Senso di vuoto e ansia.
Salve, sono una ragazza di 27 anni che crede di avere dei problemi psicologici. Non ricordo neanche da quando ho cominciato a star male ma penso che molto abbia influito l'iperprotezione di mia madre, associata alla severità di mio padre. Ho vissuto un'adolescenza difficile, in cui mi rifiutavo di andare a scuola perché denigrata dagli altri; mi procuravo dei piccoli tagli tra le dita e alternavo la fame nervosa, agli attacchi di vomito dati dall'ansia. Dopo la morte di una delle persone più importanti della mia vita, ho incominciato ad avere anche gli attachi di panico. Ho avuto sempre paura di tutto e non ho mai avuto rapporti intimi con nessuno. Da una decina di anni vivo in casa come una reclusa, per la paura di affrontare ogni singola situazione. Non lavoro, non ho amici, non ho passioni; ho solo vergogna. E anche se con la mia famiglia fingo di essere forte, rendomi antipatica, aggressiva, spesso anche brutale, sento sempre un vuoto dentro che non riesco a colmare; perché ogni volta che c'ho provato o ho avuto grosse delusioni o ho mollato ancora prima di provarci. Mi sento un inetto incapace, solo e impossibilitato ad agire perché ogni volta che ci provo, ho dei veri e propri attacchi di irrazionalità che mi fanno sentire come violata. Quando qualcuno mi spinge a reagire mi sembra di subire la più grossa delle violenze. Ho letto da qualche parte che potrebbe essere un disturbo evitante di personalità. Mi sembra di vedere la mia vita scivolare così... senza nessun senso. Vorrei fare qualcosa ma non so da dove partire; non ce la faccio più e ne soffro terribilmente. Ho provato a chiedere aiuto in famiglia ma mio padre sostiene che dovrei parlarne con lui e non con uno sconosciuto. Ma quando mi si chiede di aprirmi è come se qualcuno mi forzasse per non farmi parlare. Ho tralasciato molto ma volevo sapere che devo fare.
Devo rivolgermi ad un esperto? Ho paura di non riuscire ad aprirmi.
Devo riprovare a chiedere aiuto in famiglia?
Grazie per le risposte
Devo rivolgermi ad un esperto? Ho paura di non riuscire ad aprirmi.
Devo riprovare a chiedere aiuto in famiglia?
Grazie per le risposte
[#1]
Gent.ma Signorina, da quello che di dice la situazione e' complessa.
Ci sono diversi indici che fanno ipotizzare una distruttivita', una aggressivita' rivolta verso se stessa oltre che verso gli altri.
E' molto positivo pero' c he Lei stia chiedendo aiuto.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo psierapeuta per una valutazione dei suoi disagi.
A livello individuale l consiglierei di rivolgrrsi ad un professionista che operi con un approccio psicodinamico che mi sembra il più' adatto a Lei.
Mi faccia sapere come va!
Cordiali saluti
Ci sono diversi indici che fanno ipotizzare una distruttivita', una aggressivita' rivolta verso se stessa oltre che verso gli altri.
E' molto positivo pero' c he Lei stia chiedendo aiuto.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo psierapeuta per una valutazione dei suoi disagi.
A livello individuale l consiglierei di rivolgrrsi ad un professionista che operi con un approccio psicodinamico che mi sembra il più' adatto a Lei.
Mi faccia sapere come va!
Cordiali saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
<Vorrei fare qualcosa ma non so da dove partire>;
Gentile ragazza,
ha cominciato con lo scrivere qui, ora sarebbe davvero il caso che si rivolgesse direttamente a uno psicologo/psicoterapeuta, poiché esprime una sofferenza davvero forte, radicata nel tempo e con pesanti limitazioni nella sua vita.
<Devo rivolgermi ad un esperto? Ho paura di non riuscire ad aprirmi.>
Non tema, è compito dello psicologo metterla a suo agio e aiutarla ad aprirsi, inizi con il chiedere un primo consulto.
Inizi con questo primo, utile passo verso una qualità di vita migliore.
A questo link può trovare un articolo sui vari orientamenti terapeutici che la può aiutare nella scelta dello specialista
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cari auguri
Gentile ragazza,
ha cominciato con lo scrivere qui, ora sarebbe davvero il caso che si rivolgesse direttamente a uno psicologo/psicoterapeuta, poiché esprime una sofferenza davvero forte, radicata nel tempo e con pesanti limitazioni nella sua vita.
<Devo rivolgermi ad un esperto? Ho paura di non riuscire ad aprirmi.>
Non tema, è compito dello psicologo metterla a suo agio e aiutarla ad aprirsi, inizi con il chiedere un primo consulto.
Inizi con questo primo, utile passo verso una qualità di vita migliore.
A questo link può trovare un articolo sui vari orientamenti terapeutici che la può aiutare nella scelta dello specialista
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Gentile ragazza,
dice "quando mi si chiede di aprirmi è come se qualcuno mi forzasse per non farmi parlare" e all'idea di rivolgersi ad un esperto "ho paura di non riuscire ad aprirmi". Può capitare soprattutto all'inizio ma, come già sottolineato dalla Collega, sarà aiutata e supportata comprendendo che la sua è una difficoltà legittima. Credo anche che il "voglio fare qualcosa" "non ce la faccio più e ne soffro terribilmente" possa essere una buona motivazione per intraprendere con uno specialista un percorso finalizzato al suo benessere.
Un saluto.
dice "quando mi si chiede di aprirmi è come se qualcuno mi forzasse per non farmi parlare" e all'idea di rivolgersi ad un esperto "ho paura di non riuscire ad aprirmi". Può capitare soprattutto all'inizio ma, come già sottolineato dalla Collega, sarà aiutata e supportata comprendendo che la sua è una difficoltà legittima. Credo anche che il "voglio fare qualcosa" "non ce la faccio più e ne soffro terribilmente" possa essere una buona motivazione per intraprendere con uno specialista un percorso finalizzato al suo benessere.
Un saluto.
Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com
[#6]
Gentile ragazza,
se ha letto l'articolo che le ho segnalato, avrà avuto modo di farsi un'idea in merito ai vari orientamenti.
Tenga presente che il fine di ogni approccio terapeutico è quello di restituire benessere psicologico alla persona e che un fattore importantissimo per la riuscita di un percorso è l'alleanza terapeutica, cioè quel clima di mutua fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta.
Nel suo post ha espresso alcune problematiche importanti che potrebbero essere trattate da approcci differenti, come ad esempio anche quello cognitivo-comportamentale o sistemico-relazionale dal mio punto di vista.
Con questo esprimo un parere personale, senza nulla togliere ai suggerimenti dati dalla collega.
Cordialmente
se ha letto l'articolo che le ho segnalato, avrà avuto modo di farsi un'idea in merito ai vari orientamenti.
Tenga presente che il fine di ogni approccio terapeutico è quello di restituire benessere psicologico alla persona e che un fattore importantissimo per la riuscita di un percorso è l'alleanza terapeutica, cioè quel clima di mutua fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta.
Nel suo post ha espresso alcune problematiche importanti che potrebbero essere trattate da approcci differenti, come ad esempio anche quello cognitivo-comportamentale o sistemico-relazionale dal mio punto di vista.
Con questo esprimo un parere personale, senza nulla togliere ai suggerimenti dati dalla collega.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.5k visite dal 15/03/2012.
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