Maternità
riscrivo a questo utilissimo sito per un nuovo confronto con voi. Già in passato mi sono rivolta alla vostra professionalità ed ho ricevuto risposte che mi hanno aiutata a pensare e a conoscermi un po' meglio.
Ritorna nella mia vita il tema della maternità, che è sempre stato centrale nella mia personalità.
Dopo molti dubbi di varia natura, ho cercato una gravidanza e sono ora incinta di 5 mesi. Sono contenta e curiosissima di conoscere mio figlio, di scoprirlo ed imparare a crescerlo nel modo migliore per lui, mi comporto in modo del tutto responsabile, seguendo le linee guida della mia ginecologa, adattando la mia vita ed i miei impegni ai nuovi ritmi che la gravidanza richiede. Da pochi giorni ho iniziato a percepire i suoi movimenti, ancora molto delicati, e ne sono davvero felice.
Ciononostante, non sento dentro di me quell'entusiasmo esplosivo che immaginavo dovesse accompagnare la "meravigliosa avventura di diventare mamma" come molti la definiscono. Non sento un attaccamento viscerale al mio bambino, non provo per lui amore, oggi. Devo dire che non me ne preoccupo, sono convinta che tutto arrivi con il tempo. Ho un rapporto troppo travagliato ed innaturale con l'idea di maternità per poter pretendere di provare le sensazioni più canoniche.
Sono abbastanza preoccupata, invece, da qualcos'altro. Ho due nipoti acquisite alle quali voglio molto bene e che frequento spesso e regolarmente, per loro faccio decisamente parte della famiglia. Ho una preferenza spiccatissima per la maggiore. più affine a me per carattere. Ho, di contro, una certa antipatia per la minore, la quale però ha solamente 7 anni! Com'è possibile che un adulto responsabile e maturo, quale io sono, si lasci trascinare da una vera antipatia per una bambina! Naturalmente esistono delle cause specifiche che mi hanno portato fino a qui, ma...?!? Sto esagerando! La cosa che mi preoccupa di più è che temo di poter provare gli stessi sentimenti di antipatia e lo stesso distacco anche nei confronti di mio figlio, se dovesse assomigliarle! Il che è probabilissimo, saranno cugini e la bambina è molto simile a mio marito.
Quando finirà questa solfa? Quando troverò il bandolo di questo mio rapporto inconsueto e doloroso con la maternità? Mi sento affranta, turbata e scoraggiata!
prima di tutto le faccio tante congratulazione e auguri per la gravidanza che ha da poco iniziato.
Cosa è cambiato nel suo stato d'animo rispetto al consulto che aveva chiesto in passato per arrivare alla realizzazione di questo progetto che appariva molto lontano dal concretizzarsi?
Non si lasci ingannare dalla retorica sulla maternità: i sentimenti di affetto per il proprio figlio nascono nel tempo, e dal punto di vista biologico/evolutivo è molto più semplice per un figlio sviluppare attaccamento per il genitore (da cui dipende la sua sopravvivenza) che il contrario.
Per questo la gravidanza umana dura ben 9 mesi: in questo periodo avvengono molte modificazioni fisiche e psicologiche, e la donna cambia in modo tale da accogliere anche nel "grembo psichico" - oltre che in quello fisico - il nuovo arrivato.
Il fatto che lei provi antipatia per una bambina sua parente acquisita non significa certo che ne proverà anche per il suo stesso figlio.
La bambina è sì piccola, ma non è sua figlia e ha ovviamente già una precisa personalità che magari la urta in qualche modo.
Ci sa dire cosa non sopporta in lei?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Mi auguro che sia stato un percorso terapeutico ad accompagnarla e non l'obiettivo di intraprendere la "meravigliosa avventura di diventare mamma" perchè è questo che ci si aspetta da lei, come da tutte le donne!
Se non c'è stata una reale rielaborazione di quei pensieri angosciosi legati alla maternità, difficilmente riuscirà ad affrontarla serenamente.
E' vero che paure, insicurezze, fantasie sono più che comuni nei futuri genitori, ma noi sappiamo che lei parte da una posizione molto critica sull'argomento.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it
non dimentichiamoci mai che i bambini sono delle persone, delle piccole persone, che suscitano come tutte le persone con cui entriamo in contatto sentimenti, reazioni ed emozioni diverse. E' quindi assolutamente normale che le sue nipoti, con un preciso carattere che si sta formando, suscitino in lei dei vissuti così diversi.
