Problemi nel parlare al telefono
Gentile dottore, mi chiamo Francesco e ho 30 anni.
Il mio problema è nel parlare al telefono.
Lavoro come impiegato in una grossa ditta e gestisco alcune filiali. Spesso mi capita di dovere contattare telefonicamente i responsabili di filiale per far presente i problemi che rilevo ed esortarli a risolverli (dando le dovute indicazioni). Oppure mi capita di dover chiamare i fornitori per farmi spedire copie di documenti o chiedere chiarimenti. Ebbene, ogni volta che capitano occasioni del genere e mi appresto a telefonare, sono colto da una forte agitazione. Le mani iniziano a sudare e tremano quando parlo; infatti cerco di gesticolare il più possibile affinchè i colleghi non se ne accorgano. Oppure le nascondo.
Ma il problema più grosso è la voce. Il tono della voce, non so perchè, tende a diventare incerto, come se piagnucolassi. Oppure tende ad affievolirsi, o vi sono dei punti nel discorso in cui tende a smorzarsi. Faccio una fatica enorme a mantenere la voce sotto controllo e finora ci sono riuscito.
Le cose si sono complicate in una occasione qualche tempo fa, quando ho telefonato a un negozio per sapere se vendevano un modello di notebook. premetto che ero da solo in una stanza senza persone attorno.
Ho chiamato con la mia solita agitazione: "Buongiorno, volevo avere delle informazioni su alcuni prodotti..." (difficoltà a trovare le parole giuste per formulare la domanda, momentanea amnesia di ciò che devo chiedere)
"...voi vendete anche i notebook della...". STOP.
A questo punto, per la prima volta, ho perso il controllo della voce. Essa ha cominciato ad affievolirsi, diventando stridula. Ho dato un colpo di tosse, ho schiarito la voce e ho tentato di continuare. Con la voce AFFIEVOLITA ho terminato la mia frase al telefono: "...ditta Enface? Io cercavo il tal modello".
L'operatrice, gentilmente, ha detto che mi avrebbe passato il reparto interessato, io ho aspettato che subentrasse il suono di attesa e ho attaccato il telefono.
Dopodichè ho provato a parlare, temevo che la voce potesse essersene andata definitivamente o rimanesse fievole. Invece, dopo qualche difficoltà iniziale, è tornata regolare.
Se una cosa del genere dovesse accadermi sul lavoro... non voglio neanche pensarci. Credevo che con il tempo il mio problema di agitazione sarebbe diminuito fino a scomparire (ho trovato questo lavoro da poco tempo e con tanti sacrifici, e pensavo di dovermi abituare ai rapporti di lavoro). Ma questo episodio che le ho raccontato mi ha messo il dubbio che io possa peggiorare.
Quando devo parlare, sono assalito da paure irrazionali che non riesco a spiegarmi:
- paura che gli altri possano non credere a quello che dico.
- paura che gli altri non capiscano quello che dico.
- paura che gli altri pensino che dica cose stupide.
- paura di non riuscire a trovare le parole giuste per esprimermi.
- paura che la voce si affievolisca o tenda al piagnucolio (70% della paura totale).
Quando sono in famiglia o con i miei amici, invece, sono un buffone (in senso buono). Faccio battute, rido forte, scherzo...
CHE CAVOLO MI SUCCEDE, DOTTORE? Il lavoro per me è importante, non voglio che questa cosa limiti le mie capacità.
Gentile dottore, se lei vorra cortesemente rispondere a questa mia, le chiedo un favore: mi dia delle informazioni pratiche:
1) Da cosa puo derivare questo problema?
2) In quale modo "pratico" potrei risolverlo? (Es. parlando più spesso, oppure pensando a una certa cosa quando parlo al telefono, oppure eseguendo certi esercizi di concentrazione, oppure leggendo un certo tesyto di psicologia, ecc.).
Cordiali saluti.
Francesco.
Il mio problema è nel parlare al telefono.
Lavoro come impiegato in una grossa ditta e gestisco alcune filiali. Spesso mi capita di dovere contattare telefonicamente i responsabili di filiale per far presente i problemi che rilevo ed esortarli a risolverli (dando le dovute indicazioni). Oppure mi capita di dover chiamare i fornitori per farmi spedire copie di documenti o chiedere chiarimenti. Ebbene, ogni volta che capitano occasioni del genere e mi appresto a telefonare, sono colto da una forte agitazione. Le mani iniziano a sudare e tremano quando parlo; infatti cerco di gesticolare il più possibile affinchè i colleghi non se ne accorgano. Oppure le nascondo.
Ma il problema più grosso è la voce. Il tono della voce, non so perchè, tende a diventare incerto, come se piagnucolassi. Oppure tende ad affievolirsi, o vi sono dei punti nel discorso in cui tende a smorzarsi. Faccio una fatica enorme a mantenere la voce sotto controllo e finora ci sono riuscito.
Le cose si sono complicate in una occasione qualche tempo fa, quando ho telefonato a un negozio per sapere se vendevano un modello di notebook. premetto che ero da solo in una stanza senza persone attorno.
