Mancanza di reazioni emotive
Sono ancora giovane, non ho neppure compiuto vent'anni, eppure sento che ormai non mi è rimasto alcun motivo per vivere.
Mi sento come un peso inutile per la società, perché non ho voglia né entusiasmo di fare nulla. Sono paranoica riguardo molte cose: mi prendo facilmente di ansia al minimo disturbo fisico e non; mi sento fortemente inadeguata e incapace a vivere, non riesco ad adattarmi completamente agli altri. Da un lato, trovo quasi chiunque terribilmente irrilevante, vuoto, poco interessante, vorrei poter essere capace a stare da sola. Dall'altro, essendo un essere umano, vorrei poter fare qualcosa per sentirmi più normale e accettata dall'esterno, come tutte quelle persone che riescono sempre ad essere meravigliosamente appropriate e mai fuori luogo, come mi sento io la maggior parte del tempo. Non che io sia mai stata emarginata da nessuno: ho sempre conosciuto molta, moltissima gente, con la maggior parte della quale (siano escluse dal gruppo non più di due persone) ho instaurato rapporti brevi, superficiali, e sempre mediati da una maschera di indifferenza, menefreghismo e forza caratteriale che credo di portare per evitare di essere derisa, apparire debole. Amo essere l'oggetto di discussione e sono molto egocentrica, ma ho contemporaneamente la certezza e la paura che morirò sola perché riesco sempre a rovinare tutte le relazioni che ho. Non ho mai veramente sentito di avere nessuno su cui contare.
Inoltre... So che mi volevano e mi vogliono bene, ma non posso dimenticare che talvolta, da bambina, quando disubbidivo (cosa che ero solita fare), i miei genitori avevano la "simpatica" abitudine di chiudere i balconi così che la gente non vedesse dall'esterno, e iniziare a picchiarmi fino a farmi scoppiare di lacrime. Oggi non lo fanno più, ma non l'ho mai dimenticato, non l'ho neanche mai detto a nessuno, e comunque gli voglio bene come sono convinta che ne vogliano loro a me. Non amo parlare dei fatti miei, ma contemporaneamente vorrei che fosse presente qualcuno nella mia vita che si ponesse come primo obiettivo solamente quello di proteggermi, ma mi sento stupida ad avere questo desiderio. Ho un ragazzo che dice di tenere a me, ma non riesco ad aprirmi con lui. Ho sempre fatto scelte sbagliate e a volte non ho potuto rimediare senza perderci qualcosa.
Ne ho vissuti molti di stress emotivi, in sostanza, ma adesso, pian piano, non provo più niente. Non riesco neanche a provare gioia, a stupirmi, da tantissimo tempo; non so più come si fa. Ho parlato con uno psicologo ma non mi va di tornarci, perché la mia famiglia mi obbliga a rivolgermi a un uomo che, nonostante sia un ottimo professionista, conosco da tutta la vita, perché è il mio padrino di battesimo, e non mi sento a mio agio a confidarmi apertamente con lui, al di là del fatto che, come anche lui sostiene, non è corretto.
Sono condannata all'indifferenza eterna? Come si "chiama" il mio problema?
Mi scuso per la lunghezza.
Mi sento come un peso inutile per la società, perché non ho voglia né entusiasmo di fare nulla. Sono paranoica riguardo molte cose: mi prendo facilmente di ansia al minimo disturbo fisico e non; mi sento fortemente inadeguata e incapace a vivere, non riesco ad adattarmi completamente agli altri. Da un lato, trovo quasi chiunque terribilmente irrilevante, vuoto, poco interessante, vorrei poter essere capace a stare da sola. Dall'altro, essendo un essere umano, vorrei poter fare qualcosa per sentirmi più normale e accettata dall'esterno, come tutte quelle persone che riescono sempre ad essere meravigliosamente appropriate e mai fuori luogo, come mi sento io la maggior parte del tempo. Non che io sia mai stata emarginata da nessuno: ho sempre conosciuto molta, moltissima gente, con la maggior parte della quale (siano escluse dal gruppo non più di due persone) ho instaurato rapporti brevi, superficiali, e sempre mediati da una maschera di indifferenza, menefreghismo e forza caratteriale che credo di portare per evitare di essere derisa, apparire debole. Amo essere l'oggetto di discussione e sono molto egocentrica, ma ho contemporaneamente la certezza e la paura che morirò sola perché riesco sempre a rovinare tutte le relazioni che ho. Non ho mai veramente sentito di avere nessuno su cui contare.
