Deficit attenzione
Egregi dottori,
sono uno studente di giurisprudenza di 26 anni. Ho sostenuto 22 esami con la media del 28 e me ne mancano 6. Tuttavia, dopo un percorso di "autoconoscenza" iniziato 3 anni fa, mi sono bloccato. Ho sempre avuto la sensazione di non avere una reale passione (tutt'al più un interesse) per il diritto ma da quando ho iniziato a conoscermi, nell'estate del 2009, ho anche iniziato a rendermene conto, fino a prenderne pienamente consapevolezza. La mia diagnosi è la seguente: il mancato piacere provocato dallo studio mi impedisce di continuare, causando il relativo blocco (ho letto alcuni articoli sull'influenza della dopamina nella concentrazione e nei processi cognitivi). Pensate che sia attendibile questa diagnosi?
sono uno studente di giurisprudenza di 26 anni. Ho sostenuto 22 esami con la media del 28 e me ne mancano 6. Tuttavia, dopo un percorso di "autoconoscenza" iniziato 3 anni fa, mi sono bloccato. Ho sempre avuto la sensazione di non avere una reale passione (tutt'al più un interesse) per il diritto ma da quando ho iniziato a conoscermi, nell'estate del 2009, ho anche iniziato a rendermene conto, fino a prenderne pienamente consapevolezza. La mia diagnosi è la seguente: il mancato piacere provocato dallo studio mi impedisce di continuare, causando il relativo blocco (ho letto alcuni articoli sull'influenza della dopamina nella concentrazione e nei processi cognitivi). Pensate che sia attendibile questa diagnosi?
[#1]
Caro Utente,
"Tuttavia, dopo un percorso di "autoconoscenza" iniziato 3 anni fa, mi sono bloccato"
ci può dire che tipo di percorso ha fatto? La diagnosi di cui parla è emersa da questo percorso?
Da come scrive sembra quasi che sia stato il percorso a provocare il blocco...
Dovrebbe darci qualche indicazione in più per poter dipanare i suoi dubbi.
Un caro saluto.
"Tuttavia, dopo un percorso di "autoconoscenza" iniziato 3 anni fa, mi sono bloccato"
ci può dire che tipo di percorso ha fatto? La diagnosi di cui parla è emersa da questo percorso?
Da come scrive sembra quasi che sia stato il percorso a provocare il blocco...
Dovrebbe darci qualche indicazione in più per poter dipanare i suoi dubbi.
Un caro saluto.
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#2]
Gent.le ragazzo,
ho letto la prima richiesta di consulenza che ci ha rivolto, sembrerebbe che Lei abbia delle convinzioni piuttosto rigide su "come dovrebbe" essere il suo rapporto con lo studio, la realizzazione delle sue aspirazioni professionali e le attuali condizioni ambientali. In altre parole visto che niente è come dovrebbe essere, tanto vale lasciar perdere.
A tutto ciò va ad associarsi il condizionamento derivante dalle informazioni trovate in rete sulla dopamina e Lei sembra di aver trovato la spiegazione del fenomeno.
In realtà non credo ci sia alcuna diagnosi da fare perché quello che lei definisce "blocco psicologico" non è altro che un processo di demotivazione che si sta consolidando nel tempo, intrappolandola in un circolo vizioso dal quale, il "percorso di autoconoscenza" non l'ha aiutata ad uscire.
Una psicoterapia, se è efficace è in grado di avviare un processo di cambiamento che almeno a distanza di una anno dovrebbe essere tangibile, se così non è diventa necessario fare un bilancio della situazione con il terapeuta e verificare, quali degli obiettivi inizialmente concordati, sono stati raggiunti durante il percorso terapeutico.
Il compito del terapeuta non è quello di illustrarle i processi neuronali ma creare le condizioni favorevoli all'individuazione e all'utilizzo delle risorse personali della persona.
ho letto la prima richiesta di consulenza che ci ha rivolto, sembrerebbe che Lei abbia delle convinzioni piuttosto rigide su "come dovrebbe" essere il suo rapporto con lo studio, la realizzazione delle sue aspirazioni professionali e le attuali condizioni ambientali. In altre parole visto che niente è come dovrebbe essere, tanto vale lasciar perdere.
A tutto ciò va ad associarsi il condizionamento derivante dalle informazioni trovate in rete sulla dopamina e Lei sembra di aver trovato la spiegazione del fenomeno.