Ho chiamato con la mia solita agitazione: "Buongiorno, volevo avere delle informazioni su alcuni prodotti..." (difficoltà a trovare le parole giuste per formulare la domanda, momentanea amnesia di ciò che devo chiedere)
"...voi vendete anche i notebook della...". STOP.
A questo punto, per la prima volta, ho perso il controllo della voce. Essa ha cominciato ad affievolirsi, diventando stridula. Ho dato un colpo di tosse, ho schiarito la voce e ho tentato di continuare. Con la voce AFFIEVOLITA ho terminato la mia frase al telefono: "...ditta Enface? Io cercavo il tal modello".
L'operatrice, gentilmente, ha detto che mi avrebbe passato il reparto interessato, io ho aspettato che subentrasse il suono di attesa e ho attaccato il telefono.
Dopodichè ho provato a parlare, temevo che la voce potesse essersene andata definitivamente o rimanesse fievole. Invece, dopo qualche difficoltà iniziale, è tornata regolare.
Se una cosa del genere dovesse accadermi sul lavoro... non voglio neanche pensarci. Credevo che con il tempo il mio problema di agitazione sarebbe diminuito fino a scomparire (ho trovato questo lavoro da poco tempo e con tanti sacrifici, e pensavo di dovermi abituare ai rapporti di lavoro). Ma questo episodio che le ho raccontato mi ha messo il dubbio che io possa peggiorare.
Quando devo parlare, sono assalito da paure irrazionali che non riesco a spiegarmi:
- paura che gli altri possano non credere a quello che dico.
- paura che gli altri non capiscano quello che dico.
- paura che gli altri pensino che dica cose stupide.
- paura di non riuscire a trovare le parole giuste per esprimermi.
- paura che la voce si affievolisca o tenda al piagnucolio (70% della paura totale).
Quando sono in famiglia o con i miei amici, invece, sono un buffone (in senso buono). Faccio battute, rido forte, scherzo...
CHE CAVOLO MI SUCCEDE, DOTTORE? Il lavoro per me è importante, non voglio che questa cosa limiti le mie capacità.
Gentile dottore, se lei vorra cortesemente rispondere a questa mia, le chiedo un favore: mi dia delle informazioni pratiche:
1) Da cosa puo derivare questo problema?
2) In quale modo "pratico" potrei risolverlo? (Es. parlando più spesso, oppure pensando a una certa cosa quando parlo al telefono, oppure eseguendo certi esercizi di concentrazione, oppure leggendo un certo tesyto di psicologia, ecc.).
Cordiali saluti.
Francesco.
[#1]
Gentile Francesco,
dai pochi elementi a disposizione mi sembra di capire che lei ha sviluppato una forma di fobia sociale. Andrebbe senza dubbio effetuato un approfondimento, relativo a tutte le situazioni (durata, frequenza, intensità) in cui tale fobia si manifesta; andrebbe altresì valutata la presenza/assenza di altri eventuali problemi correlati al suo disturbo.
Per tutta questa serie di ragioni, ma soprattutto visto il grande disagio che tale condizione le comporta, le consiglierei un colloquio psicologico. Un percorso di terapia cognitivo-comportamentale assicura ottimi risultati, in tempi relativamente brevi, nel trattamento dei disturbi fobici.
Per ulteriori chiarimenti mi scriva pure a dbulla@libero.it
Cordialmente
Daniel Bulla
dai pochi elementi a disposizione mi sembra di capire che lei ha sviluppato una forma di fobia sociale. Andrebbe senza dubbio effetuato un approfondimento, relativo a tutte le situazioni (durata, frequenza, intensità) in cui tale fobia si manifesta; andrebbe altresì valutata la presenza/assenza di altri eventuali problemi correlati al suo disturbo.
Per tutta questa serie di ragioni, ma soprattutto visto il grande disagio che tale condizione le comporta, le consiglierei un colloquio psicologico. Un percorso di terapia cognitivo-comportamentale assicura ottimi risultati, in tempi relativamente brevi, nel trattamento dei disturbi fobici.
Per ulteriori chiarimenti mi scriva pure a dbulla@libero.it
Cordialmente
Daniel Bulla
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
Gentile utente,
in effetti i sintomi che cita sembrano andare nella direzione di una fobia sociale limitata ad una situazione specifica.
Per la sua particolarità e per far luce sull'eziopatologia sarebbe necessario effettuare alcuni colloqui psicodiagnostici che approfondiscano le modalità e circostanze di insorgenza, durata e intensità dei sintomi, fattori concomitati, ecc..
I disturbi fobici e ansiosi possono infatti insorgere secondo percorsi differenti e manifestarsi secondi modalità specifiche.
Letteratura sull'argometo ne esiste parecchia tuttavia dubito che potrebbe esserle utile conoscere anche semplici tecniche ed esercizi (che peraltro esistono e sono molto efficaci, soprattutto quelle di stampo strategico e ipnotico) che non possono essere effettuate ome rimedio " fai da te", ma devono necessariamente esere introdotte e proposte da uno psicoterapeuta.
Si affidi con fiducia ad un terpeuta della sua zona e se viene impostata una terapia corretta i migliramenti non tarderanno ad arrivare.
Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it
F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica
studiopsicologia@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 32.6k visite dal 30/04/2005.
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