Incapacità di sentire le proprie emozioni

sono seguito da uno psicologo da un anno e mezzo. Il mio problema è l'incapacità di sentire le mie emozioni dovuta ad anni di duro lavoro fatto su me stesso per non soffrire più. Finchè mi sono reso conto che mi ero rovinato la vita con le mie mani perchè avevo appiattito tutto...cose belle e cose brutte ma vi assicuro che non riuscire ad essere delici 8 9 10 è devastante. Sto seguendo il mio percorso ma non pensavo fosse così lungo. La vita va avanti e ho fame di vivere sento la sabbia che se ne va tra le dita, se esiste un modo per accorciare i tempi qualcosa su cui lavorare una tecnica un suggerimento qualunque cosa. Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signore,

per risponderle devo prima farla alcune domande per chiarire meglio la situazione perchè non ci ha fornito abbastanza dettagli per capire.

Prima di tutto vorrei chiederle che tipo di psicoterapia sta effettuando (quale orientamento, se lo sa) e con che frequenza si svolgono le sedute, ma anche se ha parlato con la psicologa che la segue di questi suoi dubbi circa il fatto che il lavoro che state svolgendo possa aiutarla a raggiungere i suoi obiettivi in tempi che lei ritiene ragionevoli.

Che diagnosi le ha comunicato la Collega per il suo caso?

Assume anche farmaci o è stata mai valutata la possibilità che ne assumesse?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
non so che tipo di psicoterapia sia.
diagnosi? in questi termini non l'ho mai ricevuta...con parole mie: quando qualcosa di scomodo o doloroso mi si presenta istantaneamente taglio con le mie emozioni in modo così veloce che non me ne rendo conto , così dice la psicologa. Dice che è il frutto di un elaborato sistema di difesa che aveva senso per farmi sopravvivere a dolori troppo forti per me ma che adesso posso pian piano liberarmene e lo scopo della terapia sarebbe riconoscere i momenti in cui "taglio" e fare in modo che questo taglio diventi una scelta e non indipendente dalla mia volontà, così dice avrò sempre questa risorsa ma sarò io a scegliere come e quando premere l'interruttore.
Eventualmente posso fornire maggiori dettagli.
Farmci non ne prendo mai prospettata l'eventualità
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Può essere che il quadro non sia tale da giustificare una diagnosi precisa.

La psicologa è al corrente della sua inquietudine circa il percorso che state effettuando?

Se ha voglia di spiegarcelo, vorrei chiederle anche come mai ha deciso di impegnarsi consapevolmente per imparare ad annullare la normale risposta emotiva agli accadimenti della vita.
Le è successo qualcosa che l'ha turbata molto e ha quindi deciso che da quel momento non avrebbe più provato nulla come difesa?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)se esiste un modo per accorciare i tempi qualcosa su cui lavorare una tecnica un suggerimento qualunque cosa. (..)
gentile utente , solo una conoscneza diretta dei suoi vissuti così come le sue modalità comportamentali potrebbero dara la possibilità di un suggerimento del genere.

Il suo terapeuta le da prescrizioni comportamentali? E' senza dubbio importante comprendere il meccanismo di funzionamento del suo disagio ma tale conoscenza deve essere funzionale ad una azione volta ad interrompere il processo.

(..) lo scopo della terapia sarebbe riconoscere i momenti in cui "taglio" e fare in modo che questo taglio diventi una scelta e non indipendente dalla mia volontà,(..)

con quali mezzi dovrà arrivare a questo? quali sono stati i suggerimenti per poter riconoscere i momenti in cui avvienne questo taglio?

