Attacchi d'ansia?

Gentilissimi Dottori,
ho 33 anni e due bambini. Fino al 31 dicembre ho lavorato in un centro commerciale come cassiera e nel frattempo ho studiato per realizzare il mio sogno di lavorare nella scuola dell'infanzia. Sono all'ultimo anno dell'università, in pari con gli esami e ad un passo dalla laurea. Mi è capitata all'improvviso una proposta di lavoro in una scuola privata, ho accettato, ed ho cominciato a lavorare il 9 gennaio. Si tratta di un lavoro a tempo determinato fino al 30 giugno ma io e mio marito abbiamo pensato che poteva essere una buona opportunità. Dovrei essere felice... finalmente lavoro con i bambini, finalmente la sera sono a casa con la mia famiglia, finalmente il sabato e la domenica non devo lavorare... eppure mi sento soffocare... mi sveglio al mattino alle 5, non riesco più a dormire, mi sento un peso sullo stomaco, sento freddo, un freddo che viene da dentro, e comincio a piangere. Ho in testa pensieri grigi, ho paura che i bimbi si ammalino e che non posso stare a casa a curarli, ho paura che mio marito abbia un incidente in uno dei suoi viaggi di lavoro, ho paura che ai miei genitori o ai miei suoceri venga una qualche malattia e muoiano...
Ho cercato di tranquillizzarmi abbandonando l'idea di laurearmi a giugno come desideravo perché ho ancora 5 esami, un laboratorio, un progetto di tirocinio e la tesi da fare e mi sembra tutto troppo. Ho lasciato indietro il corso sul sostegno per alleggerirmi il peso ma queste crisi appena sveglia non mi abbandonano lo stesso. Anche oggi pomeriggio mi sono appisolata qualche minuto e al risveglio sono stata attaccata da questo stato d'animo all'improvviso. Questa brutta sensazione mi accompagna tutto il giorno facendomi sentire triste e malinconica.
Cosa mi sta succedendo? Quanto durerà tutto questo e, soprattutto, cosa devo fare per stare bene? E poi... perché mi succede questo?
Grazie per il tempo che vorrete dedicarmi...
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Il perché le succede è meno importante del fatto che lei dovrebbe ricevere un aiuto concreto. Può essere che il carico di responsabilità è aumentato e una tendenza ansiosa di base, preesistente, sta facendo capolino, ma è certo che dovrebbe rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta, di persona, chiedendo un parere.

La malinconia, la tristezza e il pianto invece sembrano avere meno a che fare con l'ansia. C'è qualcosa che la rattrista, in questo periodo?