Inoltre... So che mi volevano e mi vogliono bene, ma non posso dimenticare che talvolta, da bambina, quando disubbidivo (cosa che ero solita fare), i miei genitori avevano la "simpatica" abitudine di chiudere i balconi così che la gente non vedesse dall'esterno, e iniziare a picchiarmi fino a farmi scoppiare di lacrime. Oggi non lo fanno più, ma non l'ho mai dimenticato, non l'ho neanche mai detto a nessuno, e comunque gli voglio bene come sono convinta che ne vogliano loro a me. Non amo parlare dei fatti miei, ma contemporaneamente vorrei che fosse presente qualcuno nella mia vita che si ponesse come primo obiettivo solamente quello di proteggermi, ma mi sento stupida ad avere questo desiderio. Ho un ragazzo che dice di tenere a me, ma non riesco ad aprirmi con lui. Ho sempre fatto scelte sbagliate e a volte non ho potuto rimediare senza perderci qualcosa.
Ne ho vissuti molti di stress emotivi, in sostanza, ma adesso, pian piano, non provo più niente. Non riesco neanche a provare gioia, a stupirmi, da tantissimo tempo; non so più come si fa. Ho parlato con uno psicologo ma non mi va di tornarci, perché la mia famiglia mi obbliga a rivolgermi a un uomo che, nonostante sia un ottimo professionista, conosco da tutta la vita, perché è il mio padrino di battesimo, e non mi sento a mio agio a confidarmi apertamente con lui, al di là del fatto che, come anche lui sostiene, non è corretto.
Sono condannata all'indifferenza eterna? Come si "chiama" il mio problema?
Mi scuso per la lunghezza.
[#1]
Come si chiama il suo problema non lo si può sapere da quì, ma anche sapendo il nome, la domanda credo dovrebbe essere :
"come faccio a venirne fuori?"
Parlare una volta con uno psicologo, non serve molto, così come rivolgersi al suo padrino, che per quanto adulto ed un professionista, non credo possa fare il suo terapeuta.
Lei è maggiorenne, quindo può tranquillamnete rivolgersi al consultorio o ad una struttura pubblica della sia zona, dove troverà professionisti referenziati, pronti per occuparsi di lei.
"come faccio a venirne fuori?"
Parlare una volta con uno psicologo, non serve molto, così come rivolgersi al suo padrino, che per quanto adulto ed un professionista, non credo possa fare il suo terapeuta.
Lei è maggiorenne, quindo può tranquillamnete rivolgersi al consultorio o ad una struttura pubblica della sia zona, dove troverà professionisti referenziati, pronti per occuparsi di lei.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Buongiorno,
leggendo la sua lettera e la sua storia ho anch'io, come la collega, da subito pensato che lei, essendo maggiorenne, può tranquillamente rivolgersi direttamente alla asl di competenza per trovare il supporto psicologico di un professionista che la possa aiutare a trovare la motivazione e il contatto emotivo positivo che sembrano mancarle in questa fase della sua vita.
Come vede l'indifferenza di cui lei parla qui non l'ha ricevuta e non l'ha nemmeno espressa lei, infatti parla di sue emozioni, sentimenti, si percepisce il suo dolore, anche se dice che piano piano sta "sentendo" sempre meno... se si è rivolta a noi è perchè probabilmente ha la volontà di affrontare il suo disagio, quindi vada fino in fondo, si informi presso la sua asl e si lasci aiutare.
un caro saluto
Dr.ssa Cervi
leggendo la sua lettera e la sua storia ho anch'io, come la collega, da subito pensato che lei, essendo maggiorenne, può tranquillamente rivolgersi direttamente alla asl di competenza per trovare il supporto psicologico di un professionista che la possa aiutare a trovare la motivazione e il contatto emotivo positivo che sembrano mancarle in questa fase della sua vita.
Come vede l'indifferenza di cui lei parla qui non l'ha ricevuta e non l'ha nemmeno espressa lei, infatti parla di sue emozioni, sentimenti, si percepisce il suo dolore, anche se dice che piano piano sta "sentendo" sempre meno... se si è rivolta a noi è perchè probabilmente ha la volontà di affrontare il suo disagio, quindi vada fino in fondo, si informi presso la sua asl e si lasci aiutare.
un caro saluto
Dr.ssa Cervi
Sarah Cervi
www.psicologadellosviluppo-roma.blogspot.it
www.comunitalaquiete.blogspot.it
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