Dopo la fine di una storia importante...

Buongiorno,

Dopo la fine di una storia importante con convivenza, c'è un periodo di tempo determinato da far passare prima di iniziarne un'altra? Un periodo di tempo per intenderci in cui "rimarginare le ferite" della precedente relazione, riflettere sui propri/errori altrui, investire a far felici noi stessi per poter poi trovare una relazione "piu' adeguata" a quello che veramente vogliamo? Non vivo piu' assieme al mio ragazzo solo da un mese e ho già una persona a cui interesso e che mi potrebbe forse interessare, un collega.. Pero' mi sento ancora confusa, non so bene se voglio vivere in questo paese per sempre (vivo all'estero), forse me ne voglio tornare presto in Italia e se iniziassi una storia qui significherebbe che dovrei di nuovo potenzialmente legarmi a questi posti... Insomma, non vorrei perdere delle occasioni forse interessanti ma allo stesso tempo mi chiedo se si è in grado di decidere veramente dopo così poco tempo? O cos' è meglio fare nel frattempo? Tante Grazie
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Gentile utente,
non c'è una "regola" che valga universalmente. Una storia che finisce, specie se importante, comporta inevitabilmente della sofferenza, a volte siamo pronti a viverla, altre volte preferiremmo evitarla.

Il consiglio è quello di ascoltare sè stessa così da capire cosa prova in questo momento, cosa prova per la fine della sua storia e cosa prova per questa persona alla quale potrebbe legarsi adesso.
Lasci che siano le sue emozioni autentiche a guidarla e non valutazioni astratte su cosa sia più giusto o sbagliato fare.

Un caro saluto e in bocca al lupo

Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102 45
Gentile Ragazza,
parallelamente a questa sua richiesta di consulto ho letto anche il quesito da Lei posto quasi due anni fa.
Presumo (è davvero così?) che la storia importante che si è conclusa un mese fa sia quella di cui raccontava allora, esprimendo dubbi e incertezze per certi versi molto simili a quelli riportati oggi, consistenti tutto sommato nella difficoltà a compiere delle scelte e, di conseguenza, prendere una decisione.
Allora si era poi rivolta ad uno psicologo, come le era stato consigliato dai colleghi?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Gent.le Dott.ssa,

Grazie per aver "indagato oltre"; avevo iniziato delle sedute con uno psicologo in Italia pero' purtroppo non sono riuscita a continuarle perchè mi sono ritrasferita all'estero (per seguire quel ragazzo con cui ora è finita, esatto, quello della mia storia precedente) e non ho piu' avuto disponibilità economiche. Ora che ho una situazione lavorativa piu' stabile volevo iniziare qui un percorso terapico. Mi rendo conto che alcune cose si ripresentano nella mia vita e forse sono legate anche a nodi irrisolti nel rapporto coi miei genitori. Ma cos'è in generale che ci fa essere così titubanti nel prendere decisioni fondamentali per la nostra vita? Forse l'insicurezza derivata da genitori troppo protettivi o "invadenti" in passato?


Cordiali saluti
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102 45
<<Ma cos'è in generale che ci fa essere così titubanti nel prendere decisioni fondamentali per la nostra vita? Forse l'insicurezza derivata da genitori troppo protettivi o "invadenti" in passato?>>

Gentile Ragazza,
questa potrebbe essere un'ipotesi plausibile, ma che andrebbe indagata appunto all'interno di un setting terapeutico individualizzato: ciò che vale per Lei non è detto valga per altre persone nei medesimi termini, e viceversa.
Ciò per cui sarebbe però più importante un percorso di questo tipo, a mio avviso, non sarebbe tanto cercare cause più o meno remote che ora la fanno agire in un determinato modo, quanto piuttosto trovare e sperimentare modalità di risposta alternative e più funzionali per Lei alle situazioni che la vita le presenta.

Cordiali saluti.
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Gentile ragazza,
a volte comprendere a pieno i propri stati interni e le proprie emozioni non è semplice. Quando la "posta in gioco" è alta poi, questa capacità di "automonitorarsi" può diventare ancora più deficitaria. Se non comprendiamo le nostre emozioni e i nostri stati interni prendere decisioni importanti diventa molto difficile.
Le ragioni di questa difficoltà di accesso alle proprie emozioni e ai propri stati interni sono molteplici e certamente sarebbe utile indagarle. "Allenarsi" ad esercitare questa capacità è ancora più utile e può essere fatto all'interno di un percorso psicoterapeutico. Per questo il consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

Non so dove risieda in questo momento ma so che molti colleghi psicoterapeuti italiani lavorano in diversi paesi europei con persone che, come lei, vivono e lavorano fuori dall'italia. I consolati spesso mettono a disposizione dei nostri connazionali degli "elenchi" di medici e psicoterapeuti italiani all'estero.
Potrebbe essere un'idea, ci pensi

un caro saluto e in bocca al lupo
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Utente
Utente
Gent.le Dott.ssa Riccio, la ringrazio!
Sì, anche se mi hanno detto (ho fatto già in passato alcuni cicli di psicoterapia) che ho una capacità d'autoanalisi piuttosto buona, concordo che sia difficile e stressante cercare di risolvere e di capire i proprio stati d'animo da soli. Anche se trovo di non avere dei grossi problemi (riesco ad avere e mantenere relazioni con le persone, carriera ed impegni vari ed ho una visione tutto sommato positiva delle cose) le mie relazioni con il sesso opposto sono a volte problematiche e come dice lei, carico spesso le mie decisioni di troppe aspettative, che forse non sono nemmeno mie... Ecco, sento di dovermi liberare di alcune zavorre che sento in fondo non mi appartengano nemmeno... Iniziero' un percorso da Aprile. C'è una durata o una frequenza specifica? Come faccio a sapere se la terapia sta avendo dei risultati positivi su di me? Ho sentito che spesso n c'è una corrispondenza automatica terapeuta con paziente x, ma che ogni paziente si trova meglio con un determinato metodo, ecc... Buona giornata
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Carissima,
dia un occhio a questo articolo sulla scelta dell'approccio psicoterapeutico

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

e' vero, non c'è una "corrispondenza automatica" tra terapeuta e paziente sia per ciò che concerne il metodo sia per ciò che concerne le "affinità" quindi il consiglio è quello di fermarsi e intraprendere il percorso solo con quel terapeuta col quale sente di essere capita e si sente a suo agio.
Frequenza, durata e obiettivi della terapia sono elementi importanti che vengono concordati nella prima fase, tenerli sempre ben presenti è un buon modo per valutare l'andamento del lavoro e per capire se la terapia sta funzionando oppure no.

Provi a leggere questo articolo, penso che possa esserle utile
http://www.milanopsicologo.it/le-10-qualita-di-uno-psicoterapeuta-efficace/

Le faccio un enorme in bocca al lupo, se vuole ci tenga aggiornati!
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
oltre al tempo ideale tra la fine di una relazione e l'altra, che è soggettivo ed in funzione dell'importanza della relazione, un altro importante elemento da considerare è l'incontro con se stessi.
L'incontro tra due individui, è il frutto dell'incontro tra due storie passate, un presente dei due ed uno comune, aspettative di vita future, aspetto emozionale e sessuale e tantissimo altro.
La psicoterapia, rappresenta la strada migliore per la migliore conoscenza di sè.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it