Chiarimento
Buongiorno,
vorrei un confronto. Ho fatto delle riflessioni. Quando due persone interrompono una storia d'amore è sempre difficile. Nel mio passato ho motivo di pensare di aver vissuto una storia d'amore con una persona che non aveva un suo reale equilibrio. Senza entrare nella patologia perchè oltretutto non posso farlo e senza dire che una persona è immatura perchè, eventualmente, lo è in alcuni settori ma non in tutti - parlo proprio di un equilibrio come persona nel senso di autostima, di realizzazione personale, di non avere paure di perdere l'altro o comunque paure verso gli altri dovuti anche a forme di asocialità o visioni distorte di come è giusto comportarsi con gli altri - non credo che sia fattibile un rapporto di coppia. Prima o poi si litiga, si sta male, non c'è crescita. Quando si ripensa alla storia a volte si ha nostalgia perchè si ricordano momenti belli ma razionalmente bisogna pensare che non può sussistere un rapporto del genere. A volte è faticoso ma sono arrivato a fare queste considerazioni. Diverso è il discorso di caratteri diversi dove secondo me bisogna lavorarci sopra per arrivare ad un accordo, a volte con pazienza. Vi ringrazio per una vostra risposta. Saluti.
vorrei un confronto. Ho fatto delle riflessioni. Quando due persone interrompono una storia d'amore è sempre difficile. Nel mio passato ho motivo di pensare di aver vissuto una storia d'amore con una persona che non aveva un suo reale equilibrio. Senza entrare nella patologia perchè oltretutto non posso farlo e senza dire che una persona è immatura perchè, eventualmente, lo è in alcuni settori ma non in tutti - parlo proprio di un equilibrio come persona nel senso di autostima, di realizzazione personale, di non avere paure di perdere l'altro o comunque paure verso gli altri dovuti anche a forme di asocialità o visioni distorte di come è giusto comportarsi con gli altri - non credo che sia fattibile un rapporto di coppia. Prima o poi si litiga, si sta male, non c'è crescita. Quando si ripensa alla storia a volte si ha nostalgia perchè si ricordano momenti belli ma razionalmente bisogna pensare che non può sussistere un rapporto del genere. A volte è faticoso ma sono arrivato a fare queste considerazioni. Diverso è il discorso di caratteri diversi dove secondo me bisogna lavorarci sopra per arrivare ad un accordo, a volte con pazienza. Vi ringrazio per una vostra risposta. Saluti.
[#1]
Direi che la sua riflessione, se l'ho ben capita, è corretta e in linea con quanto dico anch'io a utenti e pazienti: la coppia dura solo finché esiste compatibilità. Appena uno dei due si rende conto che vuole crescere, e l'altro non vuole o non può seguirlo per motivi suoi, magari di questioni irrisolte con se stesso o vere e proprie psicopatologie, la coppia è destinata a entrare in crisi.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Quando si ripensa alla storia a volte si ha nostalgia perchè si ricordano momenti belli ma razionalmente bisogna pensare che non può sussistere un rapporto del genere.
Gentile utente, condivido le considerazioni del dott. Santonocito; aggiungo che a volte *può* sussistere un rapporto anche quando uno dei due, come nella situazione che lei cita, non ha un equilibrio personale adeguato a crescere con l'altro.
Sono in genere relazioni MOLTO problematiche, i cui costi, a lungo andare, sono molto salati. Ovvero, se la coppia entra in crisi è perchè almeno uno dei due è più equilibrato!
E, se vuole un mio parere, la vita è fin troppo breve per dannarsi dietro a relazioni impossibili...
Gentile utente, condivido le considerazioni del dott. Santonocito; aggiungo che a volte *può* sussistere un rapporto anche quando uno dei due, come nella situazione che lei cita, non ha un equilibrio personale adeguato a crescere con l'altro.
Sono in genere relazioni MOLTO problematiche, i cui costi, a lungo andare, sono molto salati. Ovvero, se la coppia entra in crisi è perchè almeno uno dei due è più equilibrato!
E, se vuole un mio parere, la vita è fin troppo breve per dannarsi dietro a relazioni impossibili...
