Emetofobia
Scrivo per mia figlia di 17 anni E' una ragazza molto intelligente e sensibile, molto graziosa, brava a scuola e appassionata di danza.
Da circa 9 anni soffre di emetofobia. Questa fobia ha avuto origine da un episodio di gastroenterite virale in cui effettivamente è stata piuttosto male.
Ha spesso attacchi d'ansia, con respiro affannoso, vertigini, nausea e - ovviamente - terrore di vomitare, anche se questo non è più accaduto.
Questi attacchi d'ansia la prendono ogniqualvolta deve affrontare qualcosa di insolito, una festa, una gita, anche uscire con nuovi amici.
Non mangia mai fuori casa perchè ha paura di sentirsi male e per questa ragione rifiuta inviti a cene o compleanni.
In casa invece mangia regolarmente. E' comunque costituzionalmente magra e minuta (cm 160 di altezza per 46 chili di peso).
In questo periodo gli attacchi d'ansia sono aumentati - e insieme ad essi l'emetofobia - perchè deve decidere se iscriversi ad una vacanza-studio all'estero da fare la prossima estate e il solo pensiero di andar via di casa per due settimane la spaventa a morte.
E' stata seguita dal Centro di Neuropsichiatria Infantile della nostra città dai 9 ai 12 anni. L'abbiamo portata da due psicologhe private per due anni, spendendo un capitale.
Dai 15 ai 16 anni è stata seguita presso un Centro ospedaliero per i Disturbi Alimentari dovele psichiatre che l'avevano in cura hanno escluso problemi di anoressia ma diagnosticato un carattere estremamente ansioso.
Nessuno specialista però ha mai risolto il problema, nè quello dell'ansia nè tantomeno l'emetofobia. Tutti si sono limitati a rilevare un'intelligenza particolarmente brillante e una maturità intellettuale molto superiore alla sua età, unite però ad un'emotività piuttosto infantile.
Le psichiatre del Centro per i Disturbi Alimentari le hanno prescritto Xanax gocce al bisogno e Periactin compresse (di cui tra l'altro è diventata psicologicamente dipendente).
In questi anni mi sono documentata moltissimo sull'emetofobia e sull'ansia in età adolescenziale e mi sono resa conto che le gioverebbe una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale. Nella nostra città, però, non ho trovato nessuno psicologo che la pratichi.
Non so più a che santo votarmi. Non so più a chi rivolgermi. Non so più cosa fare. Sono scoraggiata e sfiduciata, vedo mia figlia chiudersi sempre più, autolimitarsi nelle attività tipiche della sua età, rinunciare a tante cose per le sue paure.
Qualcuno può darmi un suggerimento? Grazie!
Da circa 9 anni soffre di emetofobia. Questa fobia ha avuto origine da un episodio di gastroenterite virale in cui effettivamente è stata piuttosto male.
Ha spesso attacchi d'ansia, con respiro affannoso, vertigini, nausea e - ovviamente - terrore di vomitare, anche se questo non è più accaduto.
Questi attacchi d'ansia la prendono ogniqualvolta deve affrontare qualcosa di insolito, una festa, una gita, anche uscire con nuovi amici.
Non mangia mai fuori casa perchè ha paura di sentirsi male e per questa ragione rifiuta inviti a cene o compleanni.
In casa invece mangia regolarmente. E' comunque costituzionalmente magra e minuta (cm 160 di altezza per 46 chili di peso).
In questo periodo gli attacchi d'ansia sono aumentati - e insieme ad essi l'emetofobia - perchè deve decidere se iscriversi ad una vacanza-studio all'estero da fare la prossima estate e il solo pensiero di andar via di casa per due settimane la spaventa a morte.
E' stata seguita dal Centro di Neuropsichiatria Infantile della nostra città dai 9 ai 12 anni. L'abbiamo portata da due psicologhe private per due anni, spendendo un capitale.
Dai 15 ai 16 anni è stata seguita presso un Centro ospedaliero per i Disturbi Alimentari dovele psichiatre che l'avevano in cura hanno escluso problemi di anoressia ma diagnosticato un carattere estremamente ansioso.
Nessuno specialista però ha mai risolto il problema, nè quello dell'ansia nè tantomeno l'emetofobia. Tutti si sono limitati a rilevare un'intelligenza particolarmente brillante e una maturità intellettuale molto superiore alla sua età, unite però ad un'emotività piuttosto infantile.
Le psichiatre del Centro per i Disturbi Alimentari le hanno prescritto Xanax gocce al bisogno e Periactin compresse (di cui tra l'altro è diventata psicologicamente dipendente).
