Agitazione
Buonasera, sono una ragazza di 24 quasi 25 anni, ho un ragazzo meraviglioso.
Da qualche mese ho iniziato a lavorare con mio padre, lui e' in proprio e quindi passiamo tutta la giornata insieme.
C'e' un problema pero' che da quando lavoro con lui la vita a asa e' diventata uno schifo, perche' ogni problema che c'e' al lavoro lo porto a casa e viceversa. Fino a settembre lavoravo x conto mio, avevo il mio stipendio, certo problemi sul lavoro c'erano ma a casa mi sentivo benissimo.
Ora invece noto un sacco di cose che mi fanno stare male: mancanza di dialogo, gelosia nei confronti del mio ragazzo e nei confronti della sua famiglia xche' il piu' delle volte sono da loro; inoltre il lavoro che faccio nn mi soddisfa forse xche' non lo sento ancora mio, xche' lavorare in proprio e' sinonimo di responsabilita' e forse ho un po' paura.
Quando si discute e' perche' se io sono giu' perche' li vedo in confusione, spenti, che non mi considerano e non considerano nemmeno il mio ragazzo giu' che si litiga. Dicono: "per te c'e' solo lui, i suoi, se li preferisci vai da loro a vivere!" loro non capiscono che io sono li per stare con il mio moroso, xche lo amo, lui mi da' forza, corqggio, mi asciugq le lacrime che verso e da una parte non riesce piu' a vedermi cosi afflitta. Vorrei cercarmi un altro posto di lavoro, ma i miei dicono che non sfrutterei l'opportunita' di imparare un mestiere, complicato, ma un mestiere, oltre che spaventarmi dicendo che senza laurea non troverei che lavori precari. Per mio padre so di essere una delusione perche' non mi piace l'attivita' che svolge, la vedo complicata, stressante ed io vorrei una vita ed una famiglia mia tranquilla, quella che mi manca ora. Non capiscono inoltre che quando parlo del mio ragazzo, che e' uno chef, da parte loro c'e' indifferenza, non importa x loro se lui ki rende felice, eppure lui per loro, specialmente x mio padre (che xo' viceversa nn apprezza) stravede. Ci sono delle famiglie che sono amichevoli, la mia quando entro con lui, a volte veniamo salutati con freddezza. A volte hanno da questionare se devo uscire o stare dal mio moroso a dormire. Io mi sento in gabbia non mi sento libera a casa mia. Sto male davvero, nn dormo bene, ho la tachicardia, perennemente in ansia, al pensiero di tornare a casa sto male. Sono anche di fronte ad un bivio: ascoltare mio padre e imparare il mestiere che mi puo' fruttare ben da vivere oppure cercarmi un altro posto? Non riesco piu' a vivere bene, non mi sono mai sentita cosi. Vorrei cosi tanto farmi una vita mia, non ce la faccio piu' davvero. Che qualcuno mi dica qualcosa, sto cercando di farmi scivolare le cose addosso ma nn ci riesco, forse x carattere xche sono troppo sensibile, o perche' quando toccano la mia vita privata divento una belva. Sono davvero stanca, in ansia, in crisi...
Da qualche mese ho iniziato a lavorare con mio padre, lui e' in proprio e quindi passiamo tutta la giornata insieme.
C'e' un problema pero' che da quando lavoro con lui la vita a asa e' diventata uno schifo, perche' ogni problema che c'e' al lavoro lo porto a casa e viceversa. Fino a settembre lavoravo x conto mio, avevo il mio stipendio, certo problemi sul lavoro c'erano ma a casa mi sentivo benissimo.
Ora invece noto un sacco di cose che mi fanno stare male: mancanza di dialogo, gelosia nei confronti del mio ragazzo e nei confronti della sua famiglia xche' il piu' delle volte sono da loro; inoltre il lavoro che faccio nn mi soddisfa forse xche' non lo sento ancora mio, xche' lavorare in proprio e' sinonimo di responsabilita' e forse ho un po' paura.
