A casa ho detto che sto male , senza raccontare i dettagli, per evitare a lui ulteiriori e inutili

Gent.le Dott.,
ho necessità di un consiglio circa una depressione molto forte che mi ha colpito per la prima volta lo scorso anno (2011).Ho consultato un neurologo( consigliatomi da un amico ), il quale mi ha curato con il farmaco Eutimil, considerando la mia depressione come causata dalla perdita dei miei genitori a breve distanza l'uno dall'altro un anno prima. I miei sintomi erano una assoluta mancanza di voglia di vivere, un desiderio fortissimo di abbandonare la casa dove abitavo che non sentivo appartenerrni e soprattutto il mio compagno.Desideravo essere altrove e dimenticare ogni cosa di me e della mia vita: solo così avrei sopportato di continuare a vivere. Poi ansia , ossessioni, agitazione, mancanza di voglia di mangiare, dimagrimento.Ho seguito la cura da gennaio ad agosto con due colloqui col neurologo . Poi però ho avuto un incidente che mi ha portato a concludere la cura da sola (ero ormai a mezza pastiglia al giorno) poichè non mi potevo muovere con facilità da casa. Lentamente, da luglio a dicembre la mia situzione è nuovamente peggiorata : Attualmente provo avversione verso la mia vita in generale, nella quale non vedo nulla di mio , nulla di me mi appaga. L'unica forma di piacere che provo è dovuta al fatto , che come già era successo l'anno scorso mi sono innamorata di un' altra persona, con la quale ho una relazione mia , immaginata, che non fa che peggiorare le mie sofferenze.Vado al lavoro per vederlo e mi accontento di un suo sguardo, un saluto per poi soffrire terribilmente fino al successivo incontro. E' una ossessione che mi porta ad una profonda prostrazione, ai sensi di colpa , al desiderio fortissimo e inappagato e ai pensieri di morte. Per il resto al lavoro fingo che tutto vada bene. A casa ho detto che sto male , senza raccontare i dettagli, per evitare a lui ulteiriori e inutili sofferenze. In questa situazione non so sinceramente se per me c'è ancora una via d'uscita o se non sono avviata ormai ad una malattia sempre più seria. Chiedo un consiglio:soprattutto se sia giusto il mio desiderio di una psicoterapia o di un altro supporto psicologico e di che tipo. Se possibile vorrei sapere se aTorino mi può consigliare qualcuno che mi possa aiutare e che non sia eccessivamente costoso.Grazie infinite
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,

penso che nella sua situazione iniziare un percorso psicologico sia la scelta più indicata, e mi meraviglio che non le sia stato già suggerito da qualcuno di rivolgersi anche ad uno psicoterapeuta, vista la natura del suo malessere.
Ad ogni modo può farlo adesso, visto che mi sembra abbia la motivazione necessaria per lavorare su se stessa.

Vorrei farle presente che, per quanto il tentativo di terapia farmacologica si sia concluso senza aver dato alcun esito, è possibile che chi si occuperà del suo caso riterrà opportuno indirizzarla anche da uno psichiatra per ridiscutere la possibilità di un supporto farmacologico nel corso della psicoterapia.
A volte questo è necessario per fornire la paziente il trattamento più completo e adeguato al suo caso, ma ovviamente solo la conoscenza diretta del caso potrà consentire a chi la seguirà di decidere se sia utile percorrere anche quella strada.

Il forte malessere che ci ha riferito è iniziato con la perdita dei suoi genitori, oppure una parte del disagio di cui ci parla (come ad es. i problemi con il suo compagno) era già presente?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
certamente la consultazione di persona di uno psicologo può esserle d'aiuto per uscire da questo periodo buio. Sarà poi il professionista a valutare se intervenire con un sostegno o una vera e propria psicoterapia e se, eventualmente, richiedere anche una consulenza psichiatrica (questo è il medico di riferimento in qesti casi) per una contemporanea farmacoterapia.
Se vuole, anche cercando su questo sito può trovare uno specialista a cui rivolgersi:
https://www.medicitalia.it/medici-specialisti-provincia/

Cari auguri.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora, probabilmente i lutti che ha vissuto l'anno scorso l'hanno provata, ma sembrerebbe esserci anche un disagio esistenziale e una problematica di coppia che probabilmente La affatica ulteriormente.

