Non riesco a dimenticare un nome
Salve
vorrei esporvi un problema (io lo percepisco come tale) che ho da circa 9 anni.
Premetto che sono bipolare e sono in cura da uno psichiatra per questo disturbo con 2 stabilizzatori e un antidepressivo. Sono entrata in crisi 9 anni fa a causa di un trauma avuto con il mio ex ragazzo. Lui mi ha lasciata per mia sorella dopo 4 anni di relazione. Non lo vedo più da allora. Loro si sono trasferiti all'estero. All'epoca ho sofferto molto, stavo per impazzire. Ebbi un crollo pazzesco e fu allora che mi rivolsi ad uno psichiatra. Dopo l'abbandono mi creai nella mente un mondo parallelo in cui vivevo gran parte della mia giornata in cui lui era ancora con me, non mi aveva lasciata e addirittura avevamo avuto dei figli.Erano solo fantasie che servivano a mitigare la sofferenza dell'abbandono. Sono troppo sensibile e ho avuto sempre una gran fantasia.Da allora ho una sorta di angoscia da separazione.Ora sono quasi stabile e sto facendo una terapia da 2 anni ad indirizzo cognitivo-comportamentale.
Dopo 3 anni di inferno in cui ero più di là che di qua, pian piano ho superato la cosa. Non penso più al mio ex e nel frattempo ho avuto altre due relazioni. Ma c'è una cosa che mi disturba molto. Ho paura che sia una specie di psicosi o qualcosa ad essa molto vicina. Spesso mi sgamo a ripetere il suo nome nei momenti di difficoltà. Oppure a parlare da sola rivolgendomi a lui quando in realtà sto parlando con me stessa (o meglio con una parte di me). A volte, nei momenti di disagio o quando sento una specie di angoscia, ripeto il suo nome come un mantra e la cosa mi fa stare meglio. Ma in quei momenti non penso mai a lui anzi. Spesso dico il suo nome quando penso ad uno degli altri miei ex. E' come un cortocircuito della mia mente. So che sono confusa nell'espressione della cosa ma per me non è una cosa facile da spiegare. Mi crea parecchio disagio perchè spesso quando avviene la cosa sono in pubblico e improvvisamente la gente mi sente dire "luca... luca .... luca...". Lo dico proprio a voce alta, a volte molto alta (sento l'esigenza di gridarlo ma mi trattengo quando sono in compagnia) mentre a volte lo penso soltanto. E' una cosa che sfugge al mio controllo. Non penso di essere ancora legata al mio ex, lo escludo categoricamente, l'ho dimenticato ampiamente, mi sono innamorata di nuovo e poi di nuovo. Considero questo fenomeno un ramo morto, completamente scollegato dalla sua persona perchè quando mi succede non penso a lui, non mi rivolgo a lui. La mia psicologa dice di non preoccuparmi ma non entra nei dettagli nonostante la mia insistenza. L'ho detto anche al mio psichiatra.Vorrei sapere se questo è un sintomo psicotico. Credo che la mia psicologa sottovaluti la cosa e il mio psichiatra mi aveva già dato un antipsicotico come stabilizzatore dell'umore prima che gli raccontassi di questa cosa,ma non ho altri sintomi psicotici, mai avuti.
Per favore non voglio essere tranquillizzata semplicemente. Voglio sapere cos'è e come potrei fare a superarlo. Grazie
vorrei esporvi un problema (io lo percepisco come tale) che ho da circa 9 anni.
Premetto che sono bipolare e sono in cura da uno psichiatra per questo disturbo con 2 stabilizzatori e un antidepressivo. Sono entrata in crisi 9 anni fa a causa di un trauma avuto con il mio ex ragazzo. Lui mi ha lasciata per mia sorella dopo 4 anni di relazione. Non lo vedo più da allora. Loro si sono trasferiti all'estero. All'epoca ho sofferto molto, stavo per impazzire. Ebbi un crollo pazzesco e fu allora che mi rivolsi ad uno psichiatra. Dopo l'abbandono mi creai nella mente un mondo parallelo in cui vivevo gran parte della mia giornata in cui lui era ancora con me, non mi aveva lasciata e addirittura avevamo avuto dei figli.Erano solo fantasie che servivano a mitigare la sofferenza dell'abbandono. Sono troppo sensibile e ho avuto sempre una gran fantasia.Da allora ho una sorta di angoscia da separazione.Ora sono quasi stabile e sto facendo una terapia da 2 anni ad indirizzo cognitivo-comportamentale.
