Solo paranoie o problema serio
Buongiorno sono una ragazza di 28 anni e premetto che prima di queste ultime settimane non ho mai riscontrato probelmi che ora vi espongo - tutto è iniziato sabato 17 marzo, in pizzeria non riuscivo a mangaire, avevo sudorazione fredda, tremoli e mal di pancia infatti arrivata a casa sono andata a scaricare - il medico di base mi ha detto che ho avuto un'entrerite virale, l'ho curata.
Poi sintomi simili (leggermente diversi) li ho avuti sabato sera, sempre in pizzeria, sono entrata con fame, ma appena seduta ho iniziato a sentire i seguenti sintomi:
- mancanza appetito
- vampate di calore
- senso di giramento di testa / testa intontita dalle tante voci che c'erano
appena uscita e tornata a casa ho sentito il bisogno urgente di urinare.
Sono una ragazza tranquilla e mi allarmo perchè non ho mai avuto problemi di questo genere anzi ho sempre frequentato posti affollati.
Evidenzio che sempre lo stesso sabato (quello indicato sopra) il pomeriggio sono andata a negozi e nessun problema di questo tipo.. e allora mi chiedo perchè?
Oggi sono andata a prendere un caffè al bar con una mia collega e altri sintomi:
- vampate di caldo
- senso di giramento di testa
- fronte sudata
appena uscita mi sono ripresa leggermente mi sono appoggiata ad un muro perchè mi sembrava di cadere. Non ho palpitazioni al cuore.
Allora mi chiedo perchè in alcuni posti si e altri no?
E' solo il mio incoscio che mi da problemi o veramente ho un problema?
ho misurato la pressione e sono perfetta e non capisco cosa mi succede.
Mi potete aiutare a capire?
Ringrazio gentilmente.
Cordialmente.
Poi sintomi simili (leggermente diversi) li ho avuti sabato sera, sempre in pizzeria, sono entrata con fame, ma appena seduta ho iniziato a sentire i seguenti sintomi:
- mancanza appetito
- vampate di calore
- senso di giramento di testa / testa intontita dalle tante voci che c'erano
appena uscita e tornata a casa ho sentito il bisogno urgente di urinare.
Sono una ragazza tranquilla e mi allarmo perchè non ho mai avuto problemi di questo genere anzi ho sempre frequentato posti affollati.
Evidenzio che sempre lo stesso sabato (quello indicato sopra) il pomeriggio sono andata a negozi e nessun problema di questo tipo.. e allora mi chiedo perchè?
Oggi sono andata a prendere un caffè al bar con una mia collega e altri sintomi:
- vampate di caldo
- senso di giramento di testa
- fronte sudata
appena uscita mi sono ripresa leggermente mi sono appoggiata ad un muro perchè mi sembrava di cadere. Non ho palpitazioni al cuore.
Allora mi chiedo perchè in alcuni posti si e altri no?
E' solo il mio incoscio che mi da problemi o veramente ho un problema?
ho misurato la pressione e sono perfetta e non capisco cosa mi succede.
Mi potete aiutare a capire?
Ringrazio gentilmente.
Cordialmente.
[#1]
gentile utente, dopo aver curato l'enterite, ha riportato al suo medico che l'evento è nuovamente accaduto in altre circostanze con caratteristiche più o meno analoghe? Le ha prescritto delle visite o degli esami clinici?
Prima di ipotizzare una qualunque causa psicologica, che comunque può essere presente, sarebbe opportuno considerare tutto il quadro medico.
I sintomi che lei descrive potrebbero essere comunque sintomi dovuti all'ansia, che si possono manifestare con un evitamento selettivo indotto da sintomi ansiosi di alcuni luoghi in alcune circostanze.
Le suggerisco se non l'ha fatto di approfondire con il suo curante e comunque di parlarne con uno psicoterapeuta della sua zona.
cordiali saluti
Prima di ipotizzare una qualunque causa psicologica, che comunque può essere presente, sarebbe opportuno considerare tutto il quadro medico.
I sintomi che lei descrive potrebbero essere comunque sintomi dovuti all'ansia, che si possono manifestare con un evitamento selettivo indotto da sintomi ansiosi di alcuni luoghi in alcune circostanze.
Le suggerisco se non l'ha fatto di approfondire con il suo curante e comunque di parlarne con uno psicoterapeuta della sua zona.
cordiali saluti
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, quello che descrive potrebbe avere a che fare con un meccanismo ben studiato in psicologia sperimentale, ovvero l'apprendimento di reazioni aversive ad uno stimolo.