In realtà non credo ci sia alcuna diagnosi da fare perché quello che lei definisce "blocco psicologico" non è altro che un processo di demotivazione che si sta consolidando nel tempo, intrappolandola in un circolo vizioso dal quale, il "percorso di autoconoscenza" non l'ha aiutata ad uscire.
Una psicoterapia, se è efficace è in grado di avviare un processo di cambiamento che almeno a distanza di una anno dovrebbe essere tangibile, se così non è diventa necessario fare un bilancio della situazione con il terapeuta e verificare, quali degli obiettivi inizialmente concordati, sono stati raggiunti durante il percorso terapeutico.
Il compito del terapeuta non è quello di illustrarle i processi neuronali ma creare le condizioni favorevoli all'individuazione e all'utilizzo delle risorse personali della persona.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Utente
Egregio dottor Callina,
esattamente, è stato il percorso a provocare il blocco. Non sono stato in un ashram indiano nè in terapia, semplicemente ho iniziato a pormi delle domande sulla mia natura che non mi ero mai posto prima ed ho trovato risposte nella filosofia (ho letto 98 libri di filosofia classica) e nella letteratura (tra cui un libro del dottor Raffaele Morelli). Ho trovato risposte sul senso della vita, sulla non esistenza di Dio e molte altre tant'è che ora vivo in uno stato di profonda quiete e consapevolezza. Tra le domande c'era anche: ma il diritto è realmente la mia passione? Ho constatato che il mio non è un problema di attenzione perchè quando leggo qualcosa che mi piace, come i libri di filosofia, sono letteralmente catapultato in quello che leggo. Lo stesso dicasi per i giochi di logica:quando risolvo il cubo di Rubik non penso ad altro, sono pienamente concentrato nella soluzione del gioco, perchè mi piace, mi appassiona. Ho provato a cambiare metodo di studio, casa, addirittura luogo di residenza nella convinzione che fosse una questione di ambiente, di influenze esterne. Ora, dopo 3 anni di tentativi, posso dire che quella sensazione di non avere una passione, si è trasformata in realtà. Per questo Le chiedevo se la mancanza di passione, da un punto di vista biologico, può essere spiegata con la semplice mancata produzione di dopamina.
Egregia dottoressa Camplone,
nella prima richiesta di consulenza parlavo di "perdita della vocazione", una Sua collega rispondeva parlando di "giovani che perdono la passione", il discorso è lo stesso. Io credo che la passione per una certa cosa o si ha o non si ha, se si inizia un percorso senza la necessaria passione prima o poi lo si interrompe ma non credo che la passione possa sgorgare da una terapia o in maniera farmacologica, dipende dal carattere di ognuno. La mia diagnosi è che mi sono bloccato perchè voglio cercare ciò che realmente mi piace.
esattamente, è stato il percorso a provocare il blocco. Non sono stato in un ashram indiano nè in terapia, semplicemente ho iniziato a pormi delle domande sulla mia natura che non mi ero mai posto prima ed ho trovato risposte nella filosofia (ho letto 98 libri di filosofia classica) e nella letteratura (tra cui un libro del dottor Raffaele Morelli). Ho trovato risposte sul senso della vita, sulla non esistenza di Dio e molte altre tant'è che ora vivo in uno stato di profonda quiete e consapevolezza. Tra le domande c'era anche: ma il diritto è realmente la mia passione? Ho constatato che il mio non è un problema di attenzione perchè quando leggo qualcosa che mi piace, come i libri di filosofia, sono letteralmente catapultato in quello che leggo. Lo stesso dicasi per i giochi di logica:quando risolvo il cubo di Rubik non penso ad altro, sono pienamente concentrato nella soluzione del gioco, perchè mi piace, mi appassiona. Ho provato a cambiare metodo di studio, casa, addirittura luogo di residenza nella convinzione che fosse una questione di ambiente, di influenze esterne. Ora, dopo 3 anni di tentativi, posso dire che quella sensazione di non avere una passione, si è trasformata in realtà. Per questo Le chiedevo se la mancanza di passione, da un punto di vista biologico, può essere spiegata con la semplice mancata produzione di dopamina.
Egregia dottoressa Camplone,
nella prima richiesta di consulenza parlavo di "perdita della vocazione", una Sua collega rispondeva parlando di "giovani che perdono la passione", il discorso è lo stesso. Io credo che la passione per una certa cosa o si ha o non si ha, se si inizia un percorso senza la necessaria passione prima o poi lo si interrompe ma non credo che la passione possa sgorgare da una terapia o in maniera farmacologica, dipende dal carattere di ognuno. La mia diagnosi è che mi sono bloccato perchè voglio cercare ciò che realmente mi piace.