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Attivo dal 2007 al 2018
Ex utente
Allora... intanto grazie per la risposta immediata. Le cose che mi rattristano in questo momento sono talmente tanto banali che mi fanno rabbia perché avrei più motivi per essere felice che per essere triste. Comunque il primo fra tutti è che il nuovo lavoro non mi permette né di accompagnare né di andare a prendere da scuola i miei figli. Loro finiscono alle 16 (il più grande due volte a settimana alle 12:50) mentre io finisco alle 16:30 (solo una volta a settimana alle 14 e coincide con una delle due volte in cui il grande finisce alle 12:50). Seconda cosa è che è successo tutto talmente tanto in fretta che non ho potuto salutare le mie vecchie colleghe che, dopo 13 anni, erano una famiglia per me. Terza cosa è che, se non mi fossi licenziata, forse in marzo avremmo valutato di cominciare a pianificare una terza gravidanza a cui ora non possiamo più pensare. Ultima cosa è che a volte mi sembra di tradire i miei figli perché li lascio per andare a trascorrere le mie giornate con altri bambini... Sono tutte sciocchezze a cui però non riesco a non pensare, soprattutto perché in compenso ho guadagnato momenti con i miei figli che prima non potevo avere...
Quello che credo è che questo cambiamento grande nella mia vita sia avvenuto troppo in fretta e che non mi abbia dato il tempo di adattarmi alla nuova situazione. Il mio ultimo giorno di lavoro non sapevo che lo sarebbe stato e sono stata catapultata improvvisamente da un ambiente familiare, in cui sapevo muovermi perfettamente, in cui sapevo lavorare, ad un ambiente nuovo, dove devo imparare tutto e dove ancora nessuno mi vuole bene perché nessuno ancora mi conosce. Tra l'altro la sezione in cui lavoro ha cambiato diverse maestre quindi i genitori sono arrabbiati e sto facendo il triplo della fatica per conquistarmi la loro fiducia e quella dei loro bambini.
In tutti questi anni (ho un'altra laurea) in cui ho faticato tanto per portare avanti gli studi, ciò che mi dava forza era pensare che prima o poi avrei fatto questo mestiere e che starei stata felice... adesso che sono qui non mi sento felice. Mi sembra tutto così difficile e complicato... Dentro al mio cuore vorrei scappare ma so che devo trovare il modo per stare bene in questa situazione, non in un'altra. La fuga non mi aiuterebbe.
Lei parla di un'ansia preesistente... può darsi... mi è capitato altre volte di passare momenti in cui ho sentito di più il peso delle cose ma poi dentro di me trovavo di nuovo la forza di reagire. Quei momenti di ansia duravano qualche giorno e poi stavo di nuovo bene. Adesso durano da due settimane e non voglio andare avanti così fino a giugno. Voglio tornare ad essere la persona felice e solare che sono sempre stata.
Adesso trovo difficile rivolgermi ad uno psicologo perché significherebbe aggiungere un altro impegno ai mille che ho già sulle spalle.... non posso farcela da sola?
Grazie! Buona domenica.
[#3]
Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<Adesso trovo difficile rivolgermi ad uno psicologo perché significherebbe aggiungere un altro impegno ai mille che ho già sulle spalle.... non posso farcela da sola?>>

Gentile Signora,
lavorare con i bambini può non essere così idilliaco come si immagina dal di fuori, soprattutto quando se ne hanno di propri più o meno della medesima età. Le energie a disposizione devono essere tantissime per gestire i piccoli, ma anche la relazione con i loro genitori, con i colleghi e con i superiori. E quando si torna a casa si deve ricominciare da capo.
Per ora Lei ha cercato di risolvere la situazione di disagio in cui si è venuta a trovare "tagliando" alcuni impegni, ma purtroppo non è stato sufficiente.
Perché alla fatica fisica vanno aggiunte le implicazioni psicologiche di questo cambiamento lavorativo che è anche un cambiamento di vita.

Da sola ci ha provato, ma continua a non star bene.
Mettiamo che Lei sia in ritardo ad un appuntamento importante, ma si accorga di essere in riserva e le manchino ancora parecchi km.: si fermerebbe a far benzina o premerebbe sull'acceleratore, col rischio di restare a piedi?

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> un ambiente nuovo, dove devo imparare tutto e dove ancora nessuno mi vuole bene perché nessuno ancora mi conosce
>>>

Intanto facia tesoro di un piccolo suggerimento: trovarsi bene nel proprio ambiene di lavoro è certamente utile, ma si dovrebbe evitare di aspettarsi là gratificazioni di tipo affettivo. Le amicizie lavorative, quando ci sono, sono "grasso che cola" come dicono in Toscana, cioè un di più, ma è necessario essere capaci di trovarle altrove.

Aspettarsi gratificazioni affettive nel lavoro, piuttosto nella cerchia di amicizie e relazioni extra-professionali, può significare difficoltà a tenere distinte le une dalle altre, di una certa ansia e mancanza di autostima. Del tipo: devo piacere sempre, altrimenti non riesco a sentirmi bene con me stessa.

>>> non posso farcela da sola?
>>>

Questa è la tentata soluzione fondamentale dell'ansioso-ossessivo: ce la devo fare da sola. Purtroppo però non funziona.

In realtà chiedendo consiglio a noi sta già ammettendo di aver bisogno di aiuto, ma non è da qui che potrà riceverne. Deve rivolgersi a un professionista di persona.

>>> Adesso trovo difficile rivolgermi ad uno psicologo perché significherebbe aggiungere un altro impegno ai mille che ho già sulle spalle
>>>

Significherebbe invece proprio il contrario, dal momento che l'aiuterebbe a sgravarsi quel peso che sente di portare addosso, e a insegnarle strategie per gestire le varie aree che la preoccupano, professionale e no.