Esprimo questa ipotesi secondo un punto di vista, quello cognitivo-comportamentale, che pone molta attenzione sui processi di apprendimento.
In sostanza, se la mia ipotesi è corretta, potrebbe essersi formato un "collegamento" tramite apprendimento tra una situazione di per sè "neutra", come ad esempio stare in un posto pubblico dove si mangia, ed una stimolazione "negativa", come i sintomi gastro-intestinali che descrive.
Prima del 17 marzo, la pizzeria (o i bar, le tavole calde, etc.) erano luoghi per lei "neutri"; dopo il 17 marzo, potrebbero essersi "legati" in modo automatico al malessere da lei provato quella sera.
Per cui, il suo organismo risponderebbe "automaticamente" con sensazioni di "allerta" ogni volta che riconosce nel posto in cui si trova segnali che potrebbero richiamare quella situazione: in pratica, le dice "ATTENTA! In un posto simile sei stata male, VAI VIA!".
Se ci pensa, questo meccanismo (diffuso tra tutti noi appartenenti al Regno Animale) ha un valore di sopravvivenza elevatissimo: ha insegnato ai nostri antenati a non ingerire sostanze nocive e stare lontano da luoghi pericolosi.
E' un pò quello che accade quando si mangia un cibo, di cui magari prima si andava ghiotti, e per un altro motivo (es., l'influenza) si sta male. E' molto probabile che si associ quel cibo, anche se non c'entra nulla, con il malessere, e si tenda ad evitarlo.
La mia è solo una possibile spiegazione, che andrebbe meglio approfondita nel corso di una valutazione psicologica, per impostare un eventuale trattamento psicoterapeutico.
Sempre secondo quest'ottica, considerare quello che le è successo un "messaggio dell'inconscio" potrebbe generare ulteriori problemi, perchè darebbe un significato "nascosto" che non sarebbe possibile verificare, e che potrebbe rappresentare un'ulteriore fonte di ansia.
Una valutazione ed un eventuale trattamento, magari secondo un modello che privilegi la risoluzione dei sintomi come quello cognivivo-comportamentale o strategico, potrebbe essere una soluzione da tenere in considerazione.
Cordialmente
Esprimo questa ipotesi secondo un punto di vista, quello cognitivo-comportamentale, che pone molta attenzione sui processi di apprendimento.
In sostanza, se la mia ipotesi è corretta, potrebbe essersi formato un "collegamento" tramite apprendimento tra una situazione di per sè "neutra", come ad esempio stare in un posto pubblico dove si mangia, ed una stimolazione "negativa", come i sintomi gastro-intestinali che descrive.
Prima del 17 marzo, la pizzeria (o i bar, le tavole calde, etc.) erano luoghi per lei "neutri"; dopo il 17 marzo, potrebbero essersi "legati" in modo automatico al malessere da lei provato quella sera.
Per cui, il suo organismo risponderebbe "automaticamente" con sensazioni di "allerta" ogni volta che riconosce nel posto in cui si trova segnali che potrebbero richiamare quella situazione: in pratica, le dice "ATTENTA! In un posto simile sei stata male, VAI VIA!".
Se ci pensa, questo meccanismo (diffuso tra tutti noi appartenenti al Regno Animale) ha un valore di sopravvivenza elevatissimo: ha insegnato ai nostri antenati a non ingerire sostanze nocive e stare lontano da luoghi pericolosi.
E' un pò quello che accade quando si mangia un cibo, di cui magari prima si andava ghiotti, e per un altro motivo (es., l'influenza) si sta male. E' molto probabile che si associ quel cibo, anche se non c'entra nulla, con il malessere, e si tenda ad evitarlo.
La mia è solo una possibile spiegazione, che andrebbe meglio approfondita nel corso di una valutazione psicologica, per impostare un eventuale trattamento psicoterapeutico.
Sempre secondo quest'ottica, considerare quello che le è successo un "messaggio dell'inconscio" potrebbe generare ulteriori problemi, perchè darebbe un significato "nascosto" che non sarebbe possibile verificare, e che potrebbe rappresentare un'ulteriore fonte di ansia.
Una valutazione ed un eventuale trattamento, magari secondo un modello che privilegi la risoluzione dei sintomi come quello cognivivo-comportamentale o strategico, potrebbe essere una soluzione da tenere in considerazione.
