Anaffettività
Comprendo la sua esigenza di dare un senso a quanto riferisce, ma on line e senza avere avuto alcun colloquio con il Suo ragazzo e' inverosimile potere dare una valutazione.
Potrebbe trattarsi di eccessivo controllo emozionale o altro.
Le proporrei pertanto di farsi parte attiva nella richiesta di un aiuto psicologico psicoterapeutico che coinvolga la coppia formata dal suo ragazzo e da Lei . In tale contesto potranno essere effettuate le valutazioni più' idonee.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
Comprendo la sua esigenza di dare un senso a quanto riferisce, ma on line e senza avere avuto. Alcun colloquio con il Suo ragazzo e' inverosimile potere dare una valutazione.
Potrebbe trattarsi di eccessivo controllo emozionale o altro.
Le proporrei pertanto di. Farsi parte attiva nella richiesta di un aiuto psicologico psicoterapeutic che coinvolga la coppia formata dal suo ragazzo e da Lei . In tale contesto potranno essere effettuate. Le valutazioni più' idonee.
I migliori saluti
premesso che non è possibile fare una diagnosi on line e, per giunta, per interposta persona, mi sembra che la descrizione che fa del suo ragazzo rimandi a tematiche più ampie rispetto al solo tema dell'anafettività che lei riscontra.
Ciò premesso, immaginando che il suo ragazzo 5 anni fa fosse la stessa persona, mi chiedo, e le chiedo, cosa l'ha attratta in lui? Come mai solo ora accusa questo disagio nel relazionarsi con lui.
Mi sembra, prima di ogni altra considerazione, una sua (di lei che scrive) "richiesta di aiuto".
Il suo ragazzo accusa un disagio rispetto al suo modo di essere?
Se così non fosse non credo che ci sia lo spazio per poterlo convincere a farsi aiutare.
La strada del consulto di coppia è percorribile ma presuppone una problematicità relazionale quale "movente di coinvolgimento" di cui lei però non fa cenno nella sua richiesta.
Un caro saluto.
A volte l'anaffettivita' viene confusa con la "disaffettivita'" ' , che e' ben altra cosa.
Sono solo ipotesi, ma il suo ragazzo e' cosi' come lei lo descrive, all' interno della relazione con lei, quindi magari esprime a modo suo l' affetto, che non corrisponde al suo modo di amare.
Una consulenza di coppia sarebbe indicata
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Non ho ben compreso il “movente di coinvolgimento“...
Per quanto riguarda lui, non so quantificare il suo disagio nelle relazioni, so solo che varie volte ha pianto dicendomi che non riusciva a esprimere e manifestare i propri sentimenti.
Spero lui voglia mettersi in gioco e incontrare insieme un terapeuta.
Forse é “solo“ incompatibilità.
Questo tratto di lui all‘inizio in qualche modo mi attraeva, ma pensavo fosse solo una corazza. Io sono l‘esatto contrario e per tanto tempo ho controbilanciato, mettendo fantasia amore generosità intraprendenza per entrambi. Lui si faceva trascinare con più o meno coinvolgimento. Ma le mie risorse a quanto pare non sono infinite. E così sono andata fortemente in crisi. Ma i sentimenti per lui sono tali da augurargli il meglio e pertanto non voglio che lui continui a perdersi la bellezza della spontaneità, ferendo chi sa invece dare incondizionatamente. Non so cosa é giusto oppure no. Ma credo che ci siano in una coppia delle esigenze universali.
Volevo cercare di capire.
Grazie...
ogni coppia ha una sua capacità creativa unica di costruire la propria relazione; non ritengo ci debbano essere canoni universali. L'unico parametro misurabile è il benessere individuale e di coppia.
Dalla sua prima richiesta non era chiaro, o forse è sfuggito a me, il fatto che il suo ragazzo avesse consapevolezza di questo suo disagio; se le cose stanno così credo che non le sarà difficile coinvolgerlo in una consulenza di coppia per valutare insieme al professionista quale possa essere la strada migliore per superare queste difficoltà.
Era a questo che mi riferifo quando parlavo di "movente di coinvolgimento"; senza una consapevolezza del problema spesso risulta difficile motivare il proprio compagno ad affrontare un percorso di coppia. La motivazione è un aspetto importante in ogni processo terapeutico, sia esso individuale che di coppia. Ma, a questo punto, non mi sembra questo il suo caso.
