La sua era stata una scelta impulsiva

Salve, sono una ragazza di 33 anni. il mio compagno della stessa età dopo due anni di relazione e convivenza, durante un litigio, decide di lasciarmi. le cose tra di noi andavano bene, non c'era noia, stessi interessi, affinità, passione, solo qualche litigio a causa della mia insicurezza e di alcuni suoi atteggiamenti egoistici e dei nostri caratteri forti e orgogliosi, ma niente di irrimediabile o insuperabile. dopo che se ne è andato di casa, per un paio di settimane ha continuato a ripetermi che non se la sentiva piu' di continuare, che dopo quel litigio aveva distrutto tutto, cose belle e brutte. alla fine sono riuscita a fargli capire che la sua era stata una scelta impulsiva e che io ero pronta a migliorare alcuni miei atteggiamenti che lo facevano soffrire, a creare un nuovo equilibrio di coppia. abbiamo quindi riniziato a frequentarci da un mese mezzo ma durante questo periodo è venuto fuori il vero problema: lui (piangendo, cosa che non gli avevo mai visto fare e che mi ha colpito molto) mi ripete che sta attraversando un periodo di confusione in cui si sente vuoto, arido, spento, non vede futuro nè speranza, a causa del lavoro che non c'e' e altri problemi: che questa cosa gli ha creato confusione emotiva nei miei confronti, che non sa da dove è arrivata e perchè questa sua crisi, che non sta bene con nessuno e che quindi preferisce stare solo, non che sta bene solo ma che ora non riesce ad affrontare una relazione, che gli manco e che il problema non sono io e che spera anzi che io resista a questo periodo che pensa essere temporaneo, che probabilmente mi ha lasciata perchè stava già covando tutto questo. premetto che è una persona che durante l'infanzia ha sofferto molto, a causa della separazione dei suoi genitori, genitori peraltro inesistenti durante l'arco di tutta la sua vita (con suo padre nemmeno parla piu') e che questa cosa gli ha lasciato delle modalità autodistruttive. io gli sono vicina, vorrei aiutarlo, gli dico di stare tranquillo e di non pensare al mio dolore ma al suo, non voglio mettergli pressione perchè comunque lo vedo che non è piu' lui anche quando siamo insieme, ride poco, non ha slanci, sembra spento..l'unico momento in cui lo sento veramente vicino è quando facciamo l'amore....mi manca tanto e dopo qualche giorno è inevitabile rivedersi. vorrei sapere come poterlo aiutare in questo momento, se è possibile che passi da solo (lui purtroppo ha un carattere poco riflessivo) o puo' solo peggiorare, e a volte ho il dubbio che tutto cio' che sta provando ora sia solo colpa mia....grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
La situazione che riguarda Lei e il Suo ragazzo potrebbe avere diverse cause ed essere attribuibile solo per una quota parte a Lei. Perche' cerca di assumersene responsabilita? Forse per sentirsi meno impotente? E' senz'altro comprensibile ma non giova.
La crisi del rapporto puo' essere dovuta a voi come coppia e allora dovreste chiedere ad uno psicologo psicoterapeuta di coppia di aiutarvi ad elaborare le problematiche che vi creano disagio.
Mi sembra di buon presagio il desiderio che ancora vi avvicina per fare l'amore. Se il rapporto fosse in crisi irrisolvibile anche tale aspetto sarebbe compromesso.
Auspico che una consuenza specialista possa rasserenare le cose consentendo a entrambi di condividere serenamente con l'altro le propri difficolta'
Codiali saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5
Gentile utente,
immagino che questo sia un momento molto doloroso per lei e anche per il suo compagno.
Quando ci sentiamo profondamente tristi può accadere di mettere in discussione e di non sentire più slanci e stimoli anche verso le cose e le persone che prima ci facevano stare bene.
E' possibile che la tristezza del suo compagno gli abbia fatto perdere speranza, fiducia e stimoli anche verso la vostra storia.

Penso che il suo compagno trarrebbe giovamento dal chiedere aiuto ad un professionista per dare un senso a ciò che gli sta accadendo e per cercare di stare meglio.
Dal canto suo, immagino che voglia aiutarlo a superare questo momento di sofferenza e confusione ma tutto ciò che può fare è stargli vicino e stimolarlo a farsi aiutare.