Cordialmente
[#3]
Ex utente
Gent.mo Dr. Gianluca Cali,
La ringrazio per la Sua risposta ritengo che la Sua citazione: "Per cui, il suo organismo risponderebbe "automaticamente" con sensazioni di "allerta" ogni volta che riconosce nel posto in cui si trova segnali che potrebbero richiamare quella situazione: in pratica, le dice "ATTENTA! In un posto simile sei stata male, VAI VIA!"." sia proprio questo il mio problema, che incosciamente ho paura di stare male nuovamente i quel posto che mi sono sentita male.
Infatti a casa non ho nessunissimo problema di questo tipo e mangio con appetito.
La cosa positiva è che certo di mettere la mia forza d'animo e di "sforzarmi" a provare a ritornare in questi posti perchè mi dico: "caspista devo essere più forte!".
Ma probabilmente il mio incoscio reagisce diversamente...
Cordialmente.
Gent.mo Dr. Alessandro Raggi,
invece non ho contattato il mio medico curante perchè quando vado da lui con la "paura" di avere qualcosa lui risponde sempre: "massiì sei giovane, vai a mangiarti una pizza, fai attività e stai tranquilla che non hai nulla..." - ecco perchè sono "bloccata" dal parlarne con lui e pensavo nella mia "ingnoranza" che i sintomi non fossero collegati all'enterite in quanto il medico curante mi ha detto "tempo tre giorni di riposo e starai benissimo".
Cordialmente.
La ringrazio per la Sua risposta ritengo che la Sua citazione: "Per cui, il suo organismo risponderebbe "automaticamente" con sensazioni di "allerta" ogni volta che riconosce nel posto in cui si trova segnali che potrebbero richiamare quella situazione: in pratica, le dice "ATTENTA! In un posto simile sei stata male, VAI VIA!"." sia proprio questo il mio problema, che incosciamente ho paura di stare male nuovamente i quel posto che mi sono sentita male.
Infatti a casa non ho nessunissimo problema di questo tipo e mangio con appetito.
La cosa positiva è che certo di mettere la mia forza d'animo e di "sforzarmi" a provare a ritornare in questi posti perchè mi dico: "caspista devo essere più forte!".
Ma probabilmente il mio incoscio reagisce diversamente...
Cordialmente.
Gent.mo Dr. Alessandro Raggi,
invece non ho contattato il mio medico curante perchè quando vado da lui con la "paura" di avere qualcosa lui risponde sempre: "massiì sei giovane, vai a mangiarti una pizza, fai attività e stai tranquilla che non hai nulla..." - ecco perchè sono "bloccata" dal parlarne con lui e pensavo nella mia "ingnoranza" che i sintomi non fossero collegati all'enterite in quanto il medico curante mi ha detto "tempo tre giorni di riposo e starai benissimo".
Cordialmente.
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>sia proprio questo il mio problema, che incosciamente ho paura di stare male nuovamente i quel posto che mi sono sentita male.
>>Ma probabilmente il mio incoscio reagisce diversamente...
Gentile ragazza, dalla prospettiva che le ho segnalato l'inconscio non c'entra, almeno non nel senso psicoanalitico del termine.
Secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale, anzi, la risposta è quasi "riflessa", ovvero automatica.
Somiglierebbe a quello che succede quando qualcosa le passa vicino agli occhi: lei "automaticamente" li chiude, non "inconsciamente"!
Le faccio questa puntualizzazione perchè altrimenti lei potrebbe essere "tentata" di cercare "significati inconsci" in quello che le è successo. Secondo l'ipotesi che le ho proposto, non sarebbe una soluzione.
Anzi, visto che lei sta seguendo la strada di "proviamo ad esporci", le segnalo che in terapia cognitivo-comportamentale la tecnica più utilizzata e validata scientificamente per affrontare reazioni simili a quelle che descrive è proprio l'esposizione. Solo, non è effettuata "secondo buona volontà" o "forza d'animo", ma secondo principi scientifici, che vengono "aggiustati" su ogni specifica persona (come un abito su misura!).
Cosa pensa dell'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
>>Ma probabilmente il mio incoscio reagisce diversamente...
Gentile ragazza, dalla prospettiva che le ho segnalato l'inconscio non c'entra, almeno non nel senso psicoanalitico del termine.
Secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale, anzi, la risposta è quasi "riflessa", ovvero automatica.
Somiglierebbe a quello che succede quando qualcosa le passa vicino agli occhi: lei "automaticamente" li chiude, non "inconsciamente"!
Le faccio questa puntualizzazione perchè altrimenti lei potrebbe essere "tentata" di cercare "significati inconsci" in quello che le è successo. Secondo l'ipotesi che le ho proposto, non sarebbe una soluzione.