In questi anni mi sono documentata moltissimo sull'emetofobia e sull'ansia in età adolescenziale e mi sono resa conto che le gioverebbe una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale. Nella nostra città, però, non ho trovato nessuno psicologo che la pratichi.
Non so più a che santo votarmi. Non so più a chi rivolgermi. Non so più cosa fare. Sono scoraggiata e sfiduciata, vedo mia figlia chiudersi sempre più, autolimitarsi nelle attività tipiche della sua età, rinunciare a tante cose per le sue paure.
Qualcuno può darmi un suggerimento? Grazie!
[#1]
Gentile signora,
comprendo la sua esasperazione dopo tanti tentativi di terapia non risolutivi.
La ragazza non ha mai avuto alcun milgioramento?
Ha notato dei cambiamenti o la situazione è sempre la stessa e peggiora quando si trova ad affrontare una situazione per lei ansiogena?
Vorrei inoltre chiederle come mai avete cambiato così tanti terapeuti e se questo è stato concordato con loro, o se si è trattata ogni volta di una vostra iniziativa.
Avete mai preso in considerazione la possibilità di intraprendere una psicoterapia familiare?
comprendo la sua esasperazione dopo tanti tentativi di terapia non risolutivi.
La ragazza non ha mai avuto alcun milgioramento?
Ha notato dei cambiamenti o la situazione è sempre la stessa e peggiora quando si trova ad affrontare una situazione per lei ansiogena?
Vorrei inoltre chiederle come mai avete cambiato così tanti terapeuti e se questo è stato concordato con loro, o se si è trattata ogni volta di una vostra iniziativa.
Avete mai preso in considerazione la possibilità di intraprendere una psicoterapia familiare?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Ex utente
Grazie dell'interessamento Dott.ssa Massaro.
Il Centro di Neuropsichiatria Infantile segue i ragazzi fino ai 14 anni ma quando mia figlia ne aveva 12 non voleva più andarci perchè ha attraversato una fase in cui non voleva sentirsi "pazza" e si vergognava ad andarci.
Inoltre si sentiva trattata un po' troppo "come una bambina" e non ricevendo risposte concrete che l'aiutassero ad affrontare le sue crisi d'ansia ha perso fiducia.
La prima delle due psicologhe private da cui l'abbiamo portata era troppo "debole" (e forse troppo inesperta) e la ragazza si divertiva a metterla alla prova e la sfidava continuamente, quindi non abbiamo ottenuto nessun risultato.
Con la seconda abbiamo interrotto la terapia perchè sembrava che l'ansia fosse migliorata (lo è stata solo temporaneamente).
Non mi vergogno a dire, però, che non ci potevamo più permettere la sua parcella.
Al Centro per i Disturbi Alimentari siamo approdati dopo un periodo di crisi intensissima, durante il quale mia figlia non riusciva più a mangiare per la continua nausea e sensazione di stomaco chiuso ed era arrivata a pesare 40 chili. In quel periodo non usciva praticamente più di casa per il terrore di sentirsi male.
La psichiatra che l'ha presa in carico era secondo me troppo giovane e rigida e mia figlia l'ha presa subito in antipatia. Inoltre prediligeva un approccio farmacologico al problema. Oltre al Periactin (prescrittole come stimolatore dell'appetito) e allo Xanax (da usare durante gli attacchi d'ansia) voleva darle anche un antidepressivo, che però il nostro medico di base ci ha sconsigliato perchè secondo lui inadatto in età adolescenziale.
Come ho detto, la situazione peggiora quando deve affrontare esperienze nuove e diverse dalle solite, in ambienti che non conosce, con persone con cui non ha confidenza.
In questo momento l'ansia è esasperata dal pensiero della vacanza-studio e si manifesta con continue crisi di "fame d'aria", nausea, stomaco contratto, vertigini.
Il Centro di Neuropsichiatria Infantile segue i ragazzi fino ai 14 anni ma quando mia figlia ne aveva 12 non voleva più andarci perchè ha attraversato una fase in cui non voleva sentirsi "pazza" e si vergognava ad andarci.
Inoltre si sentiva trattata un po' troppo "come una bambina" e non ricevendo risposte concrete che l'aiutassero ad affrontare le sue crisi d'ansia ha perso fiducia.
La prima delle due psicologhe private da cui l'abbiamo portata era troppo "debole" (e forse troppo inesperta) e la ragazza si divertiva a metterla alla prova e la sfidava continuamente, quindi non abbiamo ottenuto nessun risultato.