Ci sono troppe convinzioni erronee sulla maternità e sull'essere genitori, come ad esempio quella che una madre che ha più figli debba amare tutti nella stessa maniera in quantità ed in qualità. L'amore è invece assolutamente diverso perché i figli arrivano in momenti diversi, perché si cambia e si matura, perché con ciascuno dei figli si vivono cose ed esperienze diverse. L'affetto rimane profondo ed intenso, ma è diverso.
Perciò viva con assoluta serenità la sua gravidanza per la quale le faccio i miei auguri e si goda questa nuova esperienza giorno per giorno con la consapevolezza che non esistono "emozioni canoniche", come le ha definite lei!
Cordiali saluti
Dr.ssa Emilia Sigillo - Psicologa e Psicoterapeuta - PESCARA
Insegnate Massaggio infantile AIMI
Perfezionata in Psicologia perinatale
essere genitori dovrebbe essere prima di tutto una scelta mentale piuttosto che una vicenda biologica.
L'attaccamento di cui necessita principalmente il bambino per una crescita che nasca da "basi sicure" è un processo complesso che si sviulupperà nel tempo, nato il bambino. Ma perchè questo processo possa concretizzarsi è necessario che la madre, supportata anche dal partner, possa essere totalmente disponibile ad accogliere un bimbo, un essere potenzialmente diverso, altro da noi, nella piena fiducia di essere se stessa, libera da condizionamenti legati al "dover essere" da protocollo, ma incline all'ascolto e al donare amore incondizionato. Il tutto è possibile se la mamma ha fiducia in se stessa, si sente sufficientemente amabilie e ricca di amore da dare, sufficientemente consapevole dei propri limiti e della capacità di riconoscerli e di accettarli e anche nel tempo di correggerli. Questo processo garantirà alla mamma di essere in grado di accettare i limiti del figlio (eventuali antipatie), e di superarli insieme.
Perchè lei, gentile signora, possa affrontare al meglio questo percorso con il bambino, le consiglierei un percorso di conoscenza di sè con uno psicologo psicoterapeuta quale motivo di crescita e di "liberazione" emotiva.
Ci rifletta!
Un cordiale saluto
Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma
tel. 3396306112 www.danielabenedetto.it
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con grande piacere leggo le vostre risposte e completo le informazioni del mio post!
Alle dottoresse Massaro e Cattelan, che mi chiedono come sono arrivata alla concretizzazione del progetto dopo le mie angosciose riflessioni in merito, rispondo che... non lo so di preciso. Sapevo di volerlo, ma sapevo anche che l'avrei vissuto diversamente da tante altre donne. Non ho mai rifiutato l'idea di avere un figlio, solo che ho sempre avuto in merito delle emozioni estremamente intense e diversissime da ciò che normalmente si sente dire.
Riallacciandomi anche alla risposta della dottoressa Sigillo, dirò che sono in fondo consapevole che la maternità è associata a stereotipi duri a morire ma non per forza rispecchianti la realtà, solo che non riesco mai a capire fino a che punto le mie emozioni siano "tollerabili", ecco, accettabili.
Non posso dire di essere stata costretta alla maternità, per niente. E' stato come trovare il coraggio e l'incoscienza per spiccare un salto da un muretto altissimo, una cosa che potevo fare solo chiudendo gli occhi e buttandomi, e quando l'ho fatto mi sono sentita felice!
Mi vedo una mamma diversa dalle mamme che conosco, in particolare da mia madre e da mia suocera. Quest'ultima è una donna molto espansiva, che ha coinvolto i propri figli nelle proprie emozioni, emozioni di ogni tipo. I figli non sembrano risentirne affatto, ma io da fuori non trovo giusto per niente che una madre scelga i propri figli come confidenti, anche di aspetti molto intimi di sé. Mia madre, al contrario, non si è mai aperta con me, per proteggermi, ma così facendo mi ha dato il la per sentirmi molto inadeguata. Vorrei con lei un rapporto più stretto e meno frenato.
Mia suocera mi dice che se avrò la fortuna di allattare proverò l'emozione di sentire mio figlio "tutto mio". Io non voglio provare questa sensazione, mio figlio non è e non sarà mai "tutto mio", al massimo sarà tutto nostro mio e di mio marito, ma sarà soprattutto tutto suo, di se stesso!