[#3]
Sì, confermo quanto detto dal Dr. Calì. La mia affermazione sopra:
>>> la coppia dura solo finché esiste compatibilità
>>>
include ovviamente anche gli equilibri relazionali patologici: uno dei due ha un problema personale importante, ma il fatto che l'altro lo accetti e continui a starci, può significare che anche lui avrebbe probabilmente bisogno di sistemare qualcosa dentro di sé.
Ringrazio il collega Calì per avermi dato modo di chiarire.
>>> la coppia dura solo finché esiste compatibilità
>>>
include ovviamente anche gli equilibri relazionali patologici: uno dei due ha un problema personale importante, ma il fatto che l'altro lo accetti e continui a starci, può significare che anche lui avrebbe probabilmente bisogno di sistemare qualcosa dentro di sé.
Ringrazio il collega Calì per avermi dato modo di chiarire.
[#4]
Ex utente
Vi ringrazio. Mi ritrovo anche io. Penso che possano esserci coppie "patologiche" (giusto per intenderci) ma che hanno un equilibrio al loro interno e quindi sussistono.
Quello che a me è capitato è stato quello di portare avanti per anni una storia perchè sentivo la responsabilità del rapporto, nel senso di impegno. Credo di aver sopportato a lungo. L'altra persona a volte stava zitta e mi ha detto poi che era perchè aveva paura di "sbagliare". In questo modo io non la ho conosciuta veramente, perchè mi assecondava. Non capiva la normalità di ricercare le persone con interessi simili ai miei e mi tacciava di essere una m... perchè "eliminavo" (a parer suo) gli altri. Però questo atteggiamento mi ha reso anche "debole". Poi avevamo pochi interessi comuni: io andavo verso di lei ma l'altra persona no e quando mi assecondava, poi era infastidita di avermi seguito e mi causava malessere. A volte mi accusava di essere una persona "morta" senza interessi: probabilmente perchè i miei interessi sono legati all'arte, allo spettacolo e non a uno sport. Non si poteva dire niente, non tollerava la minima osservazione fatta "con le pinze" e per cercare di spronarla da alcune paure (mi riferiva che la madre le diceva che non si poteva dirle niente perchè non accettava osservazioni). Per non dire che se non la pensavo come lei diventata addirittura aggressiva. Però l'altra persona non si faceva scrupoli a farmi osservazioni o a criticarmi (come mai?). Però la scusavo perchè pensavo non lo facesse apposta. Ma stavo male. Squilibri continui. Litigi e riappacificazioni ma dentro avevo un vuoto, la solitudine. C'erano anche i momenti belli, conoscevo la sua moralità, il carattere era simile al mio, mi ascoltava nei problemi esterni anche se non riusciva a darmi consigli. Mi piacevano caratteristiche di alcune sue abilità a livello pratico. Ma era un rapporto che faceva male e l'amaro in bocca mi auguro che passi definitivamente. Saluti.
Quello che a me è capitato è stato quello di portare avanti per anni una storia perchè sentivo la responsabilità del rapporto, nel senso di impegno. Credo di aver sopportato a lungo. L'altra persona a volte stava zitta e mi ha detto poi che era perchè aveva paura di "sbagliare". In questo modo io non la ho conosciuta veramente, perchè mi assecondava. Non capiva la normalità di ricercare le persone con interessi simili ai miei e mi tacciava di essere una m... perchè "eliminavo" (a parer suo) gli altri. Però questo atteggiamento mi ha reso anche "debole". Poi avevamo pochi interessi comuni: io andavo verso di lei ma l'altra persona no e quando mi assecondava, poi era infastidita di avermi seguito e mi causava malessere. A volte mi accusava di essere una persona "morta" senza interessi: probabilmente perchè i miei interessi sono legati all'arte, allo spettacolo e non a uno sport. Non si poteva dire niente, non tollerava la minima osservazione fatta "con le pinze" e per cercare di spronarla da alcune paure (mi riferiva che la madre le diceva che non si poteva dirle niente perchè non accettava osservazioni). Per non dire che se non la pensavo come lei diventata addirittura aggressiva. Però l'altra persona non si faceva scrupoli a farmi osservazioni o a criticarmi (come mai?). Però la scusavo perchè pensavo non lo facesse apposta. Ma stavo male. Squilibri continui. Litigi e riappacificazioni ma dentro avevo un vuoto, la solitudine. C'erano anche i momenti belli, conoscevo la sua moralità, il carattere era simile al mio, mi ascoltava nei problemi esterni anche se non riusciva a darmi consigli. Mi piacevano caratteristiche di alcune sue abilità a livello pratico. Ma era un rapporto che faceva male e l'amaro in bocca mi auguro che passi definitivamente. Saluti.
