Facoltà di medicina e fumo

Salve a tutti!
Spero di scrivere nella sezione giusta, nel caso non sia così scusatemi.
Vi spiego il mio problema: da quando mi sono iscritta a medicina combatto con un pensiero fisso.
Fumo e mi sento terribilmente incoerente.
Vorrei smettere, ci ho provato svariate volte, ma ho fallito inesorabilmente.
A volte credo di essere strana in quanto mi stupisco perchè molti miei colleghi non si creano il minimo problema, non ci pensano nemmeno.
Io invece sono lì, ogni volta che sono sui libri, a pensare e ripensare, a colpevolizzarmi in continuazione per quello che faccio e che per consapevolezza maggiore rispetto agli altri secondo me non dovrei fare.
Medicina per me è una scelta di vita, ho una visione troppo integralista della cosa, forse.
Il punto è che ormai è diventata una fissa, mi accompagna il pensiero di questa mia incoerenza continuamente, ogni volta che ne accendo una e a volte anche quando non fumo.
Lo vivo come un terribile fallimento. D'altra parte però non riesco a smettere.
Ciò che mi chiedo (e Vi chiedo) è:
Dov'è (secondo la Vostra esperienza) il "confine" tra lo studente (o medico) e la persona? Quando si deve smettere di pensare con "la testa da studente"?
Sto sbagliando a colpevolizzarmi in questo modo o è una fase normale che passerà con il tempo?
Se l'argomento è fuori sezione o non è adatto mi scuso in anticipo ma mi farebbe un immenso piacere avere dei Vostri pareri.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
In psicologia il fumare è preso spesso ad esempio per illustrare il fenomeno noto come dissonanza cognitiva. Chi fuma infatti è portatore di posizioni contrastanti: sa che fa male, ma continua a farlo.

La sua difficoltà a tollerare le incongruenze, magari su questioni di principio, potrebbe essere la spia di una certa rigidità caratteriale.

>>> Medicina per me è una scelta di vita, ho una visione troppo integralista della cosa, forse. Il punto è che ormai è diventata una fissa
>>>

Il problema potrebbe essere proprio questo. Non l'aver scelto medicina, ma che ha una visione troppo integralista delle cose e che se ne fa una fissa.