Anzi, visto che lei sta seguendo la strada di "proviamo ad esporci", le segnalo che in terapia cognitivo-comportamentale la tecnica più utilizzata e validata scientificamente per affrontare reazioni simili a quelle che descrive è proprio l'esposizione. Solo, non è effettuata "secondo buona volontà" o "forza d'animo", ma secondo principi scientifici, che vengono "aggiustati" su ogni specifica persona (come un abito su misura!).
Cosa pensa dell'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
[#5]
Ex utente
Ad esserLe sincera ho un po di paura alla domanda "Cosa pensa dell'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?" paura perchè non pensavo che avessi questa necessità e pensavo di cavarmela da sola come ho sempre fatto, ma effettivamente vedo che non ci riesco, e le persone che mi stanno accanto riescono solo a dirmi "devi stare tranquilla è solo stress ecc.. " sà Dottore faccio un lavoro impiegatizio che mi porta ad un accumulo di stress pazzesco, dalla troppa responsabilità ecc... ed è molto tempo che mi tengo molte cose dentro e ora il mio fisico è come se si stesse ribellando..
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Ad esserLe sincera ho un po di paura alla domanda "Cosa pensa dell'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?" paura perchè non pensavo che avessi questa necessità e pensavo di cavarmela da sola come ho sempre fatto, ma effettivamente vedo che non ci riesco
Mi rendo conto che l'idea che non riusciamo a cavarcela da soli, specialmente se siamo abituati a farlo, possa risultarle un pò spaventosa.
Può valutarla come una questione di pro e contro: cosa ci guadagnerebbe e cosa ci perderebbe a provare una consulenza?
>>sà Dottore faccio un lavoro impiegatizio che mi porta ad un accumulo di stress pazzesco, dalla troppa responsabilità ecc...
Spesso, nella valutazione iniziale che si effettua prima di una vera e propria psicoterapia, si nota come i sintomi, specialmente quelli ansiosi, tendono a "scoppiare" in periodi di forte tensione (ad esempio, cambiamenti nella propria vita, periodi di stress lavorativo o familiare, rottura di relazioni importanti etc.). Questi fattori si possono considerare come una sorta di "fertilizzante psicologico" che favorisce (ma non causa!) lo scatenarsi di crisi.
>>ed è molto tempo che mi tengo molte cose dentro e ora il mio fisico è come se si stesse ribellando..
Gentile ragazza, non consideri necessariamente queste due cose come legate tra di loro. Ci sono persone che "tengono dentro" per tutta una vita tante cose, ed il loro fisico non sempre si ribella.
Quando le dicevo che non sempre cercare "significati nascosti" risolve problemi intendevo questo: dalla mia prospettiva, lei rischia di mettere insieme due cose ("ho delle questioni irrisolte" e "ho associato il luogo dove sono stata male con le sensazioni negative che ho provato") che, se la mia ipotesi dovesse essere verificata, non è detto che vadano insieme.
Secondo una prospettiva cognitivo-comportamentale, lei può portarsi dentro delle cose che ora potrebbe sentire l'esigenza di affrontare, anche se l'idea di una psicoterapia magari la spaventa un pò. Ma non sia così certa che sono "queste cose" a causarle gli attacchi che ha descritto: possono benissimo essere fattori indipendenti.
Le allego il link a qualche articolo che potrebbe contenere informazioni utili: se le va, li legga e ci faccia sapere che ne pensa:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cordialmente
Mi rendo conto che l'idea che non riusciamo a cavarcela da soli, specialmente se siamo abituati a farlo, possa risultarle un pò spaventosa.
Può valutarla come una questione di pro e contro: cosa ci guadagnerebbe e cosa ci perderebbe a provare una consulenza?
>>sà Dottore faccio un lavoro impiegatizio che mi porta ad un accumulo di stress pazzesco, dalla troppa responsabilità ecc...
Spesso, nella valutazione iniziale che si effettua prima di una vera e propria psicoterapia, si nota come i sintomi, specialmente quelli ansiosi, tendono a "scoppiare" in periodi di forte tensione (ad esempio, cambiamenti nella propria vita, periodi di stress lavorativo o familiare, rottura di relazioni importanti etc.). Questi fattori si possono considerare come una sorta di "fertilizzante psicologico" che favorisce (ma non causa!) lo scatenarsi di crisi.
>>ed è molto tempo che mi tengo molte cose dentro e ora il mio fisico è come se si stesse ribellando..
Gentile ragazza, non consideri necessariamente queste due cose come legate tra di loro. Ci sono persone che "tengono dentro" per tutta una vita tante cose, ed il loro fisico non sempre si ribella.