[#5]
>>> Quello che a me è capitato è stato quello di portare avanti per anni una storia perchè sentivo la responsabilità del rapporto, nel senso di impegno
>>>
Non è detto che tutto ciò che sentiamo sia genuino. A volte una sensazione ne può coprire un'altra. L'autoinganno è una costante nelle persone, tanto nel bene quanto nel male.
Razionalizzare il mantenimento di una relazione come "responsabilità", può benissimo significare che si ha bisogno di quella relazione, ma non si è disposti ad ammetterlo. Perciò ci s'inventa l'idea di responsabilità, accettabile e accettata da chiunque.
Si può preferire, anche ai propri occhi, apparire come responsabili piuttosto che bisognosi.
Se ancora si porta dietro i postumi di queste ferite e sta vedendo che non guariscono da sole, può sempre rivolgersi a uno psicologo, di persona.
>>>
Non è detto che tutto ciò che sentiamo sia genuino. A volte una sensazione ne può coprire un'altra. L'autoinganno è una costante nelle persone, tanto nel bene quanto nel male.
Razionalizzare il mantenimento di una relazione come "responsabilità", può benissimo significare che si ha bisogno di quella relazione, ma non si è disposti ad ammetterlo. Perciò ci s'inventa l'idea di responsabilità, accettabile e accettata da chiunque.
Si può preferire, anche ai propri occhi, apparire come responsabili piuttosto che bisognosi.
Se ancora si porta dietro i postumi di queste ferite e sta vedendo che non guariscono da sole, può sempre rivolgersi a uno psicologo, di persona.
[#6]
Gentile Utente,
Ogni relazione, sana, patologica, disfunzionale, simbiotica, conflittuale, ci lascia sempre qualcosa, quanto e cosa a volte non e' sempre chiaro e facile saperlo.
Se nel gioco delle dinamiche , se una relazione e' piu' quello che toglie, che quello che da' , si dovrebbe propende per la fine.
Ogni fine o chiusura di una relazione, non e' mai indolore, perche' comporta la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l' altro ha fatto nascere, vivere e contenuto per un po',
Un supporto psicologico potrebbe essere indicato.
Ogni relazione, sana, patologica, disfunzionale, simbiotica, conflittuale, ci lascia sempre qualcosa, quanto e cosa a volte non e' sempre chiaro e facile saperlo.
Se nel gioco delle dinamiche , se una relazione e' piu' quello che toglie, che quello che da' , si dovrebbe propende per la fine.
Ogni fine o chiusura di una relazione, non e' mai indolore, perche' comporta la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l' altro ha fatto nascere, vivere e contenuto per un po',
Un supporto psicologico potrebbe essere indicato.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#7]
Ex utente
Probabilmente sì, ne avevo bisogno o comunque non volevo rassegnarmi al "fallimento". Ma è vero anche che sono molto responsabile nei rapporti.
Ne ho parlato di persona con una psicologa che ritengo valida e mi ha aiutato molto per altre problematiche ma per il discorso "coppia" non molto. Non incolpo la psicologa: evidentemente non mi giunge l'illuminazione che mi fa "andare oltre".
Secondo lei, dott. Santonocito, dal racconto che ho fatto prima, vede qualche altro motivo? Non sarà forse l'indebolimento che mi causava un atteggiamento aggressivo? grazie
Ne ho parlato di persona con una psicologa che ritengo valida e mi ha aiutato molto per altre problematiche ma per il discorso "coppia" non molto. Non incolpo la psicologa: evidentemente non mi giunge l'illuminazione che mi fa "andare oltre".
Secondo lei, dott. Santonocito, dal racconto che ho fatto prima, vede qualche altro motivo? Non sarà forse l'indebolimento che mi causava un atteggiamento aggressivo? grazie
[#8]
>>> o comunque non volevo rassegnarmi al "fallimento"
>>>
Ma anche il non volersi rassegnare può essere segno di bisogno. Per esempio, di un bisogno di rassicurazione. Che poi è quello delle persone ansioso-ossessive, che trovano nella ripetizione e nel perpetuare situazioni e comportamenti un motivo (illusorio) di consolazione e rassicurazione.
