bullismo psicologico, come liberarsene
Gentili dottori,
sono una ragazza di 29 che , dai 16 ai 18 anni (e in piccoli e sporadici episodi anche intorno agli 11/12 anni) è stata vittima di una sorta di bullismo soft, da parte di un gruppetto di ragazzi all'epoca più grandi di me di qualche anno.
Gli episodi erano i suddetti: nomignolo maschile affibbiatomi (di un cartone animato),allusioni al fatto che fossi un maschiaccio e che mi piacessero le ragazze(ma allora non lo sapevo ancora..Bravi ad averlo intuito, direi..),gesti denigratori tipo lancio di lattine vuote in testa davanti agli altri del gruppo.(Questo è successo due sole volte, ma mi ha "affossato"psicologicamente, mentre, l'allusione al lesbismo e all'essere un maschio era piuttosto insistente)
Beh, non so come mai..Sono passati diversi anni, ho vissuto in un'altra città, frequentato l'università ed altre compagnie sensibili e brillanti, ma, nei momenti di défaillance (sarà anche perchè son tornata a vivere nel paesello da un anno) io continuo ossessivamente a pensare a questi episodi passati.Appena intravedo un luogo od una persona che io associo ad uno di questi pseudo ex-bulli(alcuni ora sicuramente saranno cambiati, altri credo di no) io la sera cado nel rimuginìo.
E la storia va avanti da un anno..Basta un luogo.
Ah, c'è inoltre una cosa che contribuisce ancora di più a farmi star male: ricordo, che dopo averlo confessato a mio padre, la sua risposta fu: " Ma tu i maschi li devi accarezzare, devi essere accogliente"--------> Questa frase rimbomba nelle mie orecchie da anni, e mi vien voglia (ma ho poca forza nelle braccia) di vendicarmi e del suo invito alla passività e remissione,e dei ragazzi che tennero questi comportamenti.Sogno ad occhi aperti di prenderli a pugni sul naso.Ma non sono il tipo,per paura delle conseguenze, mi spaventerei credo dopo aver agito così.
E' come se volessi un riscatto evidente.Chiaro a tutti.Vorrei metterci un punto non solo interiormente con me stessa, ma anche con loro.Mi iimagino nei miei teatrini di fermarli per la strada e dire:" Ciao, ti ricordi di me, ero quella che prendevi per il c****!" e poi sbàm, destro.In questi teatrini,immagino sempre che ci sia un uomo potente e coraggioso che li tiene fermi, mentre io picchio.Insomma, non di certo uno come mio padre.
Non so, cosa posso fare per estirpare questo rancore? Sono davvero anni che mi attanaglia.
Cordiali saluti, scusate la veemenza con la quale ho esposto il problema.
sono una ragazza di 29 che , dai 16 ai 18 anni (e in piccoli e sporadici episodi anche intorno agli 11/12 anni) è stata vittima di una sorta di bullismo soft, da parte di un gruppetto di ragazzi all'epoca più grandi di me di qualche anno.
Gli episodi erano i suddetti: nomignolo maschile affibbiatomi (di un cartone animato),allusioni al fatto che fossi un maschiaccio e che mi piacessero le ragazze(ma allora non lo sapevo ancora..Bravi ad averlo intuito, direi..),gesti denigratori tipo lancio di lattine vuote in testa davanti agli altri del gruppo.(Questo è successo due sole volte, ma mi ha "affossato"psicologicamente, mentre, l'allusione al lesbismo e all'essere un maschio era piuttosto insistente)
Beh, non so come mai..Sono passati diversi anni, ho vissuto in un'altra città, frequentato l'università ed altre compagnie sensibili e brillanti, ma, nei momenti di défaillance (sarà anche perchè son tornata a vivere nel paesello da un anno) io continuo ossessivamente a pensare a questi episodi passati.Appena intravedo un luogo od una persona che io associo ad uno di questi pseudo ex-bulli(alcuni ora sicuramente saranno cambiati, altri credo di no) io la sera cado nel rimuginìo.
E la storia va avanti da un anno..Basta un luogo.
Ah, c'è inoltre una cosa che contribuisce ancora di più a farmi star male: ricordo, che dopo averlo confessato a mio padre, la sua risposta fu: " Ma tu i maschi li devi accarezzare, devi essere accogliente"--------> Questa frase rimbomba nelle mie orecchie da anni, e mi vien voglia (ma ho poca forza nelle braccia) di vendicarmi e del suo invito alla passività e remissione,e dei ragazzi che tennero questi comportamenti.Sogno ad occhi aperti di prenderli a pugni sul naso.Ma non sono il tipo,per paura delle conseguenze, mi spaventerei credo dopo aver agito così.