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Utente
Utente
intanto grazie per l'interesse e per la disponibilità.
La psicologa non è al corrente di questa mia inquietudine e voglia di accorciare i tempi anche perchè è recente.
,,,come mai ha deciso di impegnarsi consapevolmente per imparare ad annullare la normale risposta emotiva agli accadimenti della vita.
Credo di essere stato un bambino ipersensibile ho ripercorso tanti episodi della mia fanciullezza e adolescenza e ho riprovato quelle sensazioni di malinconia tristezza, a 8 anni ho capito che non potevo fidarmi di mia mamma (che per altro mi ha sempre voluto bene..a modo suo..senzi molti gesti di affetto senza abbracci baci...ma occupandosi di tutti quelli che secondo lei erano i miei bisogni primari..mangiare, dormire, studiare..) mio papà mi voleva bene? direi di si ma in realtà mio papà ai miei occhi era la corte di cassazione, quello che quando tornava a casa ascoltava la requisitoria di mia mamma (il pm) e decideva la punizione..quasi mai fisica ma per me era fonte di sofferenza enorme vederlo arrabbiato con me...non mi serviva nessuna pena ero già pronto a piangere. Ho dovuto in seguito a un traferimento della famiglia a 7 anni ricostruirmi delle amicizie in un ambiente che non mi accettava, ho capito che i legami si possono spezzare in un giorno dopo quel trasferimento. Ho litigato e fatto a botte spesso alle elementari, non mi piegavo, mi sentivo migliore degli altri cercavo di sopravvivere e quando a casa raccontavo dei miei problemi litigi ecc la risposta era: ignorali devi essere superiore...cosa vche non riuscivo più di tanto ma la cosa grave è che avevo dei problemi e i miei genitori non mi capivano e non mi aiutavano. In seguito sono stato costretto a frequentare le medie in un collegio cattolico(830 fino 18) perdendo di nuovo i contatti con i miei amici...ho pianto fino a Natale ogni mattina in prima media...il direttore(che aveva fatto studi di psicologia) mi aveva autorizzato a prendermi e andare a casa(15 minuti in corriera) quando volevo senza chiedere nemmeno il permesso e l'unica volta che l'ho fatto me le sono sentite da mia mamma..mi ricordo che avevo pensato che avrei sopportato perchè non volevo più farla star male...io un ragazzo di 12 anni dovevo sopportare le mie siofferenze per non far star male mia mamma!!! Potrei andare avanti ma credo sia chiaro perchè un po' alla volta sono diventato così, avevo bisogno di una corazza avevo bisogno di non essere più ferito niente e nessuno doveva più avere il potere di farmi star male...poi tra le superiori e l'università il processo è andato avanti. A mio padre e di riflesso a mia madre importava prima di tutto lo studio..i voti!! e tramite lo studio mi "compravo" il loro affetto. Potrei andare avanti. Non ho avuto traumi tipo storie di pedofili violenze da padri alcolizzati..niente di tutto questo...forse non era il non sentirmi capito/amato a rendermi infelice quanto il fatto che quello che ricevevo dai miei( che secondo loro era affetto/amore) non mi scaldava e forse mi sentivo pure in colpa perchè non me lo facevo bastare!

Il suo terapeuta le da prescrizioni comportamentali?
Dice che ho paura di guardarmi dentro che non mi fido di me stesso e quindi figurarsi degli altri...che sono tutto mente logica.Dice che devo imparare a voler bene alla mia parte emotiva a non disprezzarla come è venuto fuori in una seduta...a fidarmi. Io SO che è vero sono cose che ho intravvisto tra la nebbia, SO che è così eppure anche se ho fatto passi avanti vorrei accelerare vorrei rompere quel muro..invidio le persone in preda a tutto quello che è irrazionale anche se le ho considerate stupide per tutta la vita. Alle volte ho la sensazione che se mi lasciassi andare , come un paracadutista che si lancia a un certo punto il paracadute si aprirebbe e non mi schianterei al suolo ma la paura di schiantarmi è forte


con quali mezzi dovrà arrivare a questo? quali sono stati i suggerimenti per poter riconoscere i momenti in cui avvienne questo taglio?
Mi ha fatto notare in molte occasioni che quando non sento niente quando alla domanda come ti senti? rispondo non saprei ...non provo niente di particolare..è perchè me ne sono andato per non "stare in un posto scododo"


Aggiungo una cosa, se dentro di me spesso non vedo non sento non so cosa succede, quando ho davanti un'altra persona sento quello che prova..sono inondato dalle sue emozioni mi sento ipersensibile verso gli altri e ghiaccio verso me stesso. La psicologa mi ha detto che è normale essere frastornati dagli altri se non c'è la stessa intensità nel percepire il proprio mondo interiore. Voglio SENTIRE ME SOLO ME !
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, innanzi tutto sarebbe importante che di questa sua inquietudine verso la terapia ne parlasse proprio con la sua psicologa.

