Come convincere qualcuno a farsi aiutare?
Gentili Psicologi, vi scrivo in merito ad un problema che sta affliggendo la mia famiglia.
Mio fratello, di 23 anni, ha evidenti problemi di relazione col mondo che lo circonda. E' sempre stato un ragazzo timido, con pochi amici, sempre gli stessi, che via via si sono fidanzati, sparendo, ed ora, in seguito anche ad un piccolo infortunio avvenuto qualche mese fa, si è ulteriormente chiuso in se stesso: con noi non vuole parlare, è diventato sfuggente, triste, ed evita quando può di stare in mezzo alla gente...sembra soffrire dentro il fatto di sentirsi solo, e noi non sappiamo come aiutarlo. Vorremmo quindi farlo aiutare da qualcuno competente, ma temiamo che non prenda bene la cosa...come dobbiamo comportarci?
Se voi poteste anche consigliarmi il nome di un esperto psicologo operante nella mia zona ve ne sarei immensamente grata, non sapendo proprio nemmeno a chi rivolgermi.
Grazie
Mio fratello, di 23 anni, ha evidenti problemi di relazione col mondo che lo circonda. E' sempre stato un ragazzo timido, con pochi amici, sempre gli stessi, che via via si sono fidanzati, sparendo, ed ora, in seguito anche ad un piccolo infortunio avvenuto qualche mese fa, si è ulteriormente chiuso in se stesso: con noi non vuole parlare, è diventato sfuggente, triste, ed evita quando può di stare in mezzo alla gente...sembra soffrire dentro il fatto di sentirsi solo, e noi non sappiamo come aiutarlo. Vorremmo quindi farlo aiutare da qualcuno competente, ma temiamo che non prenda bene la cosa...come dobbiamo comportarci?
Se voi poteste anche consigliarmi il nome di un esperto psicologo operante nella mia zona ve ne sarei immensamente grata, non sapendo proprio nemmeno a chi rivolgermi.
Grazie
[#1]
Cara Utente,
il quesito che ci pone è uno dei più impegnativi e, in genere, la risposta non può prescindere dal fatto che si può aiutare solo chi vuole essere aiutato, e che nessun aiuto può essere imposto dall'esterno in campo psicologico.
Non ho capito se avete già provato a parlare con il ragazzo, o se la sua domanda è frutto di osservazioni "esterne" sul suo malessere.
Come stanno le cose?
Per quanto riguarda poi l'indicazione di un nominativo, da qui non ci è possibile consigliare singolo professisonisti ma può consultare l'elenco degli psicologi iscritti a questo sito (o l'albo online dell'ordine degli psicologi della sua regione) per reperire i nominativi dei professionisti che ricevono nella vostra zona.
il quesito che ci pone è uno dei più impegnativi e, in genere, la risposta non può prescindere dal fatto che si può aiutare solo chi vuole essere aiutato, e che nessun aiuto può essere imposto dall'esterno in campo psicologico.
Non ho capito se avete già provato a parlare con il ragazzo, o se la sua domanda è frutto di osservazioni "esterne" sul suo malessere.
Come stanno le cose?
Per quanto riguarda poi l'indicazione di un nominativo, da qui non ci è possibile consigliare singolo professisonisti ma può consultare l'elenco degli psicologi iscritti a questo sito (o l'albo online dell'ordine degli psicologi della sua regione) per reperire i nominativi dei professionisti che ricevono nella vostra zona.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
purtroppo convincere chi non vuol farsi aiutare a farlo, è veramente complesso.
OLtre che parlare con lui, facendo un piccolo bilancio tra costi e benefici della sua attuale vita, non credo si possa fare altro.
Se in lui, le difficoltà sono ego-sintoniche, cioè in soìintonia con il suo io, e con il suo modo di fare ed essere, è difficile poter intervenire.
Per quanto riguarda lo psicologo, cerchi all'interno del nostro portale, troverà validi professionisti.
purtroppo convincere chi non vuol farsi aiutare a farlo, è veramente complesso.
OLtre che parlare con lui, facendo un piccolo bilancio tra costi e benefici della sua attuale vita, non credo si possa fare altro.
Se in lui, le difficoltà sono ego-sintoniche, cioè in soìintonia con il suo io, e con il suo modo di fare ed essere, è difficile poter intervenire.