E' come se volessi un riscatto evidente.Chiaro a tutti.Vorrei metterci un punto non solo interiormente con me stessa, ma anche con loro.Mi iimagino nei miei teatrini di fermarli per la strada e dire:" Ciao, ti ricordi di me, ero quella che prendevi per il c****!" e poi sbàm, destro.In questi teatrini,immagino sempre che ci sia un uomo potente e coraggioso che li tiene fermi, mentre io picchio.Insomma, non di certo uno come mio padre.
Non so, cosa posso fare per estirpare questo rancore? Sono davvero anni che mi attanaglia.
Cordiali saluti, scusate la veemenza con la quale ho esposto il problema.
[#1]
Gentile Ragazza,
bullismo a parte, credo che una consulenza psicologica de visu ed un'eventuale percoprso psicoterapico, sarebbe indicato, per comprendere i suoi pensieri e per venire fuori da questi pensieri disturbanti
Saluti
bullismo a parte, credo che una consulenza psicologica de visu ed un'eventuale percoprso psicoterapico, sarebbe indicato, per comprendere i suoi pensieri e per venire fuori da questi pensieri disturbanti
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
La descrizione del suo problema è abbastanza chiara, ma per risolvere la sua rabbia dovrebbe chiedere l'aiuto di uno psicologo di persona. È possibile che il suo problema si risolva velocemente attraverso l'aiuto adatto. Una forma di psicoterapia breve e attiva, come la strategica o la comportamentale, potrebbe fare al caso suo.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Gentile utente,
dice bene: è bastato ritornare al luogo in cui tutto accadde, per riscoprire che ciò che si riteneva essere sepolto per sempre nel passato, in realtà è ancora presente.
La vendetta, come scrive Lei, potrebbe essere una via, ma anche se essa fosse realmente praticabile, cosa ne potrebbe risultare? Probabilmente un'arricchimento degli epiteti del passato, con l'aggiunta di un temperamento irascibile e violento. Ciò che proprio non farebbe al caso Suo.
Prima di riuscire a "mettere un punto con loro" -per usare le Sue parole- forse potrebbe esserLe d'aiuto chiarire la questione con sé stessa; comprendere appieno il rapporto che Lei ha con la Sua omosessualità, quanto Lei riesca ad accettarla. Un simile percorso potrebbe aiutarLa nell'acquisire una buona "dose" di autostima che potrà tornarLe senz'altro utile nell'affrontare gli altri ("loro"), sia nel presente, sia digerendo le loro azioni del passato.
Un percorso psicologico potrebbe esserLe utile anche nel riuscire a metabolizzare le varie emozioni che ruotano intorno agli eventi, emozioni -come la rabbia che chiaramente traspare dal Suo racconto- che spesso Lei stessa inibisce (o che Le viene consigliato di inibire: " Ma tu i maschi li devi accarezzare, devi essere accogliente") e che portano a rimuginare continuamente sulla situazione.
Un caro saluto.
dice bene: è bastato ritornare al luogo in cui tutto accadde, per riscoprire che ciò che si riteneva essere sepolto per sempre nel passato, in realtà è ancora presente.
La vendetta, come scrive Lei, potrebbe essere una via, ma anche se essa fosse realmente praticabile, cosa ne potrebbe risultare? Probabilmente un'arricchimento degli epiteti del passato, con l'aggiunta di un temperamento irascibile e violento. Ciò che proprio non farebbe al caso Suo.
Prima di riuscire a "mettere un punto con loro" -per usare le Sue parole- forse potrebbe esserLe d'aiuto chiarire la questione con sé stessa; comprendere appieno il rapporto che Lei ha con la Sua omosessualità, quanto Lei riesca ad accettarla. Un simile percorso potrebbe aiutarLa nell'acquisire una buona "dose" di autostima che potrà tornarLe senz'altro utile nell'affrontare gli altri ("loro"), sia nel presente, sia digerendo le loro azioni del passato.
Un percorso psicologico potrebbe esserLe utile anche nel riuscire a metabolizzare le varie emozioni che ruotano intorno agli eventi, emozioni -come la rabbia che chiaramente traspare dal Suo racconto- che spesso Lei stessa inibisce (o che Le viene consigliato di inibire: " Ma tu i maschi li devi accarezzare, devi essere accogliente") e che portano a rimuginare continuamente sulla situazione.