Quando le dicevo che non sempre cercare "significati nascosti" risolve problemi intendevo questo: dalla mia prospettiva, lei rischia di mettere insieme due cose ("ho delle questioni irrisolte" e "ho associato il luogo dove sono stata male con le sensazioni negative che ho provato") che, se la mia ipotesi dovesse essere verificata, non è detto che vadano insieme.
Secondo una prospettiva cognitivo-comportamentale, lei può portarsi dentro delle cose che ora potrebbe sentire l'esigenza di affrontare, anche se l'idea di una psicoterapia magari la spaventa un pò. Ma non sia così certa che sono "queste cose" a causarle gli attacchi che ha descritto: possono benissimo essere fattori indipendenti.
Le allego il link a qualche articolo che potrebbe contenere informazioni utili: se le va, li legga e ci faccia sapere che ne pensa:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cordialmente
[#7]
Ex utente
ho letto con cura i Suoi link e li ho trovati interessanti.. devo prendere coraggio e affrontare forse la cura da Lei consigliata e ho paura di essere un po considerata praranoica dal mio compagno e dagli altri.. però anche prima sono provata ad andare in due negozi e ho sentito vampate di caldo e fiacchezza come se avessi la testa iper pesante.
Mentre tornavo verso l'ufficio sentivo le gambe molli allora mi sono fermata ho stretto i pugni e ho detto "hai visto che non è successo nulla" arrivata dentro l'ufficio in un bagno di sudore mi sono calmata.
Mentre tornavo verso l'ufficio sentivo le gambe molli allora mi sono fermata ho stretto i pugni e ho detto "hai visto che non è successo nulla" arrivata dentro l'ufficio in un bagno di sudore mi sono calmata.
[#8]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>devo prendere coraggio e affrontare forse la cura da Lei consigliata
Gentile ragazza, non è detto che, a seguito di una valutazione psicologica, sia indicata per una psicoterapia. Questo sarebbe utile che lo stabilisse uno specialista.
>>ho paura di essere un po considerata praranoica dal mio compagno e dagli altri
E se lei cominciasse a star male ogni volta che esce di casa, se cominciasse a scappar via da negozi, cinema e ristoranti, secondo lei vivrebbe meglio? Ci pensi...
>>però anche prima sono provata ad andare in due negozi e ho sentito vampate di caldo e fiacchezza come se avessi la testa iper pesante
Non so se l'ipotesi dell'ansia che ho pensato va bene per la sua situazione, queste cose si possono stabilire solo in seguito a consulenze "reali", non "virtuali". Ma se la mia ipotesi è corretta, allora forse potrebbe essere in azione un meccanismo che si chiama "generalizzazione".
Funziona così: una reazione ad un determinato stimolo (come stare in un posto pubblico dove si mangia -> avere una reazione ansiosa) si "allarga" anche ad altri stimoli simili ma non identici, come una macchia d'olio che si espande (ora le reazioni ansiose arrivano anche nei negozi).
E' stata brava a fronteggiare la sua ansia, ma forse ora è tempo di valutare interventi più incisivi ed efficaci, come quelli che le ho segnalato.
Gentile ragazza, non è detto che, a seguito di una valutazione psicologica, sia indicata per una psicoterapia. Questo sarebbe utile che lo stabilisse uno specialista.
>>ho paura di essere un po considerata praranoica dal mio compagno e dagli altri
E se lei cominciasse a star male ogni volta che esce di casa, se cominciasse a scappar via da negozi, cinema e ristoranti, secondo lei vivrebbe meglio? Ci pensi...
>>però anche prima sono provata ad andare in due negozi e ho sentito vampate di caldo e fiacchezza come se avessi la testa iper pesante
Non so se l'ipotesi dell'ansia che ho pensato va bene per la sua situazione, queste cose si possono stabilire solo in seguito a consulenze "reali", non "virtuali". Ma se la mia ipotesi è corretta, allora forse potrebbe essere in azione un meccanismo che si chiama "generalizzazione".
Funziona così: una reazione ad un determinato stimolo (come stare in un posto pubblico dove si mangia -> avere una reazione ansiosa) si "allarga" anche ad altri stimoli simili ma non identici, come una macchia d'olio che si espande (ora le reazioni ansiose arrivano anche nei negozi).
E' stata brava a fronteggiare la sua ansia, ma forse ora è tempo di valutare interventi più incisivi ed efficaci, come quelli che le ho segnalato.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.6k visite dal 04/04/2012.
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