Non so gestire una perdita

Buonasera, ho 34 anni e una storia psicologica non semplice: credo di aver sempre sofferto un po' di ansia, poi verso i 20 anni, in seguito a un cambiamento di vita radicale, i miei problemi sono sono acutizzati...ho iniziato un percorso di analisi, durante il quale peggioravo sempre più, sono caduta in depressione e ne sono uscita grazie all'aiuto di uan psichiatra....e dei farmaci.
Da allora ho avuto alti e bassi, anche periodi molto sereni, ma nei momenti difficili l'ansia c'è sempre...tutta la mia vita è caratterizzata da una estrema insicurezza e difficoltà nell'affrontare ogni situazione nuova.

Questo era per fare un quadro di chi sono. Oggi scrivo qui perchè sto vivendo un momento molto difficile, sto perdendo mia nonna, gravemente malata, e la mia relazione sentimentale sta finendo.
Mi trovo contemporaneamente di fronte alla possibilità, concreta, di separami dalle persone per me più care, e ho letteralmente il terrore di questa perdita.

Ho cercato di farmi domande e credo che la mia difficoltà più grande sia quella di affrontare il dolore che ne deriverà. Non riesco ad immaginare la mia vita senza queste perosone, e ho proprio paura di sentire, anche fisicamente , il dolore, di come potranno essere i giorni che mi aspettano, di non riuscire a rialzarmi.

Ho provato a parlarne, ma mi sento dire, anche dalla psichiatra stessa "vedrà che passerà, si riprenderà".....queste parole mi innervosiscono perchè non sono la soluzione! Oasserà, è vero, ma intanto sto soffrendo e vorrei non provare questo dolore, non lo accetto.

(da questa psichiatra non sto facendo sedute, mantengo solo periodicamente i contatti, come lei usa fare con chi è stato suo paziente, anche dopo che il percorso si è concluso).

Vi chiedo come potrei muovermi, se dovrei cambiare indirizzo terapeutico, o dei consigli su come gestire da sola le mie paure.
Grazie dell'ascolto.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Sembra che da sola queste paure non riesca a gestirle, perciò meglio farsi "accompagnare" da qualcuno che può offrirle da un lato un sostegno per questa fase delicata della sua vita, dall'altro aiutarla a comprendere meglio certi suoi meccanismi di funzionamento che (perdoni il bisticcio di parole) si sono in realtà rivelati disfunzionali.
Il mio consiglio è di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale o che sia specialista in terapia breve-strategica.

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
La ringrazio per la sua cortese risposta, Dottoressa. Tuttavia, mi sento frenata nell'intraprendere una nuova terapia perchè se da un lato mi rendo conto che ne avrei bisogno, dall'altro sono sfiduciata: non è la prima volta che seguo una terapia, e mi trovo ancora a questo punto. In questo momento sento di non avere le energie per entrare in un nuovo studio e mettermi a raccontare di nuovo perchè sono lì, cosa mi disturba e come reagisco. Addirittura, mi ha creato fastidio anche scrivere le prime righe del mio messaggio.

Comunque, io attualmente sento ogni tanto la Psichiatra che mi ha prescritto farmaci anni fa, e con la quale ho fatto anche sedute quindicinali per qualche mese. Con lei mi sono trovata molto bene...potrebbe essere un buon inizio parlare con lei di queste mie difficoltà?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"non provare questo dolore, non lo accetto"

Gentile Utente,

davanti alla perdita di persone care, come nel Suo caso, è impossibile non provare dolore. Fa parte della vita, di quella parte dolorosa che tutti vorremmo volentieri evitarci, ma d'altra parte, se Lei vuole così bene a queste persone per Lei molto significative come è possibile non soffrire per la loro perdita? Sarei decisamente turbata se Lei dicesse di non soffrire davanti alle perdite importanti.

Dovrebbe a mio avviso cercare uno psicologo psicoterapeuta che sappia aiutarLa sul tema per Lei critico della perdita e dell'elaborazione del lutto, meglio se un terapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Utente,
i farmaci possono essere certamente preziosi e indispensabili in alcune occasioni, ma possono rischiare di diventare un alibi per evitare di ascoltarsi ed entrare in contatto con le proprie emozioni, che (seppur a volte dolorose) hanno invece l'importante compito di darci informazioni su noi stessi, su cosa ci fa star bene e cosa ci fa star male. Una volta terminata la cura, prima o poi "il problema" è pronto a ripresentarsi se non lo abbiamo affrontato e sviscerato.
Psicoterapia e farmacoterapia non sono affatto equivalenti, semmai possono essere complementari e sinergiche.

