Ansia, insicurezza, ipocondria
Buona sera, avrei bisogno di alcuni consigli per cercare di eliminare lo stato di ansia e insicurezza che mi accompagna ormai da mesi, ho sbagliato università, non mi piace, e questo mi sta pesando incredibilmente, sto frequentando passivamente le lezioni solo per mantenere un contatto sociale ma non mi sento stimolato né a studiare né a seguire. Sono una persona estremamente attiva, ho alcuni hobby ma nonostante tutto, questo periodo per me è diventato "nero", non riesco, infatti, a dare un senso alle mie giornate e quando viene sera mi sento insoddisfatto e la mia ansia sale, come se stessi buttando via il mio tempo e non stessi facendo niente di concreto per realizzarmi, non mi sento parte di "un progetto". La questione va avanti da alcuni mesi con picchi di ansia e sconforto e giorni in cui sto un po' meglio. Inoltre mi sento fragilissimo, mi basta qualche parola mal interpretata o qualche brutta notizia per aumentare esponenzialmente la mia ansia. Comunque ho deciso di cambiare, ho già individuato la facoltà che frequenterò l'anno prossimo, finalmente scelta per interessi reali, ma nonostante questo la mia ansia continua. Pensate anche voi che la scelta sbagliata dell'università, basata solamente sul fatto che offriva più sbocchi lavorativi e che le materie erano già state da me trattate al liceo abbia potuto compromettere così tanto la mia esistenza che prima sostanzialmente era abbastanza spensierata?
Vorrei precisare che per quanto riguarda le mie relazioni famigliari e di amicizia non c'è niente che sia cambiato da quando ho finito il liceo. Quindi almeno questi fattori non credo stiano contribuendo in negativo. Grazie.
Vorrei precisare che per quanto riguarda le mie relazioni famigliari e di amicizia non c'è niente che sia cambiato da quando ho finito il liceo. Quindi almeno questi fattori non credo stiano contribuendo in negativo. Grazie.
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Gentile Utente,
la scelta dell'università è già di per sè un momento critico della vita, in cui il pensiero del futuro e dell'autorealizzazione giocano un ruolo importante.
Nel suo caso la scelta è stata guidata da criteri razionali, concreti e non, come lei ci dice, dai suoi interessi reali.
Questo può aver determinato un'insoddisfazione generale che la ha portata ad un malessere diffuso, percepito attraverso i sintomi ansiosi descritti.
Ci dice che le sue relazioni familiari e amicali non hanno subito variazioni dalla fine del liceo, ma mi chiedevo se e in che misura, queste avessero contribuito alla scelta della facoltà universitaria e soprattutto come potrebbero reagire ad un cambiamento di "rotta".
Ne ha già parlato con qualche familiare o amico?
la scelta dell'università è già di per sè un momento critico della vita, in cui il pensiero del futuro e dell'autorealizzazione giocano un ruolo importante.
Nel suo caso la scelta è stata guidata da criteri razionali, concreti e non, come lei ci dice, dai suoi interessi reali.
Questo può aver determinato un'insoddisfazione generale che la ha portata ad un malessere diffuso, percepito attraverso i sintomi ansiosi descritti.
Ci dice che le sue relazioni familiari e amicali non hanno subito variazioni dalla fine del liceo, ma mi chiedevo se e in che misura, queste avessero contribuito alla scelta della facoltà universitaria e soprattutto come potrebbero reagire ad un cambiamento di "rotta".
Ne ha già parlato con qualche familiare o amico?
Dott.ssa Valeria Locati
Psicologa Psicoterapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale
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Gentile Utente,
la scelta dell'università è già di per sè un momento critico della vita, in cui il pensiero del futuro e dell'autorealizzazione giocano un ruolo importante.
Nel suo caso la scelta è stata guidata da criteri razionali, concreti e non, come lei ci dice, dai suoi interessi reali.
Questo può aver determinato un'insoddisfazione generale che la ha portata ad un malessere diffuso, percepito attraverso i sintomi ansiosi descritti.