Quando si discute e' perche' se io sono giu' perche' li vedo in confusione, spenti, che non mi considerano e non considerano nemmeno il mio ragazzo giu' che si litiga. Dicono: "per te c'e' solo lui, i suoi, se li preferisci vai da loro a vivere!" loro non capiscono che io sono li per stare con il mio moroso, xche lo amo, lui mi da' forza, corqggio, mi asciugq le lacrime che verso e da una parte non riesce piu' a vedermi cosi afflitta. Vorrei cercarmi un altro posto di lavoro, ma i miei dicono che non sfrutterei l'opportunita' di imparare un mestiere, complicato, ma un mestiere, oltre che spaventarmi dicendo che senza laurea non troverei che lavori precari. Per mio padre so di essere una delusione perche' non mi piace l'attivita' che svolge, la vedo complicata, stressante ed io vorrei una vita ed una famiglia mia tranquilla, quella che mi manca ora. Non capiscono inoltre che quando parlo del mio ragazzo, che e' uno chef, da parte loro c'e' indifferenza, non importa x loro se lui ki rende felice, eppure lui per loro, specialmente x mio padre (che xo' viceversa nn apprezza) stravede. Ci sono delle famiglie che sono amichevoli, la mia quando entro con lui, a volte veniamo salutati con freddezza. A volte hanno da questionare se devo uscire o stare dal mio moroso a dormire. Io mi sento in gabbia non mi sento libera a casa mia. Sto male davvero, nn dormo bene, ho la tachicardia, perennemente in ansia, al pensiero di tornare a casa sto male. Sono anche di fronte ad un bivio: ascoltare mio padre e imparare il mestiere che mi puo' fruttare ben da vivere oppure cercarmi un altro posto? Non riesco piu' a vivere bene, non mi sono mai sentita cosi. Vorrei cosi tanto farmi una vita mia, non ce la faccio piu' davvero. Che qualcuno mi dica qualcosa, sto cercando di farmi scivolare le cose addosso ma nn ci riesco, forse x carattere xche sono troppo sensibile, o perche' quando toccano la mia vita privata divento una belva. Sono davvero stanca, in ansia, in crisi...
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"Quando si discute e' perche' se io sono giu' perche' li vedo in confusione, spenti, che non mi considerano e non considerano nemmeno il mio ragazzo giu' che si litiga"
Gentile ragazza,
da ciò che scrive sembra che in questo momento lei senta il bisogno da un lato di "emanciparsi" rispetto ai suoi e alla vita familiare, cosa peraltro comprensibile, dall'altro lato si avverte che ha bisogno di considerazione, di calore e di approvazione da parte dei suoi.
Il percorso di "emancipazione"dalle nostre famiglie d'origine è un percorso complesso, a volte abbiamo paura che allontanandoci dalla nostra famiglia e diventando grandi perderemo l'affetto e l'approvazione di chi ci ha dato la vita.
"A volte hanno da questionare se devo uscire o stare dal mio moroso a dormire. Io mi sento in gabbia non mi sento libera a casa mia. Sto male davvero, nn dormo bene, ho la tachicardia, perennemente in ansia, al pensiero di tornare a casa sto male."
Posso provare a immaginare che non sia facile per lei vivere questa situazione nella quale coesistono il desiderio di vivere la sua vita e la sua relazione e, allo stesso tempo, di angoscia al pensiero di contrariare i suoi anche in virtù del fatto che la sua famiglia e il suo datore di lavoro al momento coincidono.
Non c'è un consiglio o una "strategia" pratica da adottare, quello che mi sento di dirle e di provare a riflettere su quello che sta accadendo dentro di lei e nella relazione con i suoi genitori, su come sta vivendo questo momento e su come può fare per non rinunciare alla vita che pian piano si sta costruendo.
un caro saluto e in bocca al lupo
Gentile ragazza,
da ciò che scrive sembra che in questo momento lei senta il bisogno da un lato di "emanciparsi" rispetto ai suoi e alla vita familiare, cosa peraltro comprensibile, dall'altro lato si avverte che ha bisogno di considerazione, di calore e di approvazione da parte dei suoi.
