Non voglio di nuovo un ciclo regolare
Dopo vari alti e bassi, con bassi decisamente molto spaventosi, almeno a livello mentale, ultimamente sono più stabile.
Sono ancora seguita da un team composto da una psicoterapeuta, uno psichiatra ed un nutrizionista.
Al momento sono del tutto normopeso, con un bmi di 21 buoni, però non sono riuscita a far tornare il ciclo in modo regolare. Il nutrizionista insiste moltissimo su questo aspetto, sull'importanza che io riacquisti un ciclo regolare.
Il problema è che a me non frega niente, anzi, non lo voglio proprio. Ora non sono in amenorrea, perchè ogni tanto il ciclo viene. Magari salta un mese, ma quello dopo in genere viene sempre. Per essere in amenorrea dovrei avere 3 cicli consecutivi che mancano, giusto? Inoltre,sono anche normopeso.
Non vedo perchè debba per forza riavere il ciclo. Non voglio! Se a me sta bene così e, inoltre, non sono nemmeno più anoressica, perchè non posso restare in questa situazione, mi chiedo.
Anche così posso dichiararmi a tutti gli effetti guarita dall'anoressia, no?
Non voglio che il ciclo torni regolare, ecco.
Quindi non mi interessa se resterà irregolare in questo modo. Tanto c'è, quindi non vedo il problema. Sarebbe stato poco sano e sicuramente sbagliato, se fosse rimasto lo stato di amenorrea, ma visto che comunque il ciclo c'è, non vedo il problema.
Non lo voglio proprio,già così è il massimo compromesso che riesco ad accettare.
Gent.le ragazza,
come certamente saprà, una componente fondamentale della personalità anoressica è il bisogno di controllo verso se stessa, non a caso lei dice "non sono riuscita" come se si trattasse di un aspetto che può essere influenzato da una sua capacità o dalla possibilità di esercitare un potere.
Anche se ha recuperato il peso corporeo, è possibile che ci sia ancora la tendenza a voler esercitare un controllo sul proprio corpo, in questo caso sul suo ciclo, la cui comparsa contraddistingue il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, non a caso è associato alla funzione riproduttiva.
Dato che sta affrontando una psicoterapia, sarebbe importante affrontare questi aspetti del suo vissuto all'interno del percorso terapeutico, al fine di comprendere il significato del suo vissuto e accettare la possibilità che ci siano funzioni biologiche che non possono essere controllate dalla nostra volontà.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
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No, non direi.
Una delle caratteristiche dell'anoressia è la mortificazione della sessualità e della propria identità sessuale. Perciò, finché continuerà attivamente a non volere il ciclo, non può dirsi guarita.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
il percorso integrato che sta facendo ha sicuramente iniziato a dare i suoi frutti; ha parlato di questo suo "rifiuto" con lo psicoterapeuta che la sta seguendo?
Credo che anche lui/lei sarebbe d'accordo nel dirle che non può dirsi guarita in virtù del fatto ceh questo suo "non volere il cliclo" è esso stesso parte del disturbo anoressico.
Si affidi al team che la sta seguendo portando in terapia anche tutti i suoi dubbi.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
direi di no.
Non credo sia guarita dall'anoressia, patologia complessa e poliedrica, che non correla soltanto con la normalizzazione del peso, ma con tantissimo altro.
Il tema del controllo del corpo, delle emozioni, di cosa entra e di cosa esce, delle relazioni ecc...è centrale in chi soffre di disturbi della sfera oro-alimantare e la scomparsa del ciclo è il primo importante campanello dall'allarme.
La negazione del ciclo, correla con la negazione di un corpo adulto, morbido, fertile e soprattutto sessuato.
Il menarca e la sua accettazione, rappresenta la linea di demarcazione tra infanzia ed adolescenza e sigilla un corpo adulto, capace di procreare, transitando in una dimansione adulta dell'esistenza.
le allego questo mio articolo per approfondimenti.
http://www.valeriarandone.it/home/articoli/153-conflitti-femminili-tra-sessualita-ed-alimentazione
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
A quanto ci dice, lei ha fatto degli enormi passi in avanti per combattere il suo disturbo e fa bene ad essere fiera di se stessa.
Non sono un medico e non so dirle quanto sia importante per il suo fisico la regolarità del ciclo, ma possiamo convenire insieme che abbia un senso come simbolo del suo equilibrio: è ancora un po' instabile. (mi associo alle letture fatte dai colleghi)
Non si arrenda. Ha fatto tanta strada e sembra che ce ne sia ancora un pezzetto da fare.
Ma, se il peggio è nel cammino che ha già fatto, forse ora si può prendere il tempo per sperimentare un ritmo che sia tutto suo, che sia più equilibrato, per raggiungere un nuovo benessere e ricominciare a camminare con un nuovo passo.
