Disturbi mentali
Gentile Dottore/Dottoressa,
mi scuso per il titolo generico ma sono parecchio confusa,mi sembra che TUTTI i miei comportamenti siano patologici.Non ricordo di essere mai stata felice,men che meno potrei definirmi"solare"o"positiva".Da piccola avevo paura dei miei genitori:mia madre sempre scontenta,piangeva,mi sgridava,mi insultava.E poi,quei suoi insostenibili silenzi! Agivo in funzione di "non fare arrabbiare la mamma",una volta feci congetture sulla possibilità che fossi stata adottata e che la mia vera madre fosse più positiva,una madre ideale,quasi una Madonna!Mio padre era assente ma ambiguo con me;mi causò immensa vergogna,e sensi di colpa tuttora nel dirlo(più tardi poi avrei scoperto che visitava spesso siti porno, grazie al fatto che,poco esperto di pc,non si curava di eliminare la cronologia).A 6 anni pensai per la prima volta al suicidio;nello stesso periodo però la nascita di mio fratello allentò la tensione,mia mamma era come ri-nata,era più serena.Il mio punto di riferimento era mia sorella più grande,più brillante,più intelligente(quando glielo chiesi lei stessa mi disse che era così,e io ci credevo fino a non molto tempo fa),decisa e decisionista:mi lasciavo trascinare passivamente.Continuavo ad essere instabile,alle elementari non andai a scuola per un mese (con grandi scenate e puntuali promesse di andarci l'indomani).A 8/9 anni feci i primi pensieri sporadici della necessità di mettermi a dieta.Alle medie ero molto introversa e convinta di essere brutta al limite della deformità,a tal punto che mi vergognavo di farmi vedere in volto e arrossivo se interpellata(e pensare che sono considerata una bellissima ragazza,gli uomini si voltano a guardarmi).Durante l'adolescenza ho sofferto di anoressia e bulimia.Tentai il suicidio.Ho intrapreso due università-entrambe abbandonate.Ora mi sento vuota,depressa,incapace di amare e gelosissima del mio ragazzo fino ad avere vere e proprie allucinazioni-non è una metafora.Ho paura di diventare come mia mamma e ho un enorme paura del futuro.Mi sento-SONO?-inadeguata,sono molto fantasiosa ma non metto MAI in pratica niente(non riesco a disegnare,a leggere,a guardare un film). Credo che queste attività mi distoglierebbero troppo dal pensare,che associo ad un mantenimento del controllo,anzi,è tutto quello in cui consiste la mia vita! Ho istinti aggressivi e di odio verso il mio ragazzo.Riesco a raggiungere l'orgasmo solo guardando siti pornografici.Penso quotidianamente sia al suicidio e poi mi ricredo,vorrei tanto essere più stabile! Mi sento crudele,cattiva,vuota,distratta,ho paura di avere perso delle capacità mentali,mi sento un pericolo per gli altri, non ho più voglia di andare al lavoro...Non è che io mi voglia arrendere,ma HO BISOGNO DI AIUTO per farcela. Non mi basta più lasciarmi vivere... E allo stesso tempo non so se merito il benessere.E' possibile che ci sia un germe di malignità e malvagità inestirpabile in me?O posso migliorare?TUTTI si meritano la felicità?
