Isolamento, difficoltà di socializzazione

24 anni, maschio, laureando in ingegneria informatica.
Soffro di un forte isolamento sociale: niente amici, niente fidanzata, non frequento neanche più le lezioni universitarie: da due anni a questa parte vado in facoltà solo per dare gli esami. Penso che ciò sia dovuto alle forti difficoltà nel relazionarmi con la altre persone,difficoltà in qualche modo è reciproche, nel senso che noto che le persone, anche quelle che mi conoscono da tanto tempo (anche alcuni miei parenti!) mi trattano sempre con un certo distacco.
In una fase iniziale pensavo che ciò fosse dovuto alla mia obesità, ma dopo essere dimagrito intorno ai 16 anni, la situazione è sembrata addirittura peggiorare, forse anche a causa del fatto di essere stato respinto molte volte da ragazze con cui ho tentato di allacciare un rapporto sentimentale. Magari sono così brutto o così insopportabile che la gente (in generale) e le ragazze (in particolare) mi evitano come la peste.
Da parte mia provo un forte senso di apatia nei confronti delle altre persone: non riesco a provare sentimenti positivi nei confronti di nessuno, quello che dicono non suscita in me alcun interesse e spesso provo nei loro confronti solo odio e disprezzo motivati solo dalle 1000 seghe mentali che mi faccio da solo.
Mi sento solo, vorrei integrarmi, giuro che ho anche tentato di farlo ma ho solo finito per peggiorare la situazione, in quanto vado nel pallone, non so di che cavolo parlare e finisco per raccontare bugie o ripetere sempre le solite 4 cose che so che al mio interlocutore fa piacere sentire.

Non ne sono sicuro, ma penso che qualche influenza sulla mia situazione lo abbaino avuta anche i miei genitori: due persone che non si sono mai amate, che da 25 anni portano avanti un matrimonio infelice e una famiglia infelice costretta a subirsi le loro liti continue e violente. Anche loro come me e mia sorella hanno scarsissime relazioni sociali, non hanno hobbies, passioni, se non il lavoro, la casa.

Non ho mai potuto effettuare una visita psicologica o psichiatrica per valutare la mia situazione in quanto i miei genitori sono contrari e io non ho la possibilità economica di rivolgermi ad un privato. C'è qualche struttura dove ricevere un consulto gratuitamente o pagando un ticket ragionevole? A chi posso rivolgermi per avere un aiuto per uscire da questa situazione?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

può rivolgersi ad una struttura pubblica come il consultorio familiare o il Centro di salute mentale della sua zona.

Penso che le sarà molto utile intraprendere un percorso psicologico, perchè da come ce ne parla la situazione le crea un grande disagio dal quale non risce ad uscire poichè nè si sente accettato, nè è in grado di accettare e apprezzare gli altri.
Se prova per loro apatia, odio e disprezzo è difficile che riesca a porsi in modo tale da essere benvoluto.

Aveva forti aspettative riguardo all'obiettivo del dimagrimento?
Si è impegnato per perdere peso o questo è avvenuto da sè con la crescita?

E' anche possibile che lei sia stato influenzato dall'atteggiamento dei suoi familiari verso il mondo esterno nella formazione delle sue modalità di relazione con gli altri, ma questa eventuale causa o concausa è solo il punto di partenza di un discorso che la porterà a cambiare e quindi a diventare diverso rispetto ai suoi genitori e a sua sorella.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

anche secondo me potrebbe aiutarti una consulenza psicologica perchè i punti da chiarire sono diversi.

Bisogna capire che cosa accade dentro di te a livello emotivo, cognitivo e comportamentale ogni volta che cerchi di entrare in relazione con qualcuno.

Forse gli insuccessi con le ragazze, nel passato, ti hanno portato ad attribuire dei sognificati agli eventi ("Magari sono così brutto o così insopportabile che la gente (in generale) e le ragazze (in particolare) mi evitano come la peste"). Ma le cose potrebbero anche non stare in questi termini.

Bisogna infatti osservare con l'aiuto di uno psicologo queste dinamiche relazionali e credo anche l'autostima: se qualcuno ti rifiuta (cosa che certamente non fa molto piacere) non significa che tu sia brutto e insopportabile.

E poi ci sarebbe da capire se l'evitamento (come se tu avessi la peste) sia solo da una parte... tu ti sei scoraggiato al punto da gettare la spugna nel costruire delle relazioni significative e profonde?

E' anche vero che tutti noi impariamo a relazionarci e a stare con gli altri. Il fatto che in famiglia tu non abbia avuto dei modelli da cui apprendere non significa che il tuo destino è segnato: puoi ancora imparare e costruire delle relazioni.