Ci dice che le sue relazioni familiari e amicali non hanno subito variazioni dalla fine del liceo, ma mi chiedevo se e in che misura, queste avessero contribuito alla scelta della facoltà universitaria e soprattutto come potrebbero reagire ad un cambiamento di "rotta".
Ne ha già parlato con qualche familiare o amico?
la scelta dell'università è già di per sè un momento critico della vita, in cui il pensiero del futuro e dell'autorealizzazione giocano un ruolo importante.
Nel suo caso la scelta è stata guidata da criteri razionali, concreti e non, come lei ci dice, dai suoi interessi reali.
Questo può aver determinato un'insoddisfazione generale che la ha portata ad un malessere diffuso, percepito attraverso i sintomi ansiosi descritti.
Ci dice che le sue relazioni familiari e amicali non hanno subito variazioni dalla fine del liceo, ma mi chiedevo se e in che misura, queste avessero contribuito alla scelta della facoltà universitaria e soprattutto come potrebbero reagire ad un cambiamento di "rotta".
Ne ha già parlato con qualche familiare o amico?
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Utente
Grazie delle risposte, comunque, ho scelto quella facoltà semplicemente perché ero ormai in difficoltà per quanto riguarda la scelta, erano ormai finite le vacanze estive e io ancora ero senza "una strada". Il mio grande desiderio era, ed è, scienze motorie ma stupidamente mi sono fidato di quelli che dicevano che usciti da quella facoltà le probabilità di trovare lavoro erano minime, quindi mi sono iscritto ad educatore sociale e culturale, dove avrei studiato materie già trattate al liceo e proprio perché sapevo che uscito da lì un lavoro l'avrei avuto. In sostanza ho scelto la strada più semplice, che però non si è rivelata quella giusta. Vorrei precisare che né i miei genitori né i miei amici mi hanno condizionato nella scelta e che nessuno si è lamentato del fatto che volessi cambiare.
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Gent.mo ragazzo, le due facolta' fra le quali si e' verificato in Lei il conflitto sono molto diverse tra loro da un punto di vista 'esistenziale' direi. E questo farebbe presupporre una "rappresentazione di se" nel ruolo molto diversa. La preferenza di Scienze motorie sembrerebbe indicare una esigenza di volere Lei ancora sviluppare se stesso, un non essere ancora in grado di svolgere una professione di aiuto e supporto alla sua eventule utenza. E' un tema profondo e interessante che forse si e' slatentizzato non a caso nel momento di scegliere l'ambito della Sua professione.
Il disagio profondo che Lei sta provando potrebbe indicare proprio che questo conflitto si e' ora reso cosciente e reclama di essere elaborato per integrarsi con l'insieme della Sua personalita'.
Sarebbe importanti per Lei parlarne più' diffusamente e approfonditamente con uno psicologo psicoterapeuta o anche se possile con uno psicologo dell'universita" per comprendere appieno le ragioni della Sua scelta (che ha probabilmente ha seguito un impulso forse inconscio) ma che si e' rivelata osteggiata da un impulso altrettanto potente che Le chiede di portare maggiore cura a dimensioni del Se' .
Cordiali saluti
Il disagio profondo che Lei sta provando potrebbe indicare proprio che questo conflitto si e' ora reso cosciente e reclama di essere elaborato per integrarsi con l'insieme della Sua personalita'.
Sarebbe importanti per Lei parlarne più' diffusamente e approfonditamente con uno psicologo psicoterapeuta o anche se possile con uno psicologo dell'universita" per comprendere appieno le ragioni della Sua scelta (che ha probabilmente ha seguito un impulso forse inconscio) ma che si e' rivelata osteggiata da un impulso altrettanto potente che Le chiede di portare maggiore cura a dimensioni del Se' .