Il percorso di "emancipazione"dalle nostre famiglie d'origine è un percorso complesso, a volte abbiamo paura che allontanandoci dalla nostra famiglia e diventando grandi perderemo l'affetto e l'approvazione di chi ci ha dato la vita.
"A volte hanno da questionare se devo uscire o stare dal mio moroso a dormire. Io mi sento in gabbia non mi sento libera a casa mia. Sto male davvero, nn dormo bene, ho la tachicardia, perennemente in ansia, al pensiero di tornare a casa sto male."
Posso provare a immaginare che non sia facile per lei vivere questa situazione nella quale coesistono il desiderio di vivere la sua vita e la sua relazione e, allo stesso tempo, di angoscia al pensiero di contrariare i suoi anche in virtù del fatto che la sua famiglia e il suo datore di lavoro al momento coincidono.
Non c'è un consiglio o una "strategia" pratica da adottare, quello che mi sento di dirle e di provare a riflettere su quello che sta accadendo dentro di lei e nella relazione con i suoi genitori, su come sta vivendo questo momento e su come può fare per non rinunciare alla vita che pian piano si sta costruendo.
un caro saluto e in bocca al lupo
Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com
[#2]
Ex utente
Rifletto e più rifletto mi sale l'ansia...
Perchè io voglio vedermi di qui a qualche anno serena, con una piccola sicurezza economica che mi spingerebbe ad andare fuori casa e a coronare il mio sogno di andare a vivere con il mio moroso e sposarci.
Io scommetto che cambiando lavoro il clima a casa potrebbe migliorare, in primis xchè sarei davvero autonoma, non costringerei mio padre a starmi dietro con 1000 contratti da stringere pur di farmi strada nel lavoro, anche perchè potrebbe godersi la pensione con tutta tranquillità.
Da una parte io sarei spinta a farlo, anche perchè fino a settembre lavoravo indipendentemente dai miei. Dall'altra mio padre dice di farlo x me, xchè ora come ora il lavoro è traballante, il futuro non è roseo ed ho la fortuna che lui mi stia dietro, xchè x questo lui non ha avuto nessuno che gli desse una mano.
Poi anche il fatto che lui non apprezza più di tanto il mio moroso mi fa andare in bestia.
E' un bravo ragazzo, per mio padre lui stravede, lo vede saggio etc...e lui? Come se fosse geloso quasi, non gli va giù che io sia così attacata a lui, alla sua famiglia. Non gli va giù che ho scoperto che mi piace la semplicità della vita, le gite all'aria aperta, la buona cucina, la semplicità di vivere la vita nonostante le difficoltà.
Il suo lavoro gli piace, io invece lo vedo un po' fumoso, lo vedo difficile, ho una vita in cui ho bisogno di sicurezze su cui potermi acquistare una casa un domani, non ho nemmeno la macchina e mi devo far scarrozzare da chiunque.
E' quasi frustrante, magari qualcuno direbbe: "che ti frega, tuo padre ti paga, io invece sono sotto padrone e devo mandar giu..sei fortunata" lo so che lo direbbero, ma chi capisce che cosa sto provando in questo periodo?
Perchè io voglio vedermi di qui a qualche anno serena, con una piccola sicurezza economica che mi spingerebbe ad andare fuori casa e a coronare il mio sogno di andare a vivere con il mio moroso e sposarci.
Io scommetto che cambiando lavoro il clima a casa potrebbe migliorare, in primis xchè sarei davvero autonoma, non costringerei mio padre a starmi dietro con 1000 contratti da stringere pur di farmi strada nel lavoro, anche perchè potrebbe godersi la pensione con tutta tranquillità.