mi scuso per il titolo generico ma sono parecchio confusa,mi sembra che TUTTI i miei comportamenti siano patologici.Non ricordo di essere mai stata felice,men che meno potrei definirmi"solare"o"positiva".Da piccola avevo paura dei miei genitori:mia madre sempre scontenta,piangeva,mi sgridava,mi insultava.E poi,quei suoi insostenibili silenzi! Agivo in funzione di "non fare arrabbiare la mamma",una volta feci congetture sulla possibilità che fossi stata adottata e che la mia vera madre fosse più positiva,una madre ideale,quasi una Madonna!Mio padre era assente ma ambiguo con me;mi causò immensa vergogna,e sensi di colpa tuttora nel dirlo(più tardi poi avrei scoperto che visitava spesso siti porno, grazie al fatto che,poco esperto di pc,non si curava di eliminare la cronologia).A 6 anni pensai per la prima volta al suicidio;nello stesso periodo però la nascita di mio fratello allentò la tensione,mia mamma era come ri-nata,era più serena.Il mio punto di riferimento era mia sorella più grande,più brillante,più intelligente(quando glielo chiesi lei stessa mi disse che era così,e io ci credevo fino a non molto tempo fa),decisa e decisionista:mi lasciavo trascinare passivamente.Continuavo ad essere instabile,alle elementari non andai a scuola per un mese (con grandi scenate e puntuali promesse di andarci l'indomani).A 8/9 anni feci i primi pensieri sporadici della necessità di mettermi a dieta.Alle medie ero molto introversa e convinta di essere brutta al limite della deformità,a tal punto che mi vergognavo di farmi vedere in volto e arrossivo se interpellata(e pensare che sono considerata una bellissima ragazza,gli uomini si voltano a guardarmi).Durante l'adolescenza ho sofferto di anoressia e bulimia.Tentai il suicidio.Ho intrapreso due università-entrambe abbandonate.Ora mi sento vuota,depressa,incapace di amare e gelosissima del mio ragazzo fino ad avere vere e proprie allucinazioni-non è una metafora.Ho paura di diventare come mia mamma e ho un enorme paura del futuro.Mi sento-SONO?-inadeguata,sono molto fantasiosa ma non metto MAI in pratica niente(non riesco a disegnare,a leggere,a guardare un film). Credo che queste attività mi distoglierebbero troppo dal pensare,che associo ad un mantenimento del controllo,anzi,è tutto quello in cui consiste la mia vita! Ho istinti aggressivi e di odio verso il mio ragazzo.Riesco a raggiungere l'orgasmo solo guardando siti pornografici.Penso quotidianamente sia al suicidio e poi mi ricredo,vorrei tanto essere più stabile! Mi sento crudele,cattiva,vuota,distratta,ho paura di avere perso delle capacità mentali,mi sento un pericolo per gli altri, non ho più voglia di andare al lavoro...Non è che io mi voglia arrendere,ma HO BISOGNO DI AIUTO per farcela. Non mi basta più lasciarmi vivere... E allo stesso tempo non so se merito il benessere.E' possibile che ci sia un germe di malignità e malvagità inestirpabile in me?O posso migliorare?TUTTI si meritano la felicità?
[#1]
Gentile ragazza, certamente ti meriti il benessere.
Però bisogna cominciare a fare un po' d'ordine. Attualmente che cosa stai facendo per il tuo disagio?
Però bisogna cominciare a fare un po' d'ordine. Attualmente che cosa stai facendo per il tuo disagio?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gent.le ragazza,
scriverci può essere il primo passo nel formulare una richiesta d'aiuto, ma è necessario avere un contatto diretto con uno Psicologo-Psicoterapeuta con il quale concordare attraverso un colloquio, gli obiettivi del percorso terapeutico.
scriverci può essere il primo passo nel formulare una richiesta d'aiuto, ma è necessario avere un contatto diretto con uno Psicologo-Psicoterapeuta con il quale concordare attraverso un colloquio, gli obiettivi del percorso terapeutico.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Utente
Grazie per le tempestive risposte; attualmente non sto seguendo nessun percorso terapeutico. Ne ho intrapresi diversi in passato ma puntualmente quando arrivavo ad un punto cruciale e mi sembrava di stare meglio, ho sempre abbandonato. Ho un impulso distruttivo verso tutto ciò che invece sarebbe sensato costruissi.
Finora non mi è mai importato granché di tentare di stare bene solo per me stessa, ma adesso che sono fidanzata mi osservo mentre urto terribilmente la sensibilità di un ragazzo che è così innamorato e ha stima di me, e mi sento impotente; non ho solo paura di ferirlo, ho paura di rovinargli la vita e fargli fisicamente del male, a volte. Ripongo in lui tutte le mie aspettative, sono possessiva, lo controllo di nascosto, sono gelosa del suo passato e vivo con la perenne ansia di perderlo-anzi si può dire che faccio di tutto perché accada, e data la situazione in cui mi trovo (o la persona che sono) penso che non potrei comunuque essere alla sua altezza, nemmeno se mi impegnassi a comportarmi bene. A volte lo odio e lo ritengo inaffidabile. Ultimamente cerco però di combattere questi pensieri distruttivi.
Cerco di pensare di potere migliorare. Con gli anni sta crescendo in me un bisogno di affetto incolmabile...Prima pensavo semplicemente di non meritarlo, ora invece mi sento menomata in qualcosa che mi spettava di diritto e sono diventata aggressiva, pretenziosa, insopportabile.