[#4]
"Tra le domande c'era anche: ma il diritto è realmente la mia passione?"
Caro ragazzo, immagino che anche questa sua domanda abbia trovato risposta al termine del suo percorso di "autoconoscenza"... e, non credo di dovermi sforzare molto, se azzardo che la risposta possa essere stata "no".
Mi chiedo che fine abbia fatto quello che inizialmente, seppur non definiva passione, era interesse per la materia. Se anche questo è svanito nel nulla, forse ha solo tardivamente compreso di aver fatto una scelta sbagliata; sarebbe un peccato dover buttare 22 esami dalla finestra ma nessuno può costringerla a terminare un percorso di studi se il suo interesse è venuto meno a tal punto da non consentirle più di concentrarsi sullo studio Piacere e interesse viaggiano su binari paralleli.
Mi sembra, altresì, che la passione lei l'abbia riposta in qualcosa d'altro, su cui riesce perfettamente a concentrarsi da un punto di vista cognitivo: mi rifersico ai 98 libri di filosofia che ha letto. Non credo che il fine ultimo delle sue letture sia stato la ricerca delle risposte alle sue domande. Forse in questo caso possiamo parlare di interesse, di passione e, quindi, di piacere. Se il piacere di queste letture ha prodotto dopapina sufficiente per farle vivere "uno stato di profonda quiete e consapevolezza" come crede che possa c'entrare la biologia nel suo "non vivere con piacere" lo studio del diritto?
Non credo che da qui si possa dipanare questo suo dubbio amletico sul perchè il suo interesse per il diritto sia diminuito sensibilmente in funzione di interessi alternativi che l'hanno portata a letture di tutt'altro genere.
Per un orientamento più mirato non escluda un consulto con uno psicologo della sua zona.
Un caro saluto.
Caro ragazzo, immagino che anche questa sua domanda abbia trovato risposta al termine del suo percorso di "autoconoscenza"... e, non credo di dovermi sforzare molto, se azzardo che la risposta possa essere stata "no".
Mi chiedo che fine abbia fatto quello che inizialmente, seppur non definiva passione, era interesse per la materia. Se anche questo è svanito nel nulla, forse ha solo tardivamente compreso di aver fatto una scelta sbagliata; sarebbe un peccato dover buttare 22 esami dalla finestra ma nessuno può costringerla a terminare un percorso di studi se il suo interesse è venuto meno a tal punto da non consentirle più di concentrarsi sullo studio Piacere e interesse viaggiano su binari paralleli.
Mi sembra, altresì, che la passione lei l'abbia riposta in qualcosa d'altro, su cui riesce perfettamente a concentrarsi da un punto di vista cognitivo: mi rifersico ai 98 libri di filosofia che ha letto. Non credo che il fine ultimo delle sue letture sia stato la ricerca delle risposte alle sue domande. Forse in questo caso possiamo parlare di interesse, di passione e, quindi, di piacere. Se il piacere di queste letture ha prodotto dopapina sufficiente per farle vivere "uno stato di profonda quiete e consapevolezza" come crede che possa c'entrare la biologia nel suo "non vivere con piacere" lo studio del diritto?
Non credo che da qui si possa dipanare questo suo dubbio amletico sul perchè il suo interesse per il diritto sia diminuito sensibilmente in funzione di interessi alternativi che l'hanno portata a letture di tutt'altro genere.
Per un orientamento più mirato non escluda un consulto con uno psicologo della sua zona.
Un caro saluto.
[#5]
Utente
"il suo interesse per il diritto sia diminuito sensibilmente in funzione di interessi alternativi ". Non credo che gli interessi alternativi abbiano succhiato energie allo studio del diritto, l'interesse per il diritto era già esaurito e quindi l'attenzione si è spostata su qualcos'altro che mi facesse capire le mie reali inclinazioni.
"come crede che possa c'entrare la biologia nel suo "non vivere con piacere" lo studio del diritto?"
Credo che c'entri la biologia proprio perchè la dopamina non è prodotta dal diritto ma da altro, cioè quando studio il diritto non sento le sensazioni e il trasporto che sento studiando la filosofia o i giochi di logica.
La ringrazio molto per la sua cortesia e professionalità.