Da una parte io sarei spinta a farlo, anche perchè fino a settembre lavoravo indipendentemente dai miei. Dall'altra mio padre dice di farlo x me, xchè ora come ora il lavoro è traballante, il futuro non è roseo ed ho la fortuna che lui mi stia dietro, xchè x questo lui non ha avuto nessuno che gli desse una mano.
Poi anche il fatto che lui non apprezza più di tanto il mio moroso mi fa andare in bestia.
E' un bravo ragazzo, per mio padre lui stravede, lo vede saggio etc...e lui? Come se fosse geloso quasi, non gli va giù che io sia così attacata a lui, alla sua famiglia. Non gli va giù che ho scoperto che mi piace la semplicità della vita, le gite all'aria aperta, la buona cucina, la semplicità di vivere la vita nonostante le difficoltà.
Il suo lavoro gli piace, io invece lo vedo un po' fumoso, lo vedo difficile, ho una vita in cui ho bisogno di sicurezze su cui potermi acquistare una casa un domani, non ho nemmeno la macchina e mi devo far scarrozzare da chiunque.
E' quasi frustrante, magari qualcuno direbbe: "che ti frega, tuo padre ti paga, io invece sono sotto padrone e devo mandar giu..sei fortunata" lo so che lo direbbero, ma chi capisce che cosa sto provando in questo periodo?
[#3]
Una cosa non ho capito: se stai cercando di emanciparti dalla tua famiglia, come mai hai deciso di lasciare il tuo lavoro precedente per metterti a lavorare nell'azienda di famiglia?
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Ok, ma *chi* aveva deciso che doveva essere un appoggio?
La domanda è un po' retorica, lo so, ma la mancanza di soggetto nella tua affermazione ("all'inizio doveva essere un appoggio"), come anche in altri periodi delle tue repliche precedenti, indica che probabilmente sei immersa, come tanti giovani della tua età che hanno appena finito gli studi, nella convinzione che non c'è futuro da soli. Tuo padre ti dice: "Se non lavori qui con me, l'alternativa è il precariato", e tu gli credi sulla parola. Lui ce l'ha fatta, ma tu ovviamente non ce la puoi fare.
>>> Ora che li ho terminati mi trovo in questa realtà...
>>>
La "realtà", dal punto di vista psicologico, è in larga parte questione di costruzione personale.
In altre parole, da una parte vorresti staccarti dai tuoi e farti una vita, dall'altra non ci riesci e ti senti legata ai tuoi (da qui la rabbia e l'insofferenza) tuo malgrado, perché ti sei lasciata condizionare da ciò che tutti dicono: il futuro è incerto e non vale la pena nemmeno tentare.
Perciò il problema della relazione con i tuoi è solo la parte evidente, probabilmente, di una convinzione ansiosa più generale che ti stai portando dietro. Correggendo questa, dovresti riuscire a vivere in modo più pieno e a fare le scelte che ti piacerebbe fare.
Lo psicologo serve a questo, potrebbe tornarti utile, se da sola hai difficoltà.
Cordiali saluti
La domanda è un po' retorica, lo so, ma la mancanza di soggetto nella tua affermazione ("all'inizio doveva essere un appoggio"), come anche in altri periodi delle tue repliche precedenti, indica che probabilmente sei immersa, come tanti giovani della tua età che hanno appena finito gli studi, nella convinzione che non c'è futuro da soli. Tuo padre ti dice: "Se non lavori qui con me, l'alternativa è il precariato", e tu gli credi sulla parola. Lui ce l'ha fatta, ma tu ovviamente non ce la puoi fare.
>>> Ora che li ho terminati mi trovo in questa realtà...
>>>
La "realtà", dal punto di vista psicologico, è in larga parte questione di costruzione personale.
In altre parole, da una parte vorresti staccarti dai tuoi e farti una vita, dall'altra non ci riesci e ti senti legata ai tuoi (da qui la rabbia e l'insofferenza) tuo malgrado, perché ti sei lasciata condizionare da ciò che tutti dicono: il futuro è incerto e non vale la pena nemmeno tentare.
