secondaria all'altro problema forse più centrale che ancora non è riuscita a risolvere:

>>> ho sempre svolto proffessioni d'aiuto,in linea con ciò che mi è stato insegnato fin da molto piccola e questa finisce x essere sempre la modalità prevalente in cui mi relaziono agli altri,mi pare garantendomi così una posizione di controllo e di riparo dall'intimità che però è ciò che desidererei di più e nello stesso tempo evidentemente mi terrorrizza
>>>

Quando la cosa che riesce meglio è farsi in quattro per gli altri, finisce che gli altri ci apprezzano solo per ciò che facciamo per loro, non per ciò che siamo. È difficile, attraverso questa via, diventare consapevoli del proprio valore come persona.

Forse le terapie fallite finora non si sono focalizzate su questo punto, prescrivendole compiti specifici per modificare esplicitamente quest'atteggiamento. Forse una forma di terapia più breve, attiva e focalizzata potrebbe esserle d'aiuto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com