A scalare il farmaco con l'intento di eliminarlo

Salve, da 16 anni soffro di disturbi legati all'ansia e la depressione. Ho 32 anni e non è semplice convivere con questi odiosi disturbi. Dopo 4 anni di Daparox (Paroxetina) 10mg al giorno, mi sono risentito poco bene e ho deciso di passare ad una compressa al giorno 20mg, le cose sono andate meglio e così avevo deciso da 2 mesi di provare (haime') a scalare il farmaco con l'intento di eliminarlo. Pensavo che un paio di mesi sarebbero stati un periodo buono e cosi' di 5mg in 5mg (quartini di pillola) ho iniziato a scalare. Tutto abbastanza bene fino all'ultima eliminazione (l'ultimo quartino). Dopo appena 2-3 settimane senza nessuna copertura mi sono da poco risentito malissimo!!! E' possibile che io abbia scalato troppo infretta, che 2 mesi siano pochi per sospendere dopo 4 anni continuativi di assunzione di Daparox? In questi 16 anni sono ricorso allo psicoterapeuta solo 1 volta alla prima comparsa dei disturbi 16 anni fa. in tutti questi anni mi sono sempre autogestito con risultati buoni, ma credo a questo punto di aver peccato di presunzione dicendo sempre a me stesso, io conosco il mio male e non il medico,...
In parte è vero che il paziente è il primo medico di se stesso, ma ora credo che un medico avrebbe potuto aiutarmi di piu' e che una collaborazione tra me e lui avrebbe dato maggiori risultati.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente, non ho capito se ha scalato il farmaco senza consultare il medico.
Invece con lo psicoterapeuta ha fatto solo una seduta o solo un periodo? Che tipo di lavoro avete fatto?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Si, ho scalato il farmaco senza consulto medico come svariate altre volte del resto in questi 16 anni.

Con lo psicoterapeuta ho effettuato una decina di incontri molti anni fa, poi mi sentii meglio e decisi autonomamente di sospendere la psicoterapia.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
In realtà questi sono errori!

La terapia farmacologica è impostata dal medico secondo criteri e linee guida, non a caso. E la psicoterapia permette un lavoro ancora più tenace quando il paz. comincia a stare meglio e riesce a lavorare bene.

Smettere l'una e l'altra terapia senza prima consultarsi e quando SOGGETTIVAMENTE sentiva di stare meglio non va bene, perchè la valutazione OGGETTIVA di come sta può farla solo lo specialista.

Il mio suggerimento è di tornare dal medico, dire cosa ha fatto e rispettare poi la prescrizione.

Saluti,
[#4]
Utente
Utente
La ringrazio molto dottoressa per la solerzia con la quale mi ha risposto. Sono in piena crisi e mi serviva un parere di un esperto, visto che non ho ancora potuto contattare il mio medico per via delle feste.
Pur sapendo che passera' ogni volta e' sempre come la prima, e le sensazioni che provo sono cosi' brutte da togliere il respiro.
Mi chiedo se un giorno potro' mai liberarmi di questa odiosa malattia che cosi' tanto ha condizionato la mia vita fino ad oggi.
Questa volta non rischiero' di essere superficiale anche se quando ci si sente bene si tende a trascurare il medico come fosse un possibile ostacolo una fonte di ricaduta, perche' quando ricomincia il normale ritmo di vita ci si vuol lasciare tutto alle spalle medico compreso.
Mi accontenterei di non peggiorare nei prossimi anni, se avessi una crisi ogni 4-5 anni mi andrebbe piu' che bene, se poi fosse possibile ritardare di piu' sarebbe ancora meglio,...

La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato, per come mi sento in questo momento significa molto.

[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Però, scusi, è triste accontentarsi di avere crisi ogni 4-5 anni, quando in realtà Lei potrebbe con un trattamento farmacologico e una buona psicoterapia stare bene.

Le allego qualche articolo per approfondire, se vuole:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1633-asportazione-chirurgica-dello-stato-ansioso.html

Un cordiale saluto,
[#6]
Utente
Utente
Ho letto attentamente i 2 post e li condivido quasi in pieno, spesso le persone che non hanno mai (fortunatamente) sperimentato una crisi di panico e/o depressiva tendono a non capire che cosa accada ad un malato.
Ovviamente molto dipende dalla sensibilita' di ogni persona e l'abilita' empatica soggettiva di ognuno di noi.

