Trauma infantile
tornando a noi, spesso quei giochi divennero più intriganti, con baci, da parte mia privi di quella malizia che potrebbe caratterizzare i baci di un'adulto ecco.
un giorno però mi si convinse ad andare oltre, avevo 11 anni....io non sapevo neppure cosa fosse l'oltre e me lo descrissero come un gioco. di lì l'inferno....
mia madre rimase incinta, ed io cominciai a capire attraverso ricerche che quel gioco portava ad aspettare poi i bambini. ora i ricordi sono confusi, anche perchè credo la mia mente non voglia ricordare più di tanto, ma quello che io ricordo perfettamente è l'angoscia, i pianti nei giorni successivi, nei mesi successivi, la vergogna per quanto mi ero prestata a fare. una vergogna che non mi lasciava mai, neppure nei giochi con le mie amiche. pensavo potesse essere utile dare pugni nella mia pancia e mi dicevo "se sono incinta morirà a furia di tirare pugni no?"..non avevo mai neppure avuto il ciclo....è una vergogna che mi porto dietro, che non riesco a nascondere quando incontro quel cugino che è così cambiato, che sembra così un angelo agli occhi di tutti ma che per me è solo colui che mi ha fatto vergognare di aver vissuto quel giorno. vergogna che mi porto dentro anche dopo aver fatto l'amore con il mio ragazzo da tanti anni ormai, che mi prende lo stomaco appena finito l'atto che mi fa venire le palpitazioni. che mi ha portato a non farmi toccare neppure con un dito da nessuno prima che lui abbia aspettato per più di un anno.... io non so se sarà necessario un consulto o basteranno queste righe, ma una cosa certa è che è la prima volta che lo condivido con altri, sarà trauma infantile? sarà che ogni volta il pensiero mi attanaglia....e chissà se mai mi passerà ....
gentile ragazza perchè pone questo quesito dal momento in cui ha espresso il disagio e l'angoscia per quell'episodio? lei parla di ricordi confusi ma ne ricorda il disgusto. il suo quesito è cercare di capire cosa è successo o se quello che prova è la conseguenza di ciò che è successo?
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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Gentile Ragazza,
questo significa che non ne ha parlato nemmeno al suo compagno?
Dentro di Lei c'è tutta questa sofferenza, ma si riflette negativamente anche nella relazione (affettiva e fisica) con il suo ragazzo?
Come mai proprio ora ha deciso di comunicare a qualcuno questa brutta esperienza?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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che si definisca o meno quanto le è accaduto come trauma infantile ha in realtà poca importanza.
Quello che è più rilevante è il fatto che il vissuto associato le ha cusato sofferenza per molti anni ed ha anche condizionato la sua libertà nelle relazioni con l'altro sesso. Proprio ora ha sentito l'esigenza di condividere quanto le è accaduto, e in questo mi associo alla collega chiedendole come mai proprio ora non è più stato possibile per lei mantenere la segretezza.
Potrebbe essere un suo primo passo verso l'affrontare l'evento e il tentare di liberarsi dai suoi condizionamenti per riacquistare la piena libertà?
Cordiali saluti
Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com
forse è proprio arrivato il momento per lei di affrontare il dolore di quell'esperienza rimasta incastonata senza parole per tanti lunghi anni.
Lei è riuscita a darsi i suoi tempi, rispettando i campanelli d'allarme interiori e quindi se stessa (ad esempio nell'aspettare a fare l'amore con il suo fidanzato).
Nella sua psiche l'elaborazione prosegue, tanto da portarla a scrivere qui le sue emozioni di vergogna.
Non si fermi: lasci voce a quello che ha dentro. Probabilmente si sta avvicinando il momento in cui sentirà il bisogno di rivolgersi a un professionista con cui affrontare questa sua confusione interiore, proprio per farla "passare" e investire sempre di più nella sua vita personale, senza che i fantasmi del passato facciano ancora così male.
Cordialità,
Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it
tempo fa ne parlai con lui, ma per la vergogna, descrissi l'accaduto come una situazione subita...cosa che io so non essere così, perchè la colpa di aver ceduto è tutta mia, potevo andare da mia madre e raccontarle quanto mi proponevano di fare, ma non l'ho fatto. per cui questa colpa che mi porto dentro, mi ha portato anche a mentire al mio ragazzo. lui poi, non ha aperto mai più il discorso...è molto sensibile e avrà capito che parlare di quell'argomento mi faceva male...ma ho deciso di parlare a voi perchè sono un numero qui, non ho un viso nè una voce, nè una dignità da mantenere ma solo un malessere da poter condividere per dividerne il peso che tra l'altro mi si piomba d'avanti quasi sempre alla fine dell'atto sessuale, nè durante, nè prima....solo dopo....e penso che sia per il dopo di quella situazione, per il disagio che ho sentito...solo dopo averlo fatto e non prima...
poi non è avvenuto l'intero atto, ma chi ne sapeva nulla a quell'età...ma era la convinzione di quell'età che tutto fosse avvenuto, che rischiavo di aspettare n bambino come mia madre....che mi ha accompagnato per troppo tempo...la voglia di esorcizzare tale disagio è tanto, ma non riesco ad esorcizzare la colpa che mi do per aver ceduto...non so proprio di cosa convincermi per eliminare la colpa.....
i ricordi confusi sono quelli rispetto alla collocazione temporale....
il mio quesito è come esorcizzare la colpa che mi do per tutto, e la sensazione di malessere che mi prende dopo l'atto sessuale....che solo da un po' ho pensato di attribuire a quello che credo essere un trauma...
gentile ragazza il problema è esattamente in questo e non può certo eliminarlo sforzandosi. é necessario che affronti la cosa con l'aiuto di uno specialista che l'aiuti a riformulare l'esperienza affinchè possa percepirla meno disastrosa.
saluti
Gentile ragazza,
in realtà lei sembra aprirsi da sola una possibile via di spiegazione e di mitigazione della sua colpa (a quell'età chi sapeva di cosa si trattava), ma subito dopo la rifiuta, come se fosse possibile considerare la cosa solo dal punto di vista temporale del "dopo".
In realtà l'azione è avvenuta con la normale sequenza temporale del prima-durante-dopo; è nel dopo che c'è la colpa, ma nel prima? e nel durante?
Intendo dire che probabilmente lei ha affrontato quello che le sembrava un nuovo gioco con l'entusiasmo e la leggerezza di una bambina che sta giocando, solo dopo, con il confronto con uno spazio diverso da quello ludico, ha compreso gli altri significati legati all'azione in sè.
Comprendendo che è difficile esporsi e che qui si sente tutelata per il fatto che è "solo un numero", le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che le consenta di elaborare l'esperienza vissuta e di integrarla nella sua persona, che è pur fatta di un volto, di un corpo e di emozioni che sembrano reclamare il loro spazio.
Cordiali saluti
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