Depressione?
Sono una ragazza di diciannove anni e da ormai cinque anni a questa parte ( con un netto peggioramento negli ultimi due ) accuso dei sintomi ( a mio parere ) dovuti a una patologia dell'umore.
Dopo le scuole medie, appena iniziate le superiori, ho cominciato a non credere più in me stessa e ad avere difficoltà dal punto di vista scolastico ( cali di concentrazione e di memoria, nonché una profonda sfiducia nelle mie capacità ). Col tempo ho iniziato a soffrire di ansia, accompagnata da una perenne angoscia, corredata da scatti di rabbia e comportamenti aggressivi, per non parlare di quanto mi senta triste e apatica, il mio unico rifugio è diventato il letto. Tutto ciò ha determinato delle profonde ferite nel rapporto che ho con mia madre, la quale attribuisce il mio comportamento ad una presunta svogliatezza. Col tempo ho iniziato a preferire la solitudine, alienandomi quasi completamente dal resto del mondo, cosa alla quale ho contribuito rifiutando di partecipare a qualsiasi iniziativa mi venisse proposta. Provo ogni giorno un infinito senso di colpa e anche molta vergogna per ciò che sono. Ora ho deciso di rivolgermi ad uno specialista, nonostante il disappunto delle persone che ho attorno, le quali credono che sia un qualcosa di passeggero.
Vorrei sapere se le mie preoccupazioni hanno motivo di esistere.
Grazie per l'attenzione, spero che mi rispondiate presto.
ritengo sia corretto dar voce e ascoltare il suo disagio con l'aiuto di uno specialista.
Il suo umore e le emozioni negative che descrive è bene siano oggetto di approfondimento da parte sua, pur senza preoccupazione eccessiva.
Per quale motivo i suoi famigliari osteggiano questa sua decisione?
Ha già incontrato lo specialista (psicoterapeuta?) a cui ha deciso di rivolgersi?
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Vede, come ho già scritto, mia madre ritiene che il mio malumore dipenda da una non meglio nota "svogliatezza" con la quale affronto le situazioni.
Ho individuato un possibile specialista al quale rivolgermi, vedrò di contattarlo a breve.
Cordiali saluti.
è comprensibile, ma non giustificabile, il fatto che le persone che le stanno intorno attribuiscono le sue problematiche ad una presunta svogliatezza. Questo accade per vari motivi, primo su tutti il non voler vedere qualcosa che in primis farebbe soffrire loro.
Rispondendo alla sua domanda rispetto a quanto sia preoccupante il suo stato le dico che, a mio parere, non è tanto importante quanto sia preoccupante a livello clinico il suo malessere ma ciò che dovrebbe chiedersi è quanto la fa soffrire questa situazione. Sarà appunto a partire da questa consapevolezza, al di la di cosa pensano gli altri, che lei potrà oppure meno decidere di parlarne con uno Psicologo.
Nella speranza di esserle stato un minimo di aiuto,
le auguro una serena giornata.
Saluti,
Antonio Raia
3298029784
www.psicologibenevento.it
Dr. Antonio Raia
329.80.29.784
www.centropsicologicodelsannio.it
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Una richiesta come questa, se si considera il fatto che non ti conosciamo e che non possiamo quindi sapere nulla di te, tradisce ulteriormente il tuo grande senso di colpa. Ti senti talmente in colpa, anche per il tuo stare male, che arrivi a domandarti in qualche modo se è "lecito" che le tue preoccupazioni esistano.
Ma non c'è bisogno di "motivi" perché esistano delle preoccupazioni: se ci sono, tanto basta a giustificarne l'esistenza.
Tuttavia l'umore depresso e la perdita di fiducia nelle proprie capacità possono essere mantenute da blocchi emotivi o convinzioni erronee, che possono essere affrontate e risolte in sede specialistica.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Saluti.
Gentile ragazza,
posso comprendere che tu ti possa sentire in colpa e che possa pensare che il tuo malessere non abbia dignità di esistere.
La realtà, però, è che a tutti può capitare di stare male e che non c'è nulla di sbagliato in questo.
Il tuo malessere è legittimo ed è giusto che tu te ne prenda cura.
un caro saluto e in bocca al lupo
Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com
Spesso sono proprio i genitori a sentirsi in colpa ed a vivere sentimenti di inadeguatezza, per la non senita' e felicita' dei figli.
Nella non accettazione del suo malessere potrebbe celarsi la paura da parte di sua madre, di non essere stata una buona madre e, confondere la svogliatezza con il dolore, e' una strategia per non affrontarlo.
Un possibile percorso di chiarificazione e di decodifica del suo disagio, credo sia la strada piu' consona.
Su soli diciannove anni, cinque di malessere, mi sembrano tanti per poter parlare di qualita' di vita.
Vedra' che con l' aiuto di un clinico, sapra' elaborarsi i sensi di colpa per cio' che prova e ripartire da dove si era smarrita.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
il fatto che lei non si sia sentita compresa da sua madre, che come lei afferma "non ha mai capito ciò che provo" può aver influito (insieme ad altre cause) sul senso di solitudine che lei ha sviluppato e i suoi sentimenti di depressione. Il termine "svogliatezza" si riferisce normalmente ad un atteggiamento che spesso viene valutato come "superficiale" (un suo sinonimo è "pigrizia"), mentre a me pare che in realtà il suo non sia affatto un modo superficiale di affrontare la vita, infatti lei vuole cercare delle risposte, prendendosi cura di sè, andando, appunto, a fondo della cosa... e questo, a 19 anni, non è affatto un atteggiamento superficiale! Lo stesso modo lo utilizzi per scegliere il terapeuta che la seguirà, non accetti passivamente il primo che le capita anche se non "la convince", anche se con lui non trova il feeling che è necessario per poter fare un buon lavoro insieme. Lei è libera di scegliere.
Complimenti e un augurio di un buon "lavoro" (terapeuticamente parlando)!
Sarah Cervi
www.psicologadellosviluppo-roma.blogspot.it
www.comunitalaquiete.blogspot.it
Cordiali saluti.
non crede che lasciar perdere anche questa volta sia un po' come riconoscere che in fondo sua madre ha ragione a dire che si tratta solo di "svogliatezza"?
Non crede che il suo diritto a stare bene debba venire prima di ogni altra cosa?
Invece di "lasciar perdere" provi a "lasciar perdere i sensi di colpa" per un momento.
Si faccia aiutare da un professionista: avrà modo di gestire anche i suoi sensi di colpa nella giusta sede.
Un caro saluto e in bocca al lupo.
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
Alla sua età è naturale oscillare tra il desiderio di svincolarsi da ciò che gli altri significativi si aspettano da noi, camminando verso una propria indipendenza e individuazione e la sensazione di non riuscire ad uscire da certe dinamiche ed influenze, tra il pensare ancora ai nostri genitori come "detentori della verità" e il pensare che forse in realtà non è proprio così... provi a non mollare e a portare avanti la sua decisione.
In bocca al lupo!
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