O forse non ho PERCEPITO di ricevere affetto, poiché da piccola credevo di essere solo la sola causa (scusate il gioco di parole), anche indiretta ma comunque in qualche modo responsabile, dell'infelicità dei miei,anche in senso lato:sono proprio tristi da vedere,non si parlano,non hanno vita sociale né interessi. Neppure io ho avuto una vita felice, non dico che non ci fossero i presupposti, ma non ho mai saputo accontentarmi né di loro né degli altri né di me stessa. E' normale aspettarsi-pretendere-che un ragazzo possa soddisfare questo primordiale e "infantile" bisogno di amore? io non credo che un ragazzo possa fare anche da famiglia, ma sono disperata perché è lì che sento un vuoto terribilmente profondo,e ciò che è ancora più spaventoso è che NIENTE potrà MAI colmarlo o cambiare il mio passato.
Finora non mi è mai importato granché di tentare di stare bene solo per me stessa, ma adesso che sono fidanzata mi osservo mentre urto terribilmente la sensibilità di un ragazzo che è così innamorato e ha stima di me, e mi sento impotente; non ho solo paura di ferirlo, ho paura di rovinargli la vita e fargli fisicamente del male, a volte. Ripongo in lui tutte le mie aspettative, sono possessiva, lo controllo di nascosto, sono gelosa del suo passato e vivo con la perenne ansia di perderlo-anzi si può dire che faccio di tutto perché accada, e data la situazione in cui mi trovo (o la persona che sono) penso che non potrei comunuque essere alla sua altezza, nemmeno se mi impegnassi a comportarmi bene. A volte lo odio e lo ritengo inaffidabile. Ultimamente cerco però di combattere questi pensieri distruttivi.
Cerco di pensare di potere migliorare. Con gli anni sta crescendo in me un bisogno di affetto incolmabile...Prima pensavo semplicemente di non meritarlo, ora invece mi sento menomata in qualcosa che mi spettava di diritto e sono diventata aggressiva, pretenziosa, insopportabile.
O forse non ho PERCEPITO di ricevere affetto, poiché da piccola credevo di essere solo la sola causa (scusate il gioco di parole), anche indiretta ma comunque in qualche modo responsabile, dell'infelicità dei miei,anche in senso lato:sono proprio tristi da vedere,non si parlano,non hanno vita sociale né interessi. Neppure io ho avuto una vita felice, non dico che non ci fossero i presupposti, ma non ho mai saputo accontentarmi né di loro né degli altri né di me stessa. E' normale aspettarsi-pretendere-che un ragazzo possa soddisfare questo primordiale e "infantile" bisogno di amore? io non credo che un ragazzo possa fare anche da famiglia, ma sono disperata perché è lì che sento un vuoto terribilmente profondo,e ciò che è ancora più spaventoso è che NIENTE potrà MAI colmarlo o cambiare il mio passato.
[#4]
Credo che in una situazione del genere la scelta migliore sarebbe quella di affidarsi ad un medico psichiatra e a uno psicologo psicoterapeuta.
Il tuo ragazzo può certamente starti accanto, ma il tipo di aiuto di cui hai bisogno è specialistico.
Che cosa ti frena?
Il tuo ragazzo può certamente starti accanto, ma il tipo di aiuto di cui hai bisogno è specialistico.
Che cosa ti frena?
[#5]
>>> O forse non ho PERCEPITO di ricevere affetto
>>>
Potrebbe essere così, probabilmente a causa di una sensibilità superiore alla media.
L'ipersensibilità fa percepire i contatti con gli altri come pericolosi, perché si ha difficoltà a tollerare le emozioni. Tale fatto può far nascere un bisogno esagerato di controllo. Molte ragazze anoressiche, essendo ipersensibili e avendo difficoltà a tollerare l'eccesso di stimolazione, sviluppano la malattia come un modo per illudersi di controllarsi e controllare il proprio ambiente. Zero emozioni, soprattutto nelle relazioni, zero sensazioni fisiche (anche piacevoli).
Dovresti rivolgerti a un bravo psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
>>>
Potrebbe essere così, probabilmente a causa di una sensibilità superiore alla media.
