Cause disturbo ossessivo e ansia

Buongiorno dottori,

scrivo per porvi una domanda diciamo "clinica" riguardo le cause di continui dubbi e pensieri a carattere ossessivo e connessa ansia.
Ogni volta che c'è ansia e pensieri ossessivi significa che c'è qualche causa inconscia o conflitto che bisogna indagare per guarire o semplicemente il cervello si è solo un po' inceppato ed ormai si è abituato a pensare tanto e in modo sbagliato e per guarire bisogna re-insegnarli a pensare in modo più funzionale?
Qualsiasi tipo di malessere psicologico deriva da un problema inconscio/conflitto che deve essere portato alla coscienza?

Grazie
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Dr. Carlo Plaino Psicologo 22 1
Buongiorno,
da una prospettiva cognitivo-comportamentale l'ansia è una risposta naturale e fisiologica del nostro organismo. Quando quest'ansia raggiunge però livelli elevati ed inficia il nostro funzionamento quotidiano, vi è la necessitá di contenere tale attivazione che dipende dal sistema nervoso orto-simpatico. Obiettivo della terapia diviene quindi una progressiva abituazione e de-attivazione di tale sistema per permettere al soggetto di limitare tali fenomeni e quindi, davanti ad uno stimolo ritenuto ansiogeno, di tenere a livelli accettabili (che non pregiudichino il funzionamento individuale) l'ansia stessa.

Distinti Saluti
Dr. Carlo Plaino
www.psicologibergamo.altervista.org

[#2]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 13 31
Come mai ci pone una domanda generica che richiederebbe una risposta di tipo "pedagogico-informativo"?

Le chiedo questo per cercare di capire, e aiutarla a capire, se abbia lei una questione che la riguarda a proposito dei pensieri ossessivi e dell'ansia e magari provare ad essere più specifico nel porre la sua domanda.

Ciò consentirebbe a noi di fornirle una risposta ed un consulto più personalizzato e probabilmente a lei più utile, sempre nei limiti di ciò che è fattibile in un consulto online.

Cordialmente.

Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

[#3]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
concordo con il Dr.Raggi, nell'importanza di sapere se desidera informazioni generalizzate o riguardanti le sue modalità di pensiero ed azione.
Ogni approccio terapeutico, andrebbe sempre calibrato alla persona e storia clinica.
Saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Dal punto di vista di una psicoterapia come la breve strategica, i suoi dubbi possono essere essi stessi un sintomo d'ansia.

In altre parole quando un giorno sarà riuscita a risolvere la sua ansia, non sentirà più nemmeno il bisogno di farsi domande simili.

Del resto lo aveva espresso molto bene già nella prima riga della sua richiesta precedente di consulto: "scrivo perchè sono molto agitata e spero di ottenere rassicurazioni". Ma chiedere rassicurazioni sulle proprie ansie è un ottimo modo per alimentarle.

Perciò, come le è già stato suggerito, dovrebbe rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta, ad esempio a indirizzo comportamentale o strategico.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
Utente
Utente
In effetti la domanda riguarda me e ora vi spiego il perchè: causa ansia e crisi depressive condite con pensieri ossessivi ho svolto due tipi di psicoterapia: la prima di tipo psicoanalitico, la seconda di tipo cognitivo-comportamentale.
Con la prima esperienza, nonostante al'inizio mi trovassi abbastanza bene con la psicoterapeuta ho poi dovuto interrompere perchè mi sembrava che il continuare a "scavare" dentro di me amplificasse i miei problemi di ruminazione mentale. Gliel'ho detto delicatamente e con sofferenza alla psicoterapeuta e lei da quel momento se l'è tipo presa e ha iniziato a dirmi che non stavo facendo bene le sedute, che mettevo in dubbio il suo lavoro, eccetera eccetera. Aggiungo che lei era restìa a lasciarmi andare, come se non accettasse la mia decisione di andarmene. So che forse la sua reazione è stata dettata anche dal fatto che con questo tipo di psicoterapia ci vuole la fase del distacco, ecc, comunque non mi è piaciuto come ha gestito la cosa dando la colpa a me.
In quel periodo mi sono informata sui vari tipi di psicoterapie esistenti e ho iniziato a leggere un libro di terapia cognitivo-comportamentale e più lo leggevo più ero felice, perchè mi sembrava di aver finalmente trovato quello che era a caso mio...ovvero che non è sempre detto che scavando sempre più dentro se stessi si stia meglio...anzi a volte si peggiora solo la situazione stando lì a rimuginare e a fare supposizioni. Ho deciso allora di intraprendere (pur con mille paure) un nuovo percorso con una psic. cognitivo-comportamentale. Di questo tipo di psicoterapia mi piace soprattutto il collegamento tra pensieri ed emozioni e la possibilità di poter ridimensionare le proprie emozioni lavorando sui pensieri disfunzionali.
Ora arrivo al nocciolo principale: pur essendo stata in questa nuova terapia per un po', non riesco ad evitare di pormi dubbi su dubbi e ho spesso picchi di ansia forti, che poi sfociano in pianti incontrollati e pensieri di non riuscire più a farcela. Per motivi economici non posso riprendere le sedute in questo periodo e in questo periodo mi sono trovata spesso a pensare alle diverse motivazioni che mi sono state addotte nel tempo per la spiegazione del mio malessere. La prima psicoterapeuta era più focalizzata sulla risoluzione di conflitti, sulla parola, sull'ascoltare le mie emozioni e via dicendo; la seconda mi diceva che semplicemente nei momenti di stress il mio cervello ormai è abituato a pensare e porsi domande senza risposta e che bisogna ri-educarlo, ma che questo non significa che io abbia chissà che conflitto interiore da far emergere e rielaborare.
Ecco, io mi trovo un po' in crisi ora come ora perchè non so a chi credere e vorrei capire davvero quale sia la verità: se ho conflitti interiori che devo risolvere oppure se non devo pensare alle cause e concentrarmi su cose da fare e sugli esercizi da fare...da qui il motivo della mia domanda. Mi sembra che la psicoterapia sia spaccata in due fazioni e vorrei davvero capire cosa mi convenga fare quando avrò risorse economiche: se provare a rivolgermi ad un'altro specialista di formazione psiconalitica o di tipo cognitivo-comportamentale.
Grazie
[#6]
Utente
Utente
Scusate mi sono scordata di un'altra cosa importante: aggiungo che la prima psicoterapeuta quando le ho parlato della lettura del libro della TCC ha avuto una reazione un po' di derisione, dicendomi che quella è una psicoterapia che non cura nel profondo e che quindi poi i problemi ritornano a galla.
Questo è anche uno dei motivi principali per cui ho i dubbi e ho posto la domanda.
Una causa da conflitti interni c'è sempre? Se non si superano questi conflitti alla base si è destinati a rivedere il problema sorgere altre volte e forse in altre forme?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 130
Gentile utente, secondo determinati approccii (stategico-cognitivo-costruttivista)
non necessariamente il sintomo è l'espressione di un conflitto nascosto da risolvere ,
su questo articolo c'è un modello di spiegazione del pensiero ossessivo che potrà esserle utile per la scelta terapeutica

