Gay: tra depressione e voglia di rinascere

Buongiorno,
sono un ragazzo di 24 anni e scrivo per avere un aiuto.
Il mio "problema", se così può essere definito, è la mia omosessualità. Ho sempre saputo di essere gay ma per molti anni ho represso questa parte di me operando quasi una dissociazione tra il mio vero essere e la mia vita quotidiana. Già a 14 anni capivo di essere "diverso" dagli altri e, col passare del tempo, i dubbi hanno lasciato posto alle certezze. Pensavo a questi aspetti solo di notte, al buio, quando nessuno poteva vedermi, a volte con gli occhi pieni di lascrime, e così è stato fino a qualche tempo fa. Poi, d'un tratto, le cose sono cambiate: sento in me l'inarrestabile voglia di amare e di essere amato. Questo cambiamento è iniziato da circa 8 mesi ma la svolta definitiva è avvenuta quando ho conosciuto un ragazzo, lo chiamerò J, che mi ha salvato la vita. Non esagero a dire questo perché sono consapevole di aver vissuto l'ultimo anno immerso in quella foschia nera chiamata depressione. Non mi vergogno a dire di essere persino arrivato a desiderare di non essere mai nato o a pensare al suicidio. Le uniche cose che mi hanno trattenuto dal compiere un'azione così estrema sono state il non voler causare un dolore troppo grande alle persone care e il profondo rispetto che da sempre nutro nei confronti della vita, in ogni sua forma. Parlare con J mi ha restituito la voglia di vivere e la forza di parlare della mia sessualità con qualcuno. Ancora l'ho fatto con pochissimi amici, quelli di cui so di potermi fidare, ma questo mi fa già stare meglio. Nonostante ciò i problemi continuano.
Essere cresciuto in una famiglia cattolica con padre omofobo non mi aiuta di certo. Vivere in una società che tratta i gay come degli emarginati mi spezza l'anima. La conzapevolezza di non poter vivere una vita normale rende triste ogni mia giornata.
Nel mio piccolo paese di origne sono sempre stato considerato come un ragazzo da prendere da esempio: studente modello, amante dell'arte e della lettura, ben educato e gentile, determinato a raggiungere i suoi obiettivi. Nessuno però mi conosce veramente e se sapessero tutto renderebbero dura la vita alla mia famiglia e mio padre arriverebbe certamente a non volere più alcun tipo di rapporto con me. Preciso che non mi è mai interessato nulla del giudizio degli altri. Quello che mi turba la possibilità di stravolgere la vita di chi mi sta attorno. Farlo per vivere felicemente non sarebbe una decisione dettata dal più profondo egoismo umano?
Per fortuna c'è chi mi capisce:J lo fa ogni giorno. Nei suoi confronti penso di provare qualcosa in più di una semplice amicizia. Non è attrazione fisica. Non so se è amore. Non lo so perché non ho mai provato nulla di simile. Forse è un semplice sentimento di riconoscenza verso chi mi ha salvato la vita. Al momento so solo che non riesco a dirglielo, un po' per timidezza un po' perché non riuscirei a reggere un rifiuto e a perdere un amico come lui.

Ringrazio in anticipo chi mi dedicherà un po' del suo tempo!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,
potrebbe esserti utile fare un colloquio con uno Psicologo, puoi rivolgerti al Consultorio Familiare della tua ASL, per condividere ansie e paure relative alla tua identità sessuale e creare le condizioni favorevoli ad avviare un dialogo con i tuoi genitori, ricordati che dopo l'impatto iniziale di disorientamento per loro la priorità resta sempre la tua felicità quindi avranno bisogno di tempo ma riusciranno a comprenderti.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
Dr.ssa, la ringrazio per la celere risposta.
Ero già conscio del fatto di dovermi rivolgere ad uno psicologo, anche se all'inizio avevo pensato ad un cardiologo per risolvere i miei problemi di cuore! :)

Scherzi a parte, lo farò sicuramente anche se sulla capacità dei miei genitori di volermi bene per come sono nutro dei profondi dubbi. Anzi, su mio padre non ho alcun dubbio ma solo certezze perché non ha mai avuto parole gentili per il mondo omosessuale. Ho usato questa espressione per non offendere nessuno, me compreso!