L'ipersensibilità fa percepire i contatti con gli altri come pericolosi, perché si ha difficoltà a tollerare le emozioni. Tale fatto può far nascere un bisogno esagerato di controllo. Molte ragazze anoressiche, essendo ipersensibili e avendo difficoltà a tollerare l'eccesso di stimolazione, sviluppano la malattia come un modo per illudersi di controllarsi e controllare il proprio ambiente. Zero emozioni, soprattutto nelle relazioni, zero sensazioni fisiche (anche piacevoli).
Dovresti rivolgerti a un bravo psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#6]
Utente
Grazie per le risposte;
Già, vorrei avere il controllo, sempre (non solo su me stessa: anche sugli altri, ma loro non sono mai come li vorrei,e mi ritengo responsabile di questo,perché non posso obbligarli ad amarmi?). Sono ipercritica anche nei miei stessi confronti; penso che solo quando sarò una persona "di successo" potrò volermi bene, ma forse è proprio la mancanza di autostima attuale ad impedirmi non solo di andare avanti, ma di vivere tranquillamente il mio presente.
Mi sento molto angosciata.
Gentile Dott.ssa Pileci, nello specifico quello che mi frena è la paura e la vergogna di
parlare a qualcuno della vacuità della mia esistenza, e la delusione/apprensione che causerò in mia mamma quando le comunicherò che ho ancora bisogno di andare da uno psicologo, anzi "addirittura" da uno psichiatra! Quello che mi frena è la sensazione di essere semplicemente "così" e senza rimedio, quello che mi frena dopo essermi informata, ad esempio, su di una modalità/tecnica (scusate,parlo da ignorante) come la mindfulness è il terrore di entrare nella consapevolezza del presente e lasciarmi sfuggire i miei pensieri poiché irrazionalmente (?) sono convinta di controllare la realtà grazie a essi, e che allentare un po' la presa sia terribilmente sbagliato.
Ma quello che mi frena più di tutto è che per la maggior parte del tempo NON ME NE FREGA NIENTE DI COME STO; vorrei solo farla finita, faccio pure ricerche di improbabili metodi di suidicio indolori su internet (ma non sarei capace neanche di quello...ci vorrebbe troppa personalità!) ! Mi sento vuota, questa non mi sembra la mia vita, il mio corpo, le mie azioni... Non sento quasi più niente, tranne l'ansia
Già, vorrei avere il controllo, sempre (non solo su me stessa: anche sugli altri, ma loro non sono mai come li vorrei,e mi ritengo responsabile di questo,perché non posso obbligarli ad amarmi?). Sono ipercritica anche nei miei stessi confronti; penso che solo quando sarò una persona "di successo" potrò volermi bene, ma forse è proprio la mancanza di autostima attuale ad impedirmi non solo di andare avanti, ma di vivere tranquillamente il mio presente.
Mi sento molto angosciata.
Gentile Dott.ssa Pileci, nello specifico quello che mi frena è la paura e la vergogna di
parlare a qualcuno della vacuità della mia esistenza, e la delusione/apprensione che causerò in mia mamma quando le comunicherò che ho ancora bisogno di andare da uno psicologo, anzi "addirittura" da uno psichiatra! Quello che mi frena è la sensazione di essere semplicemente "così" e senza rimedio, quello che mi frena dopo essermi informata, ad esempio, su di una modalità/tecnica (scusate,parlo da ignorante) come la mindfulness è il terrore di entrare nella consapevolezza del presente e lasciarmi sfuggire i miei pensieri poiché irrazionalmente (?) sono convinta di controllare la realtà grazie a essi, e che allentare un po' la presa sia terribilmente sbagliato.
Ma quello che mi frena più di tutto è che per la maggior parte del tempo NON ME NE FREGA NIENTE DI COME STO; vorrei solo farla finita, faccio pure ricerche di improbabili metodi di suidicio indolori su internet (ma non sarei capace neanche di quello...ci vorrebbe troppa personalità!) ! Mi sento vuota, questa non mi sembra la mia vita, il mio corpo, le mie azioni... Non sento quasi più niente, tranne l'ansia
[#7]
>>> il terrore di entrare nella consapevolezza del presente e lasciarmi sfuggire i miei pensieri poiché irrazionalmente (?) sono convinta di controllare la realtà grazie a essi, e che allentare un po' la presa sia terribilmente sbagliato
>>>
Infatti è proprio questo il tuo problema, a quanto pare.
>>> NON ME NE FREGA NIENTE DI COME STO
>>>
Se fosse vero, non ci avresti scritto. La vergogna e le altre emozioni che hai descritto indicano piuttosto che te ne frega eccome. Anche troppo. È per questo che hai sviluppato questa specie di anestesia emotiva, perché sentivi troppo.