A volte alcuni aspetti relazionali tra cliente e terapeuta possono essere importanti spinte per significativi miglioramenti.

Questa fame di vivere, il desiderio di accorciare i tempi, è un altro aspetto che meriterebbe di essere approfondito. C'è una differenza sostanziale tra la ricerca della tecnica per evitare le frustrazioni, anche piccole, che comporta il processo di cambiamento, e inivece cercare qualcosa per velocizzare perchè ci si sente pronti. Anche questo aspetto potrebbe essere importante materiale di terapia. In modo da personalizzare il percorso sulle sue necessità e possibilità.

C'è qualche motivo particolare per cui non ha afforntato, se non li ha affrontati, questi aspetti in terapia?
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Utente
Utente
mi scusi "C'è una differenza sostanziale tra la ricerca della tecnica per evitare le frustrazioni, anche piccole, che comporta il processo di cambiamento, e inivece cercare qualcosa per velocizzare perchè ci si sente pronti" non mi è chiaro cosa intende.
Non ho affrontato questo discorso con la psicologa perchè l'inquietudine è recente, non so se sto perdendo la fiducia in lei o se è un periodo "fiacco" ma mi chiedo se sto facendo abbastanza e mi rispondo di no, tra una seduta e l altra passa 1 settimana durante la quale ho spesso la sensazione che dovrei fare qualcosa..cosa?
Ho letto libri di psicologia divulgativa..+ o - interessanti, quello che voglio è un bersaglio.
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Dr. Maurizio Brescello Psicologo 102 1
I cambiamenti caratteriali, in considerazione della sua età, richiedono tempo. Come in tutte le cose ci sono strade più brevi ma personalmente credo che "cambiare" sia un processo lungo. Un po' come le diete, si può perdere peso rapidamente ma poi i chili velocemente si recuperano. Dipenderà dalla sua motivazione e dai suoi obiettivi.

auguri

Dr. Maurizio Brescello

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
La ricerca di soluzioni esterne può essere motivata da due situazioni differenti:

- nella prima ci si vuole sottrarre allo sforzo del cambiamento, e per rendere tutto facile si cerca qualcosa di esterno.

- la seconda è la capacità acquisita di correre un po più velocemente.

Nella prima ipotesi il rischio è di reimmergersi in evitamenti vari. Nel secondo caso, invece, può essere giunto il momento di dare una sterzata alla terapia.

Il mio consiglio è di fare questa valutazione con la sua psicologa e vedere se è il caso di darsi dei bersagli, obiettivi, più chiari e raggiungibili.

Anche il suo dubbio sul periodo "fiacco" o la perdita di fiducia nella psicologa è rilevante.

Un periodo "fiacco" può essere tanto un rallentamento del processo terapeutico come un momento fisiologico della terapia. Ci sono momenti in cui si va più veloci ed altri in cui si va piano, le terapie non sono percorsi lineari.

La mancanza di fiducia nella psicologa è più importante. In assenza di fiducia non si può parlare di grossi cambiamenti. E' necessario che trovi il modo di manifestarle i suoi dubbi.

spero di essere stato più chiaro
Un Saluto
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Utente
Utente
E' stato molto chiaro.
sono 2 situazioni così diverse che dovrebbe esermi chiaro se l'una o l'altra, direi la seconda eppure ho un dubbio, purtroppo non mi fido più completamente di quello che penso ho capito che la mente mi può ingannare senza che me ne renda conto.
ne parlerò alla prossima seduta e vedremo.
Quando ho scritto qui la mia storia speravo di ottenere qualcosa di + ma mi è stato di aiuto in modo diverso non aspettato.

Grazie