Paura

gentili dottori,mi pongo alla vs attenzione per chiedervi un consiglio sul mio quotidiano malessere.Da 7 anni ho perso mia madre in maniera molto drammatica caratterizzata da atroci sofferenze.Durante l'assistenza che le ho offerto con tutto il mio amore, mi sentivo una persona molto forte, riuscendo in alcune fasi ad operare con grande grinta e lucidità alle continue emergenze che mia madre pativa.penso di essere stato un buon assistente per lei anche se si può sempre fare di più... Negli anni successivi alla sua morte ed attualmente purtroppo, mi son sentito sempre più fragile e debole, poco resistente alle quotidiane difficoltà che la vita di oggi ci prospetta(precarietà lavorativa, difficoltà a realizzarsi, dipendenza nel rapporto di coppia) e che investe la maggior parte della ns generazione. Mi sento sempre malinconico, danneggiato, quasi mai sereno ed ho una maledetta nostalgia del passato, di quando il mio nucleo familiare era compatto e sereno.Ora vivo solo con mio padre, (in attesa di andare a vivere con la mia compagna), nostalgico persino di quando mio fratello era a casa e che ora è felicemente sposato con figli.Cari dottori, a volte ho la sensazione di "essere rimasto lì" , di essermi fermato, di non essere riuscito a proseguire.Con la mia compagna sto molto bene anche se non viviamo ora un periodo molto positivo a causa della difficoltà ad acquisire stabilità.Ho 35 anni anni ma a volte me ne sento di più, sia fisicamente che mentalmente, come se mi sentissi "spremuto"...lei questo lo percepisce e non lo condivide fortemente...è molto dura con me, a volte dimentica il mio vissuto, in alcune fasi è egoista..So che darmi un parere attraverso una tastiera non è semplice ma almeno vorrei capire perchè mi sento così e perchè il tempo che passa è sempre più duro per me...attendo proficui consigli.grazie
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, per l'essere umano le perdite possono essere eventi molto dolorosi.

Una persona cara viene a mancare: manca la sua presenza, il suo supporto, il rapporto che avevamo con lei.

Ci ricorda che tutti siamo mortali: il nostro tempo non è infinito, le nostre possibilità non sono infinite.

Ci riporta alla mente che la vita è costellata di perdite: perdiamo persone, età, occasioni, anche l'innocenza degli anni in cui la famiglia era il nostro nido, e lì ci sentivamo completi ed al sicuro.

Una perdita ci ricorda anche che i nostri legami, per quanto solidi ed importanti, sono tesi sotto la lama del tempo: e, prima o poi, perderemo qualcuno, o qualcuno perderà noi.

Lei è stato paziente accanto ad una paziente cara, si è sentito "bravo", magari non perfetto, ma bravo sì. Ed ora si guarda intorno, e vede tanti ostacoli, forse più grandi di lei. Forse si sente "prosciugato" dalle energie di cui si era scoperto capace durante la battaglia di sua mamma; forse ha trascorso questi ultimi 7 anni "immerso" in una specie di "gas" trasparente, inodore, difficile a percepirsi in casa, e tuttavia presente.

Forse ha bisogno di "chiudere", prima di "riaprire". E non concretamente, fisicamente: forse ha bisogno di "chiudere nella testa", di rialzarsi un pò in piedi e guardarsi intorno, e vedere che certe cose le vedeva molto grandi perchè era lei, messo in basso.

Ed altre perchè sono davvero grandi: perchè oggi la stabilità costa fatiche che la generazione precedente non sempre ha dovuto sopportare, perchè il futuro è straniero, perchè a volte non ci sentiamo all'altezza.

Ma poi ascoltiamo le storie di nonni che si alzavano dai loro letti alle 4 del mattino, lavoravano nei campi fino a sera, forse non sapevano leggere o scrivere ma sapevano tirar su i figlioli a pane e cipolle. Loro, che hanno vissuto guerre, e recessioni, e povertà, che avevano nella mente il futuro anche se nono erano certi neppure del presente, che bastava un'annata cattiva a portare tutto via.

Gentile utente, non pretenda di passare tra le rapide della vita senza essere sballottato qui e lì. Tutti ci facciamo male, tutti cadiamo a terra prima o poi, e tutti, in qualche modo, cerchiamo il modo di rialzarci.

A volte ce la facciamo da soli, e scopriamo che, nel cadere, è spuntata una cicatrice nuova, che bella non è, ma che qualcosa ce lo ha insegnato senz'altro; altre volte, ammettiamo di aver bisogno di una mano, ma non di una mano che ci alzi. Di una mano che ci sostenga mentre ci alziamo.

Altre volte, invece, qualcosa ci tiene giù, malgrado i nostri sforzi.

Ed allora ci serve l'aiuto di una mano esperta nel rimuovere gli ostacoli, e che poi si faccia da parte, e ci lasci rialzare da soli.