Con la seconda abbiamo interrotto la terapia perchè sembrava che l'ansia fosse migliorata (lo è stata solo temporaneamente).
Non mi vergogno a dire, però, che non ci potevamo più permettere la sua parcella.
Al Centro per i Disturbi Alimentari siamo approdati dopo un periodo di crisi intensissima, durante il quale mia figlia non riusciva più a mangiare per la continua nausea e sensazione di stomaco chiuso ed era arrivata a pesare 40 chili. In quel periodo non usciva praticamente più di casa per il terrore di sentirsi male.
La psichiatra che l'ha presa in carico era secondo me troppo giovane e rigida e mia figlia l'ha presa subito in antipatia. Inoltre prediligeva un approccio farmacologico al problema. Oltre al Periactin (prescrittole come stimolatore dell'appetito) e allo Xanax (da usare durante gli attacchi d'ansia) voleva darle anche un antidepressivo, che però il nostro medico di base ci ha sconsigliato perchè secondo lui inadatto in età adolescenziale.
Come ho detto, la situazione peggiora quando deve affrontare esperienze nuove e diverse dalle solite, in ambienti che non conosce, con persone con cui non ha confidenza.
In questo momento l'ansia è esasperata dal pensiero della vacanza-studio e si manifesta con continue crisi di "fame d'aria", nausea, stomaco contratto, vertigini.
[#4]
Ex utente
Mia figlia si è trovata veramente bene soltanto con uno degli psichiatri che l'hanno seguita da piccola alla Neuropsichiatria Infantile.
Questo medico l'ha avuta in cura dai 10 ai 12 anni ed era molto paterno e affettuoso con lei. Ad un certo punto, però, non ha più voluto andarci perchè si sentiva "strana", malata e diversa dai suoi amici. Lui ci ha suggerito di non insistere.
L'ho ricontattato ultimamente per farmi dare un consiglio ma purtroppo ha gravi problemi di salute e non ha potuto aiutarmi.
Questo medico l'ha avuta in cura dai 10 ai 12 anni ed era molto paterno e affettuoso con lei. Ad un certo punto, però, non ha più voluto andarci perchè si sentiva "strana", malata e diversa dai suoi amici. Lui ci ha suggerito di non insistere.
L'ho ricontattato ultimamente per farmi dare un consiglio ma purtroppo ha gravi problemi di salute e non ha potuto aiutarmi.
[#5]
Sa dirci quali erano gli orientamenti psicoterapeutici degli specialisti che hanno seguito sua figlia?
Può darsi che si tratti di ansia, ma se la ragazza ha iniziato a manifestare sintomi a 9 anni, potrebbero esserci stati fattori familiari dei quali, magari, non è stato sufficientemente tenuto conto.
Legga questi articoli per chiarirsi meglio le differenze fra alcuni dei più diffusi indirizzi psicoterapeutici:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Le suggerisco di tentare con un terapeuta a indirizzo breve strategico, essendo questo metodo molto adatto sia ai disturbi d'ansia che a tener d'occhio le dinamiche familiari e relazionali. Se poi sua figlia addirittura si diverte a fare la "distruttrice di terapeuti", la scelta potrebbe essere ancora più opportuna. Una terapia di questo tipo ha di solito una durata limitata, ben tollerabile dal punto di vista economico.
Cordiali saluti
Può darsi che si tratti di ansia, ma se la ragazza ha iniziato a manifestare sintomi a 9 anni, potrebbero esserci stati fattori familiari dei quali, magari, non è stato sufficientemente tenuto conto.
Legga questi articoli per chiarirsi meglio le differenze fra alcuni dei più diffusi indirizzi psicoterapeutici:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Le suggerisco di tentare con un terapeuta a indirizzo breve strategico, essendo questo metodo molto adatto sia ai disturbi d'ansia che a tener d'occhio le dinamiche familiari e relazionali. Se poi sua figlia addirittura si diverte a fare la "distruttrice di terapeuti", la scelta potrebbe essere ancora più opportuna. Una terapia di questo tipo ha di solito una durata limitata, ben tollerabile dal punto di vista economico.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#6]
Gentile Signora,
se non lo ha già fatto, per maggiore informazione, la invito anche a leggere il seguente articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/700-emetofobia-la-paura-del-vomito.html
Cordiali saluti.
se non lo ha già fatto, per maggiore informazione, la invito anche a leggere il seguente articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/700-emetofobia-la-paura-del-vomito.html
Cordiali saluti.