Dopo 3 anni di inferno in cui ero più di là che di qua, pian piano ho superato la cosa. Non penso più al mio ex e nel frattempo ho avuto altre due relazioni. Ma c'è una cosa che mi disturba molto. Ho paura che sia una specie di psicosi o qualcosa ad essa molto vicina. Spesso mi sgamo a ripetere il suo nome nei momenti di difficoltà. Oppure a parlare da sola rivolgendomi a lui quando in realtà sto parlando con me stessa (o meglio con una parte di me). A volte, nei momenti di disagio o quando sento una specie di angoscia, ripeto il suo nome come un mantra e la cosa mi fa stare meglio. Ma in quei momenti non penso mai a lui anzi. Spesso dico il suo nome quando penso ad uno degli altri miei ex. E' come un cortocircuito della mia mente. So che sono confusa nell'espressione della cosa ma per me non è una cosa facile da spiegare. Mi crea parecchio disagio perchè spesso quando avviene la cosa sono in pubblico e improvvisamente la gente mi sente dire "luca... luca .... luca...". Lo dico proprio a voce alta, a volte molto alta (sento l'esigenza di gridarlo ma mi trattengo quando sono in compagnia) mentre a volte lo penso soltanto. E' una cosa che sfugge al mio controllo. Non penso di essere ancora legata al mio ex, lo escludo categoricamente, l'ho dimenticato ampiamente, mi sono innamorata di nuovo e poi di nuovo. Considero questo fenomeno un ramo morto, completamente scollegato dalla sua persona perchè quando mi succede non penso a lui, non mi rivolgo a lui. La mia psicologa dice di non preoccuparmi ma non entra nei dettagli nonostante la mia insistenza. L'ho detto anche al mio psichiatra.Vorrei sapere se questo è un sintomo psicotico. Credo che la mia psicologa sottovaluti la cosa e il mio psichiatra mi aveva già dato un antipsicotico come stabilizzatore dell'umore prima che gli raccontassi di questa cosa,ma non ho altri sintomi psicotici, mai avuti.
Per favore non voglio essere tranquillizzata semplicemente. Voglio sapere cos'è e come potrei fare a superarlo. Grazie
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Signora,
salve.
E' comunque un sintomo importante che sia lo psicoterapeuta, ma ancora di più lo psichiatra, devono prendere in considerazione. Se non lo fanno insista. Come saprà il disturbo di cui lei soffre (mi riferisco al disturbo bipolare) è in prima istanza una sindrome che necessita di un monitoraggio farmacologico costante per via dell'alternarsi di fasi di polarità opposta a livello timico (depressive e maniacali), curata attraverso l'uso di farmaci che agiscono in maniera opposta. In tal senso la terapia è volta a trovare un equilibrio. Non è insolito riscontrare, in alcune fasi, la presenza di sintomi psicotici. Attraverso un consulto via internet, per quanto il suo racconto sia accurato, è impossibile stabilire come inquadrare il suo sintomo e sarebbe opportuno e più utile che a farlo siano i professionisti che la seguono. Dal suo sintomo potrebbero trarre informazioni utili ad "aggiustare" la terapia.
Cordiali saluti.
salve.
E' comunque un sintomo importante che sia lo psicoterapeuta, ma ancora di più lo psichiatra, devono prendere in considerazione. Se non lo fanno insista. Come saprà il disturbo di cui lei soffre (mi riferisco al disturbo bipolare) è in prima istanza una sindrome che necessita di un monitoraggio farmacologico costante per via dell'alternarsi di fasi di polarità opposta a livello timico (depressive e maniacali), curata attraverso l'uso di farmaci che agiscono in maniera opposta. In tal senso la terapia è volta a trovare un equilibrio. Non è insolito riscontrare, in alcune fasi, la presenza di sintomi psicotici. Attraverso un consulto via internet, per quanto il suo racconto sia accurato, è impossibile stabilire come inquadrare il suo sintomo e sarebbe opportuno e più utile che a farlo siano i professionisti che la seguono. Dal suo sintomo potrebbero trarre informazioni utili ad "aggiustare" la terapia.
Cordiali saluti.
[#3]
Gentilissima,
come il Collega le ha correttamente risposto, non potendo noi osservare nè conoscere direttamente la sua situazione non possiamo dare una risposta alla domanda che ci pone ed è importante che faccia riferimento ai professionisti che la seguono - o che li cambi, se non si fida a sufficienza di quello che le dicono e non si sente ascoltata come vorrebbe.
Ad ogni modo nel riferire il problema che la angoscia lei mi sembra più che altro ancora in difficoltà nel rapportarsi con quello che le è successo, e che lei individua dichiaratamente come causa prima del suo malessere ("Sono entrata in crisi 9 anni fa a causa di un trauma avuto con il mio ex ragazzo. Ebbi un crollo pazzesco e fu allora che mi rivolsi ad uno psichiatra").
