iatrofobia, aerofobia e fobie in genere
Buona sera,
vi scrivo perché vorrei avere qualche informazione in più sulle fobie.
Da anni ho sempre la persistente paura di farmi visitare dai medici, non riesco a capirne la causa. Ho paura che mi possano trovare gravi malattie. Cerco di evitare il più possibile di fare le visite mediche e quando proprio devo farle (generalmente quando arrivo a un livello di dolore non più sopportabile), allora mi faccio visitare ma vivo la visita in maniera traumatica.
Credo che mi vengano degli attacchi d'ansia perché sudo freddo, non riesco a respirare, mi tremano le gambe e mi sento come se fossi chiusa in una stanza a chiave e non potessi uscire. Qualche anno fa ho avuto un tumore alla tiroide e sapevo bene che c'era ma ho fatto finta di niente e l'ho tenuto dentro un anno prima di farmi operare. La mia fortuna è stata che generalmente, questi tumori rimangono limitati nell'area e non si espandono. Credo di essere stata molto incosciente e non penso che mi comporterei nuovamente così ma mi accorgo che quando mi capitano queste cose divento irrazionale e faccio cose che generalmente non farei.
La stessa reazione mi capita quando prendo un aereo, ho paura di morire, infatti ho smesso di viaggiare anche se è sempre stata la mia grande passione.
Mi chiedevo come posso intervenire perché in passato ho già fatto un consulto psicologico ma non è cambiato nulla quindi non so come comportarmi.
Vi ringrazio molto.
vi scrivo perché vorrei avere qualche informazione in più sulle fobie.
Da anni ho sempre la persistente paura di farmi visitare dai medici, non riesco a capirne la causa. Ho paura che mi possano trovare gravi malattie. Cerco di evitare il più possibile di fare le visite mediche e quando proprio devo farle (generalmente quando arrivo a un livello di dolore non più sopportabile), allora mi faccio visitare ma vivo la visita in maniera traumatica.
Credo che mi vengano degli attacchi d'ansia perché sudo freddo, non riesco a respirare, mi tremano le gambe e mi sento come se fossi chiusa in una stanza a chiave e non potessi uscire. Qualche anno fa ho avuto un tumore alla tiroide e sapevo bene che c'era ma ho fatto finta di niente e l'ho tenuto dentro un anno prima di farmi operare. La mia fortuna è stata che generalmente, questi tumori rimangono limitati nell'area e non si espandono. Credo di essere stata molto incosciente e non penso che mi comporterei nuovamente così ma mi accorgo che quando mi capitano queste cose divento irrazionale e faccio cose che generalmente non farei.
La stessa reazione mi capita quando prendo un aereo, ho paura di morire, infatti ho smesso di viaggiare anche se è sempre stata la mia grande passione.
Mi chiedevo come posso intervenire perché in passato ho già fatto un consulto psicologico ma non è cambiato nulla quindi non so come comportarmi.
Vi ringrazio molto.
[#1]
Gentile Utente,
mi sembra di capire che il fattore che accomuna le "fobie" che la riguardano è costituito dall'idea della morte.
Prima di scoprire di avere un tumore immagino che avesse già questa grossa paura, perchè ci dice che ha atteso a lungo prima di farsi visitare.
Lei che spiegazione si è data?
Quando era piccola ha vissuto qualche situazione che riguardasse la malattia o la morte di una persona a lei cara?
E' possibile che sia stata condizionata da qualche esperienza del passato o da qualcuno che temeva di ammalarsi e di morire quanto lei teme ora queste eventualità, ma sono possibili molte altre spiegazioni che però sono verificabili all'interno di un percorso psicologico.
Per quanto riguarda le preoccupazioni ipocondriache non tutti reagiscono allo stesso modo: qualcuno non fa altro che sottoporsi a visite ed esami, e qualcun'altro invece si mantiene il più lontano possibile dai dottori.
Ad ogni modo su questo tipo di problema si può intervenire con qualunque tipo di psicoterapia.
Ci può dire come si è svolto il consulto psicologico che ha già avuto luogo?
Quante volte ha visto il collega e perchè non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati?
mi sembra di capire che il fattore che accomuna le "fobie" che la riguardano è costituito dall'idea della morte.