[#7]
Ex utente
Grazie infinite a tutti.
Ho letto con estremo interesse l'articolo segnalato dalla Dott.ssa Scalco e ho contattato l'autore per chiedergli un consiglio. Purtroppo sembra che gli esperti di "emetofobia" siano davvero rarissimi e qui nella mia zona non ce ne sono.
Riguardo al consiglio del Dott. Santonocito, sono d'accordo: ho dedicato la giornata a cercare uno psicologo che segua proprio l'approccio "breve strategico", non avendone trovati ad indirizzo "cognitivo-comportamentale".
Ho fissato un appuntamento e accompagnerò mia figlia a visita domani, sforzandomi di racimolare ancora un po' di fiducia.
Volevo chiedere... Mi è stato prospettato un "trattamento" della durata di 10 sedute, che - a detta della dottoressa che vedrò domani - sovente si rivela sufficiente per risolvere il problema.
E' condivisibile questa previsione per un tipo di disturbo come quello di mia figlia?
Lo chiedo perchè spero davvero che i risultati possano vedersi in tempi brevi: lo stato d'animo della ragazza è di tale scoraggiamento che temo rifiuti la terapia se non le sembra da subito efficace...
Ho letto con estremo interesse l'articolo segnalato dalla Dott.ssa Scalco e ho contattato l'autore per chiedergli un consiglio. Purtroppo sembra che gli esperti di "emetofobia" siano davvero rarissimi e qui nella mia zona non ce ne sono.
Riguardo al consiglio del Dott. Santonocito, sono d'accordo: ho dedicato la giornata a cercare uno psicologo che segua proprio l'approccio "breve strategico", non avendone trovati ad indirizzo "cognitivo-comportamentale".
Ho fissato un appuntamento e accompagnerò mia figlia a visita domani, sforzandomi di racimolare ancora un po' di fiducia.
Volevo chiedere... Mi è stato prospettato un "trattamento" della durata di 10 sedute, che - a detta della dottoressa che vedrò domani - sovente si rivela sufficiente per risolvere il problema.
E' condivisibile questa previsione per un tipo di disturbo come quello di mia figlia?
Lo chiedo perchè spero davvero che i risultati possano vedersi in tempi brevi: lo stato d'animo della ragazza è di tale scoraggiamento che temo rifiuti la terapia se non le sembra da subito efficace...
[#8]
La media di 10 sedute è considerata uno standard, in TBS. Ovviamente in alcuni casi possono essere meno, in altre di più. Cerchi però di non tenere eccessivamente alte le aspettative, per quanto sia comprensibile il vostro desiderio di miglioramento.
Tenga presente che la TBS esige impegno risoluto e collaborazione da parte del paziente ed eventualmente dei familiari, quindi molto dipenderà da voi, da quanto sarete capaci di seguire le istruzioni che riceverete. Questo ve lo spiegherà in dettaglio la collega.
Un vantaggio immediato è che saprete presto se questa terapia potrà essere utile o meno, nel vostro caso.
Se crede ci tenga aggiornati sugli sviluppi.
Cordiali saluti
Tenga presente che la TBS esige impegno risoluto e collaborazione da parte del paziente ed eventualmente dei familiari, quindi molto dipenderà da voi, da quanto sarete capaci di seguire le istruzioni che riceverete. Questo ve lo spiegherà in dettaglio la collega.
Un vantaggio immediato è che saprete presto se questa terapia potrà essere utile o meno, nel vostro caso.
Se crede ci tenga aggiornati sugli sviluppi.
Cordiali saluti
[#11]
Ex utente
Buon pomeriggio.
Riallacciandomi a questa mia richiesta di consulto, volevo chiedere cortesemente un parere.
Ho accompagnato mia figlia dalla psicoterapeuta (mi pare ad indirizzo psicodinamico) a cui accennavo, che l'ha vista finora due volte.
Dopo il primo colloquio la dottoressa ha chiesto alla ragazza di "scrivere".
Per quindici giorni mia figlia ha dovuto tenere una sorta di diario dei momenti di crisi, descrivendo con molta precisione la situazione, il luogo, le persone presenti, il suo stato d'animo prima, durante e dopo.
Inoltre, ha dovuto mettere per iscritto la descrizione dettagliatissima dell'episodio che ha dato origine alla sua fobia, e questo per diverse volte, cercando di aggiungere sempre nuovi particolari.