Per quanto riguarda lo psicologo, cerchi all'interno del nostro portale, troverà validi professionisti.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Può leggere qui un riassunto di ciò che diciamo spesso agli utenti che ci pongono la sua domanda:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html
Si tratta di un compito difficile, di solito se la persona vuole lasciarsi aiutare lo fa da sé; ma se non vuole, è spesso una lotta contro i mulini a vento.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html
Si tratta di un compito difficile, di solito se la persona vuole lasciarsi aiutare lo fa da sé; ma se non vuole, è spesso una lotta contro i mulini a vento.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
gentile ragazza,
capisco la tua preoccupazione per la situazione di tuo fratello. I tuoi genitori cosa ne pensano?
Premesso che non è facile "convincere" qualcuno a rivolgersi ad uno specialista se non è veramente motivato, i tuoi genitori magari con i tuo supporto dovrebbero provare a parlare apertamente con lui. Un consiglio portrebbe essere quello di proporgli una consulenza familiare, che coinvolga cioè l'intera famiglia, in modo da non colpevolizzarlo e da non farlo sentire solo, facendogli capire che tutta la famiglia è pronta a mettersi in discussione.
Riguardo al nome dello specialista puoi guardare sul sito dell'Ordine degli Psicologi della tua regione o direttamente cercare qui su Medicitalia.
Cordiali saluti
capisco la tua preoccupazione per la situazione di tuo fratello. I tuoi genitori cosa ne pensano?
Premesso che non è facile "convincere" qualcuno a rivolgersi ad uno specialista se non è veramente motivato, i tuoi genitori magari con i tuo supporto dovrebbero provare a parlare apertamente con lui. Un consiglio portrebbe essere quello di proporgli una consulenza familiare, che coinvolga cioè l'intera famiglia, in modo da non colpevolizzarlo e da non farlo sentire solo, facendogli capire che tutta la famiglia è pronta a mettersi in discussione.
Riguardo al nome dello specialista puoi guardare sul sito dell'Ordine degli Psicologi della tua regione o direttamente cercare qui su Medicitalia.
Cordiali saluti
Dr.ssa Emilia Sigillo - Psicologa e Psicoterapeuta - PESCARA
Insegnate Massaggio infantile AIMI
Perfezionata in Psicologia perinatale
[#5]
Ex utente
Gentili psicologi, grazie per la vostre risposte
La situazione è un pò più complessa, ma per ovvie ragioni non posso scrivere qua tutto nel dettaglio. Sinceramente i problemi, anche se in maniera lieve, erano presenti nel suo carattere da sempre, ma hanno sempre tutti fatto finta di non vederli, fino ad ora che fingere non si può più. Dopo accesa discussione familiare (lui ovviamente non era presente), i miei genitori hanno convenuto con me che l'unica soluzione possibile è che parli con qualcuno che non siamo noi, che forzandolo peggioreremmo le cose, in quanto forse, siamo parte del problema.
No, non gli abbiamo ancora parlato della nostra idea di rivolgerci ad uno psicologo, temendo in una sua reazione. Viviamo inoltre in un piccolo centro, dove, come saprete meglio di me le persone quando sentono parlare di psicologo o aiuto psicologico hanno paura, si sentono accusati di non essere normali e temono l'opinione altrui. Parlo in prima persona in quanto io stessa sono stata aiutata da una psicologa per un lungo periodo difficile nella mia vita, sempre alla totale insaputa di tutti; aver vissuto questa esperienza analoga mi porta inoltre a capire meglio lui e forse anche le poblematiche che lo affliggono...Solo che non so come comportarmi...Parlare CON lui è ora proprio il problema, è quasi un parlare al vento, non risponde, è quasi assente nei suoi pensieri, e se risponde lo fa infastidito. Credo però che in qualche modo stia chiedendo aiuto, come già l'ammettere in circostanze in cui forse erratamente è stato pressato sul perchè del suo comportamento e su cosa avesse, di sentirsi solo (in merito ad amicizie) e nervoso. Non credo che stia bene in questa sua timidezza estrema e solitudine, ha perso gli interessi che aveva. Appare in lui una non voglia di vivere e la cosa ci fa paura.
Cosa credete sia meglio? Parlare subito con mio fratello dell'idea di un consulto psicologico, e semmai con quali parole?oppure trovare prima lo psicologo, e farci dire da lui come cercare di convincerlo a farsi aiutare, senza ferirlo peggiorando le cose?
Grazie ancora.