Quando scrivi:

"Mi sento solo, vorrei integrarmi, giuro che ho anche tentato di farlo ma ho solo finito per peggiorare la situazione, in quanto vado nel pallone, non so di che cavolo parlare e finisco per raccontare bugie o ripetere sempre le solite 4 cose che so che al mio interlocutore fa piacere sentire..."

Qui c'è una nota importante:

- provare a integrarti con i tuoi modi o schemi cognitivi (credenze di non piacere e di essere brutto, andrà male, ecc...) e comportamentali che possono essere disfunzionali perchè come stai osservando mantengono il problema, può alimentare il disagio, anche perchè non sapendo quali sono questi schemi automatici o inconsapevoli che azioni quando ti relazioni, ti è davvero difficile capire e cambiare

- essere socialmente abili non richiede menzogne, anche perchè... non hai voglia di farti conoscere per chi sei davvero con i tuoi pregi e i tuoi difetti, in modo che gli altri possano scegliere di stare con te quando sei autentico? La persona socialmente competente e che vive bene non ha bisogno di mentire.

Ti allego un articolo sulle abilità sociali e sui possibili interventi che si possono attuare per incrementarle.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Come potrai vedere si tratta di comportamenti appresi, quindi non c'è bisogno di scoraggiarsi!

Infine segui i consigli della Collega per un colloquio psicologico.

Saluti,




Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36
Gentile utente,

credo che il primo punto sia effettuare una diagnosi.

Eventualmente si confronti anche con il medico di medicina generale per individuare aspetti più precisi della problematica e per successivamente rivolgersi presso uno specialista nella sua zona.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#4]
Utente
Utente
Ringrazio tutti per avermi risposto.

@Dr. Flavia Massaro
"Aveva forti aspettative riguardo all'obiettivo del dimagrimento?"
No, sinceramente avevo tentato altre volte, ma non avevo avuto successo.
"Si è impegnato per perdere peso o questo è avvenuto da sè con la crescita?"
Si, mi sono impegnato seguendo sia una dieta ipocalorica sia correndo quotidianamente. Forse anche quella è stato un'esperienza che mi ha segnato psicologicamente per 2 motivi:
1. Anche durante il dimagrimento, i miei genitori non mi hanno supportato con l'aiuto di specialisti, quindi sia la dieta che l'allenmento li ho fatti da me, con tutto quel che ne consegue. Per dare un'idea ho iniziato ad Agosto del 2004 con un peso di 125kg circa sono arrivato a Febbraio del 2005 che ne pesavo 68kg.
2. Quando mi allenavo correvo in un parco pubblico dove, soprattutto i primi tempi, quando passavo correndo la gente rideva sotto i baffi. mi indicava, lanciava battuttine, insulti...il fatto di aver dimostrato che si sbagliavano ha fatto in qualche modo "esplodere" la mia autostima: da quel momento sono passato dall'indifferenza e dall'apatia all'odio e al disprezzo.

@Dr. Angela Pileci
"E poi ci sarebbe da capire se l'evitamento (come se tu avessi la peste) sia solo da una parte... tu ti sei scoraggiato al punto da gettare la spugna nel costruire delle relazioni significative e profonde?"
Si, effettivamente ormai ho deciso di gettare la spugna. Ormai non ci tento neanche più e quando ho la tentazione cerco di auto-dissuadermi dal ritentare. A volte penso che comportarmi così sia una sorta di anestesia: riesco a soffrire di meno, ma sono consapevole che il male rimanga ancora lì.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"A volte penso che comportarmi così sia una sorta di anestesia: riesco a soffrire di meno, ma sono consapevole che il male rimanga ancora lì. "

Questa è una bella condotta di evitamento, che sul momento di fa persino stare bene, ma dopo un po' di tempo ti fa capire appunto che... il male è ancora lì.

C'è una questione molto importante sugli evitamenti: rafforzano il problema, alimentano le paure e poi potrebbe diventare ancora più difficile intervenire perchè la persona, comprensibilmente, è ancora più chiusa e bloccata.

Perciò, esattamente come con tanta determitazione sei stato capace di perdere peso, superare gli esami, ecc... raggiungendo i tuoi obiettivi, puoi farcela anche per risolvere questo problema.

Trattandosi in parte di un problema relazionale, oltre alla buona volontà ti occorre una relazione da cui partire e quella terapeutica con lo psicologo potrebbe essere un buon inizio.

Ribadisco: non scoraggiarti perchè hai tutti gli strumenti per cambiare e dalla tua parte c'è anche il fatto di essere molto giovane.

Auguri per tutto.