Blocco nello studio e depressione
Salve,
da molto tempo soffro di disturbi d'ansia generalizzata (che poi sfociano in veri e propri attacchi di panico) e mi è stato diagnosticato un disturbo ciclotimico dell'umore.
Sin dalla scuola elementare sono sempre stata una brava studentessa, anche se non diligente; tuttavia non riuscivo mai ad essere "la più brava" e questa cosa mi faceva male al punto che al momento di scegliere la scuola superiore ho ripiegato su di un liceo più "facile" rispetto ai miei piani. Mi sono diplomata, seppure con grandi difficoltà, in un periodo di fortissimi attacchi di panico e autolesionismo, con la valutazione di 86 e anche se è un voto molto alto,specie per una persona con dei disturbi abbastanza importanti, mi son sentita sconfitta, delusa. All'università ho voluto seguire più le passioni che il desiderio di successo ( in realtà credo che il mio non farcela dipenda dall'idea di essere inferiore, di non potercela fare affatto, di partire handicappata) e mi ritrovo molto indietro con gli esami. A dicembre ho provato a sostenerne uno e un attacco di panico mi ha sorpresa durante l'interrogazione... Da lì mi sono sentita una fallita. Ho smesso di uscire di casa, di mangiare, di studiare. I rapporti sessuali con il mio ragazzo erano penosi, il mio ritmo sonno/veglia sballato. Sono precipitata in un abisso. La mia psicologa mi ha seguito pazientemente e adesso sono riuscita a ricominciare i corsi universitari, a studiare, a prendere il treno e l'autobus (cose impensabili per me prima) ma la paura di fallire è tanta. Ho paura di non prendere il massimo agli esami, di sentirmi dire che sono un'idiota, che sono una persona senza cultura, che non avrei dovuto ambire ad una facoltà così (frequento filosofia, che nonostante ai più appaia come una perdita di tempo per gente senza voglia di darsi da fare è un covo di serpi che non aspettano altro che farti notare di non avere la loro stessa preparazione liceale). Ho paura di fallire, paura che questo momento in cui il futuro sembra possibile e il presente "più facile" sia in realtà una stupidissima fase maniacale di uno stupidissimo disturbo dell'umore. Perché la felicità mi è impossibile? So che la terapia psicologica è lunga, e in parte sta funzionando egregiamente, ma riuscirò mai a godermi il mio essere donna, studentessa, lavoratrice, senza dover pensare che la mia felicità sia in realtà il sintomo di una malattia?
da molto tempo soffro di disturbi d'ansia generalizzata (che poi sfociano in veri e propri attacchi di panico) e mi è stato diagnosticato un disturbo ciclotimico dell'umore.
Sin dalla scuola elementare sono sempre stata una brava studentessa, anche se non diligente; tuttavia non riuscivo mai ad essere "la più brava" e questa cosa mi faceva male al punto che al momento di scegliere la scuola superiore ho ripiegato su di un liceo più "facile" rispetto ai miei piani. Mi sono diplomata, seppure con grandi difficoltà, in un periodo di fortissimi attacchi di panico e autolesionismo, con la valutazione di 86 e anche se è un voto molto alto,specie per una persona con dei disturbi abbastanza importanti, mi son sentita sconfitta, delusa. All'università ho voluto seguire più le passioni che il desiderio di successo ( in realtà credo che il mio non farcela dipenda dall'idea di essere inferiore, di non potercela fare affatto, di partire handicappata) e mi ritrovo molto indietro con gli esami. A dicembre ho provato a sostenerne uno e un attacco di panico mi ha sorpresa durante l'interrogazione... Da lì mi sono sentita una fallita. Ho smesso di uscire di casa, di mangiare, di studiare. I rapporti sessuali con il mio ragazzo erano penosi, il mio ritmo sonno/veglia sballato. Sono precipitata in un abisso. La mia psicologa mi ha seguito pazientemente e adesso sono riuscita a ricominciare i corsi universitari, a studiare, a prendere il treno e l'autobus (cose impensabili per me prima) ma la paura di fallire è tanta. Ho paura di non prendere il massimo agli esami, di sentirmi dire che sono un'idiota, che sono una persona senza cultura, che non avrei dovuto ambire ad una facoltà così (frequento filosofia, che nonostante ai più appaia come una perdita di tempo per gente senza voglia di darsi da fare è un covo di serpi che non aspettano altro che farti notare di non avere la loro stessa preparazione liceale). Ho paura di fallire, paura che questo momento in cui il futuro sembra possibile e il presente "più facile" sia in realtà una stupidissima fase maniacale di uno stupidissimo disturbo dell'umore. Perché la felicità mi è impossibile? So che la terapia psicologica è lunga, e in parte sta funzionando egregiamente, ma riuscirò mai a godermi il mio essere donna, studentessa, lavoratrice, senza dover pensare che la mia felicità sia in realtà il sintomo di una malattia?
[#1]
Gentile Signorina,
è ancora in cura dalla psicologa?
Se si, che tipo di percorso sta effettuando?
La felicità, o meglio il benessere, non può essere un sintomo della malattia, ma un percorso da raggiungere ementanere nel tempo, che equivale al concetto di qualità di vita.
Le oscillazioni del tono dell'umore, rappresentano invece il segnale di malattia
è ancora in cura dalla psicologa?
Se si, che tipo di percorso sta effettuando?
La felicità, o meglio il benessere, non può essere un sintomo della malattia, ma un percorso da raggiungere ementanere nel tempo, che equivale al concetto di qualità di vita.
Le oscillazioni del tono dell'umore, rappresentano invece il segnale di malattia
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
credo che i suoi dubbi siano legittimi (visto che le è stata fatta questa diagnosi) e comprensibili... però, a mio avviso, sarebbe bene lei li esprimesse alla sua terapeuta. Sicuramente la conosce meglio di quanto potremmo conoscerla noi in questa sede e può accogliere, oltre che le sue perplessità, anche il suo sfogo sostendendola e stimolandola nel trovare (o ritrovare) l'orientamento.
Se il suo rivolgersi a noi invece è un segno che lei ha dubbi riguardo al percorso terapeutico che sta facendo allora ciò che mi sento di suggerirle e di riflettere attentamente per verificare se in effetti è cosi e poi parlarne con la sua psicologa prendendo una decisione di cambiamento.
saluti cordiali
Dr.ssa Cervi
credo che i suoi dubbi siano legittimi (visto che le è stata fatta questa diagnosi) e comprensibili... però, a mio avviso, sarebbe bene lei li esprimesse alla sua terapeuta. Sicuramente la conosce meglio di quanto potremmo conoscerla noi in questa sede e può accogliere, oltre che le sue perplessità, anche il suo sfogo sostendendola e stimolandola nel trovare (o ritrovare) l'orientamento.
Se il suo rivolgersi a noi invece è un segno che lei ha dubbi riguardo al percorso terapeutico che sta facendo allora ciò che mi sento di suggerirle e di riflettere attentamente per verificare se in effetti è cosi e poi parlarne con la sua psicologa prendendo una decisione di cambiamento.
saluti cordiali
Dr.ssa Cervi
Sarah Cervi
www.psicologadellosviluppo-roma.blogspot.it
www.comunitalaquiete.blogspot.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5.4k visite dal 22/03/2012.
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