Se lei riconoscesse di aver bisogno di un aiuto, per quante parole possiamo scriverle su un portale online, nessuna parola scritta sullo schermo di un computer ha mai rimosso un solo sassolino; ma ha aiutato molte persone a rivolgersi ad un esperto, se riconoscevano di averne bisogno.

Cordialmente
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
accudire una persona cara malata, fare cioè il care giver, comporta una condizione di stress prolungato, oltre alla sensazione di impotenza che si sperimenta davanti alla, morte.
Il sentirsi ancorato al passato, come se fosse ancora lì, fa pensare ad una non elaborazione di quanto accaduto, che caratterizza poi l'immobilismo psichico in cui verte.
Da quì, purtroppo non possiamo fare altro, m aun professionista de visu, saprà sicuramente darle un amano nel venir fuori da questo impasse, al fine di restituirla una buona qualità di vita

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile utente,lei ha attraversato una prova dura e lunga , sostenuto dall'amore e dal senso del dovere.
Il lavoro di elaborazione del lutto è pesante, e le odierne difficoltà socioeconomiche non aiutano certo.
Cerchi di avere la possibilità di appoggiarsi ad uno psicologo anche con modalità consultive , per avere un punto fermo a cui rivolgersi.
I bei ricordi della prima parte della sua vita sono una ricchezza che possono aiutarla a sentirsi ora meno solo.
Le persone perdute che abbiamo amato diventano appunto, via via, "figure interne".
Forse la sua compagna vorrebbe condividere con lei una maggiore , positiva progettualità, riprenda in mano le fila della sua vita per uscire coraggiosamente da questa immobilità triste e dolorosa.
Cari auguri

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Sarah Cervi Psicologo, Psicoterapeuta 74 1
Gentile Utente,
mi trovo d'accordo con i miei colleghi rispetto al fatto che assistere una persona ammalata, sofferente che lotta contro la morte può comportare un forte stress e sofferenza. E a maggior ragione quando la persona in questione ci è molto cara (come lo è la mamma), e che racchiude in sè moltissimi significati profondi.
Quando sua madre ha avuto bisogno, lei ha tirato fuori una grande forza, gestendo le difficoltà con "grinta e lucidità"... lei sentiva di avere un ruolo preciso: quello di "assistente", che poi, però, ha perso, perdendo insieme ad esso l'obiettivo e soprattutto la battaglia contro la malattia e contro la possibilità di evitare di perdere sua madre. Quindi lei ha perso sua madre e, naturalmente, ha dovuto elaborare il lutto conseguente, ma ha perso anche un "ruolo" importante e una "battaglia" altrettanto importante.
Sembra che si sia ritrovato senza più energie (come del resto è comprensibile, è umano!) e ha iniziato ad avere delle difficoltà nel gestire le altre prove che la vita le ha presentato (precarietà lavorativa, difficoltà a realizzarsi, dipendenza nel rapporto di coppia).
La nostalgia e il voler tornare a una condizione di "serenità e compattezza" del suo nucleo familiare originario sembra un desiderio di tornare ad una condizione di stabilità e di sostegno che ora sente mancare. Questo evento di perdita ha fatto però da spartiacque tra il suo passato e il suo futuro.
Assistere sua madre sembra abbia avuto dei significati molto importanti che l'hanno aiutata a trovare dentro di sè e a tirar fuori delle risorse notevoli. Queste risorse sono sempre dentro di lei, tirarle fuori dipende essenzialmente dal significato che lei dà alle cose.
Certo è che difronte a un evento così denso di emozioni e significati il resto può sembrare "povero", scarno, futile. E qui, ovvero nel dare significato, lei può fare molto... ma ci vuole impegno. L'impegno a, innanzitutto, ritrovare le sue energie, prendendosi cura di sè ora, nel presente, e poi a dare significato a ciò che la vita le può offrire: costruire il suo futuro, la sua nuova famiglia, la sua auto-realizzazione personale.

Le auguro davvero di trovare i suoi significati...

Sarah Cervi
www.psicologadellosviluppo-roma.blogspot.it
www.comunitalaquiete.blogspot.it

