Libere associazioni
Sono in training analitico da tre anni e quattro mesi a tre sedute settimanali, sono psicologa abilitata iscritta al IV anno di una scuola di specializzazione in psicoterapia di impianto analitico, sto aprendo studio e faccio un secondo lavoro in ambito artistico che mi permette di sostenermi.
Ho un prblema nella mia analisi, purtroppo il mio analista mi dice che non riesco ad aderire alla 'regola fondamentale poichè spesso nascondo la verità e non riesco a fare le libere associazioni rispondendo alle interpretazioni con giustifizazioni ed intellettualizzazioni e celando a volte cosciamentee inconsciamente contenuti che possano metetrmi in cattiva luce ai miei occhi ed agli occhi dell'analista.
Nell'ultima seduta l'analista mi ha detto che non ho motivazioni rispetto al prendermi cura dei miei aspetti quanto di apparire di valore, inoltre che mi impegno nell'analisi solo al 20%. Queste affermazioni hanno provocato in me un dolore molto grande dato che l'mpegno in termini di tempo ed economici è notevole, ha continuato dicendo che non ''apro'' gli argomenti. Quando ho chiesto che vuol dire per lui aprire gli argomenti, l'anlaista ha risposto che non saperlo era il punto della situazione mandandomi nella confusione e nel marasma.
Premetto che ho iniziato l'analisi oltre tre anni fa per un nodo alla gola importante che mi ha invalidato per parecchi anni, attacchi di panico con crisi di soffocamento diagnosticati dall'otorino come disturbi d'ansia, l'analista invece non mi ha fatto diagnosi, ha solo detto ch mi difendo con la negazione, distacco dalla realtà ed autismo. Ho sofferto di insonnia e attacchi di panico nel sonno, incubi,negli ultimi due anni non ho più sognato. Ho avuto un brutto rapporto con il peso corporeo e l'immagine corporea. Dopo una operazione di rinoplastica, 10 anni fa, ho iniziato a specchiarmi molto spesso controllando il cibo e la dieta ma tuttavi in maniera moderata arrivando a pesare 47 kg.
Mia madre ha soffero di depressione post patum e anoressia, mio padre è andato via di casa, tuttavia prima di avere le crisi di soffocamento non avevo mai avuto disturbi evidenti se non l'insonnia, la tendenza a mettermi a dieta e curare l'aspetto estetico e una sofferenza nei legami affettivi, qualche episodio come perdere la strada di casa o brevi amnesie, distacco emotivo.
Durante l'analisi insieme all'esacerbazione dei sintomi ho fatto un fortissimo trasfert erotico verso il mio analista, questo non stato analizzato a fondo dato il rifiuto e la presa di posizione difensiva sia mia che dell'analista, trafsret che tuttavia ho risolto da sola e che ha preso toni negativi di rifiuto da parte sua e provocazione da parte mia.
I sintomi si sono rimessi, ho riaquistato il peso, dormo, ho ripreso a ricordare i sogni ma ora sono molto confusa, continuare e non riuscire a ''pensare'' nella stanza d'analisi mi porta molta sofferenza oltre alla preoccupazione di non riuscire a portare a termine un percorso molto costoso e impegnativo
Ho un prblema nella mia analisi, purtroppo il mio analista mi dice che non riesco ad aderire alla 'regola fondamentale poichè spesso nascondo la verità e non riesco a fare le libere associazioni rispondendo alle interpretazioni con giustifizazioni ed intellettualizzazioni e celando a volte cosciamentee inconsciamente contenuti che possano metetrmi in cattiva luce ai miei occhi ed agli occhi dell'analista.
Nell'ultima seduta l'analista mi ha detto che non ho motivazioni rispetto al prendermi cura dei miei aspetti quanto di apparire di valore, inoltre che mi impegno nell'analisi solo al 20%. Queste affermazioni hanno provocato in me un dolore molto grande dato che l'mpegno in termini di tempo ed economici è notevole, ha continuato dicendo che non ''apro'' gli argomenti. Quando ho chiesto che vuol dire per lui aprire gli argomenti, l'anlaista ha risposto che non saperlo era il punto della situazione mandandomi nella confusione e nel marasma.