Prima di scoprire di avere un tumore immagino che avesse già questa grossa paura, perchè ci dice che ha atteso a lungo prima di farsi visitare.
Lei che spiegazione si è data?
Quando era piccola ha vissuto qualche situazione che riguardasse la malattia o la morte di una persona a lei cara?
E' possibile che sia stata condizionata da qualche esperienza del passato o da qualcuno che temeva di ammalarsi e di morire quanto lei teme ora queste eventualità, ma sono possibili molte altre spiegazioni che però sono verificabili all'interno di un percorso psicologico.
Per quanto riguarda le preoccupazioni ipocondriache non tutti reagiscono allo stesso modo: qualcuno non fa altro che sottoporsi a visite ed esami, e qualcun'altro invece si mantiene il più lontano possibile dai dottori.
Ad ogni modo su questo tipo di problema si può intervenire con qualunque tipo di psicoterapia.
Ci può dire come si è svolto il consulto psicologico che ha già avuto luogo?
Quante volte ha visto il collega e perchè non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
La ringrazio molto per la veloce risposta.
Mia mamma si è ammalata di sclerodermia quando avevo 15 anni e l'ho sempre vista sofferente. Non ho ricordi di lei nei quali era felice. E' ancora viva, però mi trasmette sempre ansia e ho difficoltà a vivere con lei perché mi sento di vivere la sua malattia. Percepisco la sua tensione anche se lei non me lo fa pesare. Vorrei andare via di casa ma al momento non è possibile.
Quando ho avuto il tumore, non volevo accettare il fatto di essermi ammalata così giovane e quindi ero come proiettata in un'altra realtà dove credevo che se non l'avessi accettato, il tumore sarebbe sparito da solo. E' un po' difficile da spiegare.
Non lo accettavo, alla fine però ho dovuto arrendermi credo.
Nel consulto psicologico che ho fatto, non affrontavo direttamente la fobia ma più che altro parlavo del rapporto che avevo con i miei conoscenti (famiglia, amici, il mio ragazzo, ecc).
Credo di non essermi focalizzata bene sul problema e quindi non sono riuscita a risolverlo, forse.
Il mio psicologo comunque sapeva che volevo risolvere il problema delle fobie. Sono stata in terapia un anno, vedendo il terapeuta circa una o due volta al mese.
Mia mamma si è ammalata di sclerodermia quando avevo 15 anni e l'ho sempre vista sofferente. Non ho ricordi di lei nei quali era felice. E' ancora viva, però mi trasmette sempre ansia e ho difficoltà a vivere con lei perché mi sento di vivere la sua malattia. Percepisco la sua tensione anche se lei non me lo fa pesare. Vorrei andare via di casa ma al momento non è possibile.
Quando ho avuto il tumore, non volevo accettare il fatto di essermi ammalata così giovane e quindi ero come proiettata in un'altra realtà dove credevo che se non l'avessi accettato, il tumore sarebbe sparito da solo. E' un po' difficile da spiegare.
Non lo accettavo, alla fine però ho dovuto arrendermi credo.
Nel consulto psicologico che ho fatto, non affrontavo direttamente la fobia ma più che altro parlavo del rapporto che avevo con i miei conoscenti (famiglia, amici, il mio ragazzo, ecc).
Credo di non essermi focalizzata bene sul problema e quindi non sono riuscita a risolverlo, forse.
Il mio psicologo comunque sapeva che volevo risolvere il problema delle fobie. Sono stata in terapia un anno, vedendo il terapeuta circa una o due volta al mese.
[#3]
"mi sento di vivere la sua malattia"
Quindi lei ha accanto una persona che è sempre stata male e che le mette ansia, e non c'è da meravigliarsi se si sente condizionata da questa presenza: per quanto sua madre cerchi di non far pesare agli altri la propria sofferenza è inevitabile che questa influenzi il benessere dell'intera famiglia.
All'inizio del percorso psicologico che ha intrapreso avete parlato chiaramente e definito gli obiettivi da raggiungere?
La frequenza delle sedute mi sembra decisamente bassa: come mai erano così distanziate?
Quindi lei ha accanto una persona che è sempre stata male e che le mette ansia, e non c'è da meravigliarsi se si sente condizionata da questa presenza: per quanto sua madre cerchi di non far pesare agli altri la propria sofferenza è inevitabile che questa influenzi il benessere dell'intera famiglia.