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Utente
Utente
gentili dottori,
vi ringrazio tantissimo per gli illustri e precisi pareri...avete scritto cose che fotografano molto bene secondo me la mia condizione attuale...sicuramente ho la consapevolezza di dover chiedere un supporto medico e mi impegnerò a farlo...nel frattempo sarei molto contento di mantenere un costante filo diretto con voi quando ne avrò bisogno.Con mia madre sono stato molto protettivo, lei ha vissuto la sua malattia con fragilità e paura, io e noi abbiamo cercato di non pronunciare mai quella brutta parola di cui era affetta, perchè non ne voleva mai la sicurezza...le ho mentito in lacrime,le ho negato che fosse malata (pur sapendolo lei con certezza)...l'ho fatto x amore, anche se le abbassavo lo sguardo quando parlavamo e lei capiva...ora mi manca tanto, molto di più di qualche anno fa...vi ribadisco il mio ringraziamento per le vs esaurienti risposte e vi auguro un buon "difficile" lavoro...
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile utente, essere stato molto protettivo verso la sua mamma così umana, che ha vissuto " con fragilità e paura"la propria malattia ,mi fa pensare che lei ha fatto il massimo, tutto quello di cui una mamma ha bisogno , in quei momenti.
Dev'essere contento di sè stesso, del modo intelligente e tenero con cui l'ha aiutata.
Questo l'aiuterà a ripartire, perchè la vita continua per i figli, ed è questo che le mamme vogliono.
Si faccia aiutare da uno psicologo della sua città io, noi, siamo sempre qui ,se vorrà.
Con molti auguri
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Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile Utente,
nelle parole che ha scritto si sente forte la fatica fatta 7 anni fa nell'assistere sua madre cercando di donarle quanta più possibile serenità. Complimenti perchè questo le fa onore!
Nonostante siano passati 7 anni la sua fatica è ancora presente...... e questo non potrebbe essere altrimenti. é molto frequente tra chi ha assistito alla malattia di una persona cara e che si è occupato e preoccupato di lei, sentirsi "esaurito, svuotato, disorientato, senza più punti di riferimento" (questo è quello che dicono tante persone che hanno passato questa esperienza) e che mi pare di rivedere anche in lei quando accenna alle difficoltà nella vita quotidiana e nel rapporto con la sua compagna.

Credo che sia importante per lei prendersi uno spazio in cui il suo vissuto sia accolto, detto e ascoltato. Uno spazio in cui prendersi cura di lei.
Lei, comunque, mi sembra già avanti nella rielaborazione di quel periodo..... ha dei progetti (nonostante le fatiche) e stà cercando di realizzarli.

Dr.ssa Maria Luisa Abbinante
Psicologa Psicoterapeuta
www.psico-milano.org

[#8]
Utente
Utente
gentili dottori,
leggo e rileggo attentamente le vs disamine sul mio caso in questi gg...come mai da quando ho perso mia madre prevalgono in me i ricordi brutti?di quando era malata, delle emergenze vissute, dell'immagine delle sue sofferenze...ho vissuto con lei per quasi 30 anni della mia vita, molto intensamente...essendo lei casalinga, era sempre presente nella mia vita...mi svegliavo e trovavo lei,tornavo da scuola e c'era lei, dopo l'università idem...sempre una presenza costante costellata da bellissime cose ed insegnamenti ricevuti da lei...ma quando ci ripenso, solo raramente rivivo questi momenti, x il resto solo flash negativi su quegli ultimi maledetti 2 anni della sua vita...figuratevi che ricordo a memoria ancora la sua cartella clinica letta e riletta migliaia di volte all'epoca per essere "padrone" di ciò che aveva mia madre!come mai tutto ciò?mi rendo inoltre conto che sia difficile interpretare i sogni, ma come mai non l'ho mai mai sognata positivamente?perchè quando raramente mi è capitato di "incontrarla" in sogno non mi sono risvegliato soddisfatto?c'è un perchè a tutto ciò?durerà in me questo, diciamo stato di torpore (non so se è il termine giusto) ricordo di lei?
Cordialmente vi saluto e attendo i vs utilissimi pareri...
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>come mai da quando ho perso mia madre prevalgono in me i ricordi brutti?

Gentile utente, la memoria umana ha tante funzioni. Una di queste potrebbe essere quella di "risolvere problemi".

In genere, noi tendiamo a ricordare meglio "compiti non finiti" rispetto ai problemi che consideriamo risolti. E' un effetto ben studiato in Psicologia, ed è noto con il nome di "effetto Zeigarnik". E' come se nella nostra mente le questioni irrisolte rimanessero in sospeso, e "premessero" per ottenere una soluzione.

Inoltre, da quello che scrive l'esperienza molto negativa vissuta al fianco di sua madre (negativa per le emozioni provate e per l'esito, sebbene positiva per il suo sforzo e per la sua dedizione) le si ripresenta sotto forma di "flashback", che la turbano ed invadono il suo campo di coscienza.

Se mette insieme queste due ipotesi, ne deriva un'altra: che la malattia e la dipartita della sua mamma rappresentino ancora per lei un tema "in sospeso", con cui forse potrebbe non essersi confrontato emotivamente in modo pieno, in parte perchè impegnato nel difficile compito di accudirla e starle accanto, in parte forse perchè prendere veramente coscienza delle cose che accadono spesso è difficile e doloroso.

Se queste ipotesi hanno per lei un senso, se le sembrano verosimili ed adatte alla sua situazione, allora probabilmente potrebbe beneficiare di un aiuto professionale dal vivo.

Potrebbe trattarsi di un sostegno psicologico per l'elaborazione della sua perdita, oppure di una psicoterapia, nel caso in cui lo specialista psicologo/psicoterapeuta dovesse ravvisare un quadro meritevole di trattamento psicoterapeutico.

Cordialmente
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