Forse nel corso della psicoterapia, che comunque lei ha intrapreso diversi anni dopo i fatti, quanto accaduto non ha trovato un sufficiente spazio di elaborazione?
come il Collega le ha correttamente risposto, non potendo noi osservare nè conoscere direttamente la sua situazione non possiamo dare una risposta alla domanda che ci pone ed è importante che faccia riferimento ai professionisti che la seguono - o che li cambi, se non si fida a sufficienza di quello che le dicono e non si sente ascoltata come vorrebbe.
Ad ogni modo nel riferire il problema che la angoscia lei mi sembra più che altro ancora in difficoltà nel rapportarsi con quello che le è successo, e che lei individua dichiaratamente come causa prima del suo malessere ("Sono entrata in crisi 9 anni fa a causa di un trauma avuto con il mio ex ragazzo. Ebbi un crollo pazzesco e fu allora che mi rivolsi ad uno psichiatra").
Forse nel corso della psicoterapia, che comunque lei ha intrapreso diversi anni dopo i fatti, quanto accaduto non ha trovato un sufficiente spazio di elaborazione?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#5]
Gentile Utente,
quando Lei si ritrova a dire "luca... luca .... luca..." ha mai fatto caso al suo stato: cioè come sta? se è in una situazione di ansia o di disagio? se Le capita solo con altre persone e fuori casa o anche altrove e cosa stava accadendo prima di nominare il Suo ex...
Se Lei sta facendo una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, credo abbia appreso in questi due anni a monitorare i Suoi stati interni e forse la psicoterapeuta che La segue ha deliberatamente dato poca enfasi a questo che -con i limiti di un consulto on line- sembrerebbe più fatto per tenere a bada una certa ansia che non per altre ragioni. Tecnicamente quello che sta facendo la Sua terapeuta è corretto, perchè focalizzarsi troppo sui sintomi d'ansia non fa altro che amplificarli.
"A volte, nei momenti di disagio o quando sento una specie di angoscia, ripeto il suo nome come un mantra e la cosa mi fa stare meglio".
Non è detto che con una diagnosi di disturbo bipolare Lei non possa talvolta provare ansia come tutti quanti. Magari anche per questa ragione la terapeuta non ha ritenuto prioritario intervenire.
Spero di esserLe stata utile.
Un cordiale saluto,
quando Lei si ritrova a dire "luca... luca .... luca..." ha mai fatto caso al suo stato: cioè come sta? se è in una situazione di ansia o di disagio? se Le capita solo con altre persone e fuori casa o anche altrove e cosa stava accadendo prima di nominare il Suo ex...
Se Lei sta facendo una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, credo abbia appreso in questi due anni a monitorare i Suoi stati interni e forse la psicoterapeuta che La segue ha deliberatamente dato poca enfasi a questo che -con i limiti di un consulto on line- sembrerebbe più fatto per tenere a bada una certa ansia che non per altre ragioni. Tecnicamente quello che sta facendo la Sua terapeuta è corretto, perchè focalizzarsi troppo sui sintomi d'ansia non fa altro che amplificarli.
"A volte, nei momenti di disagio o quando sento una specie di angoscia, ripeto il suo nome come un mantra e la cosa mi fa stare meglio".
Non è detto che con una diagnosi di disturbo bipolare Lei non possa talvolta provare ansia come tutti quanti. Magari anche per questa ragione la terapeuta non ha ritenuto prioritario intervenire.
Spero di esserLe stata utile.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#6]
Ex utente
E' vero la terapia mi ha dato la capacità di capire il mio stato emotivo quando accadono le cose. Spiego quanto segue.
Ripeto il nome del mio ex nelle situazioni di disagio o di imbarazzo e quando sento una sorta di "angoscia da separazione" (da me stessa o da qualcun altro). Non credo si tratti di ansia però. Quando parlo di separazione da me stessa non faccio riferimento a qualche tipo di dissociazione, non ho mai sofferto di queste cose, ma di separazione da una parte di me, come quella razionale. E' come se dicendo il suo nome recuperassi il controllo di me stessa. La cosa che più mi turba è quando mi rivolgo a lui volendo invece parlare a me stessa.
Cosa significa tutto questo? Comunque il ripetere il suo nome mi tranquillizza è vero, mi placa l'angoscia. Ma non penso mai a lui quando succede. Ormai è diventato come una formula magica.
Che fare?
Ripeto il nome del mio ex nelle situazioni di disagio o di imbarazzo e quando sento una sorta di "angoscia da separazione" (da me stessa o da qualcun altro). Non credo si tratti di ansia però. Quando parlo di separazione da me stessa non faccio riferimento a qualche tipo di dissociazione, non ho mai sofferto di queste cose, ma di separazione da una parte di me, come quella razionale. E' come se dicendo il suo nome recuperassi il controllo di me stessa. La cosa che più mi turba è quando mi rivolgo a lui volendo invece parlare a me stessa.