La situazione è un pò più complessa, ma per ovvie ragioni non posso scrivere qua tutto nel dettaglio. Sinceramente i problemi, anche se in maniera lieve, erano presenti nel suo carattere da sempre, ma hanno sempre tutti fatto finta di non vederli, fino ad ora che fingere non si può più. Dopo accesa discussione familiare (lui ovviamente non era presente), i miei genitori hanno convenuto con me che l'unica soluzione possibile è che parli con qualcuno che non siamo noi, che forzandolo peggioreremmo le cose, in quanto forse, siamo parte del problema.
No, non gli abbiamo ancora parlato della nostra idea di rivolgerci ad uno psicologo, temendo in una sua reazione. Viviamo inoltre in un piccolo centro, dove, come saprete meglio di me le persone quando sentono parlare di psicologo o aiuto psicologico hanno paura, si sentono accusati di non essere normali e temono l'opinione altrui. Parlo in prima persona in quanto io stessa sono stata aiutata da una psicologa per un lungo periodo difficile nella mia vita, sempre alla totale insaputa di tutti; aver vissuto questa esperienza analoga mi porta inoltre a capire meglio lui e forse anche le poblematiche che lo affliggono...Solo che non so come comportarmi...Parlare CON lui è ora proprio il problema, è quasi un parlare al vento, non risponde, è quasi assente nei suoi pensieri, e se risponde lo fa infastidito. Credo però che in qualche modo stia chiedendo aiuto, come già l'ammettere in circostanze in cui forse erratamente è stato pressato sul perchè del suo comportamento e su cosa avesse, di sentirsi solo (in merito ad amicizie) e nervoso. Non credo che stia bene in questa sua timidezza estrema e solitudine, ha perso gli interessi che aveva. Appare in lui una non voglia di vivere e la cosa ci fa paura.
Cosa credete sia meglio? Parlare subito con mio fratello dell'idea di un consulto psicologico, e semmai con quali parole?oppure trovare prima lo psicologo, e farci dire da lui come cercare di convincerlo a farsi aiutare, senza ferirlo peggiorando le cose?
Grazie ancora.
[#6]
"No, non gli abbiamo ancora parlato della nostra idea di rivolgerci ad uno psicologo, temendo in una sua reazione"
Cara ragazza,
non crede di star mettendo, come si suol dire, i carri davanti ai buoi? Forse parlare con lui, che evidentemente è cosciente del suo malessere, sarà molto più facile di quello che crede.
Se suo fratello, più o meno direttamente, sta lanciando una richiesta di aiuto potrebbe essere che non aspetti altro che la sua famiglia accolga la sua richiesta.
Il fatto che lei abbia già fatto un percorso psicologico qualche anno fa potrebbe essere incoraggiante per lui e rivelarsi un utile strumento comunicativo per evitare che "si senta accusato di non essere normale e tema l'opinione altrui".
Chiede con quali parole farlo? Mi viene solo da risponderle di parlargli con il cuore.
Solo nel caso in cui la sua reazione dovesse essere di rifiuto potrete eventualmente valutare ipotesi alternative.
Un caro saluto e ci faccia sapere, se crede.
Cara ragazza,
non crede di star mettendo, come si suol dire, i carri davanti ai buoi? Forse parlare con lui, che evidentemente è cosciente del suo malessere, sarà molto più facile di quello che crede.
Se suo fratello, più o meno direttamente, sta lanciando una richiesta di aiuto potrebbe essere che non aspetti altro che la sua famiglia accolga la sua richiesta.
Il fatto che lei abbia già fatto un percorso psicologico qualche anno fa potrebbe essere incoraggiante per lui e rivelarsi un utile strumento comunicativo per evitare che "si senta accusato di non essere normale e tema l'opinione altrui".
Chiede con quali parole farlo? Mi viene solo da risponderle di parlargli con il cuore.
Solo nel caso in cui la sua reazione dovesse essere di rifiuto potrete eventualmente valutare ipotesi alternative.
Un caro saluto e ci faccia sapere, se crede.
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#7]
Quello che lei descrive è un cambiamento molto evidente in una personalità già di per sè introversa ed ombrosa, sicuramente da valutare con la dovuta attenzione da uno specialista, a mio parere anche da un collega psichiatra. Spetta a voi il difficile compito di trovare le parole, giuste o sbagliate non esistono, l'importante è tentare di risolvere una situazione che non può aspettare altro tempo, per il bene di tutti.
Dr.ssa Isabella Ricci
[#8]
Sembra una situazione osservata, discussa e "diagnosticata" dall'esterno, senza coinvolgere il ragazzo che, essendo l'oggetto della discussione, deve essere interpellato per capire come si sente.