Cordiali saluti
[#5]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signora, Lei ha colto l'origine dei suoi disturbi: i troppi cambiamenti contemporanei. Ogni cambiamento comporta una quota di stress, anche quelli positivi. Lei ha sommato ai cambiamenti positivi il lutto per la perdita dei rapporti con gli ex colleghi e il lutto del suo ruolo di mamma molto presente. Tutto questo le ha causato una sindrome da stress che richiedera' tempo per essere riequilibrato dato che comporta anche delle modificazioni ormonali per gestire la situazione a livello psicofisico.
Sarebbe auspicabile per agevolare la sua ripresa qualche colloquio con uno psicologo al fine di elaborare consapevolmente tutte le rappresentazioni inconsce che riguardano i ruoli attualmente in crisi.
I migliori auguri, ci faccia sapere se vuole.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#6]
Attivo dal 2007 al 2018
Ex utente
Grazie mille a tutti, davvero. Ognuno di voi ha colto particolari in cui mi rispecchio perfettamente. Ho chiamato un centro che c'è nella mia città per prendere un appuntamento e me l'hanno dato per il 20 febbraio. mi sembra così lontano... Proverò ad informarmi in altri centri o privatamente ma mi sento spaesata perché non conosco nessuno. Spero di trovare presto qualcuno che mi aiuti perché più passano i giorni e più questa situazione sta diventando pesante.
Grazie.
[#7]
Attivo dal 2007 al 2018
Ex utente
Gentilissimi Dottori,
la dottoressa Esposito aveva concluso il suo consulto con "ci faccia sapere se vuole" perciò torno a scrivervi per farvi sapere che la situazione è migliorata anche se continuo a svegliarmi presto al mattino con un pò d'ansia. Diciamo che a volte ci sono giorni in cui sono preda della malinconia e delle crisi di pianto altri in cui sto bene e mi sento la persona forte e determinata che sono sempre stata. Stamattina sono stata da una psichiatra psicoterapeuta che mi ha consigliato la mia ginecologa. Mi ha spiegato che la mia crisi è dovuta alla rigidità che ho nei miei confronti. Il cambiamento repentino che è avvenuto nella mia vita si è scontrato con la mia rigida personalità. Mi ha consigliato di assumere il cipralex per riuscire a ridurre l'ansia e affrontare meglio tutte le cose che devo portare a termine entro la fine di giugno. Dice che il mio livello di ansia è molto alto in questo momento, il cipralex mi aiuterebbe a ridurlo fino al mio livello consueto che è comunque più alto nella norma. Un periodo di psicoterapia dovrebbe aiutarmi ad essere più flessibile con me stessa in maniera tale da abbassare ulteriormente il livello di ansia. In questi giorni devo decidere cosa fare. So che questa scelta posso prenderla solo io perciò non vi chiedo consigli in merito. Rimane comunque in me tanto timore per gli effetti collaterali sia del farmaco che della psicoterapia. Sono contenta perché sento di stare meglio. L'angoscia ha lasciato il posto ad un'ansia da interrogazione e il sole della primavera che si avvicina mi scalda il cuore. Sono combattuta perché da una parte avrei voglia di farcela da sola, dall'altra ho paura di tornare in quel buio.
Grazie per il servizio che offrite!
Cordiali saluti.
[#8]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Grazie a Lei Signora, delle notizie e della confidenza che ci dimostra.
Rifletta con calma per capire qual'e i Suo desiderio vero!
I migliori saluti
Naturalmente ci fara' sempre piacere ricevere Sue notizie, quando vuole!
[#9]
Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
anch'io sono contenta di sapere che pian piano la situazione sta migliorando.
Tenga comunque presente che la fluttuazione dell'umore (entro certi limiti, ovviamente) non è qualcosa di patologico, ma fa parte del nostro "corredo" biologico e ci fornisce di rimando importanti informazioni su noi stessi e sul nostro modo di "funzionare".
Per quanto concerne i farmaci e le loro possibili controindicazioni, ne deve parlare con il medico psichiatra, ma rispetto alla psicoterapia, quali sono i suoi timori in riferimenti ad eventuali "effetti collaterali"?
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