All'inizio del percorso psicologico che ha intrapreso avete parlato chiaramente e definito gli obiettivi da raggiungere?
La frequenza delle sedute mi sembra decisamente bassa: come mai erano così distanziate?
[#4]
Gentile ragazza,
la fobia si manifesta con la presenza di due elementi imprescindibili: l’ansia che si sviluppa in circostanze ben precise (un determinato luogo o una determinata situazione, le visite mediche ad esempio) lontano dalle quali la persona sta benissimo e il tentativo sistematico, consapevole e notevole da parte del soggetto di evitare le circostanze che ritiene causa d’ansia.
Tuttavia, alla luce di quanto già sottolineato dalla Collega ed emerso nei post precedenti, sarebbe opportuno comprendere i significati che Lei attribuisce alle visite mediche, anche in virtù della condizione della mamma. Immagino non sia semplice convivere con l'ansia e le paure che derivano da tale condizione.
Poichè Lei era ancora ragazzina quando la mamma si è ammalata, ha avuto qualcuno accanto che L'aiutasse a riorganizzare la Sua esperienza emotiva, ovvero che l'aiutasse a nominare le paure che sentiva, le ansie, l'angoscia, le speranze?
A questo poi si aggiunge la Sua malattia...
L'idea che da qui, con i limiti di un consulto on line, potrei farmi è la necessità di accedere ad un percorso psicoterapico mirato per la cura dell'ansia e delle fobie, come una terapia di tipo cognitivo-comportamentale che è molto efficace per questi disturbi.
Come Lei stessa asserisce, infatti, varrebbe la pena focalizzarsi di più sul problema, che non significa trascurare aspetti basilari, come i significati che per Lei hanno le malattie oppure le convinzioni e idee che hanno generato e mantengono ancora oggi il Suo problema.
Mi dispiace se si è trovata male con lo psicologo che l'ha vista in passato, ma a volte capita che il professionista non sia la persona più adatta e che non ci sia la giusta fiducia. Questo però può accadere con qualunque professionista.
Direi che scegliere accuratamente uno psicologo psicoterapeuta nella Sua zona sia un passo imprescindibile con queste premesse.
Un cordiale saluto,
la fobia si manifesta con la presenza di due elementi imprescindibili: l’ansia che si sviluppa in circostanze ben precise (un determinato luogo o una determinata situazione, le visite mediche ad esempio) lontano dalle quali la persona sta benissimo e il tentativo sistematico, consapevole e notevole da parte del soggetto di evitare le circostanze che ritiene causa d’ansia.
Tuttavia, alla luce di quanto già sottolineato dalla Collega ed emerso nei post precedenti, sarebbe opportuno comprendere i significati che Lei attribuisce alle visite mediche, anche in virtù della condizione della mamma. Immagino non sia semplice convivere con l'ansia e le paure che derivano da tale condizione.
Poichè Lei era ancora ragazzina quando la mamma si è ammalata, ha avuto qualcuno accanto che L'aiutasse a riorganizzare la Sua esperienza emotiva, ovvero che l'aiutasse a nominare le paure che sentiva, le ansie, l'angoscia, le speranze?
A questo poi si aggiunge la Sua malattia...
L'idea che da qui, con i limiti di un consulto on line, potrei farmi è la necessità di accedere ad un percorso psicoterapico mirato per la cura dell'ansia e delle fobie, come una terapia di tipo cognitivo-comportamentale che è molto efficace per questi disturbi.
Come Lei stessa asserisce, infatti, varrebbe la pena focalizzarsi di più sul problema, che non significa trascurare aspetti basilari, come i significati che per Lei hanno le malattie oppure le convinzioni e idee che hanno generato e mantengono ancora oggi il Suo problema.
Mi dispiace se si è trovata male con lo psicologo che l'ha vista in passato, ma a volte capita che il professionista non sia la persona più adatta e che non ci sia la giusta fiducia. Questo però può accadere con qualunque professionista.
Direi che scegliere accuratamente uno psicologo psicoterapeuta nella Sua zona sia un passo imprescindibile con queste premesse.