Potreste anche non avere idea di cosa gli passi per la testa.
Soprattutto, a mio avviso, va evitato che anche la proposta di un trattamento arrivi dall'esterno come le altre fasi del percorso che l'ha condotta a scrivere a noi.
Dovreste fare in modo di dargli questa possibilità in un clima di reale interessamento per suo fratello, che lui possa percepire e apprezzare (per quanto questo possa avvenire, in relazione alla complessità e gravità della situazione).
Se abitualmente non c'è un minimo di dialogo con lui (anche per causa sua e non vostra) dirgli "vai dallo psicologo" significa dirgli "sei tu il problema e il problema è solo tuo, quindi devi andare a farti curare".
Non è un messaggio che penso possa accogliere se non sentirà che da parte vostra c'è affetto e interessamento autentico per lui, oltre che per questi suoi problemi.
Potreste anche non avere idea di cosa gli passi per la testa.
Soprattutto, a mio avviso, va evitato che anche la proposta di un trattamento arrivi dall'esterno come le altre fasi del percorso che l'ha condotta a scrivere a noi.
Dovreste fare in modo di dargli questa possibilità in un clima di reale interessamento per suo fratello, che lui possa percepire e apprezzare (per quanto questo possa avvenire, in relazione alla complessità e gravità della situazione).
Se abitualmente non c'è un minimo di dialogo con lui (anche per causa sua e non vostra) dirgli "vai dallo psicologo" significa dirgli "sei tu il problema e il problema è solo tuo, quindi devi andare a farti curare".
Non è un messaggio che penso possa accogliere se non sentirà che da parte vostra c'è affetto e interessamento autentico per lui, oltre che per questi suoi problemi.
[#9]
Ex utente
Grazie a tutti per la vostra cortesia e il vostro interessamento.
Su suggerimento vostro, durante un nuovo tentativo per spingerlo a comunicare, ottenendo solo silenzio, è stata proposta a mio fratello la nostra idea di un aiuto esterno, psicologico. E stata l'unica cosa a cui ha risposto, con un netto rifiuto...non vuole...Io spero davvero possa cambiare idea, mi dispiace moltissimo vederlo chiuso in sè stesso, solo, senza amici, senza una ragazza...colpa forse di una troppa timidezza che negli anni è diventata altro...
Grazie davvero comunque a tutti....
Su suggerimento vostro, durante un nuovo tentativo per spingerlo a comunicare, ottenendo solo silenzio, è stata proposta a mio fratello la nostra idea di un aiuto esterno, psicologico. E stata l'unica cosa a cui ha risposto, con un netto rifiuto...non vuole...Io spero davvero possa cambiare idea, mi dispiace moltissimo vederlo chiuso in sè stesso, solo, senza amici, senza una ragazza...colpa forse di una troppa timidezza che negli anni è diventata altro...
Grazie davvero comunque a tutti....
[#10]
È duro da dire e da sentire, ma probabilmente suo fratello ancora non sta soffrendo abbastanza. Le sue risorse gli devono star permettendo, finora, di tirare avanti e compensare in qualche modo. Quando sarà davvero arrivato "alla frutta", allora si deciderà a guardarsi d'attorno. Purtroppo è una situazione cui si assiste con una certa frequenza.
[#11]
Penso che "spingerlo a comunicare" non possa essere produttivo se in precedenza non c'è stato un dialogo da considerarsi interrotto e, quindi, ripristinabile.
Iniziate a dargli la vostra disponibilità a parlare quando vorrà farlo, con i suoi tempi, senza comunicargli l'idea che il vostro intento sia solo quello di eliminare un problema.
Conquistando la sua fiducia e rispettando i suoi ritmi potrete anche arrivare a farvi ascoltare da lui e a vederlo accettare di andare da uno psicologo: quando si renderà conto che è possibilie parlare dei propri problemi, ma che il solo farlo in famiglia non è sufficiente, sarà più disponibile a parlarne anche con un estraneo.
Iniziate a dargli la vostra disponibilità a parlare quando vorrà farlo, con i suoi tempi, senza comunicargli l'idea che il vostro intento sia solo quello di eliminare un problema.
Conquistando la sua fiducia e rispettando i suoi ritmi potrete anche arrivare a farvi ascoltare da lui e a vederlo accettare di andare da uno psicologo: quando si renderà conto che è possibilie parlare dei propri problemi, ma che il solo farlo in famiglia non è sufficiente, sarà più disponibile a parlarne anche con un estraneo.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 39.1k visite dal 16/04/2012.
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