A volte rifiutiamo le spiegazioni semplici e preferiamo cercarne di più complicate. Fa parte della natura umana, crearsi da soli i problemi. Ma in genere è meglio partire dal basso, a complicare le cose siamo sempre in tempo.
Preferirei non fornire da qui ulteriori indicazioni o interpretazioni sul suo caso specifico, si rischierebbe di diventare generici e quindi poco utili.
Se ha bisogno d'aiuto le raccomando di cercarlo di persona.
>>>
Ma anche il non volersi rassegnare può essere segno di bisogno. Per esempio, di un bisogno di rassicurazione. Che poi è quello delle persone ansioso-ossessive, che trovano nella ripetizione e nel perpetuare situazioni e comportamenti un motivo (illusorio) di consolazione e rassicurazione.
A volte rifiutiamo le spiegazioni semplici e preferiamo cercarne di più complicate. Fa parte della natura umana, crearsi da soli i problemi. Ma in genere è meglio partire dal basso, a complicare le cose siamo sempre in tempo.
Preferirei non fornire da qui ulteriori indicazioni o interpretazioni sul suo caso specifico, si rischierebbe di diventare generici e quindi poco utili.
Se ha bisogno d'aiuto le raccomando di cercarlo di persona.
[#9]
Ex utente
Grazie dott.ssa Valeria Randone,
la frase "Ogni fine o chiusura di una relazione, non e' mai indolore, perche' comporta la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l' altro ha fatto nascere, vivere e contenuto per un po'" la trovo molto indicata e mi dà equilibrio.
E' proprio vero .. la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l'altro ha fatto nascere .. ed è indicata anche nei rapporti interpersonali, quando si decide di interrompere un rapporto per motivi che si ritengono "forti" c'è una parte di noi che "viene a galla" ma poi si propende per la decisione presa.
Ma i miei ripensamenti forse vogliono dire che c'è più positivo in quella storia di quello che mi voglio raccontare? grazie
la frase "Ogni fine o chiusura di una relazione, non e' mai indolore, perche' comporta la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l' altro ha fatto nascere, vivere e contenuto per un po'" la trovo molto indicata e mi dà equilibrio.
E' proprio vero .. la ripresa in carico delle parti di noi stessi che l'altro ha fatto nascere .. ed è indicata anche nei rapporti interpersonali, quando si decide di interrompere un rapporto per motivi che si ritengono "forti" c'è una parte di noi che "viene a galla" ma poi si propende per la decisione presa.
Ma i miei ripensamenti forse vogliono dire che c'è più positivo in quella storia di quello che mi voglio raccontare? grazie
[#10]
"Ma i miei ripensamenti forse vogliono dire che c'è più positivo in quella storia di quello che mi voglio raccontare? "
Gentile signore,
può essere. Così come può essere che lei in questo momento abbia "l'amaro in bocca", si senta triste, che questo legame le manchi, che sia alla ricerca di "evidenze" del fatto che ha fatto bene e che è stato giusto interromperlo, che il male era più del bene.
Sono risposte delicate e complesse quelle che cerca e certamente bisognerebbe entrare molto più nello specifico della sua storia e di quella della persona di cui ci parla.
Il consiglio è di condividere queste riflessioni con uno psicologo nell'ambito di una consultazione vis a vis, credo sia la sede più adatta per approfondire temi così complessi e delicati.
un caro saluto
Gentile signore,
può essere. Così come può essere che lei in questo momento abbia "l'amaro in bocca", si senta triste, che questo legame le manchi, che sia alla ricerca di "evidenze" del fatto che ha fatto bene e che è stato giusto interromperlo, che il male era più del bene.
Sono risposte delicate e complesse quelle che cerca e certamente bisognerebbe entrare molto più nello specifico della sua storia e di quella della persona di cui ci parla.
Il consiglio è di condividere queste riflessioni con uno psicologo nell'ambito di una consultazione vis a vis, credo sia la sede più adatta per approfondire temi così complessi e delicati.
un caro saluto
Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 1.8k visite dal 05/04/2012.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.