Le faccio un grande in bocca al lupo

Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> durante questo periodo è venuto fuori il vero problema
>>>

Potrebbe essere "vero" nel senso che è quello su cui avete "deciso" di concordare. La realtà psicologica è una questione di costruzione, e nel caso delle coppie è di co-costruzione, cioè si crea in due.

Abbiamo bisogno di spiegazioni, persino quando si sa che sono incomplete o false, perché avere una spiegazione è più facile da sopportare che nessuna spiegazione.

Se anche lei riconosce di avere o di avere avuto in passato delle spigolosità, potrebbe essere che anche queste abbiano contribuito a forgiare nella mente del suo ragazzo una certa immagine di lei, immagine della quale ora potrebbe avere difficoltà a sbarazzarsi o a rivedere, anche se nel frattempo lei è cambiata.

Se tenete alla vostra storia, potrebbe essere una buona idea rivolgervi insieme a uno psicologo. Potrebbe essere che con alcuni aggiustamenti, da ambo le parti, riusciate a ritrovare il bandolo della matassa.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
ringrazio tutti per le risposte.
purtroppo l'idea di andare da un psicoterapeuta è per lui inesistente....preferisce distruggere e ripartire piuttosto che affrontare certe sue dinamiche, in piu' è una persona molto individualista, molto "ce la devo fare da solo", forse anche per questo mi ha allontanata, invece di farsi aiutare da me. inoltre di questa situazione fra noi e del suo stato d'animo non parla con nessuno, neppure con i suoi piu' cari amici. per tutti ci siamo lasciati e lui ora è tranquillo. mi sono molto impotente sì, perchè lui mi ribadisce che il problema non sono io e che non sa nemmeno perchè si trovi ora in questa situazione di confusione emotiva, cosa per me incomprensibile poichè a differenza sua sono anche troppo riflessiva, e per me una spiegazione ci dev'essere sempre...lui dice che la soluzione è il tempo, io invece vorrei spronarlo a reagire attivamente, a cercare veramente la causa di tutto questo malessere. so che abbiamo un legame fortissimo e che nonostante la sua propensione all'autodistruzione, se lui è ancora qui, vuol dire veramente tanto. ma la mia paura è che presto mi stancherò di questa situazione, inoltre quando ci vediamo non riesco a vivermi il momento in tranquillità, perchè penso sempre a quando ci saluteremo e a tutta l'incertezza e il dolore del momento, e invece forse sarebbe utile per lui che io fossi forte serena e allegra...ho paura che tutto ciò mandi in confusione anche me. io vorrei solo che mi desse una possibilità per fargli vedere quanto possiamo essere ancora piu' felici insieme...non so se in questa situazione sarebbe meglio dare un ultimatum, oppure aspettare, sparire oppure esserci....e quanto tempo puo' durare per una persona tutta questa confusione? grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Potrebbe darsi che il ragazzo effettivamente abbia un forte bisogno di sentire di controllare le cose, seppur illusorio, quindi di sentire di essere lui a decidere, di essere la "causa" di ciò che dovrà succedere o non succedere fra voi.

Potrebbe trattarsi di un problema suo personale su cui, se non è disposto a risolverlo, sarebbe controproducente insistere. Così come sarebbe controproducente insistere con le "seconde occasioni" o gli ultimatum, perché andrebbe contro questa sua esigenza di controllo.

Perciò, se è davvero convinta che fra voi ci sia ancora qualcosa di forte, provi ad assecondarlo. Gli conceda tutto il tempo che vuole e nel frattempo vada avanti con la sua vita, tenendo duro. Se a lei ci tiene, tornerà, ma a quel punto dovrà riconoscere la sua pretesa poco realistica di voler controllare tutto, e dovrà scendere a più miti consigli.

Ovviamente nel frattempo dovreste comportarvi davvero da "separati": continuare a frequentarvi e ad incontrarvi di tanto in tanto servirebbe solo a confondere le acque e ad alimentare malintesi, dentro voi stessi.