Vorrei tanto saper essere una mamma accogliente, che non giudica, che non fa sentire il figlio sbagliato, che non gli dà l'impressione di dover essere all'altezza delle sue aspettative, una mamma che sa ammettere gli errori, che insegna a trovare una soluzione ai problemi ed agli sbagli, non una specie di eroina che non sbaglia mai!
Ma mi rendo conto che è difficile dare delle certezze ad un bambino piccolo in questo modo. Da qui, anche, il mio scoramento. Riuscirò ad essere così come voglio essere, una mamma allegra, una mamma non apprensiva, che dà sicurezza e fiducia in se stesso? Senza dover per forza passare il tempo a coccole, che non amo affatto, senza essere "standard"?
Mi vedo camminare sul marciapiede con il mio bambino senza per forza tenerlo per mano, perchè gli avrò insegnato ad essere responsabile e perchè mi fido di lui.
lei si pone tutti questi dubbi, si fa tutte queste domande, ha paura di commettere errori, teme di non riuscire ad essere una buona mamma con il suo bambino. E poi gioca con la fantasia e si vede con il piccolo camminare sul marciapiede. E mi sembra già che sia sulla buona strada per diventare quello che desidererebbe diventare. Insomma, quell'amore di cui lei non sente ancora la presenza, mi pare che si stia manifestando attraverso tutti i dubbi che pone.
"Senza dover per forza passare il tempo a coccole, che non amo affatto", non si fasci la testa prima di cadere, non può dire già da ora come sarà quando il suo bambino verrà al mondo, cosa le susciterà a livello di emozioni e come la cambierà come donna.
Comunque, visto che mi sembra molto predisposta a riflettere su se stessa, perché non prova a rivolgersi personalmente ad uno specialista che la accompagni in questo percorso di consapevolezza e di cambiamento?
Cordiali saluti
Non esistono regole del sentire, non c' e' un sentire folle o volitivo a cinque mesi, uno maggire a nove e cosi' via...
Lasci perdere sua madre e sua suocera e valuti l' ipotesi di farsi seguire, durante la gestazione, da un professionista per un sostegno alla genitorilaita, che possa fugare ogni dubbio e perplessita', al fine di godersi questo momento magico.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Se non l'avessi "conosciuta" in quel consulto di neanche un anno fa, l'avrei rassicurata sul fatto che non esiste una modo unico e corretto di vivere la maternità e che è molto bello il suo proposito di crescere un figlio coraggioso e indipendente.
MA, c'è un ma.
Le sue parole di allora erano cariche di angoscia. Usava termini come "inorridita", "sconvolta", "egoismo", "distruzione"... Ma sembrava sincera, affranta ma aperta.
L'immagine che propone ora pensando a sè come madre, sembra cancelli tutti quei pensieri con la sovrapposizione di un bel dipinto. <Vorrei tanto saper essere una mamma accogliente, che non giudica, che non fa sentire il figlio sbagliato, che non gli dà l'impressione di dover essere all'altezza delle sue aspettative, una mamma che sa ammettere gli errori, che insegna a trovare una soluzione ai problemi ed agli sbagli, non una specie di eroina che non sbaglia mai>, ma una mamma super-adeguata.
Forse sta cercando di cancellare tutte le sue angosce con una bella finzione. Ma non sono sicura che reggerà al confronto con la realtà (che è molto bella, ma anche molto faticosa).
Le consiglio caldamente, oltre a seguire tutti i consigli della ginecologa, anche di farsi aiutare da uno psicoterapeuta a rielaborare profondamente quei vissuti e quelle emozioni che fanno parte di lei: è molto meglio guardarli in faccia e farci i conti che nasconderli sotto il tappeto.
Un saluto.
una certa quota di ansia è normale in ogni gravidanza, soprattutto quando si tratta del primo figlio.
Tuttavia non posso che concordare con la d.ssa Cattelan sul fatto che non molto tempo fa lei ha scritto, definendole "uno sfogo" (e quindi in maniera autentica e spontanea), determinate cose che fanno pensare che le sarebbe molto utile elaborare emozioni e sensazioni relative alla maternità con l'aiuto di uno psicologo.
Questo non solo per garantirle una gravidanza più serena, ma anche per prevenire eventuali malesseri di natura depressiva molto diffusi nel post-partum che colpiscono la maggior parte delle madri e che lei potrebbe vivere particolarmente male.
Se deciderà di richiedere l'assistenza di uno psicologo per questi ultimi mesi di gravidanza farà un'ottima scelta non solo per sè stessa, ma anche per suo marito e per il bambino.
Ci pensi!
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