Premetto che ho iniziato l'analisi oltre tre anni fa per un nodo alla gola importante che mi ha invalidato per parecchi anni, attacchi di panico con crisi di soffocamento diagnosticati dall'otorino come disturbi d'ansia, l'analista invece non mi ha fatto diagnosi, ha solo detto ch mi difendo con la negazione, distacco dalla realtà ed autismo. Ho sofferto di insonnia e attacchi di panico nel sonno, incubi,negli ultimi due anni non ho più sognato. Ho avuto un brutto rapporto con il peso corporeo e l'immagine corporea. Dopo una operazione di rinoplastica, 10 anni fa, ho iniziato a specchiarmi molto spesso controllando il cibo e la dieta ma tuttavi in maniera moderata arrivando a pesare 47 kg.
Mia madre ha soffero di depressione post patum e anoressia, mio padre è andato via di casa, tuttavia prima di avere le crisi di soffocamento non avevo mai avuto disturbi evidenti se non l'insonnia, la tendenza a mettermi a dieta e curare l'aspetto estetico e una sofferenza nei legami affettivi, qualche episodio come perdere la strada di casa o brevi amnesie, distacco emotivo.
Durante l'analisi insieme all'esacerbazione dei sintomi ho fatto un fortissimo trasfert erotico verso il mio analista, questo non stato analizzato a fondo dato il rifiuto e la presa di posizione difensiva sia mia che dell'analista, trafsret che tuttavia ho risolto da sola e che ha preso toni negativi di rifiuto da parte sua e provocazione da parte mia.
I sintomi si sono rimessi, ho riaquistato il peso, dormo, ho ripreso a ricordare i sogni ma ora sono molto confusa, continuare e non riuscire a ''pensare'' nella stanza d'analisi mi porta molta sofferenza oltre alla preoccupazione di non riuscire a portare a termine un percorso molto costoso e impegnativo
[#1]
Gentile ragazza,
qual è esattamente il suo timore?
Come certamente saprà, una psicoanalisi personale, soprattutto se didattica, è molto lunga. Mi sembra di capire che lei l'abbia intrapresa sia per problemi personali, sia per poter diventare a tutti gli effetti psicoanalista.
E saprà anche che durante il percorso ci sono dei momenti di stallo che, se adeguatamente affrontati, sono i più produttivi in termini di crescita personale.
E' d'obbligo l'invito ad affrontare questo momento con il suo analista.
L'unica riflessione che mi sento di proporle è questa: lei dice che i sintomi di cui soffriva si sono rimessi.
A questo punto potrebbe scegliere o di interrompere il percorso analitico e di lavorare come psicologa e psicoterapeuta, oppure di continuare, affrontando le difficoltà di cui ci ha parlato e giungere alla conclusione dell'analisi che le permetterà di acquisire il titolo di psicoanalista.
Cari saluti,
qual è esattamente il suo timore?
Come certamente saprà, una psicoanalisi personale, soprattutto se didattica, è molto lunga. Mi sembra di capire che lei l'abbia intrapresa sia per problemi personali, sia per poter diventare a tutti gli effetti psicoanalista.
E saprà anche che durante il percorso ci sono dei momenti di stallo che, se adeguatamente affrontati, sono i più produttivi in termini di crescita personale.
E' d'obbligo l'invito ad affrontare questo momento con il suo analista.
L'unica riflessione che mi sento di proporle è questa: lei dice che i sintomi di cui soffriva si sono rimessi.
A questo punto potrebbe scegliere o di interrompere il percorso analitico e di lavorare come psicologa e psicoterapeuta, oppure di continuare, affrontando le difficoltà di cui ci ha parlato e giungere alla conclusione dell'analisi che le permetterà di acquisire il titolo di psicoanalista.
