Aiutare e ascoltare ma come?
Questo consulto lo chiedo non per una mia patologia personale, ma perchè è da tempo che mi chiedo cosa posso fare per stare vicina a mia sorella che sta davvero passando un periodo difficle. Attualmente è ricoverata presso una clinica psichiatrica in Francia, accanto alla città in cui vive. Questo perchè ha avuto un malessere sul lavoro (il secondo nel giro di un mese) causato da un esaurimento fisico e psicologico. Da anni si fa seguire da uno psicoterapeuta, si cura con agopuntura e so che non si è mai trascurata. Con il passare del tempo sto conoscendo alcuni aspetti del suo essere che non immaginavo: è sempre stata molto attenta nel curare il suo aspetto e ci tiene molto alla casa, ma ora mi rendo conto che per lei è un problema, nel senso che cerca la pefezzione in tutto quello che la circonda. La casa deve essere sempre pulita e ordinata, deve essere truccata, pettinata e vestita bene, stira mutande e calzini,....sono esempi sciocchi forse, ma faccio il paragone sul mio modo di vivere e di affrontare la vita e mi rendo conto che lei vive "male". Quando vedo la mia casa in disordine provo un senso di malessere, ma mi rendo conto che lavorando tutto il giorno e avendo una bimba piccola e due cani, anche col massimo impegno non potrà mai essere perfetta e ci passo sopra, chiudendo un occhio sino al giorno libero per riordinare. Lei non ci riesce. Ha tre figli, di cui due piccoli, e lavora anche lei tutto il giorno. Ha delle piccole manie che avevo sottovalutato, ma che ora guardo con occhi diversi sapendo che sta male, molto piu' di quanto non avessi mai immaginato. La sua stori è lunga e ha molti motivi per cui è arrivata a questo esaurimento, non ha mai mangiato molto e dorme poche ore per notte da alcuni anni. So che non è vostro compito fare delle diagnosi...chiedo quindi la vostra attenzione per chiedervi un aiuto su come posso relazionarmi con lei. Mi rendo conto che il mio approccio sino ad oggi non era corretto, le ho sempre dato consigli e cercato di tirare su il morale con esempi quali "i veri problemi sono altri" " abbiamo la salute e ci vogliamo bene, questo è l'importante" "hai un marito e dei figli che ti amano"....ecc...e mi rendo finalmente conto che non era questo di cui aveva bisogno. Ma allora come posso "aiutarla"? Questa settimana non ha voluto nemmeno vedere i suoi bimbi perchè non se la sentiva. In questa clinica non sta facendo molto, voglioni solo che riposi e riesca a dormire. Passa le giornate a chiacchierare per i corridoi con le altre persone opsiti della clinica, fanno poche attività. Ho l'impressione che non le sia di aiuto questo ricovero...
Ringrazio tanto anticipatamente per la vostra disponibilità.
Cordialmente
Ringrazio tanto anticipatamente per la vostra disponibilità.
Cordialmente
[#1]
Gentile signora,
l'atteggiamento che lei ha avuto con sua sorella è molto comune e direi spontaneo per chi si trova ad avere vicino una persona in difficoltà e, oltre a non avere una preparazione specifica, è nel frattempo preso da mille altri impegni e pensieri.
Cercare di incoraggiare e di sottolineare gli aspetti positivi però di solito è inutile, quando parliamo di situazioni patologiche e non di semplici momenti di crisi passeggera.
Lei ci dice che sua sorella era già seguita da uno psicoterapeuta prima del ricovero: che diagnosi aveva ricevuto?
Da quanto tempo era in terapia?
Assumeva anche dei farmaci?
La situazione è delicata e se ha il sospetto che la permanenza in clinica sia più che altro un periodo di inutile pausa forzata penso possa parlare con chi sta seguendo sua sorella per chiarire in che modo intendono aiutarla.
Ora che si è resa conto che sua sorella ha in realtà molte difficoltà penso che le verrà spontaneo rivolgersi a lei in un altro modo: cominci col dirle quello che ha detto a noi, e cioè che non si era resa conto di quanto fosse problematica la sua vita prima del ricovero, e le dia la sua disponibilità per parlare di come si sente, di cosa ha paura, di cosa pensa del proprio futuro.
Penso che poi il discorso proseguirà da sè.