Per quel che concerne l'ansia si, sicuramente puo' essere sinonimo di qualcosa che non va piu' o meno coscentemente, ma spesso credo che possa semplicemente manifestarsi come sfogo ad uno stile di vita stressante, un accumulo di tensione che proprio nell'ansia e negli attacchi di panico puo' trovare la sua valvola di sfogo.

L'esigenza da parte del malato di pretendere dal medico di togliergli l'ansia è comprensibile in quanto sia un'ansia forte giornaliera sia gli attacchi di panico sono estremamente condizionanti e invalidanti durante la giornata, non sono quindi d'accordo che sia una richiesta ingenua ma semplicemente una richiesta d'aiuto immediata e comprensibile considerando quanto negativamente questa sintomatologia influisca sul normale stile di vita di un individuo.

Siamo nel 2012 ma purtroppo molte persone vivono ancora con molta ignoranza e superficialita' questo male attribuendo ai malati una certa mancanza di attributi ritendosi (siccome non colpiti) superiori di nascita a certe sdilinquenti patologie da pappemolli.

Beh a queste persone non auguro alcun male, ma semplicemente una settimanuccia di attacchi di panico giusto per far capire loro che ansia e depressione non sono mancanza di volonta' o di attributi, ma semplicemente una malattia,...

La ringrazio per l'aiuto di cuore

Luca





[#7]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Luca,
bel sedici anni di sofferenze e disagi, mi sembrano veramente tanstissimi.
Io credo fermamente che la sofferenza sia un valore aggiunto all'esperienza,amplificando doti, come la sensibilità, l'empatia e l'introspezione.
Tutto questo tempo però, mi sembra un tunnel buio e dolente.
La terapia farmacologica, solitamente la si somministra per un tempo breve o comunque mirato alla risoluzione della sintomatologia, deve essere supervisonata, anche in fase di svezzamento, non la si protrae negli anni o decenni, sia per le ovvie dipendenza psicologiche dal farmaco, che per la possibile assuefazione alle molecole.
La terpia farmacologica inoltre, ve sempre accompagnata da una psicoterapia, i sintomi non vanno solo curati e sedati, ma ascoltati, decodificati e trasformati, in una modalità più sana e funzionale di comunicazione psiche-soma.
Le faccio i miai più cari auguri.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#8]
Utente
Utente
Dr. Randone, si, 16 anni sono tanti, ma devo dire che non prendo da 16 anni continuativi paroxetina. Essa è stata assunta e interrotta piu' volte nel corso di questi 16 anni, fino al 2007 anno in cui dopo una ricaduta ho deciso di non sospendere piu' la cura farmacologica continuando ad assumere 10mg di daparox fino al 2011.

Effettivamente ho potuto sperimentare tutto quello che ha detto lei ha proposito del fattore di assorbimento della molecola, infatti 6 masi fa se pur coperto dai 10mg di Daparox, ebbi delle crisi di panico e un conseguente e generalizzato rinsorgere di stati ansiosi.

Decisi cosi' di risalire ad una pasticca intera 20mg, e le cose andarono meglio.

2 mesi fa ebbi la brillante idea di provare ad eliminare totalmente il daparox partendo da i 20mg e andando a scalare di 5mg in 5mg (quartini di pillola).

Ma dopo 12-13 giorni senza nessuna copertura di Daparox sto di nuovo molto male, non solo con attacchi di panico e ansia forte, ma anche angoscia manie suicide e tutto il resto.

Questa ricaduta credo sia attribuibile alla dipendenza venutasi a creare grazie ai 4 anni 2007-2011 continuativi di 10mg di Daparox come diceva lei.

Una mia amica medico insiste col dire che il Daparox è un medicinale antico e obsoleto e che la paroxetina in generale crea molta piu' dipendenza rispetto ad altre molecole.

Non so se sia effettivamente vero oppure no, fatto è che ho un po' paura a sperimentare nuove medicine dopo mezza vita passata a curarmi con questo farmaco.

Lei puo' confermare che attualmente vi sono farmaci piu' efficaci e che diano meno dipendenza del Daparox?

La ringrazio


Luca
[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Lei puo' confermare che attualmente vi sono farmaci piu' efficaci e che diano meno dipendenza del Daparox?"