Forse in questo momento ha bisogno di rallentare un po', per imparare ad accettarsi e a integrare in sè i cambiamenti, per trasformare il <già così è il massimo compromesso che riesco ad accettare> in "mi accetto e mi piaccio"
Coraggio, però, non si fermi!
Questo del ciclo, della sessualità, del non poter controllare ogni aspetto del mio corpo come vorrei io, è ancora uno scoglio davvero grosso. So di doverne parlare in terapia, ma non me la sento per ora. Più che altro perchè temo opporrò solo un rifiuto ottuso ed ostinato, mantenendomi sulle mie posizioni. So essere testarda ai limiti dell'ottuso, quando mi ci metto. Credo quindi di dover aspettare un momento in cui sarò più "ben propensa" ad affrontare questi nodi e a spostarmi dalle mie rigide posizioni. O forse, invece, sarebbe più giusto prendere di petto il problema, invece di aspettare un'illuminazione divina sulla mia strada.
Non lo so.
Il lavoro terapeutico,in questo periodo, mi sta stancando parecchio. Sono stati mesi difficili, sin dall'autunno, e il lavoro con la terapeutica (ma anche quello con il nutrizionista, anzi, spesso di più questo) mi hanno davvero stremato.
Arranco un pò, ecco.
Non penso si tratti di attendere un'illuminazione, ma di darsi il tempo di integrare ciò che è già stato elaborato e di sperimentare nuove modalità di esistenza.
E anche iniziare ad accettare certe parti di sè che fanno parte della propria identità e non cambieranno, ma che dovranno essere usate in modo non distruttivo.
Provi a parlare con l'equipe che la segue di questo suo bisogno di rallentare un po' (magari diradare per qualche tempo gli incontri) e trovare nuove energie per poi ripartire a lavorare su di sè in modo produttivo. Perchè certamente solo chi l'ha seguita fin'ora e la conosce a fondo saprà darle le indicazioni migliori per lei.
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Probabilmente lo sarebbe anche se non volesse.
Non è un merito né colpa sua, fa parte del disturbo. Il restare rigidamente ancorate alle proprie convinzioni è una caratteristica che contraddistingue l'anoressia.
Legga qua:
http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=144
le resistenze fanno parte del processo di cambiamento e come tali possono essere affrontate all'interno del setting terapeutico, il compito del terapeuta non è quello di costringerla a perdere il controllo ma, accompagnarla nell'elaborazione del suo vissuto, lasciando emergere gli aspetti che si rivelano disfunzionali.
Si tratta di un percorso graduale che va affrontato rispettando i suoi tempi, ma evitando di cadere nell'autoinganno che sarà il tempo a darle le risposte al suo disagio.
l'anoressia correla con grandi quote di intelligenza e perseveranza, oltre che volontà e caparbia.
I meccanismi di difesa fanno il resto.
La spossatezza e la stanchezza verso il percorso è normale, è la malattia che si difende.
Condivida con chi la segue il suo vissuto, vedrà che un'adeguata elaborazione, le sarà da giovamento per ripartire.
Cari auguri
Una domanda: il nutrizionista che ruolo ha nella sua cura? E' un medico?
Cerchi di non mollare, di tener duro, ce la può fare, sa bene che il suo rifiuto ostinato di "accettare" le cure equivale al rifiuto del cibo, di ciò che ci fa star bene e ci fa vivere.
La abbraccio con viva cordialità. Forza.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
il nutrizionista che mi segue è un medico specializzato in scienze dell'alimentazione e poi perfezionato nel trattamento dei disturbi alimentari. stiamo lavorando per raggiungere un'alimentazione equilibrata e varia, cercando di farmi staccare da tutte le false convinzioni e paure irrazionali che ancora mi porto dietro.
la questione del darmi tempo senza però ingannarmi da me, credo sia molto importante.
ce l'ho un pò questa tendenza a lasciare che le cose vadano, diciamo, in attesa che poi arrivi il "momento giusto" per cambiare. solo che questo momento giusto, per un motivo o per un altro, continuo a non volerlo trovare.
ho provato ad accennare qualche volta, senza troppa convinzione forse, alla psicologa di questa mia stanchezza e che vorrei poter saltare qualche seduta. magari le chiedo di non vederci la settimana successiva e di rimandare a quella dopo, ma ogni volta mi trovo di fronte alla sua opposizione. mi dice che non possiamo mollare ora, di farmi forza, che non posso abbandonare proprio adesso e che è importante che insistiamo. il fatto è che io non voglio abbandonare, non voglio buttare tutto all'aria e ricominciare da zero, ma sono solo stanca
E' bello che lei sia riuscita a fare molto.
Se la sua terapeuta le consiglia di tenere duro e andare avanti, sicuramente l'avrà consigliata per il meglio.
Riesce a recuperare energie positive in altri ambiti della sua vita?
Forse può essere importante che i suoi pensieri non siano costantemente concentrati sulla cura, ma che possano trovare respiro e soddisfazione altrove.
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