Le sue rimuginazioni assomigliano molto e dei pensieri ossessivi; il fatto che ora riguardino il fumo potrebbe essere "casuale". Se ha un assetto mentale rigido e intransigente, è questo che andrebbe ammorbidito, più che il caso specifico dell'incongruenza del fumare.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Ragazza,
ciò che più mi ha colpito nella sua richiesta è il fatto che tra le motivazioni addotte per tentare di smettere di fumare manchi il beneficio che apporterebbe alla sua salute personale, mentre l'attenzione è posta soprattutto verso gli altri.
Alla sua giovane età è usuale avere posizioni "integraliste" sulle cose e fare ragionamenti del tipo tutto/nulla, che solitamente (ma non sempre) con il tempo e l'esperienza si attenuano e divantano più variegati. Essere studentessa è una delle molteplici parti di sé e non è pensabile smettere di essere "persona" quando veste i panni della studentessa. Certo ciascuno di noi può cambiare atteggiamenti e comportamenti a seconda del contesto in cui si trova, ma non per questo viene meno la continuità del suo Sé e le possibilità di esplicitarlo.
Da quanto scrive, però, mi pare che questo pensiero sia vissuto con ansia e che in qualche modo sia per Lei disturbante e un po' invasivo: è così?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Utente
Utente
Cari Dottori,cerco di spiegarmi meglio.
In parte avete pienamente ragione entrambi in quanto vivo questo pensiero a volte come un disturbo, non tanto per la presenza del pensiero in sè, quanto perchè mi irrita moltissimo l'idea di non riuscire a liberarmi da una "dipendenza" nonostante io abbia tutte le conoscenze necessarie per convincermi a farlo, nonostante io mi sia resa conto dell'inutilità del fumare. In secondo luogo c'è anche il risvolto "etico" della faccenda, studiare medicina e fumare non mi piace. Se fai il medico e ci credi non dovresti fumare. Allora penso di essere (mi vergogno un po' a dirlo) una che non ha rispetto per sè e che "se ne frega" e questo non mi piace per niente. Quando parlo di "smettere di essere studentessa" intendo dire che prima di affacciarmi al mondo della medicina non avevo davvero un'idea dei danni del fumo, quindi come tanti adolescenti ero sregolata, bevevo, fumavo e facevo uso occasionale di droghe senza preoccuparmi più di tanto. Quindi quando poi ho incominciato a studiare ho avuto come una specie di rivelazione e ho capito che avrei dovuto condurre uno stile di vita più sano ma la mia ansia stranamente si è fermata soltanto alle sigarette.
Mi spiego. Se mi capita di bere, bevo, idem per le droghe (qualche canna niente di tragico)...ma quando si arriva alle sigarette ecco l'ansia. Forse perchè ne sono dipendente e perchè ne ho studiato il risvolto "oncologico" non lo so...
Quindi a volte mi capita di fantasticare sulla spensieratezza e l'incoscienza con cui fumavo prima (anche parecchio) e mi dico che o fumo felice di fumare o smetto felice di non farlo. Invece rimango nel mezzo e me ne faccio una colpa.
In ogni modo, volevo chiedervi un ulteriore parere.
A 6 anni è venuto improvvisamente a mancare mio padre e ho vissuto con mia madre. Ho sofferto di DOC da piccolina quando avevo circa 11 o 12 anni Poi tutto si è risolto spontaneamente nel giro di forse 6 mesi o un anno al massimo, tanto che non ne ho mai davvero parlato con nessuno, nessuno se n'è mai accorto e mi sono accorta soltanto anni dopo di cosa si trattava quel periodo per me "strano".
Non so se possa centrare qualcosa con questa mia ansia.
In ogni modo, mai più problemi di DOC da allora.
Vi ringrazio tutti moltissimo e scusate la lunghezza del post.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)l'idea di non riuscire a liberarmi da una "dipendenza" nonostante io abbia tutte le conoscenze necessarie per convincermi a farlo(..)

gentile ragazza la consocenza di un fenomeno (sia in medicina che in psicologia) non rende esernti dal non esserne vittima. Così come un medico si ammala di malattie organiche uno psicologo può ammalarsi di malattie psicologiche. La consocenza dei meccanismi della dipendenza non fanno si che ci si difenda da questi

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> c'è anche il risvolto "etico" della faccenda, studiare medicina e fumare non mi piace
>>>

Mi permetta una battuta: basta che non mi diventi pneumologo!

Altrimenti sì, che predicherebbe bene e razzolerebbe male!

>>> Ho sofferto di DOC da piccolina quando avevo circa 11 o 12 anni Poi tutto si è risolto spontaneamente nel giro di forse 6 mesi o un anno al massimo, tanto che non ne ho mai davvero parlato con nessuno, nessuno se n'è mai accorto
>>>

Questo potrebbe essere collegato alle sue rimuginazioni attuali, cosa che però non possiamo sapere con certezza perché a suo tempo non si fece vedere e perché nemmeno a distanza possiamo valutare bene di cosa si tratta.

Un elemento che sembra a favore dell'ipotesi è il bisogno di controllo, che forse la portò a non parlarne con nessuno allora e che ora la sta infastidendo perché non riesce a conciliare (controllare) una convinzione e un comportamento discordanti. E che forse adesso la sta portando a chiedere un parere a distanza, regalandole l'illusione di un controllo maggiore rispetto a una consultazione di persona.

Il Doc e i pensieri ossessivi si basano sul bisogno di controllare aspetti interni o esterni dell'esperienza.

Probabilmente non ne sta parlando molto neanche ora, con conoscenti e parenti.

Se il fastidio diventasse troppo, suggerisco che si rivolga a uno psicologo per una valutazione di persona.