Comprendo le sue remore rispetto all'intraprendere un nuovo iter psicoterapeutico, ma tenga presente che non tutti gli orientamenti sono uguali (e quindi hanno indicazioni differenti) e non tutti i terapeuti sono uguali: ogni percorso è unico, perché costruito dall'incontro di due persone a loro volta uniche. Non si tratterebbe quindi di ripercorrere la medesima strada, tanto più che Lei stessa sostiene che allora da quel tipo di terapia non ha tratto beneficio. Che orientamento seguiva il suo terapeuta?

Parlarne con la psichiatra può certo essere utile, ma non deve essere una scorciatoia per acquietare il senso di colpa e potersi dire che qualcosa sta facendo. Non tutti gli psichiatri hanno una specifica formazione quadriennale in psicoterapia (pur essendone abilitati per default) e di questo dovrebbe tenerne conto.
A mio avviso, inoltre, sarebbe in genere più opportuno mantenere una distinzione tra chi (eventualmente) segue la cura farmacologica e chi si occupa della psicoterapia, sia per il paziente sia per i professionisti.

Spero con questo di averle fornito ulteriori spunti di riflessione.
Buona giornata.

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Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
Vi ringrazio ancora,e per rispondere alla Dottoressa Scalco, la prima volta, verso i 20 anni, ho fatto analisi: andavo in seduta una volta a settimana, per quasi 4 anni, ma sentivo che peggioravo sempre più. Ho più volte manifestato questi dubbi alla Terapeuta, la quale insisteva nel tenermi legata a lei, anche con frasi del tipo "se smetti adesso, peggiorerai". Ho smesso quando mi ero ridotta talmente male che non uscivo più di casa,anche andare a comprare il pane era un'impresa titanica.
A questo punto mi sono rivolta alla Psichiatra, la quale non mi ha mai specificato che tipo di terapia facesse, ho fatto alcune sedute conoscitive, poi mi ha prescritto i farmaci e la vedevo periodicamente per il "controllo farmacologico". Successivamente, dopo anni, sono andata da lei quindicinalmente per un problema circoscritto, risolto in modo soddisfacente.

Sto seriamente valutando il vostro consiglio di rivolgermi ad un Professonista per una terapia cognitivo-comportamentale. Approfitto per chiedervi se, in privato, posso chiedere a qualcuno del sito un nominativo valido, nella mia città.

Grazie, saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Può trovare nella Sua città professionisti iscritti a questo sito e che sono specializzati in psicoterapia cognitivo-comportamentale. Oppure guardare sul sito www.aiamc.it


Saluti,
[#7]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
se lo psichiatra è anche psicoterapeuta, potrebbe assolvere alla duplice funzione, sia somministrarle un'eventuale terapia farmacologica che effettuare le sedute, altrimenti sarebbe indicato rivolgersi ad uno psicoterapeuta, che possa tenerla per mano, durante questo momento di sconforto, confusione e paura.
Ci aggiorni, se desidera.
Saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
Si, la Dottoressa di cui ho parlato è psichiatra con specializzazione in psicoterapia.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Tutti gli psichiatri sono sempre anche psicoterapeuti, in quanto conseguono tale titolo contestualmente al titolo di psichiatra. Questo quindi non meraviglia.

Lo psicologo psicoterapeuta invece frequenta un percorso di formazione almeno quadriennale in psicoterapia, specificamente in terapia cognitivo-comportamentale (che è la figura che lei sta ricercando), oppure in terapia sistemica, analitica, ecc...

Nella pratica è sempre opportuno, per ovvie ragioni, distinguere sempre i due piani: la figura professionale che prescrive il farmaco e quella che segue il paziente da un punto di vista psicoterapico. E' però importante che i due professionisti siano informati l'uno dell'esistenza dell'altro, in modo da collaborare nel Suo interesse e offrirLe in miglior trattamento terapeutico.

Le faccio tanti auguri,