Un caro saluto.
Dott. Gianluca Franciosi
Psicologo - Psicoterapeuta,
Specialista in Psicologia Clinica
www.psicologidelbenessere.it
[#4]
Ex utente
@Dott Franciosi Esatto, so benissimo che la mia pseudo vendetta avrebbe solo conseguenze negative per me, ad esempio il farmi passare pe lar pazza di turno che ricorda e rivanga episodi persi in un passato lontano o, se queste persone a pelle nutrono una sorta di fastidio nei miei confronti,confermargli che mi hanno ferita.
Sì, senz'altro la mia dose di rabbia inibita è altissima, e a volte vorrei che qualcuno togliesse il coperchio.
Per quanto riguarda l'accettazione della mia omosessualità beh, c'è stata, e anzi, da quando è avvenuta mi sento anche più completa nella mia femminilità.
Quello che non accetto è il ricordo di come reagii ai tempi, insomma, la mia sofferenza sarebbe minore se nel mio taccuino dei ricordi ci fosse uno schiaffo dato da me, una risposta decisa, un mandare a quel paese, una zampata in qualche modo.Invece nulla.Ricordo solo che l'ambiente circostante si fermava, diventava cristallizzato.Mi sembrava di smettere di respirare e mi chiedevo da cosa cogliessero la mia vulnerabilità visto che ero sì un maschiaccio, ma non diversa da tante altre ragazze un po' fuori dai canoni.Va beh,chiuso questo brain storming,la mia paura è che qualora si ripresentasse una situazione in cui io, senza colpe, potrei essere "attaccata"/"denigrata", mi ricomporti o nello stesso modo, o in maniera diametralmente opposta, "dando fuori"..
Per lo psicologo non so, non mi dipiacerebbe farmi aiutare, ma vorrei una cosa mirata e di breve durata, tipo non più di tre mesi; altrimenti mi sembrerebbe di dare troppo importanza a queste cose passate, ed anche lì, mi arrabbierei con me stessa.
Sì, senz'altro la mia dose di rabbia inibita è altissima, e a volte vorrei che qualcuno togliesse il coperchio.
Per quanto riguarda l'accettazione della mia omosessualità beh, c'è stata, e anzi, da quando è avvenuta mi sento anche più completa nella mia femminilità.
Quello che non accetto è il ricordo di come reagii ai tempi, insomma, la mia sofferenza sarebbe minore se nel mio taccuino dei ricordi ci fosse uno schiaffo dato da me, una risposta decisa, un mandare a quel paese, una zampata in qualche modo.Invece nulla.Ricordo solo che l'ambiente circostante si fermava, diventava cristallizzato.Mi sembrava di smettere di respirare e mi chiedevo da cosa cogliessero la mia vulnerabilità visto che ero sì un maschiaccio, ma non diversa da tante altre ragazze un po' fuori dai canoni.Va beh,chiuso questo brain storming,la mia paura è che qualora si ripresentasse una situazione in cui io, senza colpe, potrei essere "attaccata"/"denigrata", mi ricomporti o nello stesso modo, o in maniera diametralmente opposta, "dando fuori"..
Per lo psicologo non so, non mi dipiacerebbe farmi aiutare, ma vorrei una cosa mirata e di breve durata, tipo non più di tre mesi; altrimenti mi sembrerebbe di dare troppo importanza a queste cose passate, ed anche lì, mi arrabbierei con me stessa.
[#5]
>>> Per lo psicologo non so, non mi dipiacerebbe farmi aiutare, ma vorrei una cosa mirata e di breve durata
>>>
Le terapie brevi esistono, e funzionano, ma dipendono più delle altre sulla disponibilità della persona a mettere in atto le istruzioni date dal terapeuta. Si tratta d'interventi concreti, dove oltra a parlare è necessario fare.
Legga qui, ad esmepio, per farsi un'idea:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
>>>
Le terapie brevi esistono, e funzionano, ma dipendono più delle altre sulla disponibilità della persona a mettere in atto le istruzioni date dal terapeuta. Si tratta d'interventi concreti, dove oltra a parlare è necessario fare.
Legga qui, ad esmepio, per farsi un'idea:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
[#6]
Mi permetto di aggiungere che -in ambito psicologico- è piuttosto difficile stabilire a priori la durata di un intervento, essendo coinvolte numerose variabili che possono allungarne (o ridurne) i tempi.