Un cordiale saluto,
[#5]
Ex utente
Inizialmente quando sono andata dallo psicologo ho cercato di intraprendere un percorso mirato più sulle scelte professionali e le relazioni.
Non sapevo quale professione intraprendere e questa cosa mi creava un forte disagio e mi faceva sentire smarrita.
Quindi ho iniziato il percorso con lo psicologo e in seguito (dopo qualche mese) mi sentivo molto più forte e ho chiesto di poter affrontare anche questo problema delle fobie (in particolare mi premeva risolvere l'aerofobia in quanto sto facendo un tipo di università che mi porterà in futuro a fare un lavoro dove si viaggia spesso).
Gli incontri erano così distanziati perchè stavo andando bene e quindi poteva passare più tempo tra un incontro e l'altro.
Purtroppo quando mia mamma si è ammalata non ho avuto nessuno accanto, anzi la cosa che mi ha infastidita è stato il fatto che per la mia famiglia era scontato (in quanto io unica ragazza nella casa), che prendessi il suo posto di "donna di casa" quando lei non c'era.
Quindi dovevo pulire, preparare i pasti, prendermi cura della mia famiglia, ecc.
Questa cosa mi ha dato molto fastidio, non perchè non volessi fare le faccende (ho sempre dato una mano in casa) ma mi ha particolarmente infastidita la responsabilità che mi era stata affidata, in quanto non mi sentivo pronta.
Da li in avanti si è creato un varco tra me e la mia famiglia.
Solo da qualche anno ho iniziato ad essere più carina con loro, perchè prima ero molto fredda con tutti e mantenevo le distanze.
Tutti questi fatti che mi sono accaduti mi hanno portato ad avere una forte ansia, cosa che però ho sedato in parte oggi.
Prima avevo ansia continuamente, da quando mi alzavo alla mattina a quando andavo a letto la sera. Oggi non è più così, l'ansia si manifesta solo in particolari situazioni, come quando prendo l'aereo o quando vado dal dottore principalmente. Altre volte in cui si manifesta (ma non sempre) è quando devo mettermi alla prova (es. devo fare un esame) o quando qualcuno si aspetta grandi cose da me.
Non sapevo quale professione intraprendere e questa cosa mi creava un forte disagio e mi faceva sentire smarrita.
Quindi ho iniziato il percorso con lo psicologo e in seguito (dopo qualche mese) mi sentivo molto più forte e ho chiesto di poter affrontare anche questo problema delle fobie (in particolare mi premeva risolvere l'aerofobia in quanto sto facendo un tipo di università che mi porterà in futuro a fare un lavoro dove si viaggia spesso).
Gli incontri erano così distanziati perchè stavo andando bene e quindi poteva passare più tempo tra un incontro e l'altro.
Purtroppo quando mia mamma si è ammalata non ho avuto nessuno accanto, anzi la cosa che mi ha infastidita è stato il fatto che per la mia famiglia era scontato (in quanto io unica ragazza nella casa), che prendessi il suo posto di "donna di casa" quando lei non c'era.
Quindi dovevo pulire, preparare i pasti, prendermi cura della mia famiglia, ecc.
Questa cosa mi ha dato molto fastidio, non perchè non volessi fare le faccende (ho sempre dato una mano in casa) ma mi ha particolarmente infastidita la responsabilità che mi era stata affidata, in quanto non mi sentivo pronta.
Da li in avanti si è creato un varco tra me e la mia famiglia.
Solo da qualche anno ho iniziato ad essere più carina con loro, perchè prima ero molto fredda con tutti e mantenevo le distanze.
Tutti questi fatti che mi sono accaduti mi hanno portato ad avere una forte ansia, cosa che però ho sedato in parte oggi.
Prima avevo ansia continuamente, da quando mi alzavo alla mattina a quando andavo a letto la sera. Oggi non è più così, l'ansia si manifesta solo in particolari situazioni, come quando prendo l'aereo o quando vado dal dottore principalmente. Altre volte in cui si manifesta (ma non sempre) è quando devo mettermi alla prova (es. devo fare un esame) o quando qualcuno si aspetta grandi cose da me.
[#6]
"mi ha particolarmente infastidita la responsabilità che mi era stata affidata, in quanto non mi sentivo pronta..."