Gentile Utente, come Le ho detto sopra deve chiedere al medico psichiatra; gli psicologi psicoterapeuti NON sono medici e si occupano del disagio psicologico senza l'utilizzo del farmaco.

Per quanto riguarda la Sua domanda precedente sull'ansia: tutti proviamo l'ansia in determinate situazioni. Si tratta di ansia sana. Ma l'attacco di panico non viene proprio a tutti: è una condizione patologica che merita attenzione.

Purtroppo è vero: il disagio mentale è ancora stigmatizzato da molti per diverse ragioni. Ma questo dovrebbe spingere tutti a dare una corretta informazione sulla psicopatologia.

Saluti,
[#10]
Utente
Utente
Si, capisco e mi scuso.
Volendo approfondire il lato psicologico della cosa posso dire che da tre anni ormai a questa parte sono praticamente disoccupato, so che sono in buona compagnia, purtroppo di questi tempi il nostro paese sta attreversando un periodo veramente nero.
Ma cio' non mi consola affatto, anzi,...
Avere 32 anni e non possedere uno straccio di lavoro che possa in qualche modo farti dire "in fondo avrei di che campare" è sicuramente una grossa fonte latente di stress, la sola che riconosca oggettivamente.
Tutto il resto a partire da attriti e discussioni con famiglia e fidanzata sono una conseguenza di questo disagio sociale che colpisce soprattutto la fascia dei 30enni troppo grandi per usufruire dei tanto amati contratti da apprendista (amati dai datori di lavoro) e troppo piccoli per poter dire "Beh in fondo a 50 anni ci sono arrivato".

Inizia realmente a pesare l'essere disoccupato anche perche' dopo un po' di tempo si tendono ad assumere abitudini poco sane, come rimanere troppo a casa, dormire fino a tardi, e coricarsi sempre piu' tardi. Tutte cose che cozzano con l'ansia e la depressione.

Che posso dire il mio non è certo un problema o un disagio raro, considerando che un giovane su 3-4 si trova nella stessa situazione.

Penso che un lavoro possa fare miracoli infatti nei periodi in cui sono stato occupato mi sono sempre reso conto che i miei disturbi se pur presenti non riuscivano mai a trovare la via per esplodere con violenza.
[#11]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
E' vero: il lavoro permette di avere un'identità sociale definita e pertanto tenere lontano la depressione o alcuni sintomi depressivi. Non è infatti raro incontrare persone che manifestano sintomi depressivi con il licenziamento o con il pensionamento.

Tuttavia, provi ad approfondire di pesona questo tema con uno psicologo psicoterapeuta; gli aspetti sociali, nella definizione di un problema e di un trattamento sono fondamentali.

Un cordiale saluto,
[#12]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Le auto gestioni e gli esperimenti farmacologici, non portano mai a cose buone, le diagnosi certe e le terapie mirate e risolutive si.
Cari saluti
[#13]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Mi chiedo se un giorno potro' mai liberarmi di questa odiosa malattia che cosi' tanto ha condizionato la mia vita fino ad oggi.
>>>

Di sicuro non ci riuscirà, se non sarà scrupolosa nel seguire le indicazioni che riceve da chi la cura, o se interrompe le cure di sua iniziativa senza parlarne con il curante. E potrebbe essere difficile liberarsene senza fare una psicoterapia specifica per ansia e panico, oltre all'aiuto farmacologico.

Uno dei problemi dell'ansioso è di "attaccarsi" a chiunque gli ispiri sicurezza, quindi anche al terapeuta. Ma il problema del terapeuta, al contrario, è di renderlo autonomo. Perché non si può uscire dall'ansia finché non si diventa capaci di rassicurarsi da soli, sarebbe una contraddizione in termini.

Perciò talvolta accade che il paziente non si senta capito, di fronte a un terapeuta che non appaga questo suo bisogno di rassicurazione. Ma è compito del terapeuta spiegare che ciò è fatto nel migliore interesse del paziente.

Vede, anche qui stiamo discutendo e sono certo che in cuor suo si sta dicendo: "Speriamo che questi dottori qui mi possano rassicurare un po'". E invece, facendolo, le renderemmo un cattivissimo servizio.

Deve rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta che usi un approccio adatto all'ansia, ad esempio breve strategico, e seguire scrupolosamente le indicazioni che le saranno date.

Uscire dall'ansia non significa ricevere molte rassicurazioni, ma arrivare al punto da non averne più bisogno.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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