Un caro saluto.
Immaginare di omologarlo al suo, non e' pensabile, ma una consulenza di coppia, potrebbe farvi trovare un "linguaggio comune."
Bisogna sempre comprendere se si tratta di anaffettività, disaffettività, crisi personale, crisi di coppia, o altro.
Da quà è però impossibile farlo
sembrerebbe che il disagio che lei avverte all'interno della relazione di coppia sia una conseguenza del disagio vissuto dal suo ragazzo a livello individuale, tuttavia il rapporto con lei potrebbe diventare il volano di un processo di cambiamento che nasce dal bisogno di esprimere la propria individualità, coartata da un'eccessiva doverizzazione.
Ogni essere umano ha dentro di sé una "forza" che tende alla realizzazione delle proprie potenzialità anche se le condizioni sono sfavorevoli.
A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Se il ragazzo non soffre per il suo modo di essere, però, ritengo che al massimo si potrebbe parlare di terapia di coppia, non individuale.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
spesso nella mia pratica clinica mi è capitato di avere pazienti con caratteristiche vicine a quelle del suo compagno. Ho notato che nella maggior parte dei casi, accanto ai tratti di apparente "anaffettività", come la chiama lei, ci sono alcuni disturbi somatici come frequenti cefalee, gastriti, coliti e altre problematiche "fisiche" di cui la persona spesso soffre e si lamenta, senza riuscire a risolverle con il solo aiuto medico e/o farmacologico. E' come se tutte le emozioni che la persona non riesce in qualche modo ad esprimere e a riconoscere si "scaricassero" direttamente sul corpo senza essere mentalizzate.
Ecco, la mia domanda voleva essere questa: il suo compagno ha qualcuna di queste problematiche?
Dr.ssa Emilia Sigillo - Psicologa e Psicoterapeuta - PESCARA
Insegnate Massaggio infantile AIMI
Perfezionata in Psicologia perinatale
al di là del mio intervento precedente, mi sembra che qui ci sia una persona che sicuramente sta soffrendo ed è ben consapevole di questo e di tutti i sentimenti che prova. Ed è proprio lei.
A questo punto portrebbe essere lei a decidere di farsi aiutare al fine di trovare le risorse necessarie per fare ciò che è meglio per la sua persona.
sì, lui lamenta spesso cefalee e talvolta, come la chiama lui, "acidità di stomaco". Va sempre in giro con il farmaco chetodol. Attribuisce questi mal di testa alle situazioni più svariate, al freddo alla testa, al vento, alla "cervicale". Il mal di testa lo coglie però improvvisamente, non necessariamente dopo specifici episodi. Non so se può significare qualcosa.
Lei ha ragione, io sono molto consapevole della mia sofferenza. E non mi spaventa chiedere un aiuto ad un terapeuta, anzi.
>>>
Dalle sue parole non è del tutto chiaro se e quanto lei ancora sia innamorata di quest'uomo. Direbbe che da parte sua c'è ancora amore, o soprattutto un affetto e una compassione dettate dall'abitudine, quasi da sorella?
>>> a volte mi sono sentita sbagliata io perchè avevo mollato la presa in questa storia
>>>
In effetti sembra che attraverso questa comunicazione con noi lei abbia bisogno di spiegazioni rispetto a questo suo sentirsi sbagliata.
comunque sono io che ho esaurito le energie e ho avuto un momento di debolezza e sconforto. Lui visto da fuori é semplicemente perfetto. Ed io? Sembro quella irrequieta che non cresce mai. In questo momento non mi interrogando troppo sui miei sentimenti. Ho un lavoro e delle responsabilità, devo andare avanti cercando di farlo al meglio per quello che é possibile. Sto cercando di essere forte e pronta a tutte le eventualità, sola o con lui, ma con nuove consapevolezze.
"Lui è quello forte e perfetto, mentre io devo ancora dimostrarlo". Sta dando a questa relazione un significato di sfida, per cercare di essere "forte e pronta a tutte le eventualità", più che il luogo dove trovare pace e serenità tornando a casa la sera. Preferisce non interrogarsi troppo sui sentimenti e pensare a far andar bene il lavoro. È quasi come se stesse lottando, in fondo, per essere un po ' meno se stessa e un po' più come lui.