In altre parole: a stare insieme ci avete provato. Volete provare anche che cosa si prova a stare separati? Bene, allora fatelo veramente.
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Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
ci sentiamo solo ogni 4/5 giorni per vederci...qualche volta chiamo io, qualche volta chiama lui...quando c'incontriamo fuori io lo ignoro completamente, come se non esistesse. ho provato a dirgli che aspetto che mi chiami lui, e lui a volte accetta e mi chiama, a volte mi dice "chiamami anche te". un paio di settimane fa mi disse che si sentiva in colpa a vedermi e non provare quello che io provo per lui, e che era meglio se non ci vedevamo, poi ha cambiato idea. forse la mancanza dopo un po' è troppo forte, ma non abbastanza. quando ci vediamo, se io provo ad affrontare l'argomento "noi" lui piange e ripete le stesse cose: sono confuso in generale e in questa situazione preferisco stare solo, non sto bene solo e non voglio stare solo ma ora è così, mi manchi ma sono troppo confuso emotivamente per affrontare un rapporto, voglio che tu rimanga legata a me ma se decidi di andare ti capisco, non so da dove arrivi tutta questa confusione, forse dal fatto che non lavoro e non ho obbiettivi certi, non vedo speranza per niente, non siamo tutti uguali io ho reagito così, non sto bene con nessuno nemmeno con me, non penso a un'altra e non m'immagino con un'altra ec. passiamo la serata insieme, facciamo l'amore, dormiamo insieme, e poi la mattina mi saluta con un "tanto ci sentiamo". fin'ora ho creduto che vedendoci ogni tanto, dimostrandogli il mio amore, e passare del tempo insieme (noi due stiamo bene e siamo sempre stati bene insieme) lo potesse aiutare. ma mi rendo conto che così sappiamo entrambi che anche se lontani, l'altro c'e' sempre...quindi cosa dovrei fare? dirgli che è meglio se smettiamo di vederci e sentirci finchè le cose in lui non saranno piu' chiare? ammesso che riesca a farlo, sia per la paura di perderlo definitivamente sia perchè non riuscirei a stare in una posizione di passiva attesa ma preferirei allora chiudere del tutto, morire e rinascere, questo lui non lo intenderebbe come un ultimatum?
grazie mille
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La situazione è già confusa di suo, continuando così non state facendo altro che aumentare la confusione.

Se volete fare chiarezza dentro voi stessi, innanzitutto fate chiarezza nei comportamenti: se vi siete lasciati, dovreste comportarvi come due che si sono lasciati.