Perciò il problema della relazione con i tuoi è solo la parte evidente, probabilmente, di una convinzione ansiosa più generale che ti stai portando dietro. Correggendo questa, dovresti riuscire a vivere in modo più pieno e a fare le scelte che ti piacerebbe fare.
Lo psicologo serve a questo, potrebbe tornarti utile, se da sola hai difficoltà.
Cordiali saluti
[#6]
Gentile Utente,
La crescita psichica, emozionale e relazionale, attraversa svariate tappe, non sempre lineari e semplici.
Le sue sembrano essere abitate da ambivalenza sia nel sentire, che nel volere.
Forse una cpmsulenza chiarificatrice, che investighi le dinamiche del suo rapporto con le figure genitoriali, sarebbe indicata.
Saluti
La crescita psichica, emozionale e relazionale, attraversa svariate tappe, non sempre lineari e semplici.
Le sue sembrano essere abitate da ambivalenza sia nel sentire, che nel volere.
Forse una cpmsulenza chiarificatrice, che investighi le dinamiche del suo rapporto con le figure genitoriali, sarebbe indicata.
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#7]
Ex utente
Innanzitutto vi ringrazio per le risposte..in questo periodo sono davvero incasinata...
La cosa che mi irrita di più è che in questo modo la vita MIA privata la devo condividere con loro...non sento che sto crescendo...anzi sembra di tornare indietro...non sono assolutamente indipendente...dipendo da loro finanziariamente, per i trasporti, perchè per qualsiasi cosa mi devono portare...
In più tutti questi progetti fatti per me sul campo lavorativo e non so se è davvero quello che voglio fare...in più per mio padre sembra che non gli stia nemmeno bene la persona che amo, perchè dovrebbe essere come dice lui, lavorativamente parlando...forse a 12 anni mi stava bene...a 25 no...
La cosa che mi irrita di più è che in questo modo la vita MIA privata la devo condividere con loro...non sento che sto crescendo...anzi sembra di tornare indietro...non sono assolutamente indipendente...dipendo da loro finanziariamente, per i trasporti, perchè per qualsiasi cosa mi devono portare...
In più tutti questi progetti fatti per me sul campo lavorativo e non so se è davvero quello che voglio fare...in più per mio padre sembra che non gli stia nemmeno bene la persona che amo, perchè dovrebbe essere come dice lui, lavorativamente parlando...forse a 12 anni mi stava bene...a 25 no...
[#8]
Ex utente
Ed è, forse, proprio il fattore "vita privata" che mi fa vivere molto male questo tipo di lavoro...quando racconto le mie cose che mi rendono felice non mi sembra di vedere che siano contenti per me...non so se sono indifferenti o vorrebbero altro.. MA A ME STA BENE COSI'! per questo ho il desiderio di cambiare...forse non ho il coraggio per farlo...la paura del futuro che mi hanno messo addosso...
Ho provato a non raccontargli nulla a tenere distaccata vita privata da quella lavorativa, ma è difficile...quando si tocca la mia vita, perchè chissà cosa s'immaginavano loro, mi viene il nervoso e nn riesco a non farlo notare...ecco perchè mi viene voglia di cambiare...
Ho provato a non raccontargli nulla a tenere distaccata vita privata da quella lavorativa, ma è difficile...quando si tocca la mia vita, perchè chissà cosa s'immaginavano loro, mi viene il nervoso e nn riesco a non farlo notare...ecco perchè mi viene voglia di cambiare...
[#9]
I genitori, spesso tendono a vedere realizzati i loro desideri rimossi o non attuati, nella vita dei loro figli, ma questo non significa che nel suo percorso di autonomia ed emozionale, lei debba aderire al loro progetto.
Cambiare ed avere il coraggio per farlo, potrebbero rappresentare un obiettivo della psicoterapia.
saluti
Cambiare ed avere il coraggio per farlo, potrebbero rappresentare un obiettivo della psicoterapia.
saluti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.1k visite dal 13/03/2012.
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