Quanto tempo rimarrà in clinica?
l'atteggiamento che lei ha avuto con sua sorella è molto comune e direi spontaneo per chi si trova ad avere vicino una persona in difficoltà e, oltre a non avere una preparazione specifica, è nel frattempo preso da mille altri impegni e pensieri.
Cercare di incoraggiare e di sottolineare gli aspetti positivi però di solito è inutile, quando parliamo di situazioni patologiche e non di semplici momenti di crisi passeggera.
Lei ci dice che sua sorella era già seguita da uno psicoterapeuta prima del ricovero: che diagnosi aveva ricevuto?
Da quanto tempo era in terapia?
Assumeva anche dei farmaci?
La situazione è delicata e se ha il sospetto che la permanenza in clinica sia più che altro un periodo di inutile pausa forzata penso possa parlare con chi sta seguendo sua sorella per chiarire in che modo intendono aiutarla.
Ora che si è resa conto che sua sorella ha in realtà molte difficoltà penso che le verrà spontaneo rivolgersi a lei in un altro modo: cominci col dirle quello che ha detto a noi, e cioè che non si era resa conto di quanto fosse problematica la sua vita prima del ricovero, e le dia la sua disponibilità per parlare di come si sente, di cosa ha paura, di cosa pensa del proprio futuro.
Penso che poi il discorso proseguirà da sè.
Quanto tempo rimarrà in clinica?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Dott.ssa grazie!
Il suo consiglio di iniziare con il dirle che non mi ero resa conto del suo problema è illuminante! Così semplice che era troppo difficile da trovare...
Spero davvero di riuscire ad aprire una porticina e spero di riuscire poi ad ascoltare. Non sbaglio vero se mi imporrò di non dare consigli, mi ha appena confermato che è inutile e ho paura anche controproducente. Non sbaglio invece nel credere che mia sorella abbia bisogno soltanto di essere capita e ascoltata, vero?
Non saprei dirle quale diagnosi abbia ricevuto. Mi dispiace ammetterlo, credo che davvero io abbia sempre pensato male di mia sorella, nel senso che mi son sempre chiesta perchè si buttava giù così tanto facilmente, ho sempre cercato di spronarla e di farla reagire...più ci penso più credo di aver peggiorato la situazione...non l'ho capita.
Certo la nostra lontananza non mi ha aiutata a capire, anche perchè fino a pochi anni fa non eravamo in buoni rapporti come ora. Abbiamo sempre vissuto un pò in conflitto, lei è diventata mamma giovane e mi ha sempre messa "da parte perchè non la potevo capire", o così mi son sentita io.
So che è da qualche anno che è seguita, un pò in Francia e ultimamente veniva una volta al mese da uno psicoterapeuta qui nella mia città perchè finalente aveva trovato una persona con cui si trovava bene.
Ora che ci penso poco tempo fa mi ha confessato che non si era mai sentita capita da nessuno specialista che l'ha seguita prima. Si è sempre sentita dire che con il suo figlio maggiore era stata troppo permissiva. Cosa che secondo lei era esattamente l'opposto. E posso confermare che con i figli è abbastanza severa/rigida.
Molto affettuosa allo stesso tempo, ma permissiva assolutamente no.
Non ha mai preso psicofarmaci, farmaci non credo...lei di solito si cura con l'omeopatia e cure naturali. Ora le stanno dando qualcosa di leggero per addormentarsi (ma non per dormire) e da qualche giorno un antidepressivo per dormire.
Credo che resterà ancora tutta questa settimana in clinica e temo anche la prossima, ma al momento non sappiamo ancora nulla.
La ringrazio ancora tantissimo.
Le chiedo una cosa molto importante: cosa devo evitare di fare se dovesse aprirsi con me? Io penso di non dover giudicare, consigliare, commentare....mi può dare qualche consiglio ancora?
Grazie ancora
Il suo consiglio di iniziare con il dirle che non mi ero resa conto del suo problema è illuminante! Così semplice che era troppo difficile da trovare...
Spero davvero di riuscire ad aprire una porticina e spero di riuscire poi ad ascoltare. Non sbaglio vero se mi imporrò di non dare consigli, mi ha appena confermato che è inutile e ho paura anche controproducente. Non sbaglio invece nel credere che mia sorella abbia bisogno soltanto di essere capita e ascoltata, vero?