La ringrazio ancora.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
A volte l'atteggiamento verso l'omosessualità in generale è molto diverso dalla reazione di fronte ad un coinvolgimento diretto nella vita del proprio figlio, ci sono genitori che si sono rivolti allo Psicologo-Psicoterapeuta per farsi aiutare a sostenere il proprio figlio nel processo di accettazione della propria identità sessuale.
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Utente
Utente
Dr.ssa ha ragione: essere coinvolti in prima persona è sicuramente diverso dall'esprimere pareri generali su una certa tematica. Però mi risulta arduo pensare che gli altri possano continuare a considerarmi lo stesso ragazzo di prima quando anche io stesso ho delle difficoltà a farlo.
Secondo lei è utile avere una persona accanto in questi momenti difficili, mi riferisco ad un ragazzo, o è meglio affrontarli da solo (ovviamente col supporto di uno psicologo)? Non si rischierebbe di mettere in difficoltà anche la persona che ci sta accanto che già deve affrontare i suoi di problemi, trovandosi in una situazione simile?
Forse non troverò mai il coraggio di affrontare la situazione... continuo a pensare alle conseguenze, a farmi mille problemi preoccupandomi della felicità degli altri e, contemporaneamente, sforzandomi di apparire sereno. Già accettare l'aiuto di uno psicologo mi sembra un passo troppo grande e considerando che lo dovrò fare da solo, non so se troverò la forza necessaria in me per farlo!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,
credo che possiate sostenervi a vicenda condividendo la vostra esperienza, ma l'aiuto di uno psicologo è di natura diversa e può consentirvi di migliorare la consapevolezza delle risorse personali.
E' vero non per certi versi non sarà considerato lo stesso ragazzo di prima ma chi le vuole davvero bene dovrebbe essere disposto ad accettarla così com'è.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Ragazzo,
l'aiuto che potrà ottenere dagli incontri con uno psicologo potrebbe anche essere quello di "pianificare" le modalità con cui parlare di sé ai suoi genitori.
Certo che non è obbligato a farlo (questa è una prima scelta da effettuare), ma in questo modo i suoi genitori non conoscerebbero mai chi Lei sia veramente e procedendo nella sua vita si troverebbe probabilmente costretto a nascondere tante cose di sé e a raccontar loro molte bugie.
Dipende se a Lei sta bene "recitare" una parte ad oltranza, oppure no.
Solitamente si consiglia di fare coming out con una persona alla volta: per Lei una possibilità potrebbe essere perciò quella di iniziare a parlare con sua madre, che a suo dire potrebbe essere più comprensiva e rimandare ad un secondo tempo il confronto con suo padre.
Tenga presente che se davvero loro non sospettano nulla, saranno in un certo senso shoccati dalla sua rivelazione (succederebbe in ogni caso) e dovrà lasciare loro molto tempo, magari anche anni, per poter "digerire" la situazione.
Per farsi consigliare in proposito, potrebbe anche contattare la sede dell'AGEDO (Associazione Genitori di Omosessuali) della sua città:
http://www.agedo.org/contatti

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Innanzitutto grazie per le risposte,
Dr.ssa Scalco, non ho intenzione di tenermi tutto dentro. Ogni giorno che passa sento crescere in me una voglia incontenibile di gridare al mondo questo segreto che custodisco ormai da troppi anni. Ho impiegato molto tempo per riuscire a dirlo agli amici più stretti ma per quanto riguarda i genitori vorrei aspettare ancora un po' per concludere gli studi. Penso che in un periodo più rilassato riuscirei a comunicarglielo meglio e non dovrei preoccuparmi di alcune conseguenze che, ora, non saprei come affrontare. Una loro reazione negativa non mi sorprenderebbe, anzi la capirei. Capisco che per loro sarà uno shock, che ci vorrà del tempo per accettarlo: alla fine io ho impegato 23 anni, non vedo perché loro debbano farlo in un giorno. Ma in questo periodo di attesa vorrei comunque iniziare a fare quello che finora mi sono proibito di fare, cioè VIVERE, fare le mie esperienze, acquisire una maggiore consapevolezza di quel che sono veramente.
Però non ci riesco, e non capisco ancora bene il perché... alla fine la distanza materiale che mi divide dai miei è parecchia, quindi potrei sentirmi libero di fare qualsiasi cosa.
Forse sono i dubbi sul mondo gay, prodotti dagli stereotipi che ci propongono sempre in tv, dai mille luoghi comuni. Non voglio assolutamente che tutto si riduca alla sfera sessuale, perché non vado di fretta per avere esperienze in quel senso. Quello che mi fa star male è la mancanza di una persona che mi ami per come sono, con la quale sentirmi in sintonia, mentalmente prima che fisicamente.
Poi gironzolo in rete e tutto sembra ridursi al sesso, sesso senza amore, e allora mi chiedo se il mondo gay possa offrirmi quello che mi aspetto dalla vita o le mie siano pure fantasticherie.
Così torno ad interrogarmi sul senso della mia vita, una vita che fino a qualche anno sembrava perfetta...
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<Quello che mi fa star male è la mancanza di una persona che mi ami per come sono, con la quale sentirmi in sintonia, mentalmente prima che fisicamente.>>

Questo penso sia il desiderio più diffuso tra tutte le persone, omo o etero indistintamente.
Purtroppo è vero che gli stereotipi e i pregiudizi sono duri a morire e in qualche modo agiscono dentro di noi anche se non lo vorremmo. Meglio però non cadere in generalizzazioni parlando di "mondo gay": ciò che cerca è una persona tra tante che diventi per Lei unica al mondo (se ha letto il Piccolo Principe, si ricordi della sua rosa....). E, come spesso accade, forse la incontrerà quando meno se lo aspetta e meno la sta cercando.
Io credo che il desiderio di rinascita prevarrà con decisione sulla depressione. Nascere una seconda volta, come persona nuova e autentica è un'occasione che non capita a tutti, perciò se la deve giocare bene, senza fretta.
Chiudo consigliandole la lettura di un libro.
L'autore è Stefano Bolognini e l'edizione è Sonda. Si intitola "Una famiglia normale" ed ha un sottotitolo emblematico: "Come abbiamo disinnescato la bomba gay".

Cari auguri.
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Utente
Utente
Gentile Dr.ssa,
ha ragione, quello che cerco magari lo troverò in una rosa o in un po' d'acqua. Forse l'importante è prendersi cura delle persone che realmente contano nella mia vita... nella speranza che qualcuno si prenda cura di me, prima o poi.

Leggerò il libro che mi ha consigliato, senz'altro mi aiuterà a disinnescarla, questa "bomba".

PS: il primo impatto con le psicologhe non è stato niente male. Spero di trovarne una altrettanto disponibile e preparata in futuro! :)

Buona vita
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Altrettanto!

P.S. Contribuisca a diffondere la misconosciuta notizia che gli psicologi non lavano i cervelli, né li strizzano.....
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