Cordiali saluti
>>>
Infatti è proprio questo il tuo problema, a quanto pare.
>>> NON ME NE FREGA NIENTE DI COME STO
>>>
Se fosse vero, non ci avresti scritto. La vergogna e le altre emozioni che hai descritto indicano piuttosto che te ne frega eccome. Anche troppo. È per questo che hai sviluppato questa specie di anestesia emotiva, perché sentivi troppo.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile ragazza, un percorso psicologico di cura prevede la consapevolezza del proprio modo di funzionare che in genere mantiene il disturbo. Ecco a cosa serve esserne consapevole: per cambiare.
La consapevolezza su tutto non è prevista in psicoterapia, perchè non sarebbe utile.
Se non ci sono le possibilità di intravedere uno spiraglio per cambiare e un po' di padronanza sul disturbo (questo sì che è uno degli obiettivi terapeutici), è chiaro che l'idea è di essere così e non avere speranze.
Però l'atteggiamento giusto è quello di usare lo psicologo non come sfogatoio (un po' va bene, ma davvero pochissimo), ma come strumento per raggiungere degli obiettivi sensati, percorribili e raggiungibili.
Personalmente, prima della mindfulness, suggerirei altri tipi di trattamento.
Saluti,
La consapevolezza su tutto non è prevista in psicoterapia, perchè non sarebbe utile.
Se non ci sono le possibilità di intravedere uno spiraglio per cambiare e un po' di padronanza sul disturbo (questo sì che è uno degli obiettivi terapeutici), è chiaro che l'idea è di essere così e non avere speranze.
Però l'atteggiamento giusto è quello di usare lo psicologo non come sfogatoio (un po' va bene, ma davvero pochissimo), ma come strumento per raggiungere degli obiettivi sensati, percorribili e raggiungibili.
Personalmente, prima della mindfulness, suggerirei altri tipi di trattamento.
Saluti,
[#9]
Gentile Ragazza,
forse è vero che ha timore di scoprire che anche con una terapia non cambia nulla, nemmeno stavolta... oppure ha paura di scoprire di potere iniziare a trovare il bandolo della sua ingarbugliata matassa.. e che si può stare meglio...
mi viene in mente una frase della poetessa Alda Merini: "non è ingrbugliando la matassa che si respira"..
concordo con tutti i colleghi: cerchi di contattare uno psicologo con cui iniziare un percorso, che sarà faticoso di sicuro, ma che potrà aiutarla a coltivare la sua vita e le sue emozioni, scoprendone forse di nuove.
buona strada
forse è vero che ha timore di scoprire che anche con una terapia non cambia nulla, nemmeno stavolta... oppure ha paura di scoprire di potere iniziare a trovare il bandolo della sua ingarbugliata matassa.. e che si può stare meglio...
mi viene in mente una frase della poetessa Alda Merini: "non è ingrbugliando la matassa che si respira"..
concordo con tutti i colleghi: cerchi di contattare uno psicologo con cui iniziare un percorso, che sarà faticoso di sicuro, ma che potrà aiutarla a coltivare la sua vita e le sue emozioni, scoprendone forse di nuove.
buona strada
Dr.ssa Giovanna Tatti
psicologa-psicoterapeuta-terapeuta EMDR-milano
giovannatatti@gmail.com
www.psicologamilano.net
[#10]
Utente
Grazie a tutti.
Dott. Santonocito, penso abbia ragione:
sento/mi interessa troppo. (di tutto quello che mi tocca.
Vorrei non essere così concentrata su me stessa).
Anche quando percepisco un'emozione positiva - ad es. in seguito
ad un complimento ricevuto, o solo per avere fatto ridere qualcuno
con una battuta - soprattutto se non conosco bene l'altra persona,
mi prende una sorta di imbarazzo ingestibile e anche se in quel momento
un po' sono "soddisfatta di me" perché ho agito bene,
la sensazione è "overwhelming" come si dice in inglese!
Trovo che questa parola renda bene l'idea di come le
sensazioni, belle o brutte che siano, possano letteralmente
travolgere ed è difficile rimanere in equilibrio;
ed è difficile per me non rimuginarci sopra tutto il tempo,
è difficile anche non sentirmi in colpa, o invadente, o "TROPPA".