Evitando di concedersi, aiuterà lui a capire cosa vuole davvero.
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Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Questo è il principale motivo per cui mi sento fallita e a fatica riesco ad andare avanti: non riesco a chiudere del tutto, non riesco a non concedermi a lui, non riesco a non rispondergli se mi chiama. Mi sento immobile in attesa in una situazione che non volevo e non capisco, e il non poter fare nulla, il non saper bene come comportarmi, la paura di sbagliare, mi crea un'ansia e una sofferenza enorme.
Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se si stente bloccata, ostaggio di una situazione che non riesce a gestire, potrebbe essere un buon motivo per rivolgersi a uno psicologo. Di persona, però.
[#10]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Salve, scrivo per aggiornamenti in merito alla situazione. Nel mese seguente abbiamo continuato a vederci una volta a settimana (e, purtroppo, a giro per locali): le sere passate insieme sono state molto belle, sesso perfetto, intimità, risate, coccole, ed eravamo noi due come quando stavamo insieme. Io lo percepivo migliorato d'umore e quindi ho cominciato a pressarlo un po': gli domandavo tutte le volte se era ancora confuso, quanto tempo ancora sarebbe dovuto passare, che cosa sentiva e come poteva non capire da dove arrivasse, che rischiava di perdermi, che temevo fosse per lui una situazione di comodo. Lui mi ha continuamente ripetuto che la crisi era molto profonda e ci voleva tempo ma non sapeva quanto, che la situazione non stava bene nemmeno a lui ma non riusciva a fare altrimenti, che non stava prendendomi in giro ma che ancora era troppo confuso e privo di slanci. L'ultima sera non ho retto, e dopo l'ennesimo "sono confuso", l'ho messo un po' alle strette, perchè lui mi diceva che la cosa che stava facendo per superare la confusione era svagarsi e non pensare, cosa per me assurda, comunque a quel punto si è irrigidito, mi ha detto "basta, una decisione devo prenderla è meglio che mi chiarisco le idee da solo" io gli ho detto che non l'accettavo e per me sarebbe finito tutto lì, e allora mi ha detto "scelgo per il no." irremovibile, come la prima volta che mi ha lasciata. ha continuato col dirmi che non vede futuro, che non ha riesce piu' ad affrontare le discussioni, che vive di sensazioni e quando ho cercato di fargli capire di non prendere scelte ancora affrettate e dettate dal momento, mi ha detto "non so se ti amo, me lo sono continuato a chiedere in tutti questi mesi. però se decido per il no, allora vuol dire che non ti amo. se la testa prevale sul cuore, ecco, significa che non ti amo". due ore a singhiozzare entrambi, ma la decisione è stata quella. alla mia domanda "ma lo vedi che stiamo bene insieme?" mi ha risposto "sono stati gli ultimi momenti belli prima della fine". il giorno dopo sono tornata da lui ma mi ha ripetuto che è vero che è in crisi, che non sa se è stata successiva al fatto di avermi lasciato o se il fatto che ci siamo lasciati ne è stata una conseguenza, che in questo momento non si sente di poter affrontare una relazione, anche se sa che non vuole stare solo e non sta bene solo (?) ma che comunque ormai aveva deciso che non mi amava piu' e quindi finiva tutto lì. Io di fatto ho accettato e, dopo avergli parlato per l'ennesima volta con il cuore in mano, mi sono arresa. Ora mi chiedo: è normale che io non creda al suo "non ti amo piu'?" è un normale meccanismo di autodifesa della mia mente, vista anche tutta la situazione, oppure io lo sento e quindi non mi arrendo per questo? Perchè temo prima o poi di ricascarci e richiamarlo. Inoltre abbiamo una situazione difficile in quando frequentiamo gli stessi locali e abbiamo i soliti amici in comune, per cui c'incontriamo spesso e passiamo le serate a pochi metri di distanza. Io non riesco nemmeno a salutarlo e so che lui non accetta questa cosa, ma non è ripicca è che per me lui non esiste piu', e anche solo dirgli ciao sarebbe accettare che lui è lì.....mi sento inoltre molto sola perchè non posso in questo momento nemmeno godermi le mie amicizie, che, essendo state prima sue, e poi mischiatosi con le mie, quando organizzano cene o uscite mi tagliano completamente fuori. ma d'altronde, come potrei gestirlo? sono piena di sensi di colpa (se non gli avessi messo pressione, mi avrebbe riamata?) e odio nei suoi confronti, per come mi abbia lasciata di punto in bianco, nel giro di una serata. la sera prima "ti amo", il giorno dopo prende la porta e va via.....grazie e scusate per la lungaggine
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signora, non dev scusarsi! Scriverci e' un modo di riflettere e mettere in parola tutti I suoi perche.
La sua incredulita' e' un meccanismo di difesa. Purtroppo non molto adeguato perche' le lascia viva la speranza e la sofferenza. Migliore sarebbe una acritica accettazione, una pausa nell'ossessiva ricerca di una ragione. Un rimandare la disamina a quando il cuore sara' piu' calmo e meno dolorante.
Un caro saluto
[#12]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Grazie per la risposta.
Ieri ha confessato a una cara amica in comune che sta male, che non è semplice nemmeno per lui perchè ha rinunciato a una cosa stupenda, ma che non sa amare quanto lo amo io e io mi merito di piu', che tutto cio' è colpa dei suoi problemi d'infanzia (genitori separati che in seguito l'hanno completamente abbandonato). io so che invece lui è capace di amare perchè lo ha fatto per due anni, fino a quando per un litigio non se n'e' andato di casa e in lui da quel giorno, e non prima, si è instaurato il dubbio di amarmi o no. Non so che fare, avrei voglia di correre da lui abbracciarlo e dirgli che posso curarlo ma so che sarebbe inutile. Forse sarebbe solo utile a me stessa per provare un odio che adesso non sento. Cosa è giusto fare, rassegnarsi o provare ancora a riprendere un compagno in crisi?
Grazie
[#13]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Non sarebbe utile neanche a Lei, gentile signora: non sorgerebbe in Lei odio, ma ulteriore incredilita' e accanimento.
Lo lasci fare quest'opera di elaborazione da solo. Solo dalla riflessione conseguente ad essa puo' mutare il suo sentire verso di Lei. Qualsiasi intervento da parte Sua lo porterebbea difendersi.
Gli lasci del tempo. E lo prenda anche per Lei! Poi si rifara' una valutazione sul da farsi!