Io comincerei l'iter diagnostico da una visita psichiatrica per valutare il tono dell'umore e poi contatterei anche lo psicologo psicoterapeuta.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Ringrazio tutti i medici che mi hanno così prontamente e cordialmente risposto .I pareri espressi convergono e quindi mi hanno tranquillizzato. Per quanto riguarda la dottoressa che mi chiede se vi era un disagio preesistente posso completare la mia esposizione: avevo già avuto un problema di depressione circa dieci anni fa in occasione della separazione da mio marito, molto sofferta. Ebbi in quella occasione un aiuto psicologico il quale però si è concluso in modo ambiguo poichè la psicologa a cui ero stata indirizzata si è rivelata poco corretta.Usava infatti instaurare rapporti di amicizia con i pazienti che lei attraverso l'analisi reputava più affidabili.Creava rapporti in cui il paziente era grato e dipendente dalla sua amicizia e lei traeva giovamento dal rapporto di amicizia in quanto persona piuttosto sola e bisognosa (era di una certa età). Ho comunque rotto ogni rapporto con questa persona. Negli ultimi tre anni di vita dei miei genitori ho sofferto moltissimo (anche fisicamente)poichè li avevo a 100 Km di distanza ed erano spesso soggetti a ricoveri ospedalieri sul posto. Soprattutto mi ha sconvolto la morte di mia madre, anche per le modalità e la sofferenza e la malasanità che questa donna profondamente mite e indifesa ha dovuto sopportare.Per un anno, dopo la sua morte e fino al crollo depressivo, ho sofferto in modo atroce di sensi di colpa terribili ,per non essere riuscita a proteggerla e come se non bastasse anche a non esserle accanto nel momento della fine.Il mio compagno in tutto questo è stato l'unica ancora e sostegno con tutto se' stesso .A questo punto dopo tutti questi tsunami ( così io li ho vissuti) non so più cosa resta e il dolore più grande adesso è vedere che è in discussione da parte mia (e non sua) anche il rapporto con questa persona profondamente buona e innamorata .Vi ringrazio ancora per la vostra sensibilità.Cordiali saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

La invito a verificare sempre la regolare iscrizione di un professionista qui
www.psy.it
ben sapendo che il nostro Codice Deontologico vieta di intrattenere relazioni d'amicizia con pazienti o ex pazienti. Si affidi dunque con fiducia ad un nuovo professionista, scelto in maniera accurata.

Per quanto riguarda la dolorosa storia della perdita di Sua mamma, indubbiamente uno spazio Suo le permetterà di elaborare quel lutto, prendendo le distanze dai sensi di colpa e dal bisogno di controllare eventi ineluttabili come la morte.

Cordiali saluti,
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Entrambi gli episodi di cui ci parla, che hanno fatto emergere sintomi depressivi, sono legati ad una separazione, che è di per sè momento difficile, se non traumatico.

Questi sintomi hanno determinato una sua chiusura in se stessa, che può essere ciò di cui la sua psiche aveva bisogno in quel momento per affrontare la sofferenza e il lutto.
Ma se questa fisiologica reazione si struttura in qualcosa che impedisce il vivere quotidiano, merita una presa in carico.

A mio parere, la psicoterapia è la cura più indicata per permettere di trasformare la sofferenza in nuova consapevolezza e in risorse per la propria vita.
Ad esempio comprendere il suo <desiderio fortissimo di abbandonare la casa dove abitavo che non sentivo appartenerrni e soprattutto il mio compagno>.

Il primo passo è effettuare una valutazione psicodiagnostica dei suoi disturbi, a partire dalla quale valutare l'intervento terapeutico più adatto.