A 15 anni diventare la "donna di casa" non dev'essere stato così semplice, e probabilmente ha bisogno di rileggere con uno psicoterapeuta cosa è accaduto in quei momenti, la responsabilità che si è presa e la conseguente reazione. I significati che tale vicenda può aver avuto per Lei devono essere ricercati in terapia, ma non è da escludere che abbiano a che vedere con lo stato ansioso (non sentirsi all'altezza o sopraffatti dalle responsabilità).
Saluti,
A 15 anni diventare la "donna di casa" non dev'essere stato così semplice, e probabilmente ha bisogno di rileggere con uno psicoterapeuta cosa è accaduto in quei momenti, la responsabilità che si è presa e la conseguente reazione. I significati che tale vicenda può aver avuto per Lei devono essere ricercati in terapia, ma non è da escludere che abbiano a che vedere con lo stato ansioso (non sentirsi all'altezza o sopraffatti dalle responsabilità).
Saluti,
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, "quando tutto ci sembra più grande di noi forse stiamo guardando il mondo con gli occhi di un bambino".
Magari un bambino cresciuto presto e con la paura di un mondo pericoloso, in cui la malattia e la morte sono sempre dietro l'angolo.
Lei ha già affrontato un lavoro psicologico in relazione ad alcuni temi per lei importanti. Forse, potrebbe esserle utile l'ipotesi di un lavoro "focalizzato" sul problema.
In terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, si lavora, oltre che sui sintomi di tipo fobico, anche sulle idee che li rafforzano, come ad esempio l'idea che l'ansia vada evitata e che non siamo in grado di fronteggiare le situazioni che ci fanno paura.
Per lei sarebbe ipotizzabile prendere in considerazione un eventuale percorso di terapia (previa valutazione) che si concentri sul problema per lei fonte di ansia?
Magari un bambino cresciuto presto e con la paura di un mondo pericoloso, in cui la malattia e la morte sono sempre dietro l'angolo.
Lei ha già affrontato un lavoro psicologico in relazione ad alcuni temi per lei importanti. Forse, potrebbe esserle utile l'ipotesi di un lavoro "focalizzato" sul problema.
In terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, si lavora, oltre che sui sintomi di tipo fobico, anche sulle idee che li rafforzano, come ad esempio l'idea che l'ansia vada evitata e che non siamo in grado di fronteggiare le situazioni che ci fanno paura.
Per lei sarebbe ipotizzabile prendere in considerazione un eventuale percorso di terapia (previa valutazione) che si concentri sul problema per lei fonte di ansia?
[#8]
Quindi lei non si era rivolta al nostro collega con lo scopo di risolvere il problema delle fobie, ma per altre questioni.
Non ho però capito come mai non le è stato utile anche per quanto riguarda l'oggetto di questo consulto.
Riguardo al ruolo che ha dovuto assumere in casa immagino quanto sia stato sgradevole realizzare che fosse così scontato e automatico per tutti che lei si occupasse di ciò di cui si occupava prima sua madre.
Nel suo futuro però c'è l'indipendenza dai suoi genitori, e quindi questa situazione non durerà (le auguro) ancora per molto.
Non ho però capito come mai non le è stato utile anche per quanto riguarda l'oggetto di questo consulto.
Riguardo al ruolo che ha dovuto assumere in casa immagino quanto sia stato sgradevole realizzare che fosse così scontato e automatico per tutti che lei si occupasse di ciò di cui si occupava prima sua madre.
Nel suo futuro però c'è l'indipendenza dai suoi genitori, e quindi questa situazione non durerà (le auguro) ancora per molto.
[#9]
Ex utente
Vi ringrazio molto per le vostre gentilissime risposte Dottori, prenderò in considerazione l'idea di affrontare nuovamente la terapia, magari con un altro psicologo, perché mi sono accorta che probabilmente, non ho ancora superato al meglio i problemi legati all'ansia, come invece speravo.
Credo di aver fatto alcuni progressi rispetto al passato ma forse non sono stati sufficienti e devo andare più a fondo analizzando meglio il problema.
Grazie ancora.
Saluti.
Credo di aver fatto alcuni progressi rispetto al passato ma forse non sono stati sufficienti e devo andare più a fondo analizzando meglio il problema.
Grazie ancora.
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 5.7k visite dal 13/02/2012.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.