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/895-la-trappola-delle-ossessioni.html

(..)ha avuto una reazione un po' di derisione, dicendomi che quella è una psicoterapia che non cura nel profondo e che quindi poi i problemi ritornano a galla(..)

questa affermazione trova sostegno solo nell'ambito teorico di colei che l ha espressa. Da un punto di vista empirico questo non è in genere confermato

saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> vorrei capire davvero quale sia la verità: se ho conflitti interiori che devo risolvere oppure se non devo pensare alle cause e concentrarmi su cose da fare e sugli esercizi da fare...da qui il motivo della mia domanda
>>>

Da qui non le si può rispondere con precisione, dipende dal tipo di problema che ha.

In generale, per problemi di ansia e ossessioni può essere più efficace una terapia basata più sul fare che sul capire. La sicurezza - potremmo dire, in un certo senso, il contrario dell'ansia - si ottiene facendo e provando a se stessi che si può fare, rapportandosi con l'esterno, non restando intrappolati in ragionamenti più o meno profondi.

Cordiali saluti
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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 13 31
<<Mi sembra che la psicoterapia sia spaccata in due fazioni e vorrei davvero capire cosa mi convenga fare quando avrò risorse economiche: se provare a rivolgermi ad un'altro specialista di formazione psiconalitica o di tipo cognitivo-comportamentale. <<

Il mondo in generale è complesso e lo è anche la psicoterapia. Difficile rispondere al suo quesito prescindendo dagli orientamenti individuali di noi psicoterapeuti, in verità le "conviene" scegliere il terapeuta e non il suo orientamento, poiché non sarà l'orientamento ad aiutarla, ma il terapeuta, e l'uso che farà del proprio orientamento teorico di riferimento.

Dunque si affidi ad uno/a psicoterapeuta di cui "sente" di volersi fidare, a prescindere dal suo orientamento.

Inoltre non è del tutto chiaro, a mio avviso, quale possa essere il suo disturbo e se i pensieri ossessivi e l'ansia di cui riferisce siano causa o effetto del suo disagio. L'ansia è infatti un sintomo associabile a più o meno quasi tutti i disagi psicologici, ma è quasi sempre un effetto, e poco spesso una causa.

Si affidi dunque ad una "persona", accertandosi sempre che sia psicoterapeuta, e cerchi la strada che sente più vicina al suo modo di essere e di vivere, la strada migliore PER LEI, piuttosto che la strada "migliore" in assoluto, poiché questa seconda non esiste, almeno in questo mondo.
[#10]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Non esistono orientamenti migliori gli uni degli altri, ma situazioni cliniche, esperienze individuali, momento storico del paziente, alleanza terapeutica ed empatia e simatia che si instaura o non si instaura con il tapeuta e tanto altro.
Il percorso di cura, e' una relazione alchemica dove entrano in gioco infiniti fattori , non e' possibile stabilire a tavolino quale percorso e' piu' indicato per lei, ma facendo tesoro dei suoi pregressi tentativi, credo che adesso avra' piu' elemeni per poter scegliere.
Anche nelle strutture pubbliche si puo' fare psicoterapia,
.saluti
[#11]
Utente
Utente
Grazie a tutti, sia per le risposte veloci sia per le riflessioni che mi avete fatto fare.
Buona giornata
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