Purtroppo sembra aver avuto una precedente esperienza negativa con una collega. Se crede che sia stata professionalmente scorretta può effettuare una segnalazione presso l'Ordine degli Psicolgi.
Ma non lasci che questo evento le impedisca di perseguire la strada verso il suo benessere individuale.

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
cosa la induce a mettere in discussione il rapporto con il suo compagno?

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
A proposito della domanda “cosa mi induce a mettere in discussione il rapporto con il mio compagno”, devo dire che al momento non so come esprimere il fatto che il sentimento che ha suscitato in me l’altra persona (con la quale c’è stato solo uno scambio di saluti e di sguardi) è l’unica forma di piacere che in questo momento riesco a sentire (e di cui mi vergogno). Sono consapevole del valore del mio compagno, del valore di una persona che mi conosce profondamente e che è intelligente, sensibile, maturo e affidabile. Aggiungo che anche adesso nel momento del mio malessere riesce ad essermi ancora più vicino (anche se non conosce tutta la mia situazione).
Sicuramente ci sono state delle insoddisfazioni derivanti dalla convivenza iniziata circa quattro anni fa ma al momento ciò che mi angoscia e terrorizza è che nel rapporto io non ci sono ,non provo il piacere di stare insieme: mi lascio vivere come un relitto si fa trascinare dalla deriva. Peraltro, non ho cercato io dei “diversivi” ma malauguratamente l’altra persona (magari superficialmente da parte sua -anche se non giovanissimo!)mi ha dedicato solo una briciola di attenzione(ben poca cosa : un saluto ripetuto pur senza conoscerci). Questo è bastato perché , in mezzo alla nebbia che mi circonda, io subito mi ci aggrappassi: la mia vita acquistava un valore e diventava piacevole grazie a lui. Così adesso passo le mie giornate a sperare di vederlo (unico senso della mia vita) e di parlargli ma sistematicamente e inesorabilmente senza riuscirci ,in una specie di “dipendenza sentimentale” anziché da droga. Sprofondo così in un abbattimento profondo fisico e psichico: da un lato vorrei affidarmi completamente al sentimento dell’innamoramento, ma dall’altro esso viene sistematicamente frustrato.
Insomma il mio orizzonte è molto povero e squallido e non appena provo a metterci mano con il pensiero,tutto si confonde ancora di più quasi come se l’anima respingesse ogni cura. Così mi sento però anche nei confronti del lavoro ripetitivo e stressante (che però è l’unico mezzo di sopravvivenza ) e di ogni altro interesse che può rendere piacevole la vita. Capisco che nella vita ci sono ben più gravi tragedie ma vivere così non ha nessun senso .
Ringrazio comunque di nuovo i medici che mi hanno dedicato tanta attenzione e sicuramente seguirò i preziosi consigli dati( ho già preso iniziative concrete).
Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Probabilmente i pensieri rivolti all'altro uomo sono per lei in questo momento una specie di ancora di salvezza, uno spiraglio che le permette di immaginare una vita differente dal presente e dal passato che per lei sono stati così difficili.

Le permettono inoltre di provare emozioni che si differenziano nettamente dal dolore per tutto quello che le è successo, e forse sono segno del suo desiderio di un grande cambiamento positivo, più che di disamore nei confronti del suo compagno: nella sua mente lui è una persona "associata" ai suoi dispiaceri, non fosse altro perchè si è occupato di lei sostenendola per anni, e quindi può involontariamente ricordarle quegli eventi e periodi negativi - cosa che un altro uomo, estraneo a tutto ciò, non potrebbe fare.

E' poi vero che alcune persone vivono "ben più gravi tragedie", ma ognuno ha il proprio modo di reagire e di soffrire, diverso dagli altri, per quello che gli accade. Obiettivamente lei ha dei motivi per star male, ma si può stare malissimo perfino senza rendersi conto del perchè.

Spero che riprenderà il discorso psicoterapia, lasciandosi alle spalle quell'esperienza negativa che non rappresenta che un'eccezione: potrà trovare un'altra persona che le sarà d'aiuto ad uscire da questo brutto periodo.

Tanti cari auguri,