Attacchi di panico con tachicardia
lei è veramente tanto giovane e con una ridotta qualità di vita.
L'approccio migliore alla sua problematica è sicuramente quello combinato:farmacoterapia e psicoterpia.
Magari con i clinici di riferimento, non si trova bene , potrebbe valutare di chiedere un'altra consulenza.
Solitamente quando il corpo si esprime con i sintomi, questi prima di essere tolti o arginati, andrebbero ascoltati e decodificati . Quando il corpo grida, questo va ascoltato e fatto parlare, sicuramente le sta dicendo qualcosa che lei stenta a sentire
Che tipo di lavoro sta facendo con la psicologa?
Ogni quanto va in seduta?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
la sua situazione è piuttosto complessa e il problema persiste da parecchi anni, se lei sta prendendo un antidepressivo da quasi 10 anni (immagino senza grandi risultati, visto lo stato di cose che ci riferisce).
Ciò che ci racconta è un po' confuso perchè dettato dal forte malessere che sta vivendo, e per darle una risposta esauriente sarebbe utile saperne qualcosa di più.
Sospetto infatti che nel quadro che ci riferisce i sintomi d'ansia siano solo la punta dell'iceberg di un malessere più profondo.
Può dirci come mai ha iniziato a prendere un antidepressivo a 21 anni?
Vorrei sapere chi gliel'ha prescritto, che diagnosi ha ricevuto e da quanto tempo stava già male.
Come mai ha perso 21 kg in un anno?
Soffre di disturbo del comportamento alimentare o è successo qualcosa di specifico (malattia o evento esterno) che ha causato il deperimento?
Che tipo di percorso sta effettuando con la nostra collega?
Vorrei sapere se si tratta di una psicoterapia e di che tipo, se la vede privatamente o in una struttura pubblica e quante sedute effettuate a settimana.
In linea di massima tenga presente che se non ha mai effettuato alcun trattamento psicologico prima d'ora è impensabile che un disagio importante e radicato come quello che descrive sia risolvibile in qualche mese, e che per la gestione dei farmaci (se già non lo fa) è opportuno che si affidi ad uno specialista in psichiatria e non al solo medico di base.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Gent.le ragazza,
non credo che si tratti semplicemente di forza di volontà, lei continua ad orientare scelte e comportamenti in funzioni di rigide convinzioni (ad es. la causa del mio disagio è organica), che andrebbero messe in discussione per offrirle la possibilità di individuare nuovi significati da attribuire al suo vissuto.
La seduta di psicoterapia non equivale ad una conversazione da salotto, è una relazione terapeutica basata sulla fiducia che dovrebbe creare le condizioni favorevoli all'avvio di un processo di cambiamento, affrontando via via le resistenze del cliente.
Ne parti con la sua Psicologa, potrete concordare insieme gli obiettivi a breve e lungo termine rispetto ai quali orientare l'intervento terapeutico.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
E' vero che in vista di una gravidanza è sconsigliabile assumere farmaci, ma è vero anche che se ora ne ha bisogno facendosi seguire da uno psichiatra potrà sia trovare la cura giusta, sia gestire il momento in cui fosse incinta.
Per come ci dice di stare oggi è impensabile che possa sopportare anche una gravidanza, quindi è meglio concentrarsi sul recupero del suo benessere psicologico prima di progettare l'arrivo di un figlio.
La sua psicologa ha posto una diagnosi per il suo caso?
Cosa pensa dell'idea di raddoppiare le sedute?
A mio avviso un solo incontro a settimama nelle condizioni che ci descrive è davvero molto poco, e sarebbe utile valutare la possibilità di aumentare le sedute fino a quando non si sentirà un po' meglio.
Al limite se lei fosse convinta di non trarre alcun giovamento dal lavoro che sta facendo con questa dottoressa potrà cercarne un'altra, ma l'importante è che non molli e non si scoraggi.
credo che in questo momento sarebbe opportuno avere un parere di uno psichiatra per verificare se è necessario integrare la psicoterapia con una terapia farmacologica, che le consenta di riposare la notte.
Per quanto riguarda la psicoterapia, la sua efficacia non deriva dalla capacità del terapeuta di influenzare il cliente, altrimenti si tradurrebbe in una relazione manipolatoria.
Al contrario, una psicoterapia è efficace se riesce ad avviare un processo di cambiamento e affronta via via che si presentano le resistenze da parte del cliente, proprio perché quest'ultimo, si sente libero di condividere le difficoltà che incontra senza preoccuparsi di "ferire" la sensibilità del terapeuta.
A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Non è il caso di vedere la questione in termini di "colpa": la psicoterapia è un lavoro collaborativo effettuato da due persone che possono trovarsi bene o male l'una con l'altra e quindi basta semplicemente che non ci sia un buon feeling perchè i risultati non arrivino (fermo restando che, le ripeto, un malessere piuttosto datato come il suo non è certo superabile in qualche mese).
Lei come si trova con quella dottoressa, al di là del fatto che le hanno detto che è brava?
Non stiamo infatti discutendo sulle sue capacità professionali, ma sul fatto che magari quella persona o quel tipo di psicoterapia non fanno per lei.
Se cambiasse professionista comunque non dovrebbe affatto ricominciare da capo, ma proseguire il lavoro da dove lo avrebbe interrotto.
le linee guida del portale non ci consentono di fare invii specifici ad altri specialsiti, in ogni caso può fare una ricerca mirata dello psichiatra utilizzando questo link:
https://www.medicitalia.it/medici-specialisti-provincia/
oppure se lo ritiene opportuno, consultarmi via mail per avere ulteriori indicazioni sullo psichiatra da consultare.
E' fondamentale che eviti il fai da te con i farmaci perché può essere molto dannoso per il suo equilibrio psicologico.