Mi corregga se sbaglio.
Gent.le ragazza,
le relazioni affettive a volte possono attraversare fasi delicate e vulnerabili ma a volte è proprio in quei momenti che può emergere la spinta motivazionale in grado di promuovere un processo di cambiamento che può avere ricadute sia a livello individuale che relazionale.
La consapevolezza e la disponibilità a mettersi in discussione sono premesse necessarie e preziose ad un percorso terapeutico.
dovrebbe innanzitutto interrogarsi su quello che vuole. Mi sembra che, andando avanti con i consulti, la sua richiesta iniziale sia un po' mutata.
Inizialmente sembrava ci chiedesse consigli per capire come aiutare lui a uscire da questo suo atteggiamento che lei chiama "anaffettività". Nel dipanarsi della questione mi sembra ora che sia lei ad accusare un malessere rispetto a questa relazione che, sembrerebbe, starle un po' stretta.
Cosa vorrebbe in realtà? Credo sia utile capisse che le strade che possiamo consigliarle sono differenti a seconda della sua personale motivazione.
Un altro aspetto che mi sembra sia un po' "camaleontico" nella questione che pone è la consapevolezza, e la conseguente richiesta di aiuto, del suo ragazzo rispetto al suo atteggiamento. Inizialmente mi sembrava che non lo vivesse come un problema, in un secondo momento mi era sembrato di capire che lo avvertisse come tale, infine mi sembra di capire che lo vive come un problema nella misura in cui lei glielo fa notare e, quindi, come reazione al suo (di lei che scrive) disagio.
Comprenderà che differenti sono gli approcci che è consigliabile adottare a seconda della situazione che si configura.
Potrebbe essere consigliabile un consulto individuale se il malessere è solo suo e se, come sembra, si sta interrogando sulla possibilità di continuare il suo cammino senza di lui.
Un consulto individuale solo per il suo ragazzo potrebbe essere indicato nel caso sia lui a voler modificare il suo atteggiamento (nel qual caso dovrebbe riconoscerlo come disagio).
Un consulto di coppia potrebbe invece essere opportuno se l'intenzione di entrambi è quella di provare a recuperare il vostro rapporto e a venirvi incontro, accettando anche le qualità dell'altro che meno vi piacciono.
Spero di aver riassunto un po' la situazione e di averle offerto un ulteriore spunto di riflessione.
Un caro saluto
il riassunto è perfetto. Sto vivendo un momento di confusione personale molto forte. Non so cosa fare, se e come sia possibile portare avanti questo rapporto. Ho parlato al telefono con il mio ragazzo. Abbiamo creduto molto nella nostra relazione e nel nostro futuro insieme. Al telefono mi sembrava che non riuscisse a dirmi addio, per il dolore che provoca questa parola, ma che razionalmente fosse ciò che riteneva più opportuno. A volte mi sembra di provare la stessa sensazione; altre volte penso di voler ancora credere nel futuro con lui. Lui dice di non riuscire a perdonare la debolezza che ho avuto nei confronti di un altro, di contro io sono molto arrabbiata per tutte le sue mancanze, cosa che mi ha spinto ad accettare le attenzioni di un altro. Specifico che non ho provato un vero interesse verso altre persone durante i 5 anni di questa storia. Solo che mi sono sentita data per scontata da un lato e come l'unica donna al mondo dall'altro.
A volte penso di potergli andare incontro avendo meno pretese e lavorando anche sul suo modo di esprimere i sentimenti, altre volte credo di non chiedere nulla di così assurdo e magari poter incontrare un giorno qualcuno con cui non avere tali problemi.
Vorrei sapere quale è la scelta migliore...
A questo punto credo che la scelta sia solo sua. Il quadro mi sembra completo. Le opzioni disponibili credo di avergliele riassunte in modo abbastanza chiaro; dipende ora da quello che desidera lei.
Un caro saluto
Lo Psicologo-Psicoterapeuta,non da suggerimenti, nè giudizi, ne suggerisce strategie, ma lavora con e per lei al fine di farle ritrovare serenità , qualità di vita e di relazione, dipanando la matassa emozionale in cui verte.
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