Cosa significa tutto questo? Comunque il ripetere il suo nome mi tranquillizza è vero, mi placa l'angoscia. Ma non penso mai a lui quando succede. Ormai è diventato come una formula magica.
Che fare?
[#10]
Ex utente
Si però deve capire che la cosa mi spaventa... ho bisogno di sapere.
Non sapere è peggio, alimenta la mia ansia.
Anche se mi dicessero che è una psicosi sarei più tranquilla che rimanerne all'oscuro. Mi fa sentire pazza.
Sono pronta ad accettare qualsiasi possibilità e a prenderne atto.
La ringrazio della sua disponibilità dottoressa.
E' possibile sentire anche un altro parere?
Non sapere è peggio, alimenta la mia ansia.
Anche se mi dicessero che è una psicosi sarei più tranquilla che rimanerne all'oscuro. Mi fa sentire pazza.
Sono pronta ad accettare qualsiasi possibilità e a prenderne atto.
La ringrazio della sua disponibilità dottoressa.
E' possibile sentire anche un altro parere?
[#11]
Ma perchè pensa proprio alla psicosi? Se così fosse non crede che il medico non solo glielo avrebbe comunicato, ma Le avrebbe impostato anche un adeguato trattamento farmacologico?
In genere la psicosi prevede la perdita di contatto con la realtà; la dissociazione è ben diversa e la depersonalizzazione e derealizzazione, per quanto fastidiosi, sono sintomi anche d'ansia.
Ad ogni modo, da qui non possiamo fare diagnosi, ma un orientamento.
Saluti,
In genere la psicosi prevede la perdita di contatto con la realtà; la dissociazione è ben diversa e la depersonalizzazione e derealizzazione, per quanto fastidiosi, sono sintomi anche d'ansia.
Ad ogni modo, da qui non possiamo fare diagnosi, ma un orientamento.
Saluti,
[#14]
Ex utente
Visto che in questa sezione non ho avuto altre risposte è possibile girare il post nell'area psichiatria?
Aggiungo per gli psichiatri che la mia terapia è la seguente:
- Abilify 15 mg
- Lamictal 200 mg
- Sertralina 150 mg
Aggiungo che non ho altri sintomi psicotici e che tempo fa nel piano terapeutico non so il perchè il mio curante invece di scrivere "disturbo bipolare" scrisse "psicosi affettiva" ma mi rassicurò sul fatto che non sono psicotica. C'è da credergli o l'ha detto solo per tranquillizzarmi? Nell'ultimo piano terapeutico c'è scritto comunque "disturbo bipolare" (sono una bipolare 2, con prevalenza degli episodi depressivi rispetto a quelli ipomaniacali). Non sono mai stata ricoverata e mi sono recentemente laureata in una materia scientifica. Questo per dire che dall'esterno nessuno può immaginare questa cosa e io cerco di tenerla nascosta ai conoscenti, anche se penso che i miei sintomi depressivi siano a volte evidenti. Qualche volta per strada mi è capitato di dire ad alta voce "luca.. luca... luca" e la gente si è girata ovviamente a guardarmi.
Le mie domande sono:
- Che significa psicosi affettiva?
- Il sintomo sopra descritto è un sintomo psicotico?
- Se non lo è come devo interpretarlo?
- Fanno bene i miei curanti a sottovalutare la cosa?
Penso in quanto paziente di avere il diritto di sapere
Grazie
Aggiungo per gli psichiatri che la mia terapia è la seguente:
- Abilify 15 mg
- Lamictal 200 mg
- Sertralina 150 mg
Aggiungo che non ho altri sintomi psicotici e che tempo fa nel piano terapeutico non so il perchè il mio curante invece di scrivere "disturbo bipolare" scrisse "psicosi affettiva" ma mi rassicurò sul fatto che non sono psicotica. C'è da credergli o l'ha detto solo per tranquillizzarmi? Nell'ultimo piano terapeutico c'è scritto comunque "disturbo bipolare" (sono una bipolare 2, con prevalenza degli episodi depressivi rispetto a quelli ipomaniacali). Non sono mai stata ricoverata e mi sono recentemente laureata in una materia scientifica. Questo per dire che dall'esterno nessuno può immaginare questa cosa e io cerco di tenerla nascosta ai conoscenti, anche se penso che i miei sintomi depressivi siano a volte evidenti. Qualche volta per strada mi è capitato di dire ad alta voce "luca.. luca... luca" e la gente si è girata ovviamente a guardarmi.
Le mie domande sono:
- Che significa psicosi affettiva?
- Il sintomo sopra descritto è un sintomo psicotico?
- Se non lo è come devo interpretarlo?
- Fanno bene i miei curanti a sottovalutare la cosa?
Penso in quanto paziente di avere il diritto di sapere
Grazie
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 4k visite dal 07/01/2012.
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Approfondimento su Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.