Cari saluti,
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
[#2]
gentile ragazza, al di là che si tratti di analisi didattica o di un percorso orientato ad uscire da un problema, come lei saprà la funzione principare di un intervento terapeutico è quello di creare le condizioni adeguate per lo sviluppo di un benessere. Ora, dal momento in cui lei scrive carica di dubbi e di timori questo:
(..)continuare e non riuscire a ''pensare'' nella stanza d'analisi mi porta molta sofferenza oltre alla preoccupazione di non riuscire a portare a termine un percorso (..)
sembrerebbe evidente che questo percorso non sta portato i benefici sperati che si tratta del suo didatta o meno questo non rende certi percorsi esente da rischi e/o effetti iatrogeni (come in ogni trattamento terapeutico di qualsiasi genere) la presenza di sofferenza e confusione non è, e non deve essere (soprattutto dopo anni) necessariamente un percorso obbligato e sintomo di una buona analisi. Non può prendere in considerazione l'ipotesi che in quella particolare relazione con il suo analista e in quel particolare contesto potrebbe non star avvenendo una buona analisi?
come professionista e futura terapeuta deve essere in grado di prendere in considerazione ogni ipotesi tra cui quella che il suo analista non ha sempre effettuato buone manovre.
la lascio a meditare su questo e le consiglio della letteratura sull'argomento
http://books.google.it/books/about/Ammalarsi_di_psicoterapia_Il_rischio_iat.html?id=Crh5MWoEdqsC&redir_esc=y
(..)continuare e non riuscire a ''pensare'' nella stanza d'analisi mi porta molta sofferenza oltre alla preoccupazione di non riuscire a portare a termine un percorso (..)
sembrerebbe evidente che questo percorso non sta portato i benefici sperati che si tratta del suo didatta o meno questo non rende certi percorsi esente da rischi e/o effetti iatrogeni (come in ogni trattamento terapeutico di qualsiasi genere) la presenza di sofferenza e confusione non è, e non deve essere (soprattutto dopo anni) necessariamente un percorso obbligato e sintomo di una buona analisi. Non può prendere in considerazione l'ipotesi che in quella particolare relazione con il suo analista e in quel particolare contesto potrebbe non star avvenendo una buona analisi?
come professionista e futura terapeuta deve essere in grado di prendere in considerazione ogni ipotesi tra cui quella che il suo analista non ha sempre effettuato buone manovre.
la lascio a meditare su questo e le consiglio della letteratura sull'argomento
http://books.google.it/books/about/Ammalarsi_di_psicoterapia_Il_rischio_iat.html?id=Crh5MWoEdqsC&redir_esc=y
[#3]
Utente
Ringrazio i dottori per la veloce e cordiale risposta, ho preso in considerazione il parere della dottoressa ed ho letto il testo consigliato dal dottore. Purtroppo la realtà del mio percorso personale e del transfert-controtransfert è molto negativa e dolorosa, il mio analista ha detto che non ha mai avuto un paziente tanto ostile quanto me e mi ha gentilmente invitata a valutare l'ipotesi di interrompere il trattamento poichè non realmente interessata. Onestamente mi sento confusa, non so dove sia la verità, di fatto la motivazione è andata perduta per le numerose incomprensioni e rimostranze da parte di entrambi in questi anni. Purtroppo sto perdendo la fiducia anche nel trattamento analitico, è difficile superare questa fase di stallo
dove nel momento in cui inizio ad entrare in contatto con me stessa, la persona che mi ha in carico inizia a interrompermi ed attaccarmi, forse c'è un desiderio incoscio di liberare il mio spazio in quanto giorni fa mi ha detto che lui è pieno e che c'è la fila di aspiranti analizzandi per avere le mie ore.
Non pensavo dopo tanto parlare di empatia e accoglienza, di campo bipersonale, trovare tanto astio in un luogo di cura e presa in carico di sè.
Vi ringrazio ancora
dove nel momento in cui inizio ad entrare in contatto con me stessa, la persona che mi ha in carico inizia a interrompermi ed attaccarmi, forse c'è un desiderio incoscio di liberare il mio spazio in quanto giorni fa mi ha detto che lui è pieno e che c'è la fila di aspiranti analizzandi per avere le mie ore.