Spesso le persone si "rifugiano" nella convinzione che ci sia un problema organico perché fanno fatica ad accettare l'idea che possano avere un disagio psicologico, perché lo confondono con patologie gravi come le psicosi.
In realtà le forme di disagio psicologico sono moltissime e possono avere manifestazioni sintomatiche quali ansia, calo del tono dell'umore, difficoltà a dormire, ma uno o più sintomi non sono sufficienti per parlare di disturbo d'ansia e/o depressione.
Per quanto riguarda il rapporto con la psicoterapeuta è importante che possiate elaborare questa impasse insieme, altrimenti il processo terapeutico rischia di "impaludarsi" e non avere alcuna evoluzione.
Tuttavia soltanto lei può decidere cosa sia meglio per lei, tenendo presente che dovrebbe uscire dalla seduta di psicoterapia con consapevolezza il più possibile chiara della direzione intrapresa dal suo percorso di crescita personale.
Cordialmente
Può leggere qui e informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
in un certo senso è come se lei fosse diventata la peggior nemica di sé stessa ... in questo modo rischia però di ostacolare il processo di cambiamento anziché facilitarlo.
E' possibile che per lei sia rassicurante pensare che esista la "soluzione" e che occorra solo qualcuno in grado di suggerirgliela, ma questa è una semplificazione che può essere fuorviante. La motivazione a superare le proprie difficoltà spesso si scontra con le rigidità che appartengono al nostro modo di essere e che rendono il percorso terapeutico tutt'altro che lineare. Tuttavia è proprio all'interno della relazione terapeutica tali rigidità possono essere affrontate in modo efficace, a meno che non venga meno l'alleanza terapeutica, aspetto che non va sottovalutato ai fini di un percorso di crescita personale.
leggere il suo lungo e frammentato racconto, inframezzato dai consulti dei colleghi che mi hanno preceduto, mi ha trasmesso un grande scoraggiamento.
Mi sembra di capire che la psicoterapia che sta seguendo, almeno così pare da come descrive lo svolgimento delle sedute, sia di tipo psicodinamico. Se posso permettermi, seppur con le poche informazioni in nostro possesso, credo che nel suo caso, per farle superare il momento difficile sarebbe più utile una psicoterapia mirata per combattere il sintomo. Gli orientamenti consigliati dal dr. Santonocito sono senza dubbio di elezione per i disturbi d'ansia.
La sua storia clinica, che ci ha raccontato, in realtà suggerirebbe, dal mio punto di vista, un intervento più integrato; quindi la psicoterapia psicodinamica sarebbe ideale; al momento però credo che un intervento più mirato potrebbe aiutarla a combattere più velocemente il sintomo e spetterebbe alla sua psicologa consigliarla per un trattamento alternativo o integrare tecniche differenti per aiutarla a superare questo momento.
Ovviamente tutte queste sono solo ipotesi sulla base degli elementi che ci ha fornito; tanti... ma pur sempre troppo pochi anche a causa dei limiti di un consulto on line.
Quello che certamente dovrebbe fare è di rivolgersi ad uno psichiatra per rivedere la terapia farmacologica che dopo così tanti anni ha bisogno di aggiustamenti che non possono essere gestiti con il "fai da te".
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
il periodo che sta vivendo sembra davvero pesante da come lo descrive. Non credo sia vincente pretendere di fare tutto da sola senza aiuto di una giusta combinazione farmacologica che le consenta anche di affrontare con maggiore serenità il suo percorso terapeutico.
Non credo debba dire molto a uno psichiatra; gli spieghi solo come si sente, gli racconti quello che ha scritto a noi, gli dica quali sono i farmaci che prende e come ha modificato la cura, su suggerimento del suo medico di base, negli ultimi tempi... tutte cose che conosce molto bene.
Sarà lui a consigliarle come aggiustare la terapia farmacologica.
Credo che questo sia un punto fondamentale da cui partire.
Potrà affrontare tutte le altre tematiche con la sua terapeuta ma solo dopo essersi risollevata con una opportuna cura farmacologica potrà dare il meglio di sè e riuscire ad avere una relazione terapeutica soddisfacente.
Avrà poi tutto il tempo di liberarsi dal farmaco... non si preoccupi.
Se la sua psicoterapeuta non le da più fiducia, resta sempre l'opzione B: parlarle di questa sua sfiducia, elaborare il vissuto in seduta ed, eventualmente, rivolgersi altrove.
Un caro saluto e in bocca al lupo
penso che le abbiamo detto tutto quello che era possibile dirle non conoscendo di persona nè lei nè la situazione.
La invito pertanto a concentrarsi sulla soluzione del problema mediante il contatto diretto con chi la segue, eventualmente rivolgendosi ad altri professionisti se le sembra che la terapia attuale non le sia d'alcun aiuto.
Le faccio tanti auguri,
spero di no perchè non riuscirei a sopportarla per come sto adesso! grazie mille!
per quanto riguarda eventuali effetti collaterali derivanti dall'autogestione della terapia farmacologia, sempre sconsigliabile, è necessario che faccia riferimento allo specialista psichiatra/neurologo.
Tuttavia una volta ripristinata la corretta gestione dei farmaci, è necessario elaborare all'interno del setting terapeutico i diversi aspetti del suo disagio, evitando di trasformare le somatizzazioni in alibi per distogliere l'attenzione dal suo vissuto.
In bocca al lupo.
i dubbi sulla terapia farmacologica vanno riportati allo specialista che l'ha prescritta, se la psicoterapia è efficace sentirà di aver avviato un processo di cambiamento altrimenti, anche in quel caso la scelta più opportuna è quella di parlarne con lo psicoterapeuta.
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