Quello che mi ha spinto a chiedere un primo consulto quì, è stato proprio
il senso di ansia, conseguenza (o causa?o entrambe?) dell'incapacità
di vivere senza continuamente rimuginare, pensare spesso le stesse cose,
a tal punto da non riuscire ad intraprendere quasi nessun attività al di fuori
del lavoro, al di fuori di quelle "richieste" da altri-per fortuna ho talmente
paura di deludere e mi sentirei talmente un peso,che per lo meno riesco a
fare i miei doveri e non faccio trasparire il mio malessere,
anche se è veramente una doppia fatica.
P.S. Ho contattato uno psichiatra perché anche se ora sto meglio
ho paura dell'ansia dei giorni scorsi, ho paura di impazzire,
ho paura di essere condannata ad avere sempre paura.
Mi piacerebbe sapere cosa SENTONO gli altri...
se anche la loro vita è fatta solo di pensieri sulla vita, osservare se stessi
mentre ci si trascina tra un dovere e l'altro del quotidiano.
E mai prendere una decisione, ma continuamente cercare
di compiacere gli altri (con la perenne sensazione di non riuscirci mai).
O almeno di non dar loro fastidio.
E' così insensato per me vivere, pensavo di potermi rifugiare, di poter
evitare di fare delle scelte di vita precise per me stessa (tanto, spesso
non ero nemmeno convinta di esistere veramente)...
Ma ho comunque scelto. Scelto di fare una vita insulsa.
Ho 22 anni ma spero-e in realtà CREDO fortemente-che il bello debba ancora venire,perché per ora è stato un disastro. Grazie infinite per le risposte.
Dott. Santonocito, penso abbia ragione:
sento/mi interessa troppo. (di tutto quello che mi tocca.
Vorrei non essere così concentrata su me stessa).
Anche quando percepisco un'emozione positiva - ad es. in seguito
ad un complimento ricevuto, o solo per avere fatto ridere qualcuno
con una battuta - soprattutto se non conosco bene l'altra persona,
mi prende una sorta di imbarazzo ingestibile e anche se in quel momento
un po' sono "soddisfatta di me" perché ho agito bene,
la sensazione è "overwhelming" come si dice in inglese!
Trovo che questa parola renda bene l'idea di come le
sensazioni, belle o brutte che siano, possano letteralmente
travolgere ed è difficile rimanere in equilibrio;
ed è difficile per me non rimuginarci sopra tutto il tempo,
è difficile anche non sentirmi in colpa, o invadente, o "TROPPA".
Quello che mi ha spinto a chiedere un primo consulto quì, è stato proprio
il senso di ansia, conseguenza (o causa?o entrambe?) dell'incapacità
di vivere senza continuamente rimuginare, pensare spesso le stesse cose,
a tal punto da non riuscire ad intraprendere quasi nessun attività al di fuori
del lavoro, al di fuori di quelle "richieste" da altri-per fortuna ho talmente
paura di deludere e mi sentirei talmente un peso,che per lo meno riesco a
fare i miei doveri e non faccio trasparire il mio malessere,
anche se è veramente una doppia fatica.
P.S. Ho contattato uno psichiatra perché anche se ora sto meglio
ho paura dell'ansia dei giorni scorsi, ho paura di impazzire,
ho paura di essere condannata ad avere sempre paura.
Mi piacerebbe sapere cosa SENTONO gli altri...
se anche la loro vita è fatta solo di pensieri sulla vita, osservare se stessi
mentre ci si trascina tra un dovere e l'altro del quotidiano.
E mai prendere una decisione, ma continuamente cercare
di compiacere gli altri (con la perenne sensazione di non riuscirci mai).
O almeno di non dar loro fastidio.
E' così insensato per me vivere, pensavo di potermi rifugiare, di poter
evitare di fare delle scelte di vita precise per me stessa (tanto, spesso
non ero nemmeno convinta di esistere veramente)...
Ma ho comunque scelto. Scelto di fare una vita insulsa.
Ho 22 anni ma spero-e in realtà CREDO fortemente-che il bello debba ancora venire,perché per ora è stato un disastro. Grazie infinite per le risposte.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 7.9k visite dal 05/01/2012.
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Approfondimento su Suicidio
I dati del suicidio in Italia e nel mondo, i soggetti a rischio, i fattori che spingono a comportamenti suicidari, cosa fare e come prevenire il gesto estremo.