Benché sia assolutamente necessario un colloquio "di persona" con uno psicologo al fine di comprendere appieno il quadro della Sua situazione, 3 mesi appaiono un tempo decisamente limitato e, con buona probabilità, non sufficiente.
Immagino che Lei non abbia voglia/ intenzione di dare "troppa importanza a queste cose passate", ma almeno da quanto scrive, sono proprio queste "cose passate" che l'hanno infastidita notevolmente nell'ultimo anno.
Ciò che mi sento di suggerirLe è di effettuare il cosiddetto "primo colloquio", circa 3-5 incontri di valutazione, grazie ai quali sarà possibile avere una visione d'insieme della Sua problematica e, proprio sulla base di questa visione, determinare un eventuale percorso.
Un caro saluto.
Benché sia assolutamente necessario un colloquio "di persona" con uno psicologo al fine di comprendere appieno il quadro della Sua situazione, 3 mesi appaiono un tempo decisamente limitato e, con buona probabilità, non sufficiente.
Immagino che Lei non abbia voglia/ intenzione di dare "troppa importanza a queste cose passate", ma almeno da quanto scrive, sono proprio queste "cose passate" che l'hanno infastidita notevolmente nell'ultimo anno.
Ciò che mi sento di suggerirLe è di effettuare il cosiddetto "primo colloquio", circa 3-5 incontri di valutazione, grazie ai quali sarà possibile avere una visione d'insieme della Sua problematica e, proprio sulla base di questa visione, determinare un eventuale percorso.
Un caro saluto.
[#7]
Dal punto di vista di una terapia breve come la strategica, 3 mesi possono essere sufficienti allo sblocco di un problema.
E per avere una visione d'insieme della sua problematica può bastare un solo colloquio, ossia una sola seduta.
Per sapere però se nel suo caso tutto ciò è possibile, la invito a rivolgersi a un professionista di persona, dato che da qui non si possono fare valutazioni esatte dei casi portati dagli utenti.
Cordiali saluti
E per avere una visione d'insieme della sua problematica può bastare un solo colloquio, ossia una sola seduta.
Per sapere però se nel suo caso tutto ciò è possibile, la invito a rivolgersi a un professionista di persona, dato che da qui non si possono fare valutazioni esatte dei casi portati dagli utenti.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile utente,
per bontà di una corretta informazione, nel momento in cui affermavo che un periodo di 3 mesi poteva risultare non sufficiente ad un percorso terapeutico efficace, omettevo di fare riferimento al mio approccio, ossia quello psicodinamico.
Come afferma correttamente il collega Santonocito, esistono orientamenti teorici e relative terapie appunto "brevi".
Con la speranza di non aver creato disinformazione, un caro saluto.
per bontà di una corretta informazione, nel momento in cui affermavo che un periodo di 3 mesi poteva risultare non sufficiente ad un percorso terapeutico efficace, omettevo di fare riferimento al mio approccio, ossia quello psicodinamico.
Come afferma correttamente il collega Santonocito, esistono orientamenti teorici e relative terapie appunto "brevi".
Con la speranza di non aver creato disinformazione, un caro saluto.
[#9]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, non credo che darà importanza alla situazione andando dallo psicologo, poiché gia sta dando molta importanza per conto suo a queste esperienze umilianti passate.
Ovviamente un percorso clinico deve aiutare a chiudere certe situazioni, permettendo di andare avanti senza doversi guardare "ossessivamente" dietro.
A volte nel tentativo di non dare importanza alle cose finiamo per dargliene fin troppa, come quando ci ostiniamo nel superare le cose da soli ma poi ritornano sempre. Chiedere aiuto può essere mladestramente confuso con la rinuncia, la sconfitta.
Provi a spostare l'attenzione su di sé, valuti cosa è meglio per lei per stare bene e faccia serenamente le sue scelte.
Un caro saluto
Ovviamente un percorso clinico deve aiutare a chiudere certe situazioni, permettendo di andare avanti senza doversi guardare "ossessivamente" dietro.
A volte nel tentativo di non dare importanza alle cose finiamo per dargliene fin troppa, come quando ci ostiniamo nel superare le cose da soli ma poi ritornano sempre. Chiedere aiuto può essere mladestramente confuso con la rinuncia, la sconfitta.
Provi a spostare l'attenzione su di sé, valuti cosa è meglio per lei per stare bene e faccia serenamente le sue scelte.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3.1k visite dal 06/02/2012.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).