Non pensavo dopo tanto parlare di empatia e accoglienza, di campo bipersonale, trovare tanto astio in un luogo di cura e presa in carico di sè.
Vi ringrazio ancora
[#4]
(..) la motivazione è andata perduta per le numerose incomprensioni e rimostranze da parte di entrambi in questi anni (..)
gentile utente, come ribadito in precedenza e come, forse, da lei confermato, quello che viene fuori non sembra una buona analisi, ma questo non deve pregiudicare la sua motivazione a fare la terapeuta. Non è detto che il problema nasca solo da lei ma, da quello che può sembrare e/o dalla sua percezione
(..)dove nel momento in cui inizio ad entrare in contatto con me stessa, la persona che mi ha in carico inizia a interrompermi ed attaccarmi, forse c'è un desiderio incoscio di liberare il mio spazio (..)
chi l ha in carico non starebbe effettuando buone manovre e non certo per questo è giusto che lei metta in discussione la sua potenziale carriera di terapeuta. forse potrà perdere fiducia nell'analisi ma non nelle sue capacità di terapeuta dal momento in cui la psicoterapia non è solo analisi. Ci sono professionisti che mettono in discussione il loro orientamento o il loro didatta e passano ad altro ma rimangono sempre psicoterapeuti che, grazie a queste esperienze negative, ne restano addirittura più arricchiti dal momento in cui imparano a conoscere pregi e soprattutto limiti di un orientamento rispetto ad un altro.
Non si scoraggi.
saluti
gentile utente, come ribadito in precedenza e come, forse, da lei confermato, quello che viene fuori non sembra una buona analisi, ma questo non deve pregiudicare la sua motivazione a fare la terapeuta. Non è detto che il problema nasca solo da lei ma, da quello che può sembrare e/o dalla sua percezione
(..)dove nel momento in cui inizio ad entrare in contatto con me stessa, la persona che mi ha in carico inizia a interrompermi ed attaccarmi, forse c'è un desiderio incoscio di liberare il mio spazio (..)
chi l ha in carico non starebbe effettuando buone manovre e non certo per questo è giusto che lei metta in discussione la sua potenziale carriera di terapeuta. forse potrà perdere fiducia nell'analisi ma non nelle sue capacità di terapeuta dal momento in cui la psicoterapia non è solo analisi. Ci sono professionisti che mettono in discussione il loro orientamento o il loro didatta e passano ad altro ma rimangono sempre psicoterapeuti che, grazie a queste esperienze negative, ne restano addirittura più arricchiti dal momento in cui imparano a conoscere pregi e soprattutto limiti di un orientamento rispetto ad un altro.
Non si scoraggi.
saluti
[#5]
Gentile Ragazza,
Le esperienze negative aiutano a crescere anche in analisi.
Il suo diventare terapeuta, non deve obbligatoriamente esse condizionata dalla crisi momentanea che sta vivendo all' interno del setting analitico.
Dagli errori o sgradevoli sensazioni del suo percorso, imparera' sicuramente come non vorra' essere come terapeuta!
Cari auguri
Le esperienze negative aiutano a crescere anche in analisi.
Il suo diventare terapeuta, non deve obbligatoriamente esse condizionata dalla crisi momentanea che sta vivendo all' interno del setting analitico.
Dagli errori o sgradevoli sensazioni del suo percorso, imparera' sicuramente come non vorra' essere come terapeuta!
Cari auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#6]
È possibile che il suo analista stia sbagliando delle manovre con lei, potrebbe anche cambiarlo! Ci sono tante possibili letture di ciò che sta vivendo, da qui non è possibile capire esattamente quali. Se sta cosi male valuti seriamente di interrompere o di cambiare. Forse lei ha paura che se interrompe senza aver "concluso" ha perso tempo fin'ora, ma non è cosi! Vedrà che il percorso di analisi personale produce effetti, sia che duri un anno, sia che ne duri 10. Ogni persona ha diritto di lavorare fin dove si sente.
Cari saluti,
Cari saluti,
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2k visite dal 08/04/2012.
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