Non saprei dirle quale diagnosi abbia ricevuto. Mi dispiace ammetterlo, credo che davvero io abbia sempre pensato male di mia sorella, nel senso che mi son sempre chiesta perchè si buttava giù così tanto facilmente, ho sempre cercato di spronarla e di farla reagire...più ci penso più credo di aver peggiorato la situazione...non l'ho capita.
Certo la nostra lontananza non mi ha aiutata a capire, anche perchè fino a pochi anni fa non eravamo in buoni rapporti come ora. Abbiamo sempre vissuto un pò in conflitto, lei è diventata mamma giovane e mi ha sempre messa "da parte perchè non la potevo capire", o così mi son sentita io.
So che è da qualche anno che è seguita, un pò in Francia e ultimamente veniva una volta al mese da uno psicoterapeuta qui nella mia città perchè finalente aveva trovato una persona con cui si trovava bene.
Ora che ci penso poco tempo fa mi ha confessato che non si era mai sentita capita da nessuno specialista che l'ha seguita prima. Si è sempre sentita dire che con il suo figlio maggiore era stata troppo permissiva. Cosa che secondo lei era esattamente l'opposto. E posso confermare che con i figli è abbastanza severa/rigida.
Molto affettuosa allo stesso tempo, ma permissiva assolutamente no.
Non ha mai preso psicofarmaci, farmaci non credo...lei di solito si cura con l'omeopatia e cure naturali. Ora le stanno dando qualcosa di leggero per addormentarsi (ma non per dormire) e da qualche giorno un antidepressivo per dormire.
Credo che resterà ancora tutta questa settimana in clinica e temo anche la prossima, ma al momento non sappiamo ancora nulla.
La ringrazio ancora tantissimo.
Le chiedo una cosa molto importante: cosa devo evitare di fare se dovesse aprirsi con me? Io penso di non dover giudicare, consigliare, commentare....mi può dare qualche consiglio ancora?
Grazie ancora
[#3]
"Non sbaglio invece nel credere che mia sorella abbia bisogno soltanto di essere capita e ascoltata, vero?"
Se sua sorella si sentirà capita e ascoltata da lei - e possibilmente anche da altri familiari e amici - ne trarrà sicuramente beneficio, ma questo non sarà sufficiente.
Se è stata presa in carico da una struttura psichiatrica significa che la situazione è seria ed è necessario che, dopo le dimissioni, intraprenda seriamente una psicoterapia e che non si sottoponga solo ad una seduta al mese come lei ci sta riferendo.
Le manifesti disponibilità a parlare lasciando stabilire a lei i tempi e i modi, perchè potrebbe non essere pronta ad aprirsi fin da subito.
Quando lo farà eviti di esprimere giudizi e di fornirle consigli non richiesti, ma cerchi invece di sostenerla nel percorso di psicoterapia che mi auguro intraprenderà.
Non si può sindacare sull'esperienza soggettiva della sofferenza psichica e non, perciò la ascolti e le creda anche se le dirà cose che potranno sembrarle strane o esagerate.
Se vuole che si fidi di lei deve sentirsi accolta e al sicuro.
Se sua sorella si sentirà capita e ascoltata da lei - e possibilmente anche da altri familiari e amici - ne trarrà sicuramente beneficio, ma questo non sarà sufficiente.
Se è stata presa in carico da una struttura psichiatrica significa che la situazione è seria ed è necessario che, dopo le dimissioni, intraprenda seriamente una psicoterapia e che non si sottoponga solo ad una seduta al mese come lei ci sta riferendo.
Le manifesti disponibilità a parlare lasciando stabilire a lei i tempi e i modi, perchè potrebbe non essere pronta ad aprirsi fin da subito.
Quando lo farà eviti di esprimere giudizi e di fornirle consigli non richiesti, ma cerchi invece di sostenerla nel percorso di psicoterapia che mi auguro intraprenderà.
Non si può sindacare sull'esperienza soggettiva della sofferenza psichica e non, perciò la ascolti e le creda anche se le dirà cose che potranno sembrarle strane o esagerate.
Se vuole che si fidi di lei deve sentirsi accolta e al sicuro.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 21/02/2012.
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