Cordiali saluti
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Utente
Gentile dottoressa, tra qualche giorno dovrebbero chiamarmi dalla segreteria del servizio di supporto psicologico dell'università a cui mi sono rivolto per cercare di ovviare a questi problemi. Comunque vorrei precisare che io non ho mai avuto il desiderio di diventare educatore, nella scelta ho fatto sempre l'errore di guardare il "mezzo" (le materie) e non il "fine" (il lavoro), la decisione di cambiare è venuta proprio quando, interrogandomi sulla mia ansia, ho pensato ai miei amici che hanno scelto la facoltà senza basarsi minimamente sulla difficoltà delle materie ma solo seguendo le loro ambizioni, io invece ho fatto l'opposto, ho scelto la facoltà guardando le materie (che avevo già trattato al liceo delle scienze sociali), ma senza pensare a cosa sarei diventato in futuro, ed effettivamente se io penso a me in futuro mi vedo a lavorare nell'ambito sportivo non certo in quello della formazione. Secondo me ho avuto paura di quello a cui sarei andato incontro scegliendo qualcosa di effettivamente nuovo per me, ma che mi attraeva, e ho scelto quello da me conosciuto ma che non rispecchia la mia volontà esistenziale, il problema è che me ne sono accorto troppo tardi.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
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"il problema è che me ne sono accorto troppo tardi"
Gent.le utente,
come mai afferma che a 20 è troppo tardi? Le nostre convinzioni, quando sono molto rigide, possono interferire con l'eventuale processo di cambiamento, per questo motivo è fondamentale migliorare la consapevolezza di tali convinzioni e verificare attraverso un percorso psicologico la possibilità di metterle in discussione quando esse si rivelano disfunzionali.
Gent.le utente,
come mai afferma che a 20 è troppo tardi? Le nostre convinzioni, quando sono molto rigide, possono interferire con l'eventuale processo di cambiamento, per questo motivo è fondamentale migliorare la consapevolezza di tali convinzioni e verificare attraverso un percorso psicologico la possibilità di metterle in discussione quando esse si rivelano disfunzionali.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
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Utente
Gentile dottoressa mi sa che mi sono spiegato male, non mi pesa assolutissimamente il "perdere" un anno, infatti con l'affermazione "me ne sono accorto troppo tardi" io intendevo dire che era troppo tardi per iscrivermi ad altre facoltà dato che il bando era ormai scaduto e che scienze motorie era a numero chiuso e io non avevo potuto dare il test d'ammissione perché appunto era troppo tardi. L'anno prossimo però cambierò tranquillamente.
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Nessun problema ora hai chiarito.
Ora si tratta di offrire uno "spazio di condivisione e di ascolto" al tuo vissuto per avviare un processo di crescita personale che ti consenta di attingere alle risorse personali e realizzare le tue aspettative.
Attraverso l'instaurarsi di una relazione terapeutica, potresti sviluppare un atteggiamento che ti consenta di apprendere dall'esperienza e di trasformare il "tempo dell'attesa" nel tempo della scelta e del cambiamento.
Ora si tratta di offrire uno "spazio di condivisione e di ascolto" al tuo vissuto per avviare un processo di crescita personale che ti consenta di attingere alle risorse personali e realizzare le tue aspettative.
Attraverso l'instaurarsi di una relazione terapeutica, potresti sviluppare un atteggiamento che ti consenta di apprendere dall'esperienza e di trasformare il "tempo dell'attesa" nel tempo della scelta e del cambiamento.
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Utente
Gentile dottoressa penso che lei abbia afferrato il punto, infatti quello che mi pesa non è tanto l'anno perso ma il tempo che intercorre da questo momento e quello in cui finalmente riuscirò ad immatricolarmi a scienze motorie, devo cambiare ottica come dice lei e cercare di valorizzare questo lasso di tempo, senza percepirlo solamente in negativo ma attribuendogli il valore che lei ha appena illustrato.
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Mi fa piacere se questo consulto ti ha aiutato a fare chiarezza dentro di te, a questo punto non ti resta che individuare degli obiettivi a breve/medio termine in modo da canalizzare le tue energie nella giusta direzione.
Mi scuso per il ritardo con il quale ho risposto ma non mi è stato possibile farlo prima.
In bocca al lupo e tienici aggiornati se ti fa piacere.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 4.2k visite dal 22/02/2012.
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