"come crede che possa c'entrare la biologia nel suo "non vivere con piacere" lo studio del diritto?"
Credo che c'entri la biologia proprio perchè la dopamina non è prodotta dal diritto ma da altro, cioè quando studio il diritto non sento le sensazioni e il trasporto che sento studiando la filosofia o i giochi di logica.
La ringrazio molto per la sua cortesia e professionalità.
[#6]
"l'interesse per il diritto era già esaurito e quindi l'attenzione si è spostata su qualcos'altro che mi facesse capire le mie reali inclinazioni."
era quello che intendevo comunicarle; forse per la ricerca delle sue reali inclinazioni non sarebbero serviti 98 libri... non crede?
"la dopamina non è prodotta dal diritto ma da altro"
E quindi vorrebbe avere una ricetta per riprodurre dopamina studiando diritto e non filosofia?
Capisco che non deve essere facile accorgersi, dopo 22 esami, di aver fatto una scelta non proprio consona ai propri interessi; tuttavia mi sembra di capire che lei abbia raggiunto un suo equilibrio nonostante i legittimi dubbi sul fatto di aver investito tanto tempo, ed energie, nello studio di una materia che non era la sua passione.
Ora resta solo il libero arbitrio.
Un caro saluto e in bocca al lupo.
era quello che intendevo comunicarle; forse per la ricerca delle sue reali inclinazioni non sarebbero serviti 98 libri... non crede?
"la dopamina non è prodotta dal diritto ma da altro"
E quindi vorrebbe avere una ricetta per riprodurre dopamina studiando diritto e non filosofia?
Capisco che non deve essere facile accorgersi, dopo 22 esami, di aver fatto una scelta non proprio consona ai propri interessi; tuttavia mi sembra di capire che lei abbia raggiunto un suo equilibrio nonostante i legittimi dubbi sul fatto di aver investito tanto tempo, ed energie, nello studio di una materia che non era la sua passione.
Ora resta solo il libero arbitrio.
Un caro saluto e in bocca al lupo.
[#8]
Gent.le ragazzo,
avevo fatto riferimento al primo consulto proprio perché è evidente che la sua demotivazione non deriva dall'estinguersi della passione per il diritto ma dalla constatazione delle difficoltà connesse alla realizzazione delle sue aspirazioni professionali: diventare magistrato.
La sua demoralizzazione è comprensibile ma viviamo in un'epoca nel quale l'evoluzione del percorso lavorativo di ciascuno di noi spesso non è prevedibile e ci obbliga ad assumere una prospettiva progettuale flessibile e aperta a frequenti modulazioni.
In questo senso evidenziavo la disfunzionalità di convinzioni rigide ispirate a "come dovrebbe essere la mia vita" che riducono ancìziché ampliare le alternative fra le quali scegliere.
Leggere quasi centro libri di filosofia non le ha consentito di fare prendere una decisione sul suo percorso universitario, cronicizzando una condizione di indecisione e disorientamento.
A questo punto, forse vale la pena rivolgersi ad uno specialista ad esempio uno psicologo-psicoterapeuta esperto in metodologie quali il Bilancio di competenze, che le consenta di mettere a fuoco eventuali obiettivi futuri nella formazione e nell'attività lavorativa.
avevo fatto riferimento al primo consulto proprio perché è evidente che la sua demotivazione non deriva dall'estinguersi della passione per il diritto ma dalla constatazione delle difficoltà connesse alla realizzazione delle sue aspirazioni professionali: diventare magistrato.
La sua demoralizzazione è comprensibile ma viviamo in un'epoca nel quale l'evoluzione del percorso lavorativo di ciascuno di noi spesso non è prevedibile e ci obbliga ad assumere una prospettiva progettuale flessibile e aperta a frequenti modulazioni.
In questo senso evidenziavo la disfunzionalità di convinzioni rigide ispirate a "come dovrebbe essere la mia vita" che riducono ancìziché ampliare le alternative fra le quali scegliere.
Leggere quasi centro libri di filosofia non le ha consentito di fare prendere una decisione sul suo percorso universitario, cronicizzando una condizione di indecisione e disorientamento.
A questo punto, forse vale la pena rivolgersi ad uno specialista ad esempio uno psicologo-psicoterapeuta esperto in metodologie quali il Bilancio di competenze, che le consenta di mettere a fuoco eventuali obiettivi futuri nella formazione e nell'attività lavorativa.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.8k visite dal 17/04/2012.
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