Dopo il secondo colloquio, la psicoterapeuta le ha chiesto di "provocarsi l'ansia": ogni giorno, per quindici giorni, deve chiudersi in un luogo tranquillo per mezz'ora d'orologio, chiudere gli occhi e concentrarsi su ricordi, fantasie, immagini di situazioni che le fanno venire paura di vomitare (il decollo dell'aereo, mangiare fuori casa, vedere qualcuno che vomita, ecc.).
I primi giorni usciva da questo esercizio con una leggera ansia ma successivamente le è stato sempre più difficile concentrarsi perchè, molto semplicemente, le veniva sonno.
Questo l'ha resa immediatamente scettica e diffidente nei confronti del "metodo" di cura e contemporaneamente la sua emetofobia e le difficoltà a condurre una vita normale (uscire, mangiare fuori casa, affrontare un viaggio in treno) sono molto aumentate.
In accordo con la dottoressa, la quale ha chiarito che preferisce avere un rapporto diretto con la ragazza, non sono intervenuta per chiedere spiegazioni.
Il prossimo colloquio è fissato per martedì, ma intanto sarei lieta di sentire una vostra opinione: questo tipo di approccio è condivisibile? Qual è lo scopo, quale la finalità?
Ringrazio chiunque vorrà aiutarmi a capire.
Riallacciandomi a questa mia richiesta di consulto, volevo chiedere cortesemente un parere.
Ho accompagnato mia figlia dalla psicoterapeuta (mi pare ad indirizzo psicodinamico) a cui accennavo, che l'ha vista finora due volte.
Dopo il primo colloquio la dottoressa ha chiesto alla ragazza di "scrivere".
Per quindici giorni mia figlia ha dovuto tenere una sorta di diario dei momenti di crisi, descrivendo con molta precisione la situazione, il luogo, le persone presenti, il suo stato d'animo prima, durante e dopo.
Inoltre, ha dovuto mettere per iscritto la descrizione dettagliatissima dell'episodio che ha dato origine alla sua fobia, e questo per diverse volte, cercando di aggiungere sempre nuovi particolari.
Dopo il secondo colloquio, la psicoterapeuta le ha chiesto di "provocarsi l'ansia": ogni giorno, per quindici giorni, deve chiudersi in un luogo tranquillo per mezz'ora d'orologio, chiudere gli occhi e concentrarsi su ricordi, fantasie, immagini di situazioni che le fanno venire paura di vomitare (il decollo dell'aereo, mangiare fuori casa, vedere qualcuno che vomita, ecc.).
I primi giorni usciva da questo esercizio con una leggera ansia ma successivamente le è stato sempre più difficile concentrarsi perchè, molto semplicemente, le veniva sonno.
Questo l'ha resa immediatamente scettica e diffidente nei confronti del "metodo" di cura e contemporaneamente la sua emetofobia e le difficoltà a condurre una vita normale (uscire, mangiare fuori casa, affrontare un viaggio in treno) sono molto aumentate.
In accordo con la dottoressa, la quale ha chiarito che preferisce avere un rapporto diretto con la ragazza, non sono intervenuta per chiedere spiegazioni.
Il prossimo colloquio è fissato per martedì, ma intanto sarei lieta di sentire una vostra opinione: questo tipo di approccio è condivisibile? Qual è lo scopo, quale la finalità?
Ringrazio chiunque vorrà aiutarmi a capire.
[#12]
Gentile Signora,
Dia il tempo alla terapia ed all' alleanza terapeutica di decollare, senza interferenze o verifiche, altrimenti sua figlia , che e' molto acuta ed ha alle spalle fallimanti ed abbandoni terapeutici, avvertira' la sua diffidenza,
Saluti
Dia il tempo alla terapia ed all' alleanza terapeutica di decollare, senza interferenze o verifiche, altrimenti sua figlia , che e' molto acuta ed ha alle spalle fallimanti ed abbandoni terapeutici, avvertira' la sua diffidenza,
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#13]
Gentile signora,
ci vuole un pò di tempo, dia tempo a sua figlia alla terapia e alla psicoterapeuta.
Le domande alla psicoterapeuta le dovrebbe fare sua figlia se ha dei dubbi, perplessità o curiosità.
Lei come mamma le stia vicino e la sostenga in questa nuova esperienza.
Cordialmente
ci vuole un pò di tempo, dia tempo a sua figlia alla terapia e alla psicoterapeuta.
Le domande alla psicoterapeuta le dovrebbe fare sua figlia se ha dei dubbi, perplessità o curiosità.
Lei come mamma le stia vicino e la sostenga in questa nuova